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Nel corso delle "giornate della formazione" promosse da Formedil-Cncpt, il Cresme presenta un rapporto che conferma le denunce che da tempo fanno Fillea Filca Feneal.                   

 

L'articolo di Edilizia e Territorio

Costruzioni, è fuga dal contratto edilizia: con la crisi rischiano di pagare anche formazione e sicurezza. Sono 500mila le imprese impegnate in 4,1 milioni di piccoli cantieri (16mila euro medi). Sempre di più quelle che usano contratti diversi. Il punto in un’iniziativa Formedil-Cncpt a Foligno.
Mauro Salerno

Un mercato iperframmentato, piegato dalla crisi e ora anche in fuga dal contratto collettivo di riferimento, con rischi di ricadute pesanti in termini di garanzie contributive e rispetto degli standard minimi di sicurezza. Stiamo ovviamente parlando dell’edilizia: un settore che le difficoltà economico-finanziarie, degli ultimi anni hanno reso ancora più fragile e parcellizzato.
Il quadro emerge bene dai numeri che il Cresme ha presentato ieri nella prima delle due giornate dedicate a formazione e sicurezza organizzate da Formedil (ente nazionale per la formazione e l’addestramento professionale nell’edilizia) e Cncpt (il network nazionale per la sicurezza dei cantieri) a Foligno. In campo anche l’Ance, con il presidente Gabriele Buia, che ha insistito molto sulla necessità di semplificare le norme per la rigenerazione urbana, i sindacati con Alessandro Genovesi e gli artigiani rappresentati da Enzo Ponzio.
Lo studio presentato ieri fa vedere bene come il mercato delle costruzioni sia diventato principalmente un mercato di riqualificazione edilizia. Sui 4,1 milioni di cantieri edili attivi in Italia 3,9 milioni sono impegnati in interventi di recupero, 145mila in lavori di nuova costruzione e solo 53.500 sono i cantieri di opere pubbliche. Non solo. Quello che più conta è che si tratta di opere di piccolissima dimensione. Il valore medio è di 16mila euro, roba da piccole ristrutturazioni in appartamento. Mentre -nonostante la messa in campo degli incentivi per la riqualificazione energetica e il miglioramento sismico degli edifici - risultano ancora del tutto marginali gli interventi di carattere strutturale, indispensabili per la messa in sicurezza di un patrimonio immobiliare che per il 74% ha più di 40 anni di età, soglia temporale, segnalano gli esperti, oltre la quale si rendono assolutamente indispensabili interventi incisivi di manutenzione.
C’è poi l’altra faccia della medaglia, che attiene alla fotografia delle imprese che presidiano questo particolare mercato. In campo ci sono 500mila ditte edili. che danno lavoro a circa un milione e 320mila addetti. Di queste circa il 76% (384mila) è rappresentato da aziende specializzate che operano nei più svariati segmenti di attività: demolizione e preparazione del cantiere edile, installazione di impianti (elettrici, idraulici, condizionamento), completamento e finitura degli edifici, ecc.
Questa frammentazione, è stato segnalato durante l’iniziativa di Foligno, ha avuto forti ricadute sulla contrattazione collettiva, determinando una vera e propria fuga dal contratto dell’edilizia. «Non si contano più - è stato ripetuto - le diverse tipologie contrattuali applicate (impianti, servizi, movimento terra, terziario, autonomo, interinale, ecc) con gravi conseguenze sulla tutela e sulla sicurezza dei lavoratori».
Il punto è che nel settore ci sono contratti che, a conti fatti, risultano più convenienti di quello dell'edilizia.  Un esempio: secondo calcoli del sindacato il contratto metalmeccanico ha una differenza del premio Inail, rispetto a quello dell'edilizia di ben 7 punti percentuali. Quello dei multiservizi di 9 punti. Pesa anche il differenziale contributivo Inps, più pesante nei cantieri che in altri luoghi (e contratti) di lavoro. Senza poi dimenticare altri fattori propri dell'edilizia. Il primo è la bilateralità, a cui va aggiunta la cassa integrazione per evento meteorologico, come la possibilità di poter andare in pensionamento anticipato, consentita per i lavori usuranti.
Un ultimo fattore da citare, non meno importante, è la formazione. Il contratto dell'edilizia prevede per una formazione preventiva obbligatoria di 16 ore che i neo assunti devono svolgere presso gli enti paritetici. Non è prevista da altri contratti, ma è una priorità perché serve per migliorare salute e sicurezza.
Lo dicono anche i numeri: sono circa 115mila i corsi effettuati in tutto il territorio negli ultimi 10 anni, più di 37mila le visite in cantiere. Difficile dire se si tratti di un impegno sufficiente o ancora da sviluppare: sicuramente non è da ridimensionare tramite scorciatoie contrattuali.

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