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Non tornare indietro, rilanciare "Connettere l'Italia", migliorare il Codice Appalti, non intaccare le risorse già stanziate per le opere. Il documento delle segreterie nazionali di Fillea e Filt             

"Il dramma di Genova, oltre la rabbia ed il dolore, ripropone in modo evidente il tema di quale modello di sviluppo, quale politica per le infrastrutture e per le città, quale ruolo del pubblico e del privato, quale sistema di regole” è quanto affermano in un documento le segreterie nazionali di Fillea Cgil e Fillt Cgil, chiedendo al Governo di rilanciare “Connettere l’Italia, migliorando il Codice degli Appalti ma non intaccando le risorse già stanziate per le opere.
Per i sindacati nella passata legislatura sono stati fatti importanti passi avanti sul piano delle scelte in materia di infrastrutture “interventi certo migliorabili ma che segnano un’inversione di rotta rispetto al passato” su cui i sindacati chiedono ulteriori avanzamenti, a partire dalla “garanzia degli investimenti già stanziati, il completamento delle opere infrastrutturali strategiche, il rafforzamento della strategia intermodale, l’equilibrio tra nuove opere e manutenzione, la funzione industriale delle stazioni appaltanti a partire da Anas e Ferrovie, la qualificazione del pubblico, un nuovo equilibrio tra ruolo del pubblico e suo controllo delle attività private, la difesa delle regole” tutto questo per “garantire qualità nella progettazione, trasparenza, qualificazione dell’impresa, qualificazione del lavoro, presidio industriale con player forti del settore delle manutenzioni edili evitando una totale frammentazione degli interventi manutentivi, disperdendo economie di scale e competenze professionali, a danno della stessa sicurezza.”

Per Fillea e Filt dunque “Connettere l’Italia ed il nuovo Piano Generale dei Trasporti e della Logistica, rappresentano quindi il quadro di riferimento per integrare le politiche degli investimenti infrastrutturali alle politiche più generali di competitività e qualità del sistema paese. Occorre implementare tali risorse, in particolare su progettazione e riduzione/qualificazione delle stazioni appaltanti pubbliche, accelerarne la spesa, non il contrario.”
Dai sindacati arriva la disponibilità ad interventi sul nuovo Codice degli Appalti ma solo su alcune norme di processo, perchè “rivendichiamo la bontà di aver separato progettazione ed esecuzione, aver ridotto al minimo le pratiche delle varianti, aver introdotto maggiori certezze sul rispetto dei CCNL, aver inserito la clausola sociale, aver limitato il ricorso a sub appalti e al massimo ribasso.”
L’unica cosa che non serve in questo momento è “un dibattito politico schizofrenico, che vede il Governo da un lato evocare la nazionalizzazione delle autostrade in nome di più controllo e gestione diretta e dall’altro avviare una pseudo consultazione sul Codice degli Appalti dove si teorizza il ritorno al progetto integrato, al massimo ribasso, all'implementazione del subappalto alla totale liberalizzazione delle manutenzioni edili e concessionarie, al depotenziamento del ruolo dell’Anac” proseguono le segreterie di Fillea e Filt, che chiedono una Legge Quadro per regolare le concessioni “un mix di regole uniche e trasparenti dove siano evidenti i legittimi guadagni delle imprese ma soprattutto l’efficienza ed efficacia delle scelte a favore dei cittadini, consapevoli sia della condizione di monopolisti da un lato sia del fatto che servono ingenti risorse, professionalità, competenze per reggere la sfida di un sistema, parte integrante della competitività di un Paese nel mondo” e chiedono un’Authority dei Trasporti “diversa dall’attuale, che non ha dato certezze per il settore esercitando un azione burocratica e pervasiva, invadendo il campo nella gestione delle società senza la minima attenzione alla sostenibilità economica e alle regole del lavoro, ma in grado - sul modello positivo dell’energia - di regolare tariffe, dinamiche di mercato, dinamiche competitive garantendo, nel rapporto con il Parlamento, trasparenza, vigilanza, il bene comune sia in termini di tariffe che di capacità di investimento.”
“ Ora la priorità deve essere l’immediata ripartenza di Genova e tutto il movimento sindacale si deve mettere a disposizione di questo obiettivo” prosegue la nota delle segreterie Fillea e Filt “pur nel dolore, questa potrebbe essere l’occasione per accelerare quel nuovo modello di città che affronti le sue fragilità storiche, come da tempo chiede anche la stessa CGIL: fragilità idrogeologiche, urbanistiche, viarie e ferroviarie, accelerando  Gronda e Terzo Valico ed implementando il passaggio da gomma a ferro. 
“Su Genova è necessario evitare ritardi e contenziosi giuridici e qualsiasi provvedimento di carattere legislativo deve prevedere che il costo dell'opera sia a carico del concessionario, e che siano individuati i soggetti che realizzino l'opera nel minor tempo possibile con le migliori tecniche costruttive e dei materiali, con l'obiettivo della massima sicurezza del lavoro. Anche per questo, infine, la parola d’ordine deve essere: “si scelga il sistema per abbattere e ricostruire l’ex ponte Morandi più veloce possibile”,  sapendo che ogni giorno che passa è un disagio in più per cittadini e lavoratori. La ripartenza di Genova, del suo porto, per il valore logistico nazionale che ha, deve essere una priorità nazionale.”

Il documento integrale >

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