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01.02.13 E' cominciata il 3 gennaio, con una passeggiata per il lavoro a Termini Imerese, poi lo sciopero del fare, ed ancora le tende piazzate davanti le sedi istituzionali. Ora una assemblea a Palermo, convocata per il 9 marzo: sono nati da due mesi, ma i Comitati per il Lavoro Edile, promossi dalla Fillea siciliana per organizzare nel territorio la protesta e la mobilitazione di chi - operai ed impiegati, occupati e disoccupati   - sta pagando le conseguenze di quattro anni di crisi del settore, sono una realtà consistente, riconosciuta dalla gente e dalle istituzioni. E l'assemblea di Palermo del 9 marzo, la prima assemblea dei Comitati, sarà proprio  l'occasione per capire la forza di questo "movimento" e per organizzare le prossime tappe. All'ordine del giorno la costituzione di un coordinamento provinciale, il varo di una piattaforma rivendicativa rivolta alle istituzioni locali, la definizione de una mobilitazione generale su tutto il territorio dell'isola. Con lo sguardo oltre lo stretto.

Dei 95mila posti di lavoro persi in Sicilia nei quattro anni di crisi, 52mila sono delle costruzioni; gli appalti sono scesi in numero (-60%) ed in importi (-40%); le ore lavorate sono crollate del 30% e la massa salariale del 40%, 500 le imprese fallite (attenzione fallite, non chiuse"!): questo lo scenario drammatico di un settore che in Sicilia è ormai al tracollo.

Ed allora, dalla Fillea e dai lavoratori e disoccupati dell'edilizia parte la vertenza-lavoro, sintetizzata nelle poche e semplici proposte che l'assemblea dei Comitati il 9 marzo consegnerà al governo della regione, all'assemblea regionale siciliana, ai sindaci.

Dai comitati e dalla Fillea dunque la richiesta di proclamare lo stato di crisi del settore edile e mettere al centro della agenda politica e di governo il lavoro edile. Che vuol dire, ad esempio, prevedere interventi straordinari per il settore edile attraverso il finanziamento di interventi anche di piccola entità che producano occupazione per almeno sei mesi per permettere al lavoratore di usufruire degli ammortizzatori sociali o di un reddito minimo garantito di cittadinanza per i periodi di non lavoro.
Occorre poi, attraverso la Prefettura, monitorare lo stato di attuazione dei programmi di opere pubbliche.
Dalla Fillea e dai Comitati poi la richiesta di aprire una fase di contrattazione con i comitati per il lavoro e le organizzazioni sindacali in tutti i comuni e nelle pubbliche amministrazioni interessate per sbloccare le opere finanziate ma ancora ferme e la richiesta di favorire l'impiego di manodopera locale, assicurando  il rispetto della regolarità del lavoro e contrattuale ed il controllo su eventuali meccanismi clientelari.
Infine, dai comitati e dalla Fillea la richiesta di rafforzare il contrasto e la lotta al lavoro nero e grigio, con l'introduzione del Durc per congruità anche nei lavori privati, il potenziamento degli uffici tecnici comunali e degli ispettorati provinciali del lavoro.
E poi il via alle opere e l'apertura immediata di cantieri, partendo gli interventi di messa in sicurezza del territorio e del patrimonio abitativo e pubblico, che una delle regioni a più alto rischio sismico-idrogeologico non può più aspettare.

Dai Comitati e dalla Fillea la richiesta di interventi immediati, di risposte concrete per sostenere i redditi e per far ripartire le opere. E la promessa di una mobilitazione che non si fermerà fino a quando non saranno tagliati gli ultimi lucchetti ai cantieri fermi.

 

Vai alla locandina del 9 Marzo

I Comitati per il Lavoro: il servizio di Radio Articolo 1

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