Sisma 2016, a che punto i lavori: di questo si è parlato il 15 dicembre a Muccia, in occasione della presentazione dei dati dell'Osservatorio Sisma Fillea - Legambiente                               

Ricostruzione post-sisma lenta e difficile: una sintesi del Report di Fillea Cgil e Legambiente denuncia ritardi, irregolarità, pericolo infiltrazioni criminali. 

Lo scorso 15 dicembre, a Muccia (MC), è stato presentato un Report Fillea CGIL - Legambiente su "Lo stato di avanzamento dei lavori nelle aree colpite dal sisma 2016 - 2017" in cui si fa il punto su una serie di questioni legate sia alla fase emergenziale che a quella della ricostruzione. In particolare, il Report offre una serie di dati, aggiornati al 30 novembre scorso, sulla rimozione delle macerie e il recuoero degli inerti, la consegna delle Soluzioni Abitative di Emergenza (SAE), la ricostruzione delle scuole, lo stato del patrimonio culturale danneggiato e la sua fruibilità. Particolare attenzione è posta all'attività sindacale messa in campo sulla tutela e la regolarità del lavoro,  sul contrasto alle infiltrazioni della criminalità organizzata e la sicurezza dei lavoratori.

A due anni dai tragici eventi sismici dell’estate 2016 che hanno colpito l’Italia centrale si registrano enormi difficoltà nei lavori di ricostruzione. Dai dati dell'Osservatorio Fillea - Legambiente si conferma che la ricostruzione in Umbria, Abruzzo, Lazio e Marche procede troppo lentamente, a causa, tra gli infiniti imprevisti che un disastro naturale porta con sé, di elementi comuni riconducibili all’impreparazione generale del sistema: conoscenze frammentate dei rischi del territorio e del patrimonio edilizio; assenza di riferimenti normativi e di responsabilità chiare per gli interventi; una macchina amministrativa, a partire dai Comuni e dalle Regioni, con problemi organizzativi, di professionalità, di organico e di coordinamento con l’amministrazione centrale.

È così che  la ricostruzione degli edifici scolastici procede a passo di lumaca. Nelle Marche su 13 edifici da realizzare ne è stato inaugurato solo uno e in Umbria sono partiti solo due cantieri dei quattro previsti. Allo stesso modo procede il recupero degli inerti. Il 98% dei materiali delle macerie è recuperabile. In Umbria solo il 20% delle 70 mila tonnellate di inerti finora è stato utilizzato dai comuni. Nelle Marche, nel Lazio e in Abruzzo le imprese a cui vengono conferiti gli inerti sono a rischio saturazione. Per questo è necessario sollecitare e organizzare la domanda di aggregati riciclati nella ricostruzione, chiedendo innanzitutto l’attenzione del Ministro dell’Ambiente Costa, che ha appena ricevuto la delega sull’economia circolare. Difficoltà logistiche si registrano anche nel recupero del Patrimonio artistico e culturale danneggiato. Nelle Marche, la regione più colpita, c’è una vera e propria emergenza sullo stato di conservazione dei beni sottratti alle macerie, la maggior parte dei quali non è in condizione di sicurezza. Dei 13.211 beni mobili complessivamente recuperati solo 1.563 si trovano in 2 depositi gestiti dal MIBACT, e quindi al sicuro e pronti al recupero.  

Protagonista di questa situazione di incertezza dell’avanzamento della ricostruzione è il settore delle costruzioni. Nel cratere post sisma 2016 si registrano parecchi aspetti problematici e rischi tra cui, la sicurezza sul lavoro, la legalità e la qualità della ricostruzione a partire dagli interventi emergenziali.

Lo stato di avanzamento dei lavori mostra criticità innanzitutto nella situazione delle S.A.E. (Soluzioni Abitative in Emergenza), le “casette” d’emergenza. A due anni dal terremoto, su 3857 SAE richieste dai sindaci ne mancano ancora 231. A causa di gravi problemi strutturali riscontrati dopo la loro consegna, decine di famiglie dei comuni di Visso e di Muccia sono stati costretti ad abbandonare le SAE loro assegnate, alimentando una situazione di incertezza che già pesa sul futuro delle famiglie del luogo.

Come spesso accade, la bassa qualità delle costruzioni, l’utilizzo di materiale scadente e la messa in opera sbagliata delle casette va di pari passo con un quadro di illegalità diffusa e preoccupante nei cantieri SAE. Da oltre un anno la Fillea-CGIL di Macerata ha portato  avanti una difficilissima vertenza aperta nei 54 cantieri della provincia di Macerata. Il lavoro costante dei sindacati e la disperazione dei lavoratori ha fatto emergere situazioni di lavoratori stranieri “reclutati” e portati nei cantieri da ditte italiane senza nessun tipo di formazione e informazione sulla sicurezza sul lavoro, nessuna visita medica, nessun dispositivo personale di sicurezza. Si tratta di lavoratori edili ai quali venivano  applicati diversi contratti collettivi di lavoro, sfuggendo alle verifiche delle Casse Edili. Con una paga promessa di 50 € al giorno, non sempre corrisposta, questi lavoravano in nero 10 ore al giorno, da lunedì a sabato, e altre 6 ore la domenica. Per la retribuzione, quando avveniva, si utilizzavano carte post-pay intestate ai lavoratori, mai date in loro possesso e gestite dal “capo squadra”, il quale intascava parte del compenso. Una situazione venuta alla luce solo in seguito alle coraggiose autodenunce, querele, deposizioni spontanee e denunce dei lavoratori irregolari, sui quali la Procura della Repubblica di Macerata sta indagando.

Un quadro simile si è presentato nei cantieri della ricostruzione di palazzine-campus dell’Università di Camerino. Qui l’intervento della Fillea Cgil di Macerata  ha ottenuto la regolarizzazione di tutti i lavoratori, applicando loro il corretto contratto di lavoro (edilizia industria) e lo svolgimento dei regolari controlli sanitari previsti dalla legge. Allo stesso tempo è stato raggiunto un accordo con le imprese titolari dell’appalto e quelle esecutrici per il recupero delle spettanze arretrate in base al principio della responsabilità in solido. 

Vista l’ormai diffusione di casi come questo è necessaria una costante azione di prevenzione e controllo negli appalti e subappalti nell’area del Sisma 2016, con l’aiuto degli organi di vigilanza e delle autorità, che hanno sempre agito in sintonia con il sindacato. La ricostruzione prevede tanti appalti e molti soldi che fanno gola a organizzazioni  criminali e mafiose, portatrici di corruzione, illegalità e sfruttamento dei lavoratori. È per questo che il sindacato  ha messo in campo gli strumenti della contrattazione, negoziazione preventiva, presidio del territorio e confronto con istituzioni e organi di vigilanza, ottenendo risultati nella prevenzione e nel contrasto dei fenomeni di possibile infiltrazione mafiosa nell’area del sisma 2016.

Memori delle passate esperienze della ricostruzione post-sisma 2006 de L’Aquila, Cgil, Cisl, Uil e le loro Categorie delle costruzioni, Fillea, Filca e Feneal, hanno collaborato con le Istituzioni (Presidenza Consiglio dei Ministri; Commissario straordinario per la Ricostruzione post sisma 2016; Struttura di Missione antimafia post sisma 2016) per proporre strumenti utili alla prevenzione. Sappiamo infatti che le organizzazioni criminali tentano in tutti i modi di intercettare finanziamenti pubblici, soprattutto se di ingente rilevanza come nel caso della ricostruzione di un’area così estesa. È per questo che le organizzazioni sindacali del settore hanno proposto di inserire nelle III Linee guida antimafia uno strumento denominato Settimanale di cantiere che monitora in anticipo le dinamiche produttive di ogni singolo cantiere trasmettendo alle Prefetture locali e alle Casse Edili il programma dei lavori della settimana successiva con l’elenco nominativo, la qualifica, il nome dell’impresa e l’elenco delle singole partite iva, dei lavoratori che verranno impegnati su quel sito produttivo. In questo modo, incrociando i dati in possesso delle Casse Edili è possibile ridurre le possibilità di lavoro irregolare e di caporalato, uno dei maggiori veicoli per l’infiltrazione delle organizzazioni criminali nei cantieri edili.

Per la questione del lavoro irregolare abbiamo proposto uno strumento normativo quale il Documento Unico di Regolarità Contributiva (DURC) per congruità, già sperimentato con successo con l’evento del sisma in Umbria del 2007. Uno strumento utilizzato dalle Casse Edili territoriali per confrontare, per ogni opera, l’importo dei lavori con la forza lavoro effettivamente impiegata negli appalti e subappalti, scongiurando in questo modo il rischio di impiego di lavoro irregolare. È uno strumento efficace in quanto vincolante, poiché nel caso in cui i parametri confrontati non siano conformi agli indici di congruità (al valore dell’opera non corrisponde un adeguato valore del lavoro impiegato per realizzarla), non viene rilasciato il Durc e l’azienda non può così accedere al pagamento dello stato di avanzamento lavori. I risultati ottenuti sono stati positivi, tanto da porre la necessità di dotarsi di tale strumento a livello contrattuale anche nel rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro dell’edilizia, siglato lo scorso 18 luglio tra Fillea-CGIL, Filca-CISL, Feneal-UIL, Ance e Coop.

Nel contesto di possibili irregolarità è fondamentale la gestione della sicurezza nei cantieri. Fillea-CGIL, Filca-CISL, Feneal-UIL, insieme ai Costruttori edili, hanno mobilitato la Commissione nazionale dei Comitati Paritetici Territoriali (CNCPT), attraverso un apposito Protocollo che dispone risorse per incrementare la frequenza delle visite in cantiere. Così sono aumentate le visite di consulenza preventiva gratuita ai lavoratori e alle aziende su come strutturare il cantiere in completa sicurezza a prevenzione degli infortuni. Il progetto è operativo già dal 14 marzo 2017 in tutti i territori provinciali e regionali del Cratere del Sisma 2016.

Il Report Fillea - Legambiente integrale

Il servizio del Tgr Marche 

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