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03.03.14 Si è concluso il20 febbraio 2014 il Congresso territoriale della Fillea Forlì. Di seguito la relazione del segretario uscente Domenico Parigi, riconfermato alla guida della struttura dal nuovo direttivo eletto al termine del congresso.
Care compagne e cari compagni Graditi ospiti e invitati A distanza dell'ultimo congresso ci troviamo ,a soli quattro anni a valutare una crisi destinata a rientrare nei libri di storia , come "crisi epocale" che ha coinvolto tutti i settori della vita sociale e civile del Paese. Nel nostro compito ed impegno ci siamo trovati varie volte a misurarci direttamente con chi vive e sperimenta quotidianamente la crisi attuale sulla propria pelle; ci ha spinto, inevitabilmente, ad interrogarci sul nostro operato, sull'agire del sindacato di cui facciamo parte e che rappresentiamo dinanzi ai lavoratori. Inevitabile la riflessione sul valore del lavoro, su come esso si coniughi al futuro, alla progettualità del domani, alla qualità della vita personale di ciascuno di noi; inevitabile, inoltre, la riflessione sulla crescente precarietà che sempre più tocchiamo con mano giorno dopo giorno. Nel forlivese e nelle zone limitrofe numerose sono le aziende che si sono trovate a chiudere i battenti ed altrettanto innumerevoli sono i lavoratori che ,più o meno gradatamente, hanno dovuto misurarsi con una sempre maggiore precarietà della loro condizione, non potendo più contare su uno dei capisaldi della società: il lavoro, la sicurezza di poter contare su entrate generalmente garantite e sicure. Scendendo ad analizzare ed a contestualizzare le m1e parole, nello specifico, faccio riferimento alle seguenti condizioni a noi vicine e da noi affrontate con più o meno capacità gestionale dei conflitti che, come conseguenza della crisi di cui sopra, si sono venuti a creare nel tempo. LA CRISI NEL TERRITORIO: le aziende nel territorio Dal continuo monitoraggio effettuato nell'ultimo periodo si evince che le Aziende che sono state direttamente coinvolte dalla crisi sono centinaia e centinaia e circa 2500 i lavoratori in condizioni di crisi e di forte precarietà coinvolti nell'utilizzo degli ammortizzatori sociali idonei. Si registrano diverse decine di aziende ed industrie del settore edile­ artigiano che hanno inoltrato e tuttora continuano a presentare richieste di CIGO e CIGS, sia in deroga che ministeriale, a queste vanno aggiunte altre aziende che stanno proseguendo con il loro avanzare le richieste di ammortizzatori, su nostro sollecito ed invito. Il territorio forlivese è stato anche toccato direttamente dalla crisi del settore nautico da diporto che ha colpito uno dei settori strategici della zona. Il 7 giugno 2013 abbiamo fatto uno sciopero con manifestazione davanti ai cancelli della Ferretti; l'iniziativa, conclusa dai segretari regionali di categoria, ha affrontato anche le rivendicazioni per il rinnovo del contratto nazionale, unendo così le tematiche del rinnovo del contratto Nazionale Legno-Industria e della difesa del Polo Nautico Forlivese. In tale occasione le rivendicazioni sindacali chiedevano il rinnovo del contratto e l'attuazione degli impegni contenuti nel piano industriale Ferretti del dicembre 2012. Avevano aderito alle iniziative anche i lavoratori del settore metalmeccanico, del settore chimico-gomma plastica che facevano parte della filiera della nautica, a dimostrazione della sensibilità riservata al settore. Abbiamo affrontato tali tematiche, successivamente, anche in una lettera aperta alla cittadinanza, già nello scorso mese di ottobre, dove abbiamo coinvolto e chiesto il sostegno delle Istituzioni per perseguire la salvaguardia del patrimonio industriale della zona. La FERRETTI è una delle aziende più coinvolte dalle dinamica della crisi, come abbiamo scritto in un nostro volantino uLa Ferrari del mare non può lasciare Forlì", il dramma sarebbe in primis per i lavoratori, a cu1 s1 aggiunge l'imperdonabile perdita per il territorio e tutto l'indotto. Il cantiere produttivo di Forlì è stato individuato, a seguito di una sommaria analisi della situazione generale di mercato, quale stabilimento ad hoc da chiudere. L'azienda avrebbe voluto procedere con il trasferimento dei lavoratori da Forlì ad altri stabilimenti, determinando un esubero di personale; esuberi che, in verità, non sarebbero altro che una serie di licenziamenti collettivi camuffati; non a caso a gennaio 2014, i lavoratori coinvolti da tale processi sono passati da 150 a 200. In tale ottica chi potrebbe garantire che anche altri occupati, impiegati ad esempio, in tale settore non potranno essere trasferiti? Il dialogo con l'azienda è proseguito a tutto gennaio e febbraio. In seguito ai primi incontri si è dichiarato lo stato di agitazione con una piena partecipazione dei lavoratori e la situazione è stata condivisa tramite volantinaggio nella piazza forlivese, dove ha registrato una sensibile risposta di tutta la cittadinanza. Sono state proclamate decine di ore di scioperi ed agitazione sindacale. Negli incontri effettuati fra le parti è emerso che degli ipotizzati risparmi che sarebbero derivati dalla chiusura del sito di Forlì, ammontanti a circa 4,5 milioni di euro; solo 1,5 milioni di euro di risparmio sui costi fissi del cantiere di Forlì. Noi siamo dell'idea di lavorare per il raggiungimento dei costi fissati e crediamo che questo sia realizzabile, senza ripercussioni drammatiche ed irreversibili sul piano personale dei lavoratori e sul piano sociale per il territorio. Si è tenuto un importante incontro in Regione in cui il ruolo strategico del Presidente Vasco Errani ha reso possibile che si realizzasse un tavolo di trattative al Ministero per lo Sviluppo economico. Va sottolineato che tale incontro è stato caratterizzato da un marcato presidio dei lavoratori ,organizzato dai delegati sindacali degli stabilimenti di Forlì e di Cattolica davanti alla sede della stessa giunta regionale. Martedì 18 febbraio incontro al Ministero dello Sviluppo Economico dove nella notte si è chiuso l'importante accordo del mantenimento di tutti i siti produttivi del Gruppo. Fondamentale per raggiungere l'accordo è stato il contributo del Presidente della Regione E.R. Vasco Errani e del sindaco di Forlì Roberto Balzani. Va sottolineato però che questo risultato non sarebbe stato possibile senza la mobilitazione e l'impegno di tutti i lavoratori del gruppo. La determinazione e la risolutezza con cui gli stessi lavoratori, le OOSS confederali e di categoria e le RSU hanno indubbiamente giocato un ruolo determinante. CANTIERE DEL PARDO: leader italiano in costruzione di barche a vela. Dopo il disimpegno del precedente proprietario gruppo Bavaria, a soli due anni dalla acquisizione del cantiere, e della decisione dello stesso di non proseguire negli investimenti, si è attivato un ciclo di incontri per tutelare tutti i lavoratori del Gruppo, salvaguardare livelli occupazionali e conoscere il Piano dell'Azienda. In una tale ottica le OOSS ,unitamente alle RSU, hanno ribadito a più riprese di non essere disponibili a vedere vanificati i sacrifici affrontati negli ultimi anni per questioni di cui non possono essere responsabili, hanno sottolineato, altresì, l'importanza di garantire una continuità produttiva per rafforzare la professionalità dei lavoratori e mantenere integra l'attrattività del Territorio sul versante del Polo Nautico. Successivamente il nuovo investitore, nel mese di ottobre 2013, ha dichiarato la sua intenzione di procedere all'affitto del ramo di azienda, assumendo parte del personale in base a criteri della lettera di intenti. Questo risultato si è raggiunto a seguito di incontri in cui le OOSS e le RSU rivendicavano ed ottenevano l'impegno al mantenimento del sito produttivo a Forlì, la presentazione del piano industriale, la continuità del piano occupazionale per un primo gruppo di lavoratori, nel rispetto del bacino unico di utenza in caso di sviluppo e crescita della nuova entità, e principalmente l'impegno a garantire da parte del cantiere del Pardo l'utilizzo degli ammortizzatori sociali conservativi rivolti a tutti i lavoratori. La natura così sofferta dell'intesa, sta a significare la nostra determinata volontà di conferire continuità ad un importante insediamento industriale del polo nautico forlivese, tendendo, con tale modalità di agire, ad allontanare il rischio di una tragica deindustrializzazione nel Territorio. E' stata una lunga operazione che si inserisce e si contestualizza in una ben precisa storia industriale, che necessita di monitoraggio e attenzione per cui il tavolo dei confronti dovrà proseguire costantemente. ALPI: la nostra presenza si è giocata in prima linea anche come supporto ai lavoratori dell'Alpi. L/azienda è indubbiamente uno dei leader mondiale nel settore dell'impiallacciatura di laminati in legno ed in sintetico. Nel mese di Novembre 2013 l'Azienda, che al momento occupa circa 570 dipendenti, ci ha comunicato che, a fronte del perdurare della crisi continua che ha comportato un calo persistente e continuo del fatturato del 50% e dell'avere esaurito il limite utilizzabile dei 36 mesi nel quinquennio per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, e apertura della procedura di mobilità per 242 dipendenti. A seguito delle varie assemblee si è proclamato lo stato di agitazione, respingendo l'impostazione avanzata dalla Azienda e le diverse iniziative di sciopero hanno reso possibile l'avvio di un confronto reale, prima insperato. Ciò, al fine di individuare gli strumenti utili per evitare i licenziamenti, prendendo anche a riferimento quanto era contenuto nel "Il Patto per attraversare la crisi". A tal scopo il 27 gennaio 2014, data in cui terminava il contratto di solidarietà, si è raggiunto l'accordo di vincolare la gestione delle uscite esclusivamente al criterio della volontarietà incentivata. Le lavoratrici ed i lavoratori si sono dimostrati decisi, tenaci e determinati a seguire le OO.SS. nelle proposte tese a cercare tutte le soluzioni possibili alternative ai licenziamenti. Sono state svolte le assemblee negli stabilimenti dove i lavoratori, hanno approvato l'intesa che riduce gli esuberi da 242 a 90, prevedendo anche l'utilizzo della Cassa Integrazione straordinaria in deroga fino a quando la copertura finanziaria lo renderà possibile. Sottolineo a voce alta che il risultato ottenuto è dovuto alla determinazione ed alla evidente compattezza con cui i lavoratori hanno aderito e condiviso tutte le iniziative di lotta proclamate dalle OOSS, e dalle RSU. E' stata la loro massiccia presenza, la loro adesione, il loro appoggio a determinare l'attenzione di tutta la comunità del Tramazzo, permettendo ai sindacati di fare cambiare posizione all'Azienda e auspicando così il far maturare alla stessa, una nuova ottica di rilancio che passi attraverso investimenti di processo e di prodotto, in un progetto industriale che sia all'altezza del bisogno, confermando, in siffatto modo, l'Alpi come azienda leader del suo settore. Mobile Imbottito: il settore è ancora uno dei più rilevanti nel territorio con oltre 2000 addetti. In questi anni, in numerose aziende, sono stati proposti ed utilizzati numerosi accordi relativi all'utilizzo di ammortizzatori sociali conservativi, CIG, CIGS ministeriale e in deroga finalizzati alla salvaguardia dei livelli occupazionali. ATL: il nostro territorio è riuscito a dare una risposta di grande responsabilità, contribuendo ad una soluzione per quelle lavoratrici e quei lavoratori deii'Omsa che tanto si sono battuti per il diritto al lavoro, sapendo superare una logica strettamente territoriale, sapendo che i diritti dei lavoratori devono essere estesi a tutti . Vogliamo ricordare che, dopo lo svolgimento del precedente Congresso, è stato sottoscritto il "Codice Etico", mirato a tutelare il rispetto delle normative di legge e dei contratti da parte delle Aziende forlivesi che producono del made in ltaly. Il Codice Etico citato tende a contemplare obblighi specifici in cui si vincolano le Associazioni firmatarie, in nome delle imprese rappresentate. In tale ottica occorre muoversi secondo una linea di cooperazione fra vari attori sociali ed istituzionali, garantendo un conseguente riscontro occupazionale, una seria cooperazione fra vari attori sociali ed istituzionali. Nonostante ciò, ovvero al di là di una conquista etica importante, permane in varie realtà il problema di come gestire il difficile rapporto con i "terzisti". Infatti numerose sono le aziende che stanno utilizzando la cassa integrazione come conseguenza di una forte riduzione del mercato italiano (e non), unitamente ad una concorrenza sempre più forte perché utilizza manodopera non sempre regolare, soprattutto nella gamma di prodotto medio bassa. EDILIZIA: Il settore edile versa in una gravissima crisi; rarissime le aziende nel nostro territorio che non utilizzino la Cassa Integrazione o altri ammortizzatori similari. Gli effetti della crisi nel mercato del Lavoro sono pesantissimi. l principali nodi del settore riguardano la drastica riduzione degli addetti, che soprattutto negli ultimi anni non è proporzionata al calo del numero di imprese, o meglio si registra la presenza di pochissimi nuovi cantieri e un aumento esponenziale di lavoratori che diventino titolari di Partita I.V.A . Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un calo medio del numero di addetti sommando le tre casse edili del territorio pari ad oltre il 20%. Nel settore edile forlivese il ricorso alla Cassa Integrazione, già dal 2008, è stato è stato sempre più rilevante e, negli ultimi anni, si è registrata una crisi anche per quelle imprese edili prima non coinvolte, come quelle appartenenti al settore cooperativo. La pratica dei concordati in bianco, le new.co, purtroppo sono oggi lo strumento per cercare scorciatoie, fatte di un mix che tende a ridurre le basi occupazionali, ridurre i salari, lasciando ai tribunali fallimentari la gestione delle responsabilità delle imprese nei confronti dei lavoratori, dei fornitori, delle comunità. Nonostante tutto ciò nella primavera 2013, siamo riusciti a raggiungere un'intesa sul rinnovo dei contratti collettivi provinciali di lavoro dell'edilizia, dopo una lunga serie di incontri con le associazioni ANCE e COOP, nonostante le forti difficoltà del settore siamo riusciti a mantenere la contrattazione di secondo livello senza svendere i diritti dei lavoratori. Persiste invece la difficile trattativa nel rinnovo del CCNL Edili Industria e Coop dove a quasi un anno dalla scadenza e a seguito di iniziative importanti, non ultimo lo sciopero del 13 dicembre 2013 con le quattro manifestazioni nazionali, dove abbiamo rivendicato la necessità di proseguire in una vera trattativa senza la costante minaccia di rendere diritti (come l'attacco senza precedenti all'istituto APE) e auspicando che grazie alla tenacia dei lavoratori edili si possa giungere ad un buon accordo, così come avvenuto nel settembre scorso per il settore del legno. Inoltre è evidente come la crisi abbia evidenziato la necessità di affrontare il tema della bilateralità per definire una riforma delle casse edili. A tale scopo sarà necessario mettere in sicurezza il sintema delle stesse salvaguardandone le missioni originarie, avendo per far ciò a riferimento il documento regionale FILLEA, FILCA, FENEAL. NUOVO COSTRUIRE PER USCIRE DALLA CRISI Noi crediamo che non sia più possibile riprodurre il modello che, negli anni precedenti la crisi ha caratterizzato il settore. Non è più sostenibile la continua cementificazione del territorio, l'uso indiscriminato del suolo, l'urbanizzazione selvaggia, la nascita e lo svilupparsi di periferie senza qualità e senza servizi. E' necessario invece ripensare nel suo insieme al modello economico fondato sull'uso illimitato delle risorse; l'edilizia, in ambito locale in primo luogo, può dare un contributo decisivo e strategico ad una nuova idea di sviluppo sostenibile. Quindi: un diverso uso del territorio, un idea di rigenerazione urbana del suo recupero e della sua riqualificazione, il recupero e il riutilizzo delle aree industriali dismesse, la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio, la tutela e la messa in sicurezza del territorio, la sicurezza idrogeologico e sismica, la valorizzazione delle risorse agroforestali; tutto ciò può costituire a livello locale il volano di uno sviluppo a cui corrisponderebbero tante opere (pubbliche e private) di piccole e medie dimensioni. Per rilanciare il settore, va inoltre superato il paradosso attuale per cui da una parte ci sarebbe una forte richiesta del bene casa ormai inaccessibile a tante famiglie, giovani coppie e singoli, anziani, famiglie a basso reddito, dall'altra una quantità sproporzionata di invenduto (a Forlì il Sunia stima circa 3000 appartamenti) che diventa uinvendibile" a causa del sostanziale blocco del sistema creditizio e dei prezzi di mercato degli immobili. QUERZOLI: nei mesi scorsi la cooperativa che rappresenta la realtà più importante del territorio forlivese per ciò che riguarda il settore dei manufatti in cemento, ha presentato domanda di ristrutturazione del debito al fine di superare le difficoltà e gli ostacoli. Contestualmente a ciò, i lavoratori si sono trovati nella difficile condizione di rimanere privi di retribuzione per un periodo di tempo piuttosto lungo; a tale riguardo le 0055 e le RSU hanno rivendicato il pagamento delle retribuzioni arretrate per circa 200 lavoratori. Questi ultimi, in tale periodo, si sono dovuti fare canea delle inadempienze economiche con i loro medesimi risparmi. Le OOSS si sono attivate e si stanno tuttora muovendo chiedendo alla cooperativa di presentare un piano industriale dettagliato che rilanci l'Azienda e consenta di mettere in campo tutte le potenzialità e le commesse di lavoro in attesa di acquisizione. MONIER: Anche questa azienda ha da tempo manifestato la volontà di chiudere il sito produttivo di Bertinoro, la lotta dei lavoratori ha condizionato la decisione della Proprietà portandola a decidere di utilizzare gli ammortizzatori sociali, precedentemente negati. Nonostante questo si rimarca il problema della desertificazione industriale anche nel territorio del Comune di Bertinoro. LA CRISI: precarietà, legalità, occupazione giovanile, pensioni e sostenibilità. La precarietà ha generato non solo insicurezza, paura, dubbi ed incapacità di progettare una qualsiasi soluzione, spettro che dietro ad essa si nasconde è quello del ({lavoro nero", spettro temibile e da prendere in considerazione quando la crisi si fa forte, le condizioni peggiorano, i conti non tornano e comunque, invece, bisogna pur andare avanti in qualche modo. Come in un gioco di ombre cinesi dietro quella del lavoro nero si nasconde anche l'ombra della illegalità, ancora più temibile e pericolosa per un paese democratico . Come si evince dal documento congressuale, possiamo affermare a chiare lettere che per uscire dalla enorme crisi etica e morale, che attraversa il Paese, abbiamo bisogno di ritrovare il reale significato della legalità, della trasparenza nelle quotidianità tra cittadini, tra istituzioni, tra lavoratori e sindacato, tra lavoratori e gli erogatori di lavoro medesimi. Interi territori di tutto il forlivese, sono stati investiti da una ({desertificazione industriale"; ogni giorno si legge sui giornali locali della chiusura di importanti aziende e settori strategici; tutto sta causando un grave e diffuso malessere nella classe dei lavoratori, chiamando sempre più in causa noi sindacalisti, in qualità di rappresentanza del mondo del lavoro ; ma è al lavoro, solo al lavoro che si deve guardare per coniugare una possibile declinazione del futuro del Paese. Determinante, come già detto nella mia analisi della crisi nel territorio, è stato e continuerà ad essere il coinvolgimento dei delegati e delle delegate, dei lavoratori e delle lavoratrici che hanno combattuto con noi respingendo vari tentativi di licenziamento, muovendosi nell'ottica di un pieno rispetto di valori e di principi condivisi dalla CGIL. Abbiamo combattuto la CRISI di questo periodo insieme, ed a loro va il mio enorme, sentito, sincero ringraziamento, qui è il caso di affermarlo e di riconoscerne l'effettivo valore sociale, sindacale ed umano. In tale ottica vanno riconosciuti anche il valore degli accordi, quello del 28 giugno 2011e quello del 31maggio 2013, che hanno determinato una prima fase di rinnovamento finalizzata ad una reale partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori per garantire una rinnovata azione collettiva. l giovani e il loro futuro: la loro occupazione è la bussola della nostra iniziativa, è ciò deve permeare ogni tratto del nostro operato con scelte coraggiose e coerenti. Pertanto, oggi la priorità della nostra azione sarà e deve essere costituita da un'azione di duro contrasto alla precarietà, anche al fine di arginare il dilagare del lavoro nero, come già citavo sopra. Non dobbiamo dimenticare che l'ombra del lavoro nero è legato sottilmente ed in modo inscindibile al dramma della disoccupazione, all'incertezza del domani, all'incapacità di vedere un proprio futuro pensionistico. Per attuare ciò tutti noi siamo chiamati ad interrogarci sulle ragioni che stanno alla base delle nostre criticità, dobbiamo riaffermare il pieno valore della confederalità che caratterizza la struttura della CGIL, solo in tal modo potremmo vivere a 11Vele spiegate" la crisi che ci ha investito. Ricomporre la confederalità, oggi significa ricompattare i tanti lavoratori che oggi non hanno regole nell'esercizio della propria prestazione, significa rinnovare un sistema di welfare pubblico che, attraverso una equa leva fiscale, non solo ridistribuisca reddito, ma rinnovi e rivitalizzi la qualità dello stato sociale, significa tornare a dare voce e gambe a ciò che sono i diritti universali. A questo il Sindacato, Noi, siamo chiamati! L'unica condizione per un possibile ed auspicabile miglioramento , come st legge nel Documento CGIL, è porre rimedio alle crescenti diseguaglianze, muovendosi in un'ottica di contrattazione rivolta alla salvaguardia e all'estensione dei diritti. Non va dimenticato che anche il processo di integrazione europea sta vivendo una grave crisi. Stiamo vivendo m pieno una forte recessione economica, un peggioramento di condizioni materiali delle persone, un relativo aumento della disoccupazione, delle disuguaglianze e della povertà; gli squilibri tra i diversi paesi, al momento attuale, non accennano a diminuire. Indubbiamente l'unica via di uscita da tale condizione è richiamarsi ai valori fondanti dell'Europa: la pace, la solidarietà, la sussidiarietà, la coesione, il benessere sociale. Anche in Europa occorre, prima di ogni altra cosa, affrontare il tema della disoccupazione, specie quella giovanile e femminile. Tutto ciò sarà possibile solo se le politiche di sviluppo tenderanno ad attuare il progetto europeo sulla "Garanzia Giovani". Perciò la via percorribile è solo quella di un investimento nella creazioni di posti di lavoro. Ma un siffatto discorso non è slegato da altre considerazioni sulla politica fiscale e qui richiamo in breve le proposte della CGIL; Introdurre una "imposta sulle grandi ricchezze", avviare una vera lotta all'evasione, adeguare la tassazione sulle rendite finanziarie al livello degli altri paesi europei, riformare la normativa IRPEF, modificare il sostegno fiscale alle famiglie, introdurre un sistema di tasse ambientali che agevoli la tutela dell'ambiente già da noi così reso "pattumiera". Ultimo punto che vorrei toccare, riguarda il nodo delle pensioni, nodo che spesso, come sindacato, ci sentiamo porre. Nell•attuale situazione relativa alle pensioni occorre ristrutturare e congelare, come si legge nel documento congressuale, la riforma Fornero. Occorre rivedere restituire una nuova sostenibilità, attraverso una pianificata gradualità, flessibilità e solidarietà al sistema previdenziale pubblico. Una tale revisione del sistema pensionistico si colloca in una cns1 generalizzata del sistema produttivo che sta conducendo ad una drammatica diminuzione delle industrie, come noi tocchiamo con mano anche nel nostro territorio. In un tale contesto diviene prioritaria la salvaguardia dell'occupazione, perché occorre far sì che l'Italia rimanga un grande paese manifatturiero. La crisi, anche locale, di cui abbiamo letto ogni giorno su vari giornali, ci convince sempre più di come l'Italia debba adottare una nuova idea di sviluppo basata non più e non solo sulla competizione fra lavoratori, fra enti, fra strutture, ma anche e soprattutto su una rinnovata idea di sostenibilità ambientale, sulla green economy, sottolineo , perché qui si cela il bandolo della matassa per una rinnovata coesione sociale. Vari esperti argomentano, ognuno a modo loro, come solo sentendoci parte integrante di un sistema molto più complesso in cui non siamo in competizione, sia possibile uscire dalla crisi. Una reale applicazione di questi presupposti comporta sicuramente un ripensamento del ruolo del {{pubblico" e la ridefinizione di un piano di interventi straordinari alternativi . Il Congresso: Nella nostra categoria abbiamo effettuato 93 assemblee di base. Hanno partecipato al voto 1623 lavoratori di questi 1621 hanno espresso il proprio voto a favore del documento (fil lavoro decide il futuro" e 2 voti ha ricevuto il documento (fil sindacato è un'altra cosa". Un dato che emerge dalle assemblee è che il dibattito che è scaturito è stato molto incentrato sul contingente; per cui gli argomenti più toccati sono stati: crisi, paura del futuro per se e per i propri figli, bisogno di lavoro, fisco più giusto, modifica della cosiddetta riforma Fornero sulle pensioni. Conclusioni: In un quadro fortemente critico qual è quello che oggi vi ho dipinto, la CGIL deve riaffermare il proprio ruolo di pieno sostegno, condivisione delle problematiche del mondo del lavoro e del suo coniugarsi strettamente alla possibilità del futuro. La nostra identità si riafferma con nitidezza e con volontà di esserci, di continuare a stare al fianco dei lavoratori, di lottare con loro, proprio come fin qui abbiamo fatto, magari migliorandoci e perfezionandoci. In quale modo? Ascoltando le loro esigenze, mettendoci nei loro panni, nelle loro scarpe, nei loro guanti da lavoro! Non dimenticando di avere lo sguardo sempre attento ad una politica realmente sempre più complessa in cui il mondo del virtuale, della raccolta del consenso tramite internet e dei social network, rischiano di farci perdere il contatto con la realtà, concreta, oggettiva ed in certi casi drammatica. Viviamo in un paese in cui la polemica non sempre è seguita da un vero intento costruttivo, in cui le idee ed i valori che appaiono ad una prima lettura non sempre sono quelli che veramente si intende trasmettere, ovvero dietro alcune parole e o frasi, dopo una prima lettura, si celano significati ben più profondi, spesso non costruttivi, più velati, quindi più pericolosi perché nascosti, appunto. E ciò, purtroppo, ha possibili ricadute anche sul mondo del lavoro. Nel senso che ci sono anche occupazioni virtuali che sorgono come funghi e che, magari, si mettono in concorrenza proprio in un periodo di piena CriSI. Non dimentichiamo la grande sfida a cui, come sindacato, siamo chiamati: mantenere integro e valido il concetto, il valore della rappresentanza e della Rappresentatività, valori alla base anche della nostra Costituzione! Ebbene questi valori sono in crisi e noi con esso. Ci stiamo muovendo, pericolosamente, a mio avviso verso un delegare sempre maggiore all'individuo, al singolo, a scapito, appunto, della ra ppresentatività. Siamo, ora come in altri periodi bui della nostra storia, nella fase del personalismo. Allora noi qui siamo chiamati ad essere sempre presenti, a contrattare rappresentando il Lavoro con la L maiuscola, a garantire la sicurezza nei posti di lavoro ed ad essere coinvolti nella ridefinizione di tasse e di tariffe e lo dobbiamo fare confermando l'unità sindacale con FILCA-CISL e FENEAL-UIL che pure nelle diverse sensibilità e culture è sempre stata praticata ricercando soluzioni unitarie nell'interesse dei lavoratori. Anche la collaborazione con la FILLEA di Cesena, che in questi ultimi anni si è rinforzata attraverso i progetti di reinsediamento, sostenuti dal livello regionale e dalle Camere del Lavoro, deve continuare pur nel riconoscimento della reciproca autonomia. La confederalità, l'unione, la partecipazione, la condivisione nel perseguire obiettivi di reale benessere e di miglioramento delle condizioni nel mondo del lavoro devono essere i "pilastri" del nostro agire. Accingendomi a concludere, voglio ringraziare tutti i compagni e le compagne della CGIL senza i quali la FILLEA non potrebbe raggiungere i buoni risultati. Sono i processi di collaborazione dell'intero sistema CGIL che permettono le risposte anche a situazioni complesse quali sono state quelle gestite dal territorio in questi ultimi anni.

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