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23.07.13 "Per realizzare un divano negli stabilimenti italiani del gruppo Natuzzi, dovranno essere abbattuti drasticamente i tempi di lavorazione: da nove a tre ore, con il passaggio dal sistema "a isola" alla classica catena di montaggio. Così facendo per sfornare un mobile imbottito occorrerebbero 60 centesimi al minuto, il risparmio sarebbe di 30 centesimi." Così il racconto di Lello Parise per la Repubblica di Bari, che ha seguito il primo dei tre tavoli presso il Mise sulla vicenda Natuzzi. 
" Questa  riorganizzazione della sala macchine, continuerebbe tuttavia a condannare alla mobilità 1.729 fra operai e impiegati a cui la multinazionale di Santeramo potrebbe dare il benservito fra tre mesi, al massimo. «Perché sono ingrado di dare un' occupazione solo a 2mila 800 persone» aveva fatto sapere non più tardi di dieci giorni fa, Pasquale Natuzzi. Ieri a Roma va in scena il primo dei tre round tecnici legati alla vertenza del sofà. Al ministero dello Sviluppo economico fa capolino anche il rappresentante del Lavoro. Ci sono poi i sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil, dirigenti d'azienda, l'assessore regionale Leo Caroli, i sindaci di Laterza e Ginosa. La partita è aperta. Caroli vuole essere ottimista: "Siamo ancora in alto mare, ma il mare è meno burrascoso di quando ci siamo imbarcati". È duro il segretario della Feneal Uil, Salvatore Bevilacqua: "Siamo totalmente insoddisfatti". E quello della Fillea Cgil Silvano Penna, non va per il sottile: «Se quelli della Natuzzi insistono sulla necessità di licenziare 1.726 lavoratori, noi su questa strada non siamo disponibili a seguirli. Occuperemo le fabbriche».
Come stanno le cose, la Natuzzi sforna ogni anno 268mila sedute made in Italy. Dovrebbero schizzare a 490mila. Per tagliare questo traguardo, i sindacalisti suggeriscono di fare rientrare in tutto o in parte la produzione che si materializza in Romania.
Là dove però il costo industriale non supera i 20 centesimi al minuto. Tanto è vero che lo stesso Natuzzi aveva assicurato: «Stiamo bene, siamo pronti a investire e a crescere all' estero».
Ma l'etichetta tricolore largamente diffusa, potrebbe attrarre un maggior numero di compratori. Senza dimenticare, fa notare Penna, che «il prezzo dei divani deve essere più basso. I ricarichi a oggi sono eccessivi».
Come aumentare le creazioni nel Belpaese sarà il nodo da sciogliere durante il secondo round,previsto per giovedì. Lo spettro di 1.726 esuberi, non è facile da esorcizzare. «Ricercheremo soluzioni congiunte per minimizzare il più possibile l'impatto sociale » spiegano dalla Natuzzi.
Ma Caroli avverte: «Purché qualcuno non pensi di produrre in Italia ai prezzi della Romania. Questa sarebbe una velleità irrealizzabile, contro cui la Regione si opporrebbe fermamente.

Fonte: Repubblica edizione Bari
 

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