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Si è concluso con la rielezione di Luciana Fratus il X congresso della FILLEA-CGIL di Bergamo, svolto il 18 e 19 ottbre alla Scuola Edile di via Locatelli a Seriate. Fratus, 45 anni, gli ultimi 25 passati in categoria, è stata rieletta segretario generale provinciale degli edili CGIL con 38 voti favorevoli (e due contrari).

Oltre ai tanti delegati che sono intervenuti ieri e oggi, hanno preso la parola Ivan Comotti, segretario generale della FILLEA-CGIL della Lombardia e Gianni Peracchi, segretario generale della CGIL di Bergamo. L’intervento conclusivo di questo pomeriggio è stato affidato ad Alessandro Genovesi, segretario generale nazionale della FILLEA-CGIL.

Nell’ambito dei lavori congressuali, ieri , si è tenuta una Tavola Rotonda dal titolo “Edilizia 4.0. La nuova frontiera. Investimenti, impegni, opportunità, sfide del futuro”.

A fatica la filiera delle costruzioni sta tentando di fare dell’innovazione l’asse strategico per rilanciarsi e rigenerarsi, dopo le profonde trasformazioni seguite alla crisi. La frammentazione del tessuto produttivo e la struttura che oggi la contraddistingue, quella delle nano-imprese, sono elementi che certamente non aiutano. Oggi sono chiare a tutti le opportunità che digitalizzazione e innovazione mettono a disposizione. Ma come declinarle davvero, in maniera efficace, nel nostro settore e nella nostra provincia? Hanno provato a rispondere al quesito Alessandro Genovesi, segretario generale FILLEA-CGIL, Vanessa Pesenti, presidente Ance di Bergamo, Giacinto Giambellini, presidente Confartigianato Imprese provinciale in rappresentanza delle Associazioni Artigiane di Bergamo, Paolo Riva, professore ordinario del Dipartimento di Ingegneria e Scienze Applicate dell’Università degli Studi di Bergamo, Massimo Borsa, responsabile Laboratori di Innovazione Italcementi–Heidelberg Cement Group. Ha coordinato il convegno Francesca Belotti, giornalista de L’Eco di Bergamo (in allegato, le immagini).

Per arrivare a questo congresso tutta la struttura della FILLEA-CGIL di Bergamo è stata impegnata in 63 assemblee nelle fabbriche della provincia e in 19 assemblee di zona rivolte ai dipendenti edili dell’industria e dell’artigianato. “Abbiamo girato i cantieri e presidiato il territorio per garantire la massima partecipazione dei lavoratori” ha detto il segretario generale Fratus nella sua lunga relazione, in cui ha fatto il punto della situazione del suo settore e dove ha anche tratteggiato le tappe percorse negli ultimi anni, così difficili per il mondo delle costruzioni: “La crisi sembra alle spalle ma la ripresa stenta a consolidarsi.  È molto difficile quantificare l’entità del fenomeno di impoverimento seguito alla crisi a livello locale: ne sono, però, un esempio i numeri degli accessi agli sportelli di aiuto della Caritas e di altre associazioni di solidarietà, le domande per il REI e le richieste ai servizi sociali comunali. Secondo i dati forniti dal Comune di Bergamo, nel 2016 i cittadini in difficoltà che si sono rivolti ai servizi sociali sono stati 6.668 mentre lo scorso anno sono saliti a 7.500, 832 persone in più (pari al 12,5%)”.

Fratus ha parlato di “scelte strategiche che non sono più rinviabili per un settore, quello dell’edilizia, che continua a perdere milioni di fatturato, dimezzando di fatto, in 10 anni di crisi, il suo peso sul Pil Nazionale (dal 29% al 17%). Non è certo il momento, oggi, di buttare a mare quanto si è cercato di fare per risollevare le sorti di un settore ancora strategico per l’economia del nostro Paese”.

“Nel 2017 a Bergamo, dai dati forniti dall’Osservatorio della Camera di Commercio, risultano attive 85.069 imprese di cui il 21% fanno capo al settore delle costruzioni. Del totale delle imprese attive, 30.832 (36,04%) sono artigiane dove l’edilizia pesa per il 45,5%, 18 mila quelle specificatamente attive nelle costruzioni con un fatturato complessivo di 3,5 miliardi l’anno. Anche nel nostro territorio, da sempre simbolo dei ‘magut’, l’edilizia riveste un peso notevole, anche se, come successo a livello nazionale, il settore ha risentito e pagato più di tutti gli altri settori gli effetti della crisi. Nel 2006 rappresentava il 12,9% del valore aggiunto della provincia, valore arrivato al 25,2% se si considera l’impatto che il settore sviluppa sull’economia del territorio (nuova edilizia e attività immobiliare), ma è poi diminuito al 10,6% e al 14,2% negli anni di crisi”.

“Sono stati anni pesanti per il nostro sistema” ha proseguito Fratus, “per riequilibrare i conti delle Casse edili; si sono raggiunte intese che temporaneamente hanno ridotto del dieci per cento le prestazioni ai lavoratori e per l’8% il rimborso di integrazione malattia e infortunio alle imprese. Con le parti artigiane abbiamo inoltre modificato l’intesa sulla prestazione di carenza di malattia, che prevedeva il rimborso automatico dei primi tre giorni, adeguandola al sistema della Cassa edile, concesso invece su richiesta del lavoratore. Tutto questo unito ad un’attenta razionalizzazione dei costi da parte dei Direttori degli Enti ha permesso un efficace contenimento dei costi di gestione. Hanno contribuito al risanamento anche i dipendenti degli Enti industriali, per loro si è dovuto ricorrere allo strumento della cassa integrazione, svolta a rotazione e anticipata. Inoltre si è deciso il trasferimento della Cassa edile presso la sede di Scuola Edile a Seriate, con la conseguente messa in vendita della sede di viale Papa Giovanni XXIII a Bergamo, oggi non ancora avvenuta. Abbiamo inoltre fuso in un ente unificato la Scuola edile e il CPT (tecnicamente fallito) così come previsto anche dal contratto nazionale.  Passo dopo passo siamo giunti alla firma dell’accordo del 15 giugno 2015 in cui sostanzialmente si stabilivano le condizioni di unificazione delle casse, abbiamo steso le bozze di statuto degli enti unici, abbiamo dato incarico alla Reviproof di redigere la relazione della DueDiligence del 2016 sulla sostenibilità del percorso e il piano industriale consegnatoci nel Luglio 2017. Quando finalmente sembrava di essere arrivati ormai al capolinea, c’è stato un dietrofront. Non si è avuto il coraggio di cogliere la portata storica della ricomposizione del sistema edile bergamasco e di compiere scelte che avrebbero consentito di incidere in modo determinante sia a livello locale che nazionale. Ognuno deve assumersi la responsabilità di dire a chi rappresentiamo cosa ne facciamo e come decidiamo di utilizzare e valorizzare i 5 anni di lavoro svolto”.

A proposito della contrattazione a livello locale, il segretario Fratus ha sottolineato come sia “stato importante il rinnovo del Contratto provinciale edile dell’industria siglato il 18 giugno, un accordo avvenuto dopo 6 anni dall’ultima tornata contrattuale che ha portato risultati importanti in termini economici sia per i lavoratori che per le imprese. Abbiamo, inoltre, valorizzato gli RLST che hanno il compito di tutelare i lavoratori, garantendone il coinvolgimento e la consapevolezza riguardo alla gestione e al miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza sul posto di lavoro, riconfermandoli  a tempo pieno.  L’obiettivo è di implementare un sistema di gestione della sicurezza che permetta di mettere in atto una efficace politica di prevenzione sul posto di lavoro, divenendo quindi il soggetto cardine per il raggiungimento di elevati standard di sicurezza, sempre che se ne accentui il ruolo propositivo e partecipativo”.

E a proposito di sicurezza, la sindacalista ha aggiunto: “Nel nostro settore restano molte le difficoltà e resistenze da superare, soprattutto in edilizia dove i rischi sono alti e la particolarità del lavoro e la sua frammentazione in piccolissime realtà lavorative rende complicata un’azione incisiva.  Per questo diventa ancora più decisivo il ruolo degli RLST. I dati forniti dagli RLST-A sull’attività svolta nel 2017 ci riportano numeri importanti: 2.728 i POS visionati, 584 i sopraluoghi in cantiere di cui 301 con il medico competente, 10 riunioni periodiche e 64 gli interventi ai corsi di formazione”.

E, andando verso la conclusione della sua relazione, Luciana Fratus ha detto: “Un’economia che si basa sulle operazioni finanziarie e che accoglie con plauso le ristrutturazioni aziendali a danno della produzione reale non riconosce il valore del lavoro e la sua dignità. È stato sconfortante osservare come, l’assenza di una politica industriale nell’ultimo ventennio, abbia portato il nostro Paese ad essere sempre più marginale all’interno dei grandi processi economici e industriali globali. Italcementi ne è stato l’esempio emblematico: il titolo ha creato valore agli azionisti in corrispondenza di accordi di riduzione di personale, di fusione dei concorrenti, e di vendita dell’impresa stessa. Non ha creato valore uno dei più grandi investimenti a livello tecnologico e produttivo in Italia nel settore del cemento degli ultimi 5 anni (Revamping Cementeria di Rezzato). Per noi la vertenza non è giunta al termine, continueremo a sostenere e a stare vicino ai lavoratori in questo momento difficile della loro vita, continueremo nel progetto dei servizi di rete per pianificare meglio le politiche attive e le azioni di orientamento”.

Fonte: Fillea Bergamo

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