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Referendum

25.02.14 Si è concluso il 25 febbraio 2014 il Congresso territoriale della Fillea Vibo Valentia. Di seguito la relazione del segretario uscente Abdel Ilah El Afia, riconfermato alla guida della struttura dal nuovo direttivo eletto al termine del congresso.
Carissimi compagni, Gentili Ospiti, Un caloroso saluto ed un benvenuto a questo appuntamento della vita della nostra categoria. Un sincero ringraziamento mi sento di rivolgere, a nome di tutti noi, ai nostri segretari Luigino Denardo, Gigi Veraldi, alla compagna Marcella Marra e ai nostri ospiti per essere oggi qui presenti per seguire i lavori del nostro V congresso. Un doveroso pensiero va anche ai nostri iscritti, a coloro che non sono presenti fisicamente ma che hanno collaborato con noi in questi anni per rendere la nostra categoria più forte. Nonostante l’impegnativo lavoro quotidiano a cui siamo stati chiamati in questi due mesi per i tanti problemi e le vertenze, abbiamo mantenuto alto il nostro obiettivo cercando di coinvolgere tutti i nostri iscritti con assemblee in tutti i comuni della nostra provincia. La presenza oggi dei delegati eletti nelle diverse assemblee di base è la sintesi di una partecipazione vasta ed impegnativa, che ha portato a discutere con i nostri iscritti dei problemi economici e sociali del momento, ma anche del nostro sistema di democrazia partecipata. L’ambizione e l’obiettivo è quello di garantire la continuità e la crescita organizzativa e politica della struttura attraverso il confronto con spirito costruttivo, nell’intento di realizzare un sindacato territoriale in grado di dare risposte concrete ai lavoratori delle costruzioni, con radici forti nel territorio. Un grande sindacato vicino ai lavoratori e capace di affrontare le difficili questioni del momento nel mondo del lavoro. Un sindacato propenso a dare risposte e garantire tutele sia individuali che collettive per i lavoratori, attraverso una strategia ed un percorso sindacale articolato e partecipato ritenendo la concertazione e la contrattazione gli strumenti essenziali per le relazioni tra le parti. Un sindacato serio che si prefissi il compito di favorire le politiche di crescita e di sviluppo economico, tutelare il potere d’acquisto dei salari e delle pensioni e favorire la crescita dei livelli occupazionali. Siamo chiamati ad esercitare quotidianamente la nostra azione sindacale forte, equilibrata e responsabile, per garantire e difendere tutele, conquiste e diritti sindacali che sono sempre più minacciati e messi in discussione da un sistema economico, finanziario ed istituzionale, debole verso i forti e forte verso i deboli. Continueremo sul nostro progetto organizzativo, accogliendo tutti, convinti che l’organizzazione ha bisogno di un consenso ampio e diffuso di tutti i lavoratori, compreso quello dei lavoratori immigrati, per poter crescere e rappresentare al meglio i bisogni e avere riferimenti organizzativi in tutti luoghi di lavoro ed in tutti i Comuni della nostra provincia. Questo congresso si colloca in un momento difficile per il paese e con forti disagi per i lavoratori a causa delle tante questioni aperte che rendono sempre più difficile il ruolo anche del sindacato. Un momento di crisi che non ha risparmiato il nostro Paese sotto l’aspetto economico – sociale –ed occupazionale, con effetti devastanti soprattutto nei territori più deboli, come il Mezzogiorno e la Calabria dove il settore delle costruzioni rimane ancora tra i più colpiti. Una crisi che ha fatto emergere in maniera eclatante alcune delle peggiori anomalie del nostro Paese: la burocrazia e la corruzione, che fanno disperdere grandi risorse per la collettività. Un Paese che deve interrogarsi e soprattutto deve agire se vuole uscire fuori dal tunnel in cui oggi si trova e che sta reggendo solo grazie alla nostra cultura di solidarietà tra i nuclei familiari e grazie all’enorme sacrificio chiesto a lavoratori, ai pensionati ed alle imprese sane. Abbiamo una politica lontana dalla realtà, incapace di dare risposte e di assumersi le proprie responsabilità. Dal dibattito politico in corso non si stanno producendo spunti concreti su come uscire dalla crisi e rilanciare lo sviluppo e l’economia nazionale, abbiamo perso più di un anno tra primarie e governi instabili: i tempi della politica non sono i tempi del Paese e dei lavoratori, e sopratutto mancano proposte e misure concrete per traghettare il paese fuori dal tunnel. L’equità vuole che si tenga conto, per andare in pensione, dell’aspettativa di vita, dell’usura fisica, oltre che della stabilità, continuità e pericolosità del lavoro. Tutte condizioni che il lavoro in l’edilizia contiene. Cosa c’è di equo quando nell’innalzare l’età pensionabile, decretando per i lavoratori del nostro settore una pensione irraggiungibile vista l a caratteristica di discontinuità lavorativa tipica del nostro settore? Per questo rivendichiamo l’abolizione della legge Fornero. Chiediamo una normativa che favorisca l’uscita anticipata dal lavoro per il pensionamento, facendosi carico del problema anche integrando l’intervento pubblico con normative contrattuali e contributive. Nel nostro Paese c’è bisogno di risorse, SI! Ma ancor di più di regole e del rispetto delle regole per il contrasto dell’illegalità. E' necessaria una vera politica di redistribuzione del reddito capace di accorciare il divario tra il 10% delle famiglie che detiene il 46% della ricchezza nazionale, ed il resto del Paese. Si deve ripartire da una vera riforma del fisco, e un piano del lavoro che restituisca dignità ai lavoratori attraverso una marcata lotta all’evasione fiscale. Chiusure di attività vengono segnalate in tutti i comparti produttivi, anche e soprattutto nel comparto dell’edilizia e delle costruzioni che ha risentito pesantemente degli effetti della crisi con un decremento del 18% nel 2012. Infatti, negli ultimi 5 anni il settore ha perso oltre 600 mila posti di lavoro. A questo dato negativo, purtroppo, ha contribuito parecchio la nostra Regione. Dai dati fornitici dalla Cassa Edile delle provincie di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia si evidenzia tra il 2011 e il 2013, per la nostra provincia, una riduzione del numero delle imprese da 541 a 443, e una riduzione del numero dei lavoratori da 2275 a 1531. Questo trend negativo si riflette di conseguenza sul numero delle ore lavorate, meno 1ml di ore (Da 2ml 464 A 1ml 450) e della massa salariale accantonata di 5ml 603 Euro. Analogo tracollo nelle attività produttive ed occupazionali l’abbiamo registrato nel settore dei manufatti in cemento e legno, dove le aziende hanno fatto massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali ordinari ed in deroga; mentre conseguenze ancora più pesanti le abbiamo dovute gestire nel settore della produzione del cemento dove il perdurare della crisi del settore delle costruzioni ha di fatto portato l’Italcementi di Vibo Marina ad annunciare lo scorso anno la chiusura dello stabilimento, decisione contrastata con forza dalla FILLEA e dalle organizzazioni sindacali in modo unitario. Su questa vertenza abbiamo cercato di coinvolgere la politica sia a livello nazionale che regionale, nella lunga trattativa per la riconversione del sito, e nel tentativo primario di salvare i 500 posti di lavoro, incluso l’indotto. Ora aspettiamo il tavolo prefettizio di domani e l’incontro che si terrà al MISE con l’auspicio di ottenere risultati che soddisfino i lavoratori e il territorio. L’augurio è che questa crisi porti un po’ di saggezza, che si torni ad imboccare la strada dell’economia reale, quella fatta da imprese vere, che producono beni, che lavorano anche per fare profitto, ma che considerino tale fine funzionale al bene comune; che puntino alla produzione, al lavoro e mettano al centro di questo l’essere umano. La CGIL da sempre è il sindacato che ha portato avanti valori come la dignità, la serietà, l’onesta, la passione, il rispetto della persona umana, la giustizia sociale, la legalità, la supremazia del lavoro sul capitale. Noi abbiamo il dovere di continuare a farlo. Anzi, in questo momento, questi principi e questi valori vanno riaffermati se vogliamo aver chiaro il nostro futuro e quello delle generazioni future. La FILLEA CGIL privilegia la contrattazione, evitando le contrapposizioni e cercando soluzioni ed accordi, sia con le associazioni imprenditoriali che con gli enti. Noi abbiamo maturato sempre di più il convincimento di dover sviluppare una maggiore sinergia tra le parti per affrontare i problemi di natura contrattuale e quelli del mondo del lavoro, come il contrasto al lavoro irregolare, la legalità, l’applicazione dei contratti e la realizzazione delle infrastrutture sul nostro territorio. Riteniamo, infatti, che debba essere di interesse comune, sia delle associazioni imprenditoriali, sia delle organizzazioni sindacali, chiudere accordi, sottoscrivere protocolli ed intese, affinché nel nostro territorio si realizzino le tante infrastrutture che mancano nelle nostra realtà e che sono necessarie per lo sviluppo: l’edilizia sociale, la messa in sicurezza del territorio e del patrimonio pubblico, la messa a norma delle nostre scuole e degli uffici pubblici e la salvaguardia del patrimonio storico. È necessario dotare la nostra provincia di una moderna rete stradale, da diversi decenni programmata: una rete stradale adeguata che colleghi il mare e la montagna, i diversi centri urbani e le periferie. Il completamento delle opere già avviate come la trasversale delle Serre e il cantiere della “Salerno - Reggio Calabria” (PIZZO-SANT’ONOFRIO). La realizzazione del nuovo ospedale in programma a Vibo Valentia non può rimanere un sogno, ed anzi occorre accelerare l’iter che porti ad un immediato avvio della fase operativa. Fondamentale è l’utilizzo al più presto delle risorse assegnate e già disponibili per il ripristino di tratti stradali danneggiati dalle alluvioni, e per il finanziamento e il risanamento delle opere di edilizia pubblica. Così come va perseguito un sostegno decisivo alla riconversione ecologica ed energetica dell’edilizia e delle abitazioni, attraverso un’azione forte e concreta a sostegno dello sviluppo, che metta al centro la qualità del lavoro e delle imprese. Un vero e proprio piano industriale che potrebbe attingere a risorse importanti a partire dalla programmazione di risorse Europee, dalla cassa depositi e prestiti e dalla lotta alla corruzione e all’illegalità, che solo nell’edilizia ammontano a decine di miliardi Pensiamo a cosa significherebbe, nel nostro settore, sperimentare e produrre edilizia antisismica a basso costo e minimo impatto per un paese che ha il 70% del territorio in zone sismiche e ad alto rischio idrogeologico. Inoltre, alle imprese sane che creano occupazione regolare,vanno garantite misure di accesso al credito per immettere liquidità sul mercato e soprattutto serve trovare una soluzione rapida all’ormai insostenibile problema dei ritardi nei pagamenti da parte della PP.AA. Perché tale pratica sta piegando le imprese; anche quelle più strutturate. Serve inoltre un serio intervento sul settore per affrontare l’irregolarità e l’illegalità attraverso provvedimenti legislativi di certificazione di qualità delle imprese, a partire dall’inserimento del DURC per congruità, attraverso l’abolizione delle gare al massimo ribasso, attraverso la legge sulla qualità delle imprese e attraverso il rafforzamento di tutti i meccanismi di controllo su irregolarità e sicurezza nei cantieri. Va sostenuto e rafforzato il sistema degli Enti Bilaterali in edilizia, quali presidi di legalità e sviluppo della cultura della sicurezza e della formazione professionale e continua. Il luogo di lavoro ed il modo di lavorare determinano il nostro stato di salute e il costo che lo Stato deve affrontare sul tema della prevenzione della salute e degli infortuni, soprattutto in un ambiente complesso come quello dei cantieri edili. Ruolo primario, in tal senso lo hanno i controlli e la formazione. I controlli da parte dello Stato che non possono rimanere marginali e il rafforzamento della formazione professionale e continua per costruire una cultura della sicurezza quale elemento prioritario a difesa della salute dei lavoratori. Oggi più di ieri bisogna fare un salto di qualità culturale che smetta di vedere la sicurezza e la formazione come costi che nella crisi si possono tagliare. Sicurezza e formazione assieme all’applicazione integrale del Contratto collettivo sono le questioni qualificanti per fare un ulteriore passo verso la legalità ed il consolidamento del sistema imprenditoriale locale nella nostra provincia. Io credo che il tempo delle contrapposizioni delle parti debba essere definitivamente superato. Anche perché in Calabria abbiamo a che fare anche con un'altra contraddizione e problema che è quello di una classe politica che ormai può definire la sua esperienza fallimentare, basta dare un occhiata alla graduatoria sulla la qualità della vita, ma che ha, tuttavia i costi più alti d’Italia e che risulta essere la più corrotta o meglio collusa, visto che restiamo la regione con il più alto numero di amministrazioni sciolte per infiltrazioni mafiose. Per concludere, chiedo al Governo Nazionale per i 23.000 lavoratori calabresi che hanno perso il posto di lavoro negli ultimi anni e che non riescono a trovare un ri-collocamento, il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga (mobilità e cassa integrazione) e al Governo Regionale l’attivazione di Politiche attive vere che incentivino le imprese ad assumere questi lavoratori; che vi siano misure per accompagnare quelli che hanno superato i 60 anni verso la pensione, e che si incentivi l’auto-impiego. Come FILLEA e sicuramente con le altre sigle sindacali, mobiliteremo i lavoratori affinché si avvii un confronto stringente con l’Assessore ai Lavori Pubblici, per chiedere un’ accelerazione nell’apertura dei cantieri e che possano partire subito con clausola del 30% della manovalanza che sarà utilizzata da questo bacino. Concludo ringraziando tutti voi, vera anima di questa categoria e di questa grande organizzazione: Grazie per la vostra passione e dignità, grazie per il vostro impegno e sostegno, grazie davvero di cuore.

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