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Due condanne nel processo, di diritto svizzero, per la morte di Pietro Mirabelli, minatore che perse la vita nel settembre del 2010 nel cantiere di Alp Transit a Sigirino           

Pietro è stato  RSU e RLS del Consorzio Cavet, componente del comitato direttivo della Fillea di Firenze fino al 2009, presidente dell’Associazione Minatori di Pagliarelle  ma soprattutto protagonista delle più rilevanti battaglie in materia di sicurezza sui cantieri per la realizzazione della tratta AV/AC Bologna Firenze.

“Quella della condanna di due imputati è una notizia importante”afferma Antonio Di Franco, segretario della Fillea Nazionale. “Dopo sette anni è stata fatta giustizia su una morte assurda. Pietro ha rappresentato e rappresenta tutt’oggi un pezzo importante della storia di questa categoria, per le battaglie sostenute sulla sicurezza e sugli orari di lavoro, temi sui quali tutt’oggi siamo impegnati a dare risposte sui grandi cantieri e nell’edilizia diffusa perche’, nonostante il trascorrere dei decenni, quello delle costruzioni è un settore che fa fatica a crescere in termini di qualità, di regolarità e di sicurezza e che detiene ancora un triste primato su infortuni e malattie professionali. 

Pietro si è sempre speso in prima persona nel raccontare e denunciare le condizioni di un contesto produttivo difficile per le condizioni di lavoro e di vita, quello dei grandi cantieri, nei quali, ancora oggi, per lavorare, il personale proviene da migliaia di chilometri di distanza lasciando la famiglia e cambiando spesso cantiere, regione, Paese. Ha rappresentato per decenni le condizioni dei lavoratori “ nomadi”, come era solito definirli,dei trasfertisti, ieri del sud Italia, oggi dei sud del mondo.

Lo ricordiamo oggi, alla luce di una tappa importante nella ricerca della verità sull’accaduto, con una frase che amava molto citare e che rappresenta bene il valore del suo coraggio e il messaggio di speranza che ci ha  lasciato: “L’unica battaglia davvero persa è quella che non si è combattuta”.

 

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