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Referendum

 

Ho provato una emozione forte e profonda, quando la Fillea CGIL mi ha chiesto un’opera per la ricorrenza dei suoi primi 136 anni. Una organizzazione che orgogliosamente rappresenta già dall’800 il lavoro manifatturiero e che, ben dentro gli anni 2000 mantiene forte la rappresentanza di lavoratori che svolgono compiti tra i più faticosi e pericolosi ma indispensabili per la vita quotidiana di tutti gli altri. Strade, ponti, edifici, mobili; ciò che ci circonda è prodotto da questa categoria. La casa in cui abito, lo studio in cui produco le mie opere, la sedia su cui siedo, il tavolo su cui studio e lavoro, quello su cui mangio, il letto su cui dormo, le culle in cui sono cresciuti i miei figli, le cornici dei miei quadri tutto è stato prodotto dai lavoratori organizzati dalla Fillea. E’ stato onore e un grosso impegno dunque, immaginare qualcosa che ne celebrasse i 136 anni di vita. D’impatto – erano i primi giorni dell’aggressione russa all’Ucraina e, dunque, sotto la sua pressione – avevo pensato alla durezza e al sacrificio di una vita lavorativa esposta a incidenti invalidanti e spesso mortali. E ne era venuta fuori un’immagine a tinte forti, drammatica nella sua essenzialità evocatrice di sofferenza e trauma. Ma non mi convinceva. Volevo piuttosto qualcosa che esprimesse il valore di questi lavoratori e li proiettasse nel mondo difficile in cui viviamo oggi, di fronte a sfide che non avremmo immaginato mai: il rischio climatico, quello pandemico e, da ultima, incredibilmente, la guerra nel cuore dell’Europa che sembrava averla bandita per sempre dopo le tragedie del secolo scorso. Allora è venuta fuori l’idea cui mi sono dedicato intensamente: un mondo immerso nel buio inquietante dell’universo ma circondato da un ardito volo di rondini, e attraversato da ragazzi multicolori che camminano tenendosi gioiosamente per mano in mezzo alle farfalle. Sul tetto del globo uno skyline di grattaceli e, più in basso, opifici. Ho trascorso qualche notte insonne, lavorando per stratificazioni successive, tanto che in trasparenza, è possibile vedere la sagoma di altre rondinelle e farfalle: 136, come gli anni della Fillea. Ho intitolato il quadro “Costruttori di pace”, perché così penso al lavoro della categoria: costruttori di ponti e di strade che collegano, di opere che avvicinano e uniscono, che mescolano esperienze, storie, etnie, che cementano comprensione reciproca e pace. In fin dei conti, architettare, costruire, cementare sono parole che descrivono il lavoro organizzato da questo sindacato e si attagliano anche al lavoro per conservare la pace nel mondo. Grazie di cuore, dunque, alla Fillea e in bocca al lupo per i prossimi 136 anni.

Antonio Nocera 
www.antonionocera.com

QuadroNocera

Antonio Nocera è un artista napoletano che ha trascorso la sua lunga e intensa vita in molte città italiane ed europee. La sua produzione, ricca e poliedrica, comprende opere pittoriche, sculture, bronzi, ceramiche e libri d’artista. L’uso magistrale della materia con cui lavora – spesso mescolando strumentazioni e metodologie diverse – è espressione della sua ispirazione artistica, della sua fantasia sempre giovane, della sua capacità tecnica. La sua produzione spazia dalla interpretazione della realtà, vissuta con grande partecipazione umana, con occhio malinconico e mano lieve, alla favola, alla letteratura e alla religione. I nidi e le navi ispirati dalle vicissitudini dei migranti, come “Il naufragio. Tutti in salvo”, l’installazione presentata alla Biennale di Venezia nel 2011, o “Où la lampo passe…”, il grande bronzo in ricordo della tragedia mineraria a Marcinelle, ci riportano ai tratti più tragici della moderna vicenda umana. Nel contempo, i suoi personaggi fiabeschi come Pinocchio e Cappuccetto Rosso o le maschere della tradizione, come Pulcinella o la Bella ‘Mbriana, danno ali alla fantasia, conservando tuttavia, nella vividezza dei colori, una patina di nostalgia che è un tratto costante della sua opera. Le eteree e quasi magiche figure femminili, scolpite o dipinte, sono colte in atteggiamento pensoso e un po' dolente, col capo inclinato e gli occhi tristi, spesso circondate da farfalle in volo, in omaggio ad Alda Merini la cui poesia ha inciso significativamente nel sentire dell’artista: “Da profonde ferite usciranno farfalle libere”. Egli ha pubblicato libri illustrati, tra i più significativi dei quali i Vangeli, la Divina Commedia, Pinocchio, ha forgiato gioielli, sperimentando sempre nuove produzioni e nuove tecniche. Ha firmato mostre un po' ovunque nel mondo e sue opere sono visibili al Parlamento Europeo di Strasburgo, al Parlamento italiano, al Quirinale e anche in Vaticano.  Si incontrano anche nelle sedi della CGIL che frequenta dagli anni della sua gioventù, essendo, da sempre, uomo di sinistra. La sua vena appare inesauribile, così come l’ansia di fare e di offrire la sua visione del mondo e della vita. Sorprendentemente, seguendo la sua produzione, si avverte che dietro la levità delle immagini, la luminosità dei colori, la brillantezza delle atmosfere, continua a vivere la visione complessa, empatica di un artista che, con sguardo lucidissimo, osserva, descrive e interpreta l’immutata drammaticità del mondo contemporaneo e dei personaggi che lo abitano, in particolare delle anime più sofferenti. “Le sue opere esprimono una leggiadra e disarmante ingenuità, spesso illusoria e allusiva, mai banale e fine a se stessa. Spingono a soffermarsi per guardare oltre, ancora una volta oltre un confine, quello sottile tra ciò cha appare e ciò che è, per giungere al loro vero significato, a ciò che realmente sono e vogliono comunicare” ha scritto Anna Lia Pintau in “Oltre i confini”, introduzione al primo tomo del catalogo generale delle opere di Antonio Nocera.