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24.02.14 Si è concluso il 24 febbraio 2014 il Congresso territoriale della Fillea Enna. Di seguito la relazione del segretario generale Alfredo Schilirò.

Desidero, innanzitutto, dare il benvenuto a tutti voi delegati e invitati, ringraziando i compagni delegati per la disponibilità offerta alla nostra Organizzazione Sindacale e agli invitati per aver accolto l'invito a partecipare al 18° Congresso della Fillea Cgil di Enna.

Il Congresso della Cgil si colloca nel pieno della crisi più grave e profonda che l'Italia attraversa dal dopoguerra ad oggi. Una crisi che nasce dal primato dal sistema finanziario e monetario e dall'affermarsi di scelte politiche che hanno reso possibile la circolazione di capitali senza alcun vincolo ne controllo. Di conseguenza uno sviluppo delle attività finanziarie senza limiti e senza regole, che svalorizza il lavoro e riduce l'occupazione. Questo ha determinato una concentrazione della ricchezza e dei poteri in mano a pochi come mai nella storia recente. Stagnazione produttiva e accumulazione finanziaria rientrano fra le principali cause strutturali della crisi. Né esiste però un'altra che negli ultimi anni ha ricevuto crescente attenzione: le diseguaglianze di reddito e di ricchezza. Se passiamo a considerare la ricchezza piuttosto che il reddito, notiamo in primo luogo che la sua distribuzione nel mondo come nei singoli paesi risulta disuguale in misura elevatissima. Secondo uno studio dell'Istituto di ricerca del Crédit Suisse, nel 2012 lo 0,6 per cento della popolazione mondiale adulta, pari a poco più di 29 milioni di persone, deteneva una ricchezza personale netta (reale e finanziaria) di 87,5 trilioni di dollari. Tale cifra, corrispondente a oltre 3 milioni di dollari pro capite, rappresenta più del 39 per cento della ricchezza totale del mondo. Ciascun componente dello 0,6 della popolazione al vertice della piramide possiede una ricchezza pari a 1315 volte quella di ciascuno dei tre miliardi e duecento milioni che formano la base della piramide stessa. Nonostante le diseguaglianze aumentano sempre di più e si intensificano le differenze tra ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri i governi Europei sferrano attacchi pesanti e micidiali allo Stato Sociale tradendo i principi ispiratori dell'Unione Europea. Nel Manifesto di Ventotene, elaborato nel 1943 da Altiero Spinelli e da altri grandi italiani costretti con lui al confino dal fascismo, in quello che può essere considerato il primo fondamentale atto di nascita dell'idea di Europa Unita – sta scritto che la rivoluzione Europea dovrà proporsi l'emancipazione delle classi lavoratrici e la creazione per esse di condizioni più umane di vita. Oggi interi territori, da nord a sud, sono investiti da una desertificazione industriale con pesantissime ricadute sul reddito disponibile delle comunità; aziende e settori strategici e importanti servizi hanno chiuso o ridotto drasticamente la loro base produttiva e occupazionale; altre imprese sono coinvolte da pesanti crisi finanziarie e a loro tenuta è in pericolo. Tutto ciò ha impoverito ulteriormente il nostro patrimonio produttivo, di conoscenze, di cultura del lavoro e di professionalità. Nel mezzogiorno i processi fin qui descritti hanno determinato una situazione economica e sociale ancora più allarmante. La caduta verticale del reddito, la crescita esponenziale della disoccupazione, la ripresa dei flussi migratori verso il Nord del paese e dell'Europa, testimoniano l'esistenza di una emergenza sociale e democratica . L'Italia intera non esce dalla crisi se nel Mezzogiorno non si inverte radicalmente questo profondo declino. Occorre puntare solo sulla risorsa più preziosa: IL LAVORO. Le banche, dopo le loro scommesse speculative, si sono trovate pericolosamente indebitate, e hanno potuto salvarsi solo grazie al denaro pubblico, ma è sulle loro società che gli stati hanno poi scaricato il peso del salvataggio di queste banche. Nel 1936 il Presidente degli Stati Uniti D'America Franklin Delano Roosevelt dichiarava che “il governo del denaro organizzato è pericoloso esattamente come quello del crimine organizzato”. Il distorto modello di sviluppo è crollato e i paesi europei come la Grecia, la Spagna, l'Irlanda e anche l'Italia non potendo più chiedere prestiti sul mercato, dipenderanno dai prestiti del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Centrale Europea, accompagnate da misure draconiane. Tale programma, che i governi hanno adottato è composto da 2 parti: quella , della “stabilizzazione” e quella delle “riforme”. Termini la cui connotazione positiva è destinata a mascherare la catastrofe sociale che essi producono. Così la parte della stabilizzazione prevede una fiscalità indiretta devastante, tagli alla spesa pubblica senza precedenti, smantellamento dello stato sociale, in particolare nel campo della sanità, dell'istruzione e della sicurezza sociale, così come numerose privatizzazioni comprese quelli dei beni pubblici di base come l'acqua e l'energia. La parte delle riforme, invece, invoca la liberalizzazione dei licenziamenti, l'eliminazione dei contratti collettivi, la creazione di “zone economiche speciali” e, in generale, l'istituzione di regolamenti che dovrebbero permettere a potenti interessi economici di investire negli stati in modo propriamente coloniale. Queste misure avrebbero dovuto aprire la strada all'uscita della crisi ma tre anni dopo la situazione va di male in peggio. L'Economia sprofonda nella crisi e, naturalmente le tasse non vengono pagate semplicemente perchè le persone non hanno i soldi per farlo. I tagli di spesa hanno raggiunto il cuore stesso della coesione sociale, creando le condizioni per una vera e propria crisi umanitaria. Per essere chiari, stiamo parlando di persone che rovistano tra i rifiuti per mangiare e che dormono sui marciapiedi, di lavoratori e pensionati che non possono nemmeno comprare il pane, di famiglie senza elettricità, di pazienti che non hanno accesso né ai farmaci né alle cure mediche. La crisi comporta e comporterà, nei prossimi mesi e ritengo anche nei prossimi anni, continuando in questa direzione , costi elevatissimi sotto il profilo dell'occupazione e delle condizioni di lavoro. L'Organizzazione Internazionale del Lavoro ha stimato che a fine 2009 i disoccupati erano in tutto il mondo 50 milioni e 200 milioni di lavoratori sarebbero stati respinti in condizioni di povertà estrema . Oggi dopo 5 anni la situazione risulta essere più grave e più disastrosa. Si deve puntare su un'alternativa: le società europee devono proteggersi contro la speculazione del capitale finanziario, l'economia reale deve emanciparsi dall'imperativo del profitto, il monetarismo e la politica fiscale autoritaria debbono finire, la crescita deve essere ripensata secondo il criterio dall'interesse sociale, va inventato un nuovo modello di produzione basato su un lavoro dignitoso, sull'espansione dei beni pubblici Si è sempre sostenuto che l' Edilizia costitutiva un'azione anti - ciclica per eccellenza nei momenti di crisi , ma constatiamo e assistiamo all'acutizzarsi della crisi nel settore delle costruzioni. Il rilancio produttivo e di investimenti, più volte annunciato, attraverso risorse per infrastrutture che sarebbero in grado di rispondere alla pressante domanda di occupazione rimane sulla carta. Da qui la nostra critica più volte espressa nei confronti del Governo Nazionale e Regionale di sottovalutare il tema del lavoro come elemento centrale di sviluppo. L'azione della Fillea, a mio parere, deve essere concentrata al coinvolgimento di una più amplia platea di lavoratori, di disoccupati perchè siano condizionate le scelte della politica, a tutti i livelli, nel rispondere ai temi dello sviluppo, alla più equa distribuzione delle risorse, alle modifiche della legge Fornero, alla protezione dei settori più esposti della società. In Sicilia in edilizia si sono persi 70.000 posti di lavoro negli ultimi 5 anni, le gare d'appalto sono ridotte al lumicino, assistiamo a un calo del 50 per cento della massa salari. Per quanto riguarda la situazione in provincia di Enna, i dati evidenziano un vero e proprio bollettino di guerra. Dal 2008 ad oggi riscontriamo una diminuzione della massa salari di circa 8 milioni di euro , una riduzione di lavoratori ben consistente dove si passa dai 4103 operai attivi del 2008 per ridursi a 3016 nel 2011, con un'ulteriore calo di 1000 unità nel 2013 e con la scomparsa del 15% di imprese edili. Nemmeno nel dopo tangentopoli che aveva segnato una destrutturazione profonda del sistema edile, si era arrivati agli attuali livelli di crisi nel settore delle costruzioni e ad una perdita così rilevante dell'occupazione. E' opportuno cambiare senso di marcia, è opportuno cambiare rotta nelle politiche economiche è opportuno che si investa sull'edilizia per far ripartire l'intera economia. Riteniamo, consapevoli che il territorio è un bene primario e non rinnovabile, che l'obiettivo dovrebbe essere quello di favorire uno sviluppo edilizio basato sul consumo di suolo zero. Per fare ciò occorre puntare sulla valorizzazione e tutela del territorio, del paesaggio agricolo e urbano, incentivare il recupero del patrimonio edilizio esistente. La vera sfida, a nostro parere, è quella di pensare ad una città del futuro modellata sulla ristrutturazione di quartieri sostenibili, e che abbia asse portante la riqualificazione dell'esistente, dove l'intervento del capitale privato può trovare motivazioni d'impiego importanti. In questa logica si imperniano i decreti riguardanti le agevolazioni fiscali per il risparmio energetico e prorogati anche per il 2014. Le agevolazioni fiscali consistono in detrazioni dall'Irpef o dall'Ires ed è concessa quando si eseguono interventi che aumentano il livello di efficienza energetica degli edifici esistenti. Sono ammessi interventi per il rifacimento di balconi, il rifacimento delle canne fumarie, il rifacimento di cantine, il rifacimento degli infissi esterni, il rifacimento dei locali caldaia, la costruzione di muri esterni di contenimento, la costruzione di recinzioni dei terreni adiacenti agli immobili, la costruzione di involucri degli edifici ecc. Riteniamo pertanto che questo possa rappresentare una valida iniziativa per incentivare l'edilizia residenziale ma riteniamo che ancora si debba fare molto in questa direzione . Tutti sappiamo bene che incentivando l'edilizia residenziale si sviluppa l'economia di interi paesi , si consente l'occupazione per carpentieri, falegnami , termoidraulici, elettricisti, muratori, fabbri, imbianchini, serramentisti piastrellisti e gli operai edili in genere. Tutti questi lavoratori, una volta che potranno usufruire del proprio salario, avranno una sicurezza economica, potranno spendere e tutto ciò svilupperà occupazione e attività economica ancora maggiore perchè si avvieranno attività economiche nel campo della ristorazione, dell'oggettistica, nella cura della persona, nell'abbigliamento ecc... Mi chiedo e chiedo a tutti voi : Non essendoci industrie , non essendoci attività manifatturiere chi può invertire la marcia? Quale attività può sviluppare questo territorio se non l'Edilizia? Occorre inoltre per creare occupazione, intervenire nel settore dell'edilizia residenziale pubblica . A causa del valore della propria abitazione acquistata mediante un mutuo con relativa ipoteca sull'immobile che l'ente finanziatore sapeva in anticipo non avrebbero mai potuto ripagare, e del forte aumento delle rate da versare grazie alla trappola degli interessi variabili molte famiglie hanno perso la casa, sequestrata dalla banca stessa. In Provincia di Enna il patrimonio edilizio pubblico ammonta a circa 2500 alloggi. Di essi circa 500 sono stati acquisiti in proprietà. Tali alloggi sono principalmente di proprietà dello IACP (Istituto Autonomo Case Popolari), seguite dalle proprietà comunali e, minoritariamente da proprietà della Regione Sicilia e dello Stato. Si tratta di abitazioni ormai datate, alcune in stato di degrado e le più recenti non hanno meno di vent'anni. Sono abitate soprattutto da anziani e pensionati di fascia di reddito medio basso. E' indispensabile innescare un circuito virtuoso di manutenzione continua e riqualificazione dell'intero patrimonio. La nostra provincia non ha bisogno di nuove case e di consumare altro territorio ma di riqualificare e rilanciare l'esistente. Un intervento continuo e duraturo nel tempo, che interessi, a rotazione, l'intero patrimonio sarebbe in grado di generare occupazione duratura non solamente tra gli edili ma su tutta una serie di lavoratori legati all'impiantistica in genere e a quanto ruota intorno all'edilizia. Si rende necessario rifare le coperture degli edifici, rifare i prospetti e le facciate, riqualificare energeticamente gli immobili, consolidare alcuni edifici, coibentare, installare gli impianti di riscaldamento, adeguare e abbattere barriere architettoniche, sfruttare la bio edilizia la quale potrà creare un indotto virtuoso nella produzione in loco di nuovi materiali. Questo consentirebbe ad esempio la creazione, nella Valle del Dittaino, di un polo ad alta specializzazione di materiali per la “green economy”. Altro versante su cui intervenire è rappresentato dalla messa in sicurezza del territorio per prevenire i disastri idrogeologici Sono bastati tre giorni di pioggia ed ecco che la città di Enna è stata isolata dal mondo . E' bastato un evento meteorologico naturale a rendere inaccessibile e a paralizzare ancora una volta la povera economia del nostro territorio. Fino ad adesso non si è capito quali sono le vere priorità per milioni di persone che vivono in un territorio oramai ridotto in brandelli. Brandelli d'Italia era il titolo di un libro di Cederna, vecchio di stampa ma attualissimo soprattutto in questa tragica occasione. Cementifichiamo tutto, non rispettiamo aree di pertinenza fluviale, non riforestiamo adeguatamente, erodiamo le coste, non ri-naturiamo i fiumi e molto altro... Mettere in sicurezza il territorio è una grande opera nazionale, che darebbe lavoro e sicurezza. La fragilità del territorio italiano rispetto al rischio naturale è una condizione nota. Le aree ad elevata criticità idrogeologica rappresentano il 10% della superficie italiana e riguardano l'89 % dei comuni (dato Ance-Cresme 2012). Il dissesto idrogeologico comprende essenzialmente due categorie di eventi ovvero le frane e le alluvioni. Per avere un'idea della dimensione del problema si pensi che a partire dall'inizio del secolo gli eventi di dissesto idrogeologico gravi sono stati oltre 4000 che hanno provocato ingenti danni a persone, case e infrastrutture ma soprattutto hanno provocato circa 12,600 tra morti, dispersi e feriti, il numero degli sfollati supera i 700 mila. Tra il 2002 e il 2012 gli eventi di dissesto che hanno provocato danni diretti alla popolazione di cui si è venuti a conoscenza sono circa 380, nella maggior parte si tratta di frane che hanno provocato circa 290 morti. Il fenomeno dunque, se paragonato al passato, appare in questo decennio più rilevante sia in termini di eventi che di vittime. Riteniamo che sia necessario impegnare annualmente, a livello nazionale e per vent'anni, una somma pari a 2 miliardi di euro per procedere a quella manutenzione e messa in sicurezza del territorio che consentirebbe risparmi laddove si procedesse al recupero preventivo dei dissesti di evidente pericolo. Nel solo triennio 2010-2012 il costo complessivo dei danni provocati da eventi franosi ed alluvioni in Italia è stato pari a 7,5 miliardi di euro pertanto il costo della prevenzione garantirebbe, alla lunga, maggiori economie di quanto non si spenda attualmente per il recupero, non sottovalutando inoltre che la messa in sicurezza del territorio si tradurrebbe in minori rischi per la vita delle persone. A nostro parere, occorre innanzitutto avviare un programma di studio e mappatura del territorio, poi bisognerebbe avviare quelle opere necessarie a mettere in sicurezza il territorio stesso e infine si dovrebbero attivare delle politiche finalizzate a consumare meno possibile il suolo avviando un piano di ristrutturazioni sugli immobili esistenti. Pertanto, si metterebbe in moto il lavoro edile sia di tipo idraulico che ambientale, si creerebbe occupazione per gli operai edili attraverso la pulizia degli argini, le opere di contenimento terra, la messa in sicurezza degli edifici pubblici e delle scuole, il rafforzamento delle abitazioni private. Riteniamo, inoltre, che per creare occupazione e per creare sviluppo in questa nostra provincia occorre infrastrutturare il territorio attraverso l'ammodernamento delle strade interne , con la creazione di nuove strade e con l'ammodernamento della rete ferroviaria. Enna è l'unica provincia siciliana a non avere sbocchi sul mare, tuttavia è raggiungibile in tempi relativamente brevi percorrendo l'autostrada Palermo-Catania. Se si esclude il tratto autostradale, le vie di comunicazione restano le strade statali e provinciali e i 60 chilometri di linea ferroviaria. L'agglomerato industriale del Dittaino, ubicato lungo l'asse autostradale, risulta collegato direttamente con il porto e l'aeroporto di Catania. La SS 192 attraversa la zona nord dell'area, ne costeggia tutto il lato nordovest e costituisce n anello con l'asse industriale che perimetra l'agglomerato ad est e a sud. Le strade si congiungono a nord con la A19 Palermo-Catania mediante lo svincolo. Al margine nord si trova la stazione di Dittaino con il relativo scalo merci. Nel suo insieme la dotazione infrastrutturale locale è tra le peggiori d'Italia e tale da relegare Enna nei bassifondi della classifica delle 103 province italiane. La situazione più deficitaria si rileva nell’ambito della dotazione aeroportuale: la provincia di Enna non possiede un aeroporto nell’area provinciale, ma potrebbe sfruttare la vicinanza con l’aeroporto di Catania distante circa 60 km dal capoluogo provinciale. L’altra struttura utilizzabile potrebbe essere l’aeroporto di Palermo che, tuttavia, dista ben 165 km dal capoluogo. Fatto pari a 100 l’indicatore della dotazione media nazionale, il valore dell’indicatore provinciale risulta essere pari a 27,6 (Sicilia 81,7; Mezzogiorno 60,5), dato che pone l’area in una posizione di arretratezza anche rispetto a molte province della Sicilia - denotando anche una scarsa propensione a servirsi delle strutture delle province limitrofe. Si rende indispensabile, anche per le frequenti eruzioni del vulcano Etnea, la realizzazione del polo aeroportuale intercontinentale di Catania – Enna, in territorio di Centuripe il quale, in coincidenza con l’autostrada Palermo – Catania e la dorsale ferroviaria est – ovest, rappresenta un progetto di notevole valore strategico per lo sviluppo non solo provinciale ma anche regionale soprattutto se inquadrato nell’area di libero scambio euro – mediterranea.Altrettanto carente si presenta la dotazione stradale, al di la degli indicatori, perché non permette, di fatto, collegamenti fluidi con la provincia catanese e le altre province e località importanti. La rete autostradale in pratica si limita al tratto che collega Palermo a Catania (circa 75 km) e che, peraltro, lambisce solamente il capoluogo della provincia. Di fatto, autostrade, strade statali e strade regionali rappresentano solo il 22.6% dell’intera rete viaria. Il 31.8% sono strade provinciali e oltre il 45% strade comunali e vicinali di difficile percorrenza. Insufficiente si presenta anche la dotazione portuale soprattutto a causa della collocazione geografica del territorio provinciale che fa sì’ che nessuna area dello stesso sia bagnata dal mare.Le strutture più prossime sono il porto di Catania (65 km) e quello di Gela (75 km).Le stesse carenze strutturali possono essere riscontrate nella dotazione ferroviaria caratterizzata totalmente dalla presenza del binario semplice con conseguenti limiti anche sotto l’aspetto funzionale. E' assurdo e paradossale percorrere in treno la Sicilia da Trapani a Siracusa in 13 ore che nemmeno ai tempi dei romani si percorreva in così' tanto tempo. Alla luce del quadro emerso dall’analisi effettuata, quindi, si presenta necessario, vista anche la posizione geografica della provincia ennese, un forte impegno teso al miglioramento della dotazione infrastrutturale.E’, inoltre, opinione comune che una dotazione, sia pure soddisfacente, di specifiche reti di trasporto sia una condizione non sufficiente per promuovere sistemi logistici efficienti. Infatti, i sistemi di approvvigionamento delle imprese moderne, sempre più stressati dall’esigenza del just in time e dei tempi di consegna, richiedono una interconnessione delle diverse reti al fine di massimizzare, in termini di tempi e costi, il trasporto. Di conseguenza, una efficiente ed integrata rete di trasporto diviene un fattore che rende meno vincolanti le distanze geografiche e che attrezza il territorio consentendo alle strutture produttive in esso presenti di uscire dalla situazione di isolamento dai possibili sbocchi su mercati extra – provinciali. Per quel che riguarda la facilità di collegamento con altre città, si possono prendere in considerazione i tempi medi di percorrenza: occorrono circa 45 minuti per raggiungere Catania, circa un’ora e trenta per raggiungere Palermo e circa 9 ore per raggiungere Roma (compreso il tempo impiegato per il trasporto dall’Isola alla penisola).La scarsa dotazione infrastrutturale rappresenta uno dei fattori di maggiore svantaggio competitivo del territorio con conseguenti problematiche relazionali di accessibilità ai mercati da parte dell’economia locale. I maggiori gap si riscontrano: • nella carenza della rete ferroviaria (limitata a 50 km) caratterizzata dal binario unico e con forti deficit qualitativi, tanto da avere assunto un ruolo di assoluta marginalità sia per il traffico passeggeri che per quello merci; • nella dotazione stradale, se non per estensione certamente per caratteristiche e manutenzione, necessitante di collegamenti strategici e di aree attrezzate alla sosta; • nelle carenze della rete di distribuzione delle acque in special modo irrigue, con gravi ripercussioni sull’approvvigionamento in particolare nel periodo estivo. Occorrono dunque grandi interventi per migliorare l’infrastrutturazione della nostra provincia e per consentire un migliore accesso all’immenso patrimonio archeologico e naturalistico del nostro territorio. La provincia di Enna si inserisce perfettamente in questo quadro di bellezze come la Venere di Morgantina, la Villa Romana di Piazza Armerina, i bellissimi centri storici di Nicosia e di Troina per non parlare del Castello Normanno di Enna e delle Terme Romane di Centuripe. In Provincia si contano fino ad oggi 420 siti archeologici . Sicuramente i turisti di tutto il mondo sarebbero lieti di venire a visitare le bellezze del territorio della Nostra Provincia , desidererebbero rilassarsi presso le spiagge siciliane e penso che sarebbero interessati a gustare ed apprezzare le gustosissime pesche di Leonforte, il Piacentino ennese e il profumato olio di Barrafranca. Per tale ragione , pensiamo debbano essere realizzati prioritariamente per il superamento delle distanze geografiche, per adeguare il territorio alle esigenze delle imprese e per garantire all’area le condizioni minime di sviluppo nell’immediato futuro: 1. Il completamento dello scorrimento veloce della Nord-Sud (Gela-S. Stefano di Camastra); 2. Realizzazione dell’aeroporto internazionale in territorio di Centuripe; 3. Realizzazione della ferrovia veloce Catania-Palermo; 4. Costruzione della tangenziale di Enna Bassa; 5. Rifacimento e consolidamento strada provinciale per Enna (cosiddetta panoramica) 6. Realizzazione dell’autoporto di Dittaino; 7. Completamento o rifacimento delle reti idriche afferenti i principali invasi della Provincia e più in particolare: realizzazione del canale di adduzione a gravità del serbatotio Pozzillo alla diga Sciaguana, costruzione delle traverse di derivazione a servizio di quet’ultimo invaso, rifacimento della rete irrigua dipendente dalla diga Nicoletti; 8. Ammodernamento della SP n.18 “Agira-Nicosia” da Agira al Km 20 2° stralcio; 9. Scorrimento veloce “Pietraperzia-Barrafranca-Piazza Armerina” 2° stralcio; 10. Sistemazione direttrice di collegamento Nicosia A19 verso Palermo, costituita dalle SS.PP. n.19 – 46 –32 –6; 11. Costruzione variante alla SP 22 nel tratto compreso tra la zona di innesto con la SS121 (e con la SP 21/bis) ed il ponte sul fiume Sasso. 12. E la manutenzione ordinaria e straordinaria delle strade interne ennesi. A nostro parere, queste sono le linee guide a cui dobbiamo guardare per cercare di far sviluppare il settore dell'edilizia e tutti insieme dobbiamo muoverci perchè questo avvenga . La Fillea sarà in prima linea in questa battaglia di civiltà perchè come sostiene il nostro Segretario Generale Nazionale Susanna Camusso: “parlare di lavoro è parlare di pane. Il lavoro è stato per noi e deve restare l'ingresso nella vita adulta, nella vita autonoma, nel piacere del realizzare i propri progetti e i propri sogni. Per questo il lavoro non può essere povero, figlio del massimo ribasso, incerto. Non può essere precario. Il lavoro è condizione concreta di orario, professionalità, salario, è diritti e doveri. E' dignità.” In tutta la provincia abbiamo organizzato i comitati dei disoccupati edili per chiedere al Governo della Regione, all'Assemblea Regionale Siciliana , ai Sindaci e alle Istituzioni della Sicilia di proclamare lo stato di crisi del settore edile, di mettere al centro dell'agenda politica e di governo il lavoro edile. In molti ci accusano di essere il sindacato che sa dire solo NO invece noi facciamo delle proposte concrete. Proponiamo di monitorare attraverso la Prefettura lo stato di attuazione dei programmi delle opere pubbliche. Proponiamo di sottoscrivere protocolli d'intesa con le pubbliche amministrazioni per favorire l'assunzione di manodopera locale attraverso meccanismi che assicurino la trasparenza degli impegni ed il controllo su eventuali meccanismi clientelari. Proponiamo di avviare cantieri comunali di lavoro per i disoccupati edili censiti in cassa edile. Proponiamo che si intervenga immediatamente per riformare il patto di stabilità e si svincolino gli investimenti dal Patto medesimo. Proponiamo che si programmino seriamente gli investimenti per i fondi Europei 2014- 2020. La Fillea oggi è convocata non per celebrare un rito celebrativo, ma per realizzare un atto fondativo di lotta e di rivendicazione per il lavoro con delle proposte concrete e fattibili. Si tratta di un percorso iniziato con le assemblee congressuali di base e che si svilupperà per tappe già da domani. Consegno al Congresso una Fillea che è cresciuta, nonostante i disastri della crisi e la disoccupazione crescente , e si presenta con 958 iscritti. Abbiamo raggiunto questo risultato con l'aiuto di tutti. Si è fatto un lavoro di squadra con i compagni componenti la segreteria provinciale uscente, che ringrazio, Francesco Varisano e Angelo Lupo, e anche grazie ai compagni responsabili delle Camere del Lavoro dell'Intera Provincia. Desidero informare che il 1° documento congressuale che ha visto come firmatari tra gli altri Susanna Camusso e Maurizio Landini ha ottenuto nelle assemblee di base il 95% circa del consenso ciò vuol dire che i lavoratori iscritti alla nostra Organizzazione Sindacale vogliono un Sindacato che si batta per il LAVORO perchè Il LAVORO DECIDE IL FUTURO. Affinchè questo avvenga la Fillea ha bisogno di tutti i lavoratori, la Fillea ha bisogno dei propri iscritti per influenzare le istituzioni , per cambiare le condizioni di sofferenza in cui versano i lavoratori A mio parere i lavoratori devono uscire dal proprio isolamento e devono unirsi perchè, in questo momento storico caratterizzato dal profitto sfrenato e dall'individualismo non hanno nulla da perdere se non il proprio malessere sociale e la gabbia in cui sono stati rinchiusi. Nel suo ultimo libro “L'UTILITA' DELL'INUTILE” il Professore Nuccio Ordine, ci ricorda che la società europea ha smarrito i valori essenziali della vita e della solidarietà umana... e laddove c'è la proprietà privata si commisura ogni cosa con il denaro … pertanto è bene contrapporre alla rapacità del sistema economico un modello fondato sull'interesse collettivo e sull'amore per il bene comune. Grazie

 

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