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Tutti i documenti approvati dal Congresso Nazionale FIllea, svoltosi dal 3 al 5 dicembre 2018 a Napoli. Il documento politico, gli ordini del giorno, gli emendamenti.                            

Documento politico XIX Congresso Nazionale Fillea 
Fabbrica per Fabbrica, Cantiere per Cantiere: costruiamo il futuro.

Il XIX Congresso della Fillea Cgil, riunitosi a Napoli nei giorni 3,4,5 Dicembre 2018

APPROVA

la Relazione del Segretario Generale della Fillea Cgil Alessandro Genovesi, i contributi delle compagne e compagni intervenuti, le conclusioni del Segretario Nazionale della Cgil Roberto Ghiselli,

CONDIVIDE E FA PROPRIO

il presente documento che, insieme ai documenti politici approvati dai Congressi Regionali e territoriali delle varie strutture Fillea, rappresenta un punto di sintesi dell’elaborazione e del percorso di questi quattro anni della Fillea Cgil e la base politica e sindacale per i prossimi quattro anni, all’interno del più generale documento “Il Lavoro è” alla cui stesura la categoria ha partecipato in maniera attiva e positiva.

La Fillea Cgil ha in questi quattro anni compiuto un percorso che – dal Piano del Lavoro della categoria fortemente sinergico con il Piano del Lavoro della Confederazione, passando per il seminario sul Jobs Act e per la Relazione programmatica all’Assemblea Generale del luglio 2016, alla campagna a sostegno della Carta dei Diritti fino al Documento votato all’unanimità dal C.D. il 30 Ottobre 2017, al contributo dato alla Conferenza di Programma Cgil e poi al percorso congressuale e fino ai documenti elaborati insieme ad altre categorie o con la Confederazione – ha positivamente inciso sia sul terreno delle politiche di difesa dei livelli occupazionali (grandi e piccole vertenze di fabbrica e di cantiere) che di salvaguardia di un positivo modello di relazioni industriali (rinnovo di tutti i principali CCNL con giudizio positivo dei lavoratori), provando a svolgere un ruolo su temi strategici come la lotta per la legalità e contro il lavoro nero, per la sicurezza sui posti di lavoro, per una politica industriale favorevole all’aumento della competitività del Paese e alla cura del territorio, il ruolo strategico del Mezzogiorno, la lotta al dumping contrattuale (si veda il positivo Accordo dell’8 Marzo 2018 tra Cgil, Cisl, Uil e Confindustria) e la salvaguardia di positive esperienze di bilateralismo, per il governo democratico dell’innovazione di prodotto e processo come terreno dove provare ad esercitare una funzione negoziale basata sul riconoscimento delle professionalità e dei salari. 

Una proposta sindacale e politica dove l’elaborazione autonoma della categoria a difesa degli interessi dei lavoratori e disoccupati dei nostri settori è sempre stata messa a disposizione di una più generale strategia di avanzamento nell’azione e nella politica confederale e unitaria con Feneal Uil e Filca Cisl.  

Una strategia che la Fillea Cgil ha messo  in atto a tutti i livelli tanto nazionalmente che sul territorio: dalle rivendicazioni sulle grandi opere alla vertenza “cratere” del Centro Italia, dagli accordi nazionali contro il dumping ai diversi protocolli locali sugli appalti, ai protocolli di legalità e prevenzione da possibili infiltrazioni criminali e mafiose nei cantieri edili, alla sperimentazione di strumenti innovativi nella gestione delle Casse Edili e Edilcasse,  provando a dare una coerenza alla pratica sindacale della categoria (rinnovo dei CCNL, rilancio e riforma del bilateralismo edile e del welfare contrattuale, Linee guida per la contrattazione di 2° livello) e provando a costruire intorno a tutto ciò alleanze nei luoghi di lavoro (tra le diverse figure professionali, tra subordinati e partite Iva, tra operai ed impiegati), nelle relazioni sociali (associazionismo, amministrazioni locali, intellettuali) e nelle relazioni con le forze politiche (vertenza  Concessionarie, battaglia per l’Ape Social e per l’Allegato Infrastrutture, battaglia per il Sisma bonus, per il Durc di Congruità, per il settimanale di cantiere), alleanze nelle relazioni industriali (unità di azione con Filca Cisl e Feneal Uil, condivisioni di specifici obiettivi di politica industriale o di lotta all’illegalità con Confindustria e Artigiani).

La Fillea Cgil non nasconde anche le parzialità ed i limiti della propria azione, i risultati non raggiunti, diversi errori per cui è insufficiente, sia sul piano politico-culturale che organizzativo, il nostro lavoro e su cui dobbiamo migliorare tutti insieme a partire dalla valorizzazione delle buone pratiche che, sia sindacalmente che organizzativamente, vi sono in diversi territori e aziende.

Dobbiamo stare in campo: autonomia non è subalternità o indifferenza.

Il XIX Congresso della Fillea Cgil e il XVIII Congresso della Cgil si collocano in una fase del Paese e dell’Europa, per alcuni versi senza precedenti: imponenti flussi migratori, crisi dei modelli produttivi e relazionali fordisti, cambiamenti tecnologici e di mercato su scala planetaria, cambiamenti profondi nel mercato del lavoro, nelle politiche di divisione internazionale del lavoro, nuovi bisogni accompagnano l’esplodere di pulsioni sempre più egoiste, identitarie e nazionaliste. 

Aumentano le disuguaglianze, la paura e la solitudine derivanti prevalentemente da lavori precari, sottopagati, dal lavoro nero e grigio, vi è un blocco dell’ascensore sociale, cresce il razzismo, si acuiscono fratture sociali (con forme di neo corporativismo) e territoriali (secessioni più o meno soft) e vediamo emergere nuovamente pulsioni sessiste e violente verso le donne, verso forme di libertà ed emancipazione che davamo culturalmente ormai come riconosciute, nei luoghi di lavoro e nella società. Oggi le persone si sentono esperte di qualsiasi argomento. Viene messa in discussione la scienza. Si da credito a persone che millantano conoscenze tecnico-scientifiche. La conoscenza e il confronto sono invece le uniche difese che abbiamo rispetto al mondo che ci circonda.

La principale novità politica positiva del secolo scorso (l’Unione Europea) è attraversata da contraddizioni tali da metterne in discussione la stessa sopravvivenza come entità economica e politica, proprio quando lo spazio (il mondo globale) e il tempo (la velocità del modello capitalista) necessitano di un nuovo compromesso “democratico” a livello internazionale. E’ in crisi la democrazia come sistema complesso che prova a ridurre distanze e disuguaglianze attraverso la partecipazione collettiva alle scelte politiche fondamentali. 

Il mondo (e quindi l’Italia) da oltre venti anni è attraversato da un doppio processo:

 - una mondializzazione dei mercati (e dell’impresa) senza precedenti e una sempre più pressante rimodulazione degli interessi su scala territoriale (nazioni e sistemi locali);

- una “valanga tecnologica” che divide Paesi, Economie, Sistemi Locali, Imprese, tra chi si colloca nella parte alta delle nuove catene del valore e chi, per sopravvivere, comprime diritti, salari, libertà.

In termini tecnologici e di produzione di valore questi processi sono il portato della nuova rivoluzione tecnologica (bio informatica, potenza di calcolo, sensorializzazione dei processi produttivi e dei nuovi materiali, profilatura dell’individuo e dei suoi consumi, di cui l’algoritmo digitale è l’emblema).

In termini politici sono il segno della centralità ideologica raggiunta dall’impresa, della perdita di egemonia del mondo del lavoro organizzato e della sinistra (sia in chiave anticapitalista che in chiave socialdemocratica), in uno scontro politico dove, perse le occasioni più importanti - L’Europa Sociale e la Federazione Europea, quando con Delors, e caduto il Muro di Berlino, i progressisti governavano in 13 paesi su 15 -lo svuotamento della funzione del pubblico avveniva contemporaneamente dall’esterno (globalizzazione) e dall’interno (terza via, privatizzazioni, ecc.). Per la prima volta registriamo l’assenza in Parlamento di una sinistra di massa attenta alle ragioni del lavoro.

L’aumento delle disuguaglianze, l’impoverimento democratico, lo svilimento del lavoro, la perdita di libertà nel cosa e come produrre di milioni di uomini e donne ne sono oggi il portato principale, in una spirale che si auto alimenta.  L'onda d'urto ha avuto un effetto micidiale sull'insieme del campo politico e sociale democratico e progressista; ad andare in pezzi sono stati la concezione del lavoro come dimensione collettiva, la concezione della res pubblica come luogo storico e strumento principe delle politiche di redistribuzione e di cittadinanza (dimensioni che abbiamo provato a difendere, dal Piano del Lavoro all’azione referendaria contro i voucher e per la responsabilità in solido). 

Ciò che è accaduto nei nostri settori è emblematico di questa “polarizzazione” come nuova condizione che divide anche all’interno delle stesse categorie, degli stessi lavoratori, in fabbrica o in cantiere.

Le elezioni del 4 Marzo sono la spia di un processo più di fondo e la critica feroce ed indistinta alle c.d. “elite”, alle istituzioni, alla separazione dei poteri – che si può tradurre in derive autoritarie e razziste e in una semplificazione a-democratica – non può nascondere il fatto che, pur rappresentando un terreno sbagliato e pericoloso quello proposto dal Governo Giallo-Verde, intercetta i bisogni, il malessere diffuso, le ansie e le paure di lavoratori, pensionati, disoccupati.  Per questo l’intero movimento sindacale non può cavarsela teorizzando una sorta di “indipendenza” o neutralità da quanto avvenuto: dobbiamo accettare le sfide del cambiamento, metterci in discussione, diversamente ci chiuderemmo nelle nostre certezze, nei nostri “fortini” ma presto anche questi non reggeranno la spinta del cambiamento.

Le contraddizioni emerse in questi anni nel Paese sono anche le nostre contraddizioni, come organizzazione sociale che è e rivendica di essere un soggetto politico: autonomo per definizione da tutti i partiti perché partiamo sempre dai bisogni di chi rappresentiamo e ne difendiamo gli interessi confrontandoci e scontrandoci (se necessario) con tutti ma, al contempo, consapevoli che i rapporti di forza e la redistribuzione reale di potere (cioè la difesa dei salari, dell’occupazione, della progressività fiscale e del welfare, la creazione di nuove opportunità, un modello di relazioni con al centro l’essere umano e la sua libertà ed uguaglianza) si cambiano se cambia la società, se diviene più giusto il nostro sistema produttivo e sociale, anche con un sistema fiscale e contrattuale che redistribuisca in modo più giusto la ricchezza prodotta. Per il sindacato confederale italiano questo ha voluto dire essere storicamente e culturalmente collocati nell’ambito progressista, democratico e di sinistra. Per citare Trentin “mai subalterni al protagonismo altrui, ma mai neutrali”.

E se “frammentazione, divisione, chiusura” sono i nuovi termini della sfida democratica una grande forza come la Cgil (grande organizzazione democratica e progressista di massa rimasta in Italia) deve oggi contrapporsi alle derive politiche, culturali ed istituzionali che tali processi creano, proponendosi, senza facili scorciatoie, come un  baluardo contro ogni chiusura, ogni razzismo, ogni deriva populista, ogni semplificazione. Nel farlo dobbiamo agire come catalizzatore, come la forza più convinta di una generale azione unitaria delle tre Confederazioni per ricostruire “fronti larghi” contro ogni possibile deriva. 

Questa discussione va assunta fino in fondo, impegnandoci noi per primi a declinare il messaggio politico di una Confederalità quanto mai attuale che vive e si rafforza costruendo alleanze, con Cisl e Uil, ma anche con le tante esperienze dell’impegno sociale sul territorio. Perché la crisi di una società complessa che punta alla demistificazione e alla semplificazione democratica, che sostituisce una riflessione articolata con un “like” su Facebook, è una crisi dove non vi può essere spazio per un programma di trasformazione della società per dare più libertà e forza al mondo del lavoro, per una pratica costante e pervasiva della Confederalità intesa come sintesi dei diversi interessi presenti nel mondo del lavoro e nella società. Su questo la Fillea Cgil giudica positivamente la piattaforma unitaria varata dagli esecutivi nazionali di Cgil, Cisl e Uil il 22 Ottobre 2018 e si impegna a sostenerla anche con iniziative unitarie specifiche a partire dai temi delle politiche di sviluppo, dalla necessità di maggiori investimenti pubblici, da una riforma delle pensioni che deve riconoscere la gravosità e le diverse aspettative di vita perché “i lavori non sono tutti uguali”.

Non ci può essere nessuna ricostruzione democratica se l’autonomia della rappresentanza sociale non viene messa a disposizione di processi di ricostruzione di un pensiero, un’azione e poi un campo che assuma il tema della uguaglianza in chiave di programma politico, di solidarietà come pratica, di mutualismo e auto sostegno come attivatori/catalizzatori sociali. 

La Fillea Cgil ritiene fondamentale agire partendo da questa visione del proprio essere confederale, contro ogni tentativo di conservatorismo (pensiamo alla nostra azione di rilancio della Bilateralità o la battaglia per l’innovazione nelle aziende dei nostri settori), di corporativismo (nostra è la battaglia per orientare il welfare contrattuale in chiave realmente integrativo e non sostitutivo dei Lea), di settarismo (non abbiamo mai creduto all’autosufficienza della nostra organizzazione, come dimostrano le positive esperienze unitarie sul territorio e il rinnovo da ultimo del CCNL dell’edilizia) perché, con la nostra autonomia, ci riteniamo parte di un campo di idee, valori e pratiche che, dalla capacità di ascolto attivo, dalla funzione di grande “pedagogo” di Di Vittorio fino all’intuizione di Trentin sul rapporto individuo-collettivo/diritti-libertà, vuol dire non sostenere questa o quella forma di rappresentanza politica, ma le ragioni perché si riorganizzi ciò che è dato in natura: una visione aperta delle relazioni umane contro una visione chiusa, una visione redistributiva di fronte ad una visione accentratrice, una visione che assume il ruolo delle masse, pur diverse, pur segmentate, pur più magmatiche, nel governo democratico dei processi economici e politici dando loro strumenti e competenze. 

Contrattare e Governare l’innovazione: i prossimi obiettivi della Fillea Cgil

La Fillea Cgil e l’intero movimento dei lavoratori devono riconquistare concretamente una più ampia e articolata capacità di rappresentanza, riportando milioni di lavoratori dal terreno della paura al terreno dell’impegno solidale, della partecipazione attiva dei lavoratori e delle lavoratrici ai processi di cambiamento nella società e nei luoghi di lavoro, assumendo fino in fondo e con coraggio il tema dell’innovazione e del cambiamento, del governo democratico delle trasformazioni. Urge una ricomposizione sociale del lavoro, come proposto dalla Cgil con la Carta dei Diritti universali del lavoro, per rilanciare la funzione della stessa prestazione lavorativa come strumento che determina la propria personalità ed esprime il proprio contributo alla società.

Questo vuol dire continuare a contrastare ogni forma di lavoro nero, di precarizzazione del lavoro, di dumping contrattuale, ma al contempo porsi il tema di come i nostri settori e il Paese si collochino nella parte alta della nuova divisione internazionale del lavoro: come sistema Paese attraverso la politica di ammodernamento delle infrastrutture, delle città, della produzione sostenibile, dell’investimento in ricerca e sviluppo; come agente nelle relazioni industriali creando nuova e stabile occupazione, soprattutto verso i più giovani valorizzando conoscenze e professionalità, aumentando gli spazi di partecipazione dei lavoratori alle scelte strategiche aziendali; come organizzazione investendo di più sull’unità di azione con Cisl e Uil in Italia, sulla Federazione Europea e Mondiale a livello internazionale. 

Temi come la quantità e la natura degli investimenti in ricerca ed innovazione che le aziende realizzano, i nuovi bisogni professionali connessi, la conseguente formazione ed i nuovi inquadramenti contrattuali dei lavoratori e lavoratrici sono perciò elementi prioritari del nostro agire sindacale.

In questi quattro anni abbiamo provato ad andare in questa direzione con le nostre pratiche sindacali in Europa (sul Green building con il Progetto Broad, con il progetto Poosh, con le alleanze con i sindacati rumeni e francesi) e in Italia (con la nostra battaglia su qualificazione e programmazione degli investimenti cioè Connettere l’Italia e relative iniziative e protocolli con Anas e Mise, Piattaforma Fillea-Filt, selettività degli incentivi energetici e antisismici, contrasto al lavoro nero e per la legge 199/2016, proposta unitaria “Stesso Lavoro, Stesso Contratto”, con la battaglia con le associazioni dei professionisti su Fasciolo Unico di Fabbricato, strumento fondamentale anche per la mappatura delle presenze di amianto negli edifici, con la Cgil nella vertenza sul Codice Appalti e concessionarie).

Con la nostra visione della contrattazione (funzione salariale del CCNL e governo dell’organizzazione del lavoro in azienda; rilancio della bilateralità ed inclusione di nuove soggettività nel sistema delle tutele e della rappresentanza; contratto unico dei materiali, Fondi per il ricambio generazionale).

Con la nostra pratica vertenziale sui territori (recupero della Congruità nel cratere del sisma 2016, terze linee guida antimafia che hanno introdotto il settimanale di cantiere nelle regioni del Sisma 2016, priorità a salute e sicurezza con azioni specifiche per esempio sui cantieri autostradali, Vertenza sulla Rigenerazione Urbana, su Piano Periferie, accordi locali su dissesto idrogeologico, accordi su appalti, protocolli di legalità).

Le nostre pratiche culturali e organizzative (Cassetta degli Attrezzi, diffusione massiva della Carta Costituzionale, coordinamento restauratori e alte professionalità, messa on line dei nostri documenti storici e riorganizzazione degli archivi, Progetto “Piccole Pietre” e Scuola di Nocera Umbra) ne sono state conseguenza.

Tutto dentro una battaglia generale dove le specificità sono vissute come possibilità anche per altri (la funzione della Bilateralità come terreno di riunificazione di ciò che è disperso; la battaglia per l’affermazione “i lavori non sono tutti uguali” rispetto al sistema previdenziale), la nostra visione delle alleanze a partire da un rapporto unitario, competitivo sulle idee, ma saldo nella difesa dei lavoratori, messe sempre a disposizione dell’avanzamento unitario confederale (giornata di mobilitazione del Maggio 2017 e sciopero del Dicembre 2017, sciopero nazionale unitario per la sicurezza del 7 Novembre 2016).  

Per questo riteniamo fondamentale che l’intera organizzazione sviluppi e pratichi fino in fondo il portato teorico di quanto elaborato dalla Conferenza di Programma della Cgil: assumere l’innovazione come un punto strategico di rivendicazione contrattuale. 

Su questo dobbiamo declinare in maniera esplicita la nostra proposta per il “governo del cambiamento”, continuando a dare gambe alla nostra strategia di inclusione ma al contempo essendo espliciti nel sottolineare come il contesto tecnologico, economico, sociale e politico mutato ci obbliga ad indicare nella contrattazione il faro per i prossimi anni. 

La Fillea Cgil nei prossimi 4 anni deve quindi sviluppare al massimo:

  • la battaglia per la creazione di un ambiente favorevole all’innovazione, con particolare attenzione ad una visione di sistema che affronti la Questione Meridionale come Questione Nazionale, sia in termini politici che economici: quindi contrasto all’illegalità e al lavoro nero come precondizione per la qualificazione dell’impresa, trasparenza e rispetto dei principi fondamentali del Nuovo Codice degli Appalti, rispetto delle norme sulla sicurezza e introduzione del reato di omicidio sul lavoro, maggiore selettività degli incentivi, spostamento radicale delle percentuali di risorse in conto capitale verso le aree meridionali. 

Così come nostre sono le battaglie per una nuova Politica Urbanistica che assuma il saldo zero nel consumo di suolo, il recupero e la rigenerazione come assi strategici di sviluppo delle città e per Pubblica Amministrazione efficiente, per il potenziamento e la qualificazione delle stazioni appaltanti in chiave “industriale” (Mit, Anas, FS, Regioni, Porti, Aree Metropolitane), del Genio Civile e più in generale di uno Stato Innovatore che si fa protagonista produttivo, che rafforza - in coerenza con i protocolli e accordi sottoscritti sui Piani anti dissesto, su Casa Italia, su Connettere l’Italia, sulla ricostruzione di qualità nel Centro Italia - la programmazione degli investimenti già fatti sia per le manutenzioni che per le grandi opere, garantendone il completamento dove partite e l’avvio dei cantieri dove le risorse sono già state stanziate. 

La battaglia per difendere e potenziare Connettere l’Italia, le grandi opere che ci collegano al mondo e che riducono i divari tra Nord e Sud del Paese, per un Piano Straordinario per la difesa del territorio, sono battaglie di portata strategica per la Fillea e una risposta – insieme alla necessità di una nuova politica finanziaria e del credito – alla crisi che ha colpito e colpisce grandi aziende e cooperative (Condotte, Astaldi, Cmc, Toto, ecc.), strategiche per l’economia nazionale. Migliaia di operai, tecnici, impiegati direttamente dipendenti da queste aziende o che lavorano nell’indotto (soprattutto piccole e medie) sono infatti un patrimonio di professionalità e conoscenze fondamentali, che non si possono perdere;  

  • una nuova strategia rivendicativa e contrattuale a livello diffuso per incontrare i bisogni dei lavoratori dentro nuovi modelli organizzativi aziendali, di sito, di filiera: riconoscere e contrattare la crescita qualitativa dei processi e prodotti anche in termini di maggiore sostenibilità ambientale e sociale, nuovi orari, conciliazione tra i tempi di vita e di lavoro, estensione dei diritti a tutti i “generi” e ai lavoratori precari, tutela di tutte le differenze di genere, uno sviluppo professionale delle mansioni più orizzontale, la formazione continua, la partecipazione ai processi organizzativi e di indirizzo nelle aziende e la co progettazione tra le parti, anche in ambito territoriale attraverso nuovi modelli di relazione e di bilateralità, la contrattazione di anticipo, anche in collaborazione con altre categorie. Fondamentale, anche rispetto all’obiettivo di inclusione reale (e relativa rappresentanza) dei lavoratori autonomi in edilizia diviene la prossima stagione di rinnovi dei contratti provinciali nel 2019. Si devono definire Linee Guida sulla contrattazione in grado di rispondere meglio ai bisogni di: lavoratori autonomi, nuove figure professionali indotte dall’innovazione tecnologica, figure specialistiche, quadri, impiegati, tecnici, (Bim e non solo). Occorre mettere al centro di tutte le prossime contrattazioni aziendali nei grandi gruppi: governo dell’innovazione tecnologica e della prestazione di lavoro, flessibilità e formazione contrattata, nuova occupazione specializzata in particolare giovanile;
  • la ricomposizione dentro le fabbriche e dentro i cantieri dei diritti di tutti i lavoratori: questo vuol dire contratto unico dei materiali oggi, allargamento anche alla produzione e lavorazione del legno domani, anche come occasione per rilanciare il tema delle professionalità e degli inquadramenti. Soprattutto la proposta unitaria Stesso Lavoro, Stesso Contratto deve divenire la priorità nella nostra strategia sia verso il nuovo Parlamento che le Associazioni Datoriali (consapevoli della resistenza espressa da Confindustria proprio nei confronti delle nostre pratiche contrattuali), sia all’interno della stessa Cgil, dopo una stagione contrattuale in cui alcune categorie hanno prodotto ulteriore dumping (CCNL Multiservizi, CCNL Metalmeccanico artigiano, ecc.). Ribadiamo che la parte del documento congressuale “Il Lavoro è” che assume la nostra proposta sui perimetri contrattuali ed il principio della “condizione di migliore favore per i lavoratori” deve diventare pratica coerente per tutti, a partire dal confronto attuativo dell’Accordo di CGIL, CISL e UIL e Confindustria del Marzo 2018. La Fillea Cgil ritiene che così si potrà raggiungere prima l’obiettivo di avere un numero minore di CCNL ma certi nei perimetri; certi sul salario come variabile oltre l’inflazione (per attuare “la frusta salariale” dell’incentivazione agli investimenti in capitale), rigidi su salute e sicurezza, formazione, diritti di informazione, tutele sugli appalti ma più “flessibili” al 2° livello di contrattazione, oltre le attuali coperture (solo il 20% dei lavoratori), con una contrattazione più decentrata rispetto a professionalità e orari di lavoro. 

Il confronto (e lo scontro se necessario) dovrà essere cioè non solo nella “quantità” di innovazione, di industrializzazione dei cantieri, di professionalità necessarie, da riconvertire o “costruire”: il punto strategico è la declinazione di un modello democratico e partecipativo per governare i processi, dando una nuova missione al bilateralismo che da noi è strumento contrattuale e alla contrattazione aziendale che è dimensione collettiva ove il singolo lavoratore può agire, attraverso la propria organizzazione, legami di “solidarietà”.  Il nostro obiettivo è quello di assicurare la giusta redistribuzione: Redistribuzione di Lavoro, se con la “quarta rivoluzione industriale”, pervasiva e non di una singola tecnologia o forza motrice, si allontana l’orizzonte della Piena occupazione; Redistribuzione di Risorse, nei periodi di non lavoro, nei periodi di formazione, nei periodi di lavoro non subordinato vanno garantiti ammortizzatori sociali universali; Redistribuzione di Occasioni (accesso a percorsi formativi, assistenza nelle fasi di passaggio, politiche attive), perché la discriminazione potrà agire sempre più ancor prima di entrare in azienda.

Per questo è necessaria e non più rinviabile una legislazione di sostegno ad una nuova stagione di contrattazione collettiva diffusa, per affrontare il tema della produttività di sistema,  dando attuazione sia all’articolo 39 della Costituzione (legge sulla rappresentanza sindacale, con estensione erga omnes dei contenuti definiti dai CCNL sottoscritti dalle OO.SS. maggiormente rappresentative) sia all’art. 46 (partecipazione dei lavoratori in azienda), secondo quanto stabilito dal Testo Unico sulla rappresentanza sottoscritto da Cgil, Cisl e Uil con le associazioni datoriali.

Vogliamo essere protagonisti di una nuova Confederalità

Poiché l’obiettivo strategico è quello di costruire reti reali di solidarietà e partecipazione e quindi di riportare ad unità i tanti “dispersi”, dalla tecnologia e dalla crisi, secondo quello stesso messaggio politico-sindacale della Carta dei Diritti universali del lavoro, proposta dalla Cgil, occorre allora combattere ogni politica volta a cristallizzare una dicotomia nei rapporti reali tra “detentori” di potere (tecnologico, di sapere, di salario) e “meri prestatori d’opera” anche in “casa nostra”, facendo tornare il Sindacato, oggi più che mai in un Paese Bloccato per citare De Rita, strumento di mobilità sociale. 

E occorrono accanto a “vecchi strumenti” del mestiere da aggiornare (il bilateralismo può oggi conoscere una nuova stagione “propulsiva”) nuovi strumenti sindacali: strumenti per la formazione, strumenti per evitare la discriminazione nell’accesso al lavoro e/o al percorso di crescita professionale dentro l’azienda, nuove forme di mutualismo. 

E’ arrivato il momento di discutere in esplicito di quale ruolo diretto può esercitare in questi campi il sindacato (si pensi all’esperienza di Blen.it) o a forme di mutualità tra iscritti o se accanto alle RSU non sia proprio giusto che convivano, con altri compiti e funzioni, i Comitati di Vigilanza dentro le grandi aziende sul modello di partecipazione duale nelle imprese. Va valorizzato (si pensi al mondo del lavoro diffuso, dal commercio ai lavoratori delle piattaforme digitali) il modello delle nostre Casse Edili che fanno pagare alle imprese la discontinuità nel lavoro e nelle carriere, che assicurano protezioni indipendentemente dalla titolarità del singolo rapporto di lavoro. Buona pratica sono anche le nostre scuole edili che formano, aggiornano e tramite BLEN.IT fanno incontrare domanda e offerta di lavoro e il nostro sistema di iscrizione sindacale, fuori dall’azienda, per garantire continuità di rappresentanza e tutela anche a chi sta in una piccolissima azienda, anche a chi, assunto con il Jobs Act, è attualmente privo della tutela dell’art. 18. 

Per fare tutto ciò serve una nuova dimensione della Confederalità sul territorio, serve una centralità della Camera del Lavoro. Vogliamo contribuire a rendere più forte una nuova orizzontalità della nostra organizzazione, da costruire insieme, categorie e confederazione, in una dialettica positiva tra tutti i livelli, senza contrapposizioni e senza mettere la tutela individuale in contrapposizione a quella collettiva.  Riteniamo che sempre di più la Cdlt deve diventare (o se vogliamo tornare ad essere) un luogo di “attivazione sociale”, di vertenzialità diffusa sulla città, sulla qualità dello sviluppo territoriale, sul rilancio di un welfare all’altezza di una società che è cambiata,  in una azione costante di ricostruzione di legami di solidarietà. E anche per questo la Fillea Cgil ritiene che, accanto agli strumenti di tutela individuale “classici”, è in quella dimensione orizzontale della Cdlt che si può discutere dello sviluppo di servizi per il mercato del lavoro, garanzia di accesso alla formazione, nuove forme di mutualismo, ricomposizione in una politica confederale, “come in un ambiente informatico”, dei vari strumenti verticali delle categorie, welfare integrativo compreso in chiave di sostegno all’offerta pubblica di servizi. 

Occorre attrezzare una leva di funzionari e delegati all’altezza di questi obiettivi, continuare ad investire sulle scuole sindacali residenziali, costruire sedi di competenze a disposizione delle strutture territoriali, in un nuovo e positivo rapporto con esperti e alte professionalità. La  Fillea Cgil si pone l’obiettivo nei prossimi quattro anni di potenziare ulteriormente la Scuola Residenziale di Nocera Umbra, il Piano Nazionale Formativo e “Cassetta degli Attrezzi”, il progetto Piccole Pietre. 

Il Piano di Risanamento della Fillea Cgil Nazionale 2016-2017, condiviso e sostenuto da tutte le compagne e compagni e completamente realizzato, ha  permesso infatti non solo di concorrere alla giusta solidarietà verso il resto dell’organizzazione, ma anche di liberare risorse per tornare ad investire su formazione e rinnovamento. Tale politica va implementata. 

Al contempo occorre costituire presto specifici Coordinamenti nazionali sia per gli impiegati e quadri, sia per i minatori in Fillea Cgil, rafforzare partendo dalla positiva vertenza sul riconoscimento delle qualifiche la rappresentanza dei lavoratori del restauro e dell’archeologia, così come dobbiamo porci il tema di dare gambe organizzative alla rappresentanza dei lavoratori autonomi che dobbiamo iscrivere alle Casse Edili (e alla Fillea Cgil) rafforzando il rapporto, già positivo, con le altre categorie (a partire dalla Filt Cgil e Nidil) e con l’Agenquadri e la Consulta Nazionale delle Professioni. 

Occorre infine continuare ad investire sul metodo di lavoro collegiale di cui siamo stati e siamo portatori, tanto nella vita interna della categoria che nella contrattazione, facendo sempre della diversità di opinioni, della ricerca costante e sperimentale di soluzioni, della libera dialettica tra compagne e compagni il modo più sano per vivere e far progredire la Cgil.

PROPOSTO ALL’UNANIMITA’ DALLA COMMISSIONE POLITICA 

Vai al testo completo del documento politico

GLI ORDINI DEL GIORNO E GLI EMENDAMENTI APPROVATI DAL CONGRESSO:

 VAI ALLA RELAZIONE DI GENOVESI

 

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