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Referendum

15.03.16 Non c’era il ministro Delrio, come i sindacati auspicavano ma l’incontro di ieri con i vertici tecnici del Ministero dei Trasporti  “manda un importante segnale ai lavoratori delle aziende di progettazione e manutenzioni autostradali”  è quanto afferma Dario Boni, segretario nazionale della Fillea Cgil, reduce dall’incontro  convocato d’urgenza dal Mit in risposta allo sciopero generale, proclamato dai sindacati per l’ 11 marzo e sospeso proprio in attesa dell’incontro.
Nonostante si siano persi molti mesi in attesa di una convocazione “conquistata con una lunga mobilitazione dei lavoratori, ora è importante che il confronto positivo e fruttuoso avviato ieri proceda speditamente per trovare una soluzione al limite previsto dal Codice Appalti sugli affidamenti in house, che viene fissato al 20%. Su questo per noi è fondamentale che si chiarisca un punto: questo limite impedisce alle società controllate di partecipare al restante 80% degli appalti messi a gara? Perché se ciò fosse, l’effetto inevitabile  sarebbe lo smantellamento di uno dei comparti dell’edilizia più strutturati e professionalizzati.” 
“Abbiamo illustrato al Mit alcune possibili soluzioni” prosegue il segretario Fillea “stralciare le opere di progettazione e manutenzioni autostradali dal vincolo dell’80% a gara, ipotesi che il ministero considera impraticabile” in alternativa consentire alle controllate di “partecipare alle gare al pari delle altre aziende. Abbiamo inoltre chiesto che il concessionario possa effettuare lavori in gestione diretta, internalizzando alcune funzioni, con il conseguente assorbimento di personale, e di rendere più efficaci le clausole sociali all’interno dei bandi, che consentirebbe al cambio appalto di garantire la continuità lavorativa.  Su queste ipotesi il ministero ha preso tempo per poterne verificare la fattibilità. Il 22 marzo avremo risposte.”
Intanto, scorre il tempo “se c’è la volontà, 40 giorni sono sufficienti per apportare miglioramenti significativi al nuovo codice degli appalti. Ma non si può sbagliare, perché già ora abbiamo 250 lavoratori in cassa integrazione e la situazione - qualora non si intervenisse nella direzione giusta - potrebbe diventare drammatica, con 3mila esuberi ed un settore completamente destrutturato” conclude Boni.

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