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Lavoro, legalità, sviluppo e innovazione: sono le richieste di Fillea Filca Feneal alle forze politiche in campo per le elezioni del 4 marzo. Il servizio di Adnkronos con Genovesi,Turri e Panzarella   

Lavoro, legalità, sviluppo e innovazione. Si concentrano soprattutto in queste quattro parole le richieste che i sindacati dei lavoratori del settore delle costruzioni (Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil) 'presentano' alle forze politiche in campo per le elezioni politiche del 4 marzo.

"Ci piacerebbe -spiega a Labitalia Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil- che sempre di più la campagna elettorale mettesse al centro del dibattito e delle proposte il lavoro. Il lavoro che manca e va creato, il lavoro che c’è ma è irregolare o di bassa qualità, il lavoro che va difeso". Secondo Genovesi, "per troppo tempo si è pensato che il lavoro si potesse (e si possa) creare agendo solo sul 'mercato del lavoro', magari per rendere il costo dello stesso meramente più basso o precario". "Non solo - fa notare - è una scelta ingiusta, ma è tecnicamente sbagliata. L’occupazione si crea se si agisce sul mercato delle merci e dei servizi, cioè se ripartono sia gli investimenti (pubblici e privati) sia la domanda (cioè i consumi)".

 

Per Genovesi, "tra le priorità macro c'è difendere la strategia programmatoria degli interventi in infrastrutture materiali e immateriali già definita, accelerandone la cantierizzazione; quest’ultimo punto è quello su cui intervenire in maniera prioritaria".

Ma per farlo, avverte Genovesi, servono nuovi posti di lavoro. "Servono -spiega- sì più risorse in termini quantitativi, ma poi, se mancano Stazioni appaltanti qualificate, se mancano i progettisti, se manca il personale qualificato nelle pubbliche amministrazioni e nel Genio Civile, rischiamo che anche quando le risorse ci sono i cantieri non partano. Serve, quindi, qualificare la parte della progettazione e del controllo delle Stazioni appaltanti e servono almeno 10-12 mila nuovi geometri, ingegneri, architetti da assumere nel pubblico per far partire i cantieri".

Per i leader degli edili di Corso d'Italia, "serve un’azione coordinata tra interventi su infrastrutture, dissesto idrogeologico, interventi di qualificazione del patrimonio pubblico". "Occorre tornare - prosegue - alla filosofia proposta (ma mai attuata anche per scarsità di risorse) dalla prima 'Casa Italia'. La riqualificazione del costruito e del territorio, infatti, sarebbe -insiste Genovesi- il vero 'Piano del Lavoro' che darebbe occupazione, qualificherebbe le imprese e renderebbe attrattivi agli investimenti molte aree del Paese (a partire dalle aree interne del nostro Sud)".

"Questa filosofia -sottolinea Genovesi- sta accompagnando l’attività programmatoria e di intervento per la ricostruzione nel Centro Italia dopo il sisma del 2016. E’ possibile -si chiede il sindacalista- farne la regola? E possibile concentrare così le risorse dei diversi piani nazionali, risorse comunitarie, risorse degli enti locali?".

Altro tema centrale per lo sviluppo del Paese, insiste Genovesi, è il contrasto "al lavoro nero e all'economia sommersa, che valgono almeno 60 miliardi di euro l’anno". "Le costruzioni sono da sempre attraversate da questo fenomeno - osserva - che, con la crisi, è ulteriormente aumentato. Il danno è per tutta la collettività: meno entrate per lo Stato, meno (nessun) diritto per i lavoratori, competizione sleale contro le imprese serie".

Per Genovesi, "lavoro nero e infortuni gravi o mortali vanno poi a braccetto". "Quanti sono i morti sul lavoro, privi di contratto? Quanti sono gli infortuni gravi, casualmente, il primo giorno di lavoro? Servono allora alcune scelte chiare: ripristinare l’obbligo di comunicazione delle assunzioni almeno 3 giorni prima dell’inizio (basta regolarizzazioni nello stesso giorno dell’infortunio); applicare in tutti i cantieri edili a tutti i lavoratori che vi entrano il contratto nazionale di lavoro dell'edilizia che fa della formazione e della sicurezza uno dei suoi punti di forza, anche riducendo poi gli oneri delle stesse imprese (investire in sicurezza fa risparmiare rispetto all’infortunio); applicare in maniera obbligatoria la 'patente a punti', cioè premiare almeno negli appalti pubblici l’impresa che più ha investito in sicurezza e che ha avuto meno incidenti", dice.

"Il tutto accompagnato -continua Genovesi- da un rafforzamento dei servizi ispettivi. Sono ormai 15 anni che non si assume più un ispettore del lavoro e che si tagliano risorse per le loro missioni (un ispettore del lavoro che non gira sul territorio è come una macchina chiusa in garage). Come è possibile costruire un sistema fatto di premi e sanzioni se poi un imprenditore scorretto sa che tanto può ricevere una visita ogni 7 anni (quando la media di vita di una piccola impresa edile non supera i 4)?".

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