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Dopo lo sciopero di ieri, domani i lavoratori incontreranno il segretario PD al cantiere del Bisagno. Il 30 sciopero del Piemonte, il 6 convocazione al Mise. Intanto, i lavoratori scrivono a Papa Francesco     

Dopo gli scioperi in Piemonte, Lazio, Toscana ed il presidio a Montecitorio della scorsa settimana, ieri è stata la volta di Genova, invasa dai lavoratori delle concessionarie autostradali provenienti da Liguria, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, con blocco  della sopraelevata e della A10 e, a fine mattinata, l'incontro con il Prefetto. 

La mobilitazione del settore, ricordiamo, è stata lanciata da Fillea Filca Feneal dopo la bocciatura dell’emendamento Borioli-Esposito, che avrebbe riportato dal 20% al 40% la percentuale degli appalti in affidamento alle aziende controllate dai concessionari autostradali, evitando così l’inevitabile tracollo di un comparto altamente specializzato e strutturato che dà lavoro ad oltre 3mila lavoratori.

“Dopo mesi di appelli dei sindacati rimasti inascoltati” si legge nella nota delle segreterie regionali FIllea Filca Feneal “si stanno verificando le condizioni capestro conseguenza dell'applicazione della nuova normativa sugli appalti. E' indispensabile l'intervento del premier Gentiloni su questa vertenza affinché vengano mantenuti gli impegni assunti dal ministero dei Trasporti, vengano ripristinate immediatamente le condizioni ante nuova disciplina e soprattutto vengano scongiurati esuberi e licenziamenti".

E mentre i lavoratori si preparano ad incontrare domani nel cantiere del Bisagno il segretario del Pd Renzi in visita nella città della Lanterna, e Fillea Filca Feneal del Piemonte proclamano per il prossimo 30 novembre una ennesima giornata di sciopero, con manifestazione a Casale Monferrato, arriva dal Mise la convocazione del tavolo per il 6 dicembre alle 9.30.

Intanto, è in viaggio una lettera speciale, firmata dai “lavoratori e lavoratrici edili della autostrade italiane”, destinatario Papa Francesco.

“Siamo i lavoratori edili che operano nelle autostrade italiane, il nostro posto di lavoro - circa 3 mila addetti in tutta Italia - è messo seriamente a rischio dall’applicazione di una norma del nuovo Codice degli Appalti" si legge nella lettera al Pontefice, che prosegue “siamo coloro i quali operano di giorno e di notte, d’estate e d’inverno, nei cantieri lungo le autostrade. Il nostro impegno quotidiano consente l’efficienza e la sicurezza per la mobilità di milioni di persone e delle merci. Senza  lavoro perdiamo l possibilità di garantire alle nostre famiglie, ai nostri cari, una vita dignitosa. Da tempo stiamo chiedendo l’intervento delle istituzioni per porre rimedio a questa situazione ma al momento senza alcun riscontro.”
“Ci permettiamo di scrivere queste brevi righe poiché riteniamo molto attuali le parole pronunciate in occasione della Conferenza internazionale organizzata dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale” prosegue la lettera  “noi siamo considerati merce: siamo solamente numeri da essere sostituiti con altri numeri” ma “crediamo invece che il lavoro sia essenziale per la fioritura della persona ed anche una chiave di sviluppo sociale, il lavoro non è mai una merce né un mero strumento della catena produttiva.”
“Continueremo a difendere il nostro posto di lavoro” conclude la lettera, auspicando che “parole di giustizia sociale siano ascoltare dalle persone di buona volontà delle Istituzioni.”

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