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Referendum

03.03.14 Si è concluso il 3 marzo 2014 il Congresso Regionale della Fillea Friuli Venezia Giulia. Di seguito la relazione del segretario uscente Villiam Pezzetta. Al termine del congresso, il nuovo direttivo ha eletto il nuovo segretario generale, Emiliano Giareghi.
 
Cari delegati/e Gentili Ospiti Questo nostro 1° Congresso Regionale della Fillea al quale partecipano 30 delegati, avviene dopo un percorso di assemblee e di confronti avvenuti in un periodo breve, ma di grande intensità. Questo nostro percorso, ha visto la contrapposizione tra due tesi congressuali, che nella nostra categoria e nel nostro territorio è stata affrontata in modo responsabile. Purtroppo debbo constatare che così non lo è stato in tante altre realtà, dove vi son state situazioni di discussioni e di scontri andati oltre le righe che certamente non fanno bene alla nostra organizzazione. Io mi auguro si possa aprire una fase diversa che parli dei problemi, che ci si confronti con i lavoratori secondo modalità chiare snelle semplici. In questi ultimi mesi siamo stati invece più impegnati a rispettare regole e percorsi burocratici, che non ad ascoltare i lavoratori. Devo dire che ho molto apprezzato lo sforzo effettuato dal nostro gruppo dirigente nazionale nel produrre il documento, presentato da Susanna Camusso, “IL LAVORO DECIDE IL FUTURO” in quanto lo ho trovato snello, concreto, un documento che cerca di affrontare e di dare risposte ai temi della crisi prospettando soluzioni percorribili e perseguibili. Lo spirito con il quale dovremo affrontare questo nostro Congresso è quindi volto allo sviluppo di un dibattito quanto più possibile vero e articolato basato su una discussione sui contenuti e non sulla contrapposizione. La contrapposizione di categorie alla confederazione, come stà avvenendo, la logica di resa dei conti fra gruppi dirigenti, stà rischiando di sprecare questa occasione. Dobbiamo invece concorrere ancora alla definizione di sintesi possibili che riaffermino il valore vero della confederalità della nostra organizzazione come unica risposta possibile, alla frammentazione del lavoro e della rappresentanza. Ma questa considerazione ne porta anche un'altra, quella di non ridurre la discussione al solo confronto fra gli emendamenti presentati al C.D. nazionale o, comunque, di non irrigidire quella discussione in una logica di schieramento. Non a caso la FILLEA nazionale ha scelto con la totale condivisione del C.D. di non presentare emendamenti in avvio del percorso congressuale e di non sostenere quelli presentati in quella sede. Innanzitutto perché il documento assume la quasi totalità dei contributi della categoria, ma anche perché abbiamo tutti assieme ritenuto più utile lavorare ad approfondire i temi del confronto per concorrere a sintesi più avanzate al termine del percorso congressuale; chiaramente il modo con cui realizzare tale obiettivo non può che partire dalla valorizzazione dell'esperienza della categoria, ad iniziare dai temi che più intrecciano la discussione confederale: territorio, sostenibilità, contrattazione, welfare. SITUAZIONE POLITICO ECONOMICA Questo nostro congresso avviene in un contesto di crisi pesantissima. Una crisi che dai mercati finanziari e dalla globalizzazione dei mercati senza regole si è trasmessa sull’economia reale determinando il crollo della domanda interna e internazionale con conseguente crollo delle produzioni di beni e servizi e con gravi perdite dell’occupazione. In Italia la situazione, come si sa, è ancora peggiore, il grande debito pubblico, una fiscalità altissima, una burocrazia esasperante, una evasione fiscale stimata al 30% del PIL, unita ad una totale mancanza in questi ultimi 40 anni di una qualsiasi politica industriale ed energetica hanno portato il nostro paese ad una situazione che in alcuni momenti è stata sull’orlo del baratro. Ma vorrei fare un’altra considerazione, legata alle contraddizioni del modello di sviluppo che ha caratterizzato la fase storica dell’industrializzazione e del consumismo esasperato. Le contraddizioni di questo modello sono, per così dire, venute al pettine, a seguito dell’estendersi del processo di globalizzazione. L’azione sinergica di liberalismo esasperato e della globalizzazione senza regole hanno avuto un effetto dirompente sull’equilibrio del pianeta, sia sotto l’aspetto dell’inquinamento ambientale, sia sotto l’aspetto dell’accelerazione in misura esponenziale di tutti i processi di disuguaglianza sociale e di collasso ambientale. Stà maturando velocemente, nella consapevolezza di molti, la convinzione che siamo alla fine di un’epoca storica e di fronte alla nascita di un nuovo paradigma sociale e produttivo, che deve coniugare lo sviluppo con la sostenibilità ambientale. Oggi in Italia, come all’estero, il motore dell’innovazione dovrà essere la sostenibilità energetica ed ambientale, e questo è tanto più vero per l’industria delle costruzioni, in quanto i consumi energetici degli edifici e gli impatti ambientali del processo costruttivo sono tra i più consistenti a livello industriale e civile. Ad una crisi gravissima dell’edilizia tradizionale (nuove costruzioni) e dei comparti ad essa legati (cemento, mattone) fa riscontro una crescita dei settori legati alla riqualificazione edilizia, ed in particolare a quella energetica (finiture, impianti, tecnologie legate al fotovoltaico). Certo è vero in questi anni tra i cittadini si è diffusa una paura generalizzata di perdere quanto si è materialmente conquistato. Nel paese c’è un clima di sfiducia e di rassegnazione con conseguenze negative sul tessuto sociale. Da parte di molti politici populisti di destra il nemico è diventata l’Europa, l’immigrato, il diverso. Vengono prepotentemente alla ribalta politiche nazionalistiche, di chiusura, di protezionismo. Si propugnano sentimenti di eurofobie, xenofobie, si chiede di chiudere le frontiere ed espellere gli immigrati. Nei prossimi mesi quando saremo chiamati a rinnovare il parlamento Europeo il rischio che questi sentimenti e queste paure prevalgano in tutta Europa è concreto. In un modo sempre più globalizzato, dove comunque l’80% della ricchezza è detenuto dal 20% della popolazione è impensabile oltre che barbaro ritenere di uscirne attraverso la costruzione di barriere e di chiusure. Ma come non si riesce a comprendere che la vera ricchezza economica culturale e civile passa attraverso un mondo interconnesso, con le culture che reciprocamente si contaminano?. Certo oggi sentimenti di solidarietà, anche tra lavoratori albergano raramente, sempre di più è presente tra la gente un individualismo imperante, si è sempre più soli con i propri problemi. E’ curioso che nell’era della comunicazione ci sia tanta solitudine. Oltre al crollo finanziario l’Europa è immersa in una crisi di valori, di cultura, di identità. Come uscirne? Non è facile, non certo come sostengono alcune ricette facendo semplicemente ripartire i consumi all’interno di un contesto schizzofrenico che corre a mille all’ora quale quello attuale. Come dicevo posso affermare che nel nostro settore tale cambiamento deve passare necessariamente attraverso l’innovazione ambientale della filiera delle costruzioni. Perché in Edilizia la via di uscita da una crisi drammatica che dura ormai da sei anni – con oltre 600mila posti di lavoro persi nelle costruzioni e 12mila imprese chiuse, può essere trovata solo con un profondo cambiamento e trasformazione del settore. Nessuno può seriamente sostenere che si possano recuperare quei livelli occupazionali ritornando semplicemente a fare quello che si faceva in Italia fino al 2008. Ossia costruire nuove abitazioni al ritmo di 300mila all’anno, con oltretutto la beffa di non aver contribuito in alcun modo a dare risposta ai problemi di accesso alla casa e invece prodotto un rilevantissimo consumo di suolo. E’ importante ribadirlo in ogni occasione: le ragioni di questa crisi non sono solo congiunturali, è cambiato il mondo e si sono modificate le condizioni che hanno tenuto in piedi la bolla immobiliare dalla metà degli anni novanta. Altrettanto importante è sottolineare come affermavo che una strada per tornare a creare lavoro esiste, E’ diversa da quella che conosciamo perché punta su un' innovazione in edilizia che incrocia il tema energia e la nuova domanda di qualità delle abitazioni e di spazi adatti alle nuove famiglie. Occorre effettuare interventi dentro le città, per ripensare edifici e riqualificare gli spazi urbani liberi. La Green Economi sostenibile rappresenta uno strumento straordinario per rilanciare la competitività delle nostre imprese. RINNOVI CONTRATTI NAZIONALI In questi anni di difficoltà è motivo di orgoglio per la nostra organizzazione l’essere riusciti a rinnovare gran parte dei nostri Contratti nazionali. Abbiamo rinnovato il CCNL Legno Ind., Piccola Ind., Lapidei, Laterizi&Manufatti, Cemento, Edilizi Artigiani, Edilizia Piccola Ind. Sottolineo, l’ottimo risultato ottenuto nel contratto nazionale del legno, che sappiamo essere molto importante nella nostra regione. Questo risultato, bisogna rammentarlo è stato ottenuto grazie alla grande mobilitazione dei lavoratori, che seppur in un momento duro, di crisi, hanno risposto soprattutto nelle grandi aziende in modo compatto e massiccio, allo sciopero proclamato nel mese di Giugno, dopo che le trattative erano state bruscamente interrotte. La riuscita di quel sciopero permise la chiusura del contratto a Settembre. Un contratto buono di prospettiva che ha garantito un aumento salariale medio pari a 115 euro, che al suo interno contiene il pacchetto welfare che dà risposte importanti e concrete ai lavoratori, soprattutto per quanto attiene la sanità integrativa, da noi fortemente voluta. Non a caso nelle assemblee tenute questo argomento ha destato molte attenzioni e molto interesse da parte dei lavoratori. Lo stesso vale per gli aumenti salariali ottenuti a carico delle aziende nei fondi contrattuali previdenziali. Il welfare contrattuale è una strada oculata e intelligente di tutela dei lavoratori, uno strumento non sostitutivo al sistema pubblico, in quanto sanità, scuola e previdenza debbono rimanere bastioni centrali pubblici di garanzia e fruizione per tutti i cittadini, ma è indubbio che attraverso il CCNL noi possiamo dare risposte ai lavoratori positive e concrete dei propri bisogni attraverso appunto il sistema del welfare contrattuale. Purtroppo le note dolenti riguardano il mancato rinnovo del CCNL Edilizia Ance. Ci troviamo di fronte ad una controparte spaccata al proprio interno che racchiude in sé tutti i limiti della nostra classe imprenditoriale. Un padronato mediamente fermo su posizioni vetuste molto grezzo e conservatore, che vede nell’abbattimento del costo del lavoro l’unico modo per affrontare la crisi. Non a caso ci hanno avanzato delle condizioni irricevibili, i nodi principali riguardano la loro proposta di riconoscere un aumento salariale contrattuale irrisorio, e la messa in discussione dell’istituto dell’APE, (l’equivalente degli scatti di anzianità in edilizia), solo questa ultima proposta avrebbe come conseguenza per il lavoratore un pesante arretramento salariale. E’ chiaro che non possiamo lasciar passare questa tornata senza rinnovare questo importante contratto, dovremo alzare il livello del confronto, e non penso solo allo sciopero, che in edilizia per ovvie caratteristiche del comparto è difficile da attuarsi, ma dovremo tenere un atteggiamento forte, deciso di contrapposizione, nelle Casse Edili e negli Stati Generali. Anche così li possiamo mettere in difficoltà. LA CONTRATTAZIONE Per quel che riguarda la FILLEA, il contesto nel quale va collocata questa riflessione deve essere quello che abbiamo tracciato nel nostro documento sulla contrattazione approvato dall’ Assemblea dei quadri e delegati FILLEA di Genova 2012. Una contrattazione che ribadisce la centralità del CCNL come elemento di unione in tutto il territorio nazionale. Allo stesso modo va sostenuto e implementato il 2° livello di contrattazione sia aziendale sia quello territoriale. Va altresì rilanciato rafforzato il ruolo delle RSU che ritengo condizione strategica per il sindacato. Sul versante della rappresentanza occorre partire non solo dall’obiettivo di eliminare le storture introdotte dalla legislazione vigente (art.8), ma anche e soprattutto dall'attuazione e dalla estensione alle altre controparti del regolamento attuativo in tema di rappresentanza sottoscritto con Confindustria il 10 gennaio. Il regolamento così definito risulta a mio avviso assolutamente coerente agli obiettivi e ai contenuti degli accordi del 28 giugno 2011 e del 31 maggio 2013 realizzandone la piena esigibilità dei principi ed un effettivo avanzamento degli spazi di partecipazione democratica dei lavoratori. Nel merito dell’intesa resta inalterato lo spazio per l’azione contrattuale delle categorie. EDILIZIA FVG Cinque anni di crisi e all’orizzonte non si vedono ancora segnali di ripresa. Anche perché al peso delle vecchie crisi delle imprese e dei posti di lavoro persi per strada negli anni passati, si aggiunge quello delle nuove emergenze. Aziende che avevano superato discretamente la prima fase della tempesta, ma che adesso pagano il conto, messe alle corde non solo dal calo della domanda, ma anche dai mancati pagamenti, spesso anche pubblici. Attualmente quasi tutte le medie-grosse aziende sono in difficoltà, in tutte le nostre provincie il numero di fallimenti è altissimo. Altre in preda a grandi difficoltà produttive e finanziarie stanno ricorrendo agli ammortizzatori sociali una per tutte la Vidoni. Il quadro è desolante, inoltre quasi tutte causa i grossi problemi finanziari non sono nelle condizioni di poter anticipare le somme economiche previste dagli ammortizzatori, con pesanti ricadute sui lavoratori. In Edilizia Dal 2008 ad oggi abbiamo perso nel FVG oltre 5.500 addetti passando dai quasi 15.000 del 2008 agli attuali 9.500 di oggi. Le imprese che hanno chiuso in questo quinquennio ammontano a oltre 750 si è passati dalle 3027del 2008 alle attuali 2277. Le ore totali di cassa Integrazione autorizzate in Regione nel 2008 ammontavano a 785.000 ore, nel 2013 sono pari a 3.295.000 ore. Questi dati si commentano da sé. Nel settore privato l’edilizia residenziale è ferma Nel comparto pubblico le cose non vanno meglio, anzi. Non ci sono risorse ed il patto di stabilità ha ridotto ulteriormente la possibilità di offerta lavori. Le gare d’appalto vengono indette in larga parte con l’unico criterio del “massimo ribasso”. Assistiamo a gare vinte con ribassi del 50%. Questa modalità di aggiudicazione dei lavori esaspera la competizione tra imprese , e nella norma assistiamo ad un forte abbassamento della qualità, delle condizioni del lavoro, della sicurezza oltre ad un mancato rispetto delle applicazioni contrattuali. La mancanza di risorse pubbliche, l’irrigidimento del patto di stabilità per gli enti locali, la stretta creditizia (particolarmente severa per il settore), la stasi del mercato immobiliare e il ritardato pagamento delle amministrazioni pubbliche sono le cause specifiche che stanno conducendo il settore ad una paralisi pressoché completa e ad un ulteriore abbassamento dell’asticella della legalità. COME USCIRNE? Inizio da questa considerazione: In edilizia Costruire e riqualificare in modo sostenibile implica il ricorso a tecnologie innovative a nuovi materiali, a nuove innovazioni di processo e di prodotto che, portino all’abbattimento dei consumi energetici ed al miglioramento della qualità ambientale, fattori questi che possono creare nuova occupazione e nuove professionalità. In Regione occorre pertanto ripartire da alcune direttrici essenziali nel rispetto della sostenibilità di sviluppo che diano nuovo impulso all’economia e che creino nuovi posti di lavoro, e queste a mio avviso sono: • riassetto idrogeologico del territorio • Rifacimento dell’edilizia scolastica • progetto riqualificazione patrimonio edilizio • progetto efficienza energetica e energie rinnovabili” • edilizia popolare IL RIASSETTO IDROGEOLOGICO DEL TERRITORIO: Nella nostra regione i comuni coinvolti da fenomeni legati al dissesto idrogeologico sono ben 137 su 205. Bisogna puntare principalmente su due obiettivi strategici per una efficace azione di prevenzione: 1. avviare un programma di studio e mappatura del territorio finalizzato all’individuazione e all'aggiornamento delle aree a rischio. 2. avviare un Piano di manutenzione dei fiumi e dei versanti che preveda tra le altre cose i piani di rimboschimento. Tutto questo rappresenterebbe un volano importante per l’economia della montagna. Sull’edilizia scolastica occorre un grande piano per la messa in sicurezza delle nostre scuole oggi per la maggior parte vecchie. Pare che la regione riesca ad estrapolare dal patto di stabilità questa voce, potendo così mettere a disposizione 150 milioni di euro La riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare italiano offre enormi potenzialità per il mercato delle costruzioni (edilizia, legno),basti pensare al "mercato" potenziale della riqualificazione energetica degli edifici pubblici e privati. I posti di lavoro che si potrebbero creare in regione da stime ammontano a circa 4.000 nuovi posti di lavoro nei prossimi 10 anni che aumenterebbero in modo considerevole se consideriamo anche l’indotto. Occorre definire un quadro normativo che promuova sistemi di incentivazione e di finanziamento, miranti a rendere conveniente la riqualificazione dell’esistente, piuttosto che l’uso di aree libere, e a finanziare la riqualificazione urbana sostenibile. Bisogna inoltre strutturalizzare la proposta di detrazione dell’incentivo fiscale del 55%. Stesso discorso vale per un progetto sulle energie rinnovabili che è, inevitabilmente correlato con il progetto ‘Efficienza Energetica’. L’uso di fonti energetiche rinnovabili, in particolare il fotovoltaico, darebbe sostegno al mercato della riqualificazione energetica degli edifici, che così diverrebbero energeticamente autosufficienti. Dal punto di vista delle opere, si tratta prevalentemente di lavori di media e piccola dimensione, che possono essere velocemente cantierabili, appannaggio di piccole e medie imprese, pertanto adatto alla tipologia delle nostre realtà produttive. E’ chiaro che questi tipi di lavoro richiederanno sempre di più lo sviluppo di manodopera specializzata e professionale afferenti ai diversi comparti produttivi della filiera delle costruzioni (a livello progettuale, di stabilimento di cantiere) e in questo contesto diventa strategico il ruolo della formazione. E’ ovvio che anche i lavori della terza corsia (quando ci saranno le risorse) daranno impulso al settore, purchè si vada nella direzione di lotti più confacenti con le dimensioni delle nostre imprese che ad oggi rischierebbero di essere escluse o di operare se va bene in sub-appalto. Mi pare che la nuova Giunta lavori in questa direzione. Come sindacato inoltre abbiamo istituito presso la Cassa Edile di Udine una prestazione aggiuntiva di sostegno al reddito per quei lavoratori che sono disoccupati da almeno tre mesi, abbiamo inoltre richiesto anche un sostegno economico e un impegno su questo versante alla regione FVG da effettuarsi in sinergia con le Casse Edili della regione (perché l’obiettivo è regionale)creando di fatto un sistema di gestione compartecipata. Pare dalle ultime notizie che la regione destinerà le risorse in una delle prossime leggi regionali. Questo modello di intervento in sinergia tra pubblico e privato gestito dagli Enti delle Casse a favore dei soggetti deboli più colpiti dalla crisi rappresenta un modello di collaborazione molto interessante a garanzia di migliori prestazioni sociali ai lavoratori. Un modello voluto e cercato dal sindacato regionale a livello unitario. SISTEMA BILATERALE IN REGIONE Il sistema bilaterale nella nostra Regione ha subito anch’esso i contraccolpi della crisi. Il mondo dell’Edilizia si è profondamente trasformato, soprattutto nell’ultimo decennio. Prima le imprese operavano soprattutto in ambito provinciale oggi, complice anche la crisi, anche una piccola ditta artigiana lavora su tutto il territorio regionale. Noi attualmente abbiamo in Regione, un sistema di Casse Edili molto diverse tra di loro. Ognuna ha seguito un suo percorso. Vi sono notevoli differenze fra le varie provincie per quanto attiene il trattamento delle prestazioni ed anche per quanto attiene i temi contrattuali, uno su tutti la trasferta. E’ chiaro che per il futuro diverrà strategico avviare un percorso che porti ad una uniformità o quantomeno ad un avvicinamento di trattamento tra le varie Casse Edili. Oggi complice la grande mobilità del lavoro, il lavoratore edile rischia costantemente di perdere prestazioni o di avere trattamenti diversi di trasferta. Tutto questo porta a tensioni, difficili da gestire e spiegare. Dobbiamo sanare questa situazione, ci vorrà del tempo ma dobbiamo iniziare immediatamente, proponendo a Filca e Feneal Regionale un approfondimento unitario con tutte categorie provinciali, poi in un secondo tempo avviare una riflessione con le controparti. Certo, è sempre presente in alcuni (penso a parti dell’Ance forse anche alla Filca) l’idea di unificare le Casse Edili e di costituire una unica Cassa Edile Regionale. E’ anche vero anche che questa crisi stà ponendo in difficoltà le nostre strutture. In Regione non arriviamo a 10.000 iscritti, suddivisi su quattro Casse Edili, e può porsi un problema di equilibrio finanziario. Questa scelta di una Cassa Edile Unica Regionale personalmente la reputo complicata, forse ci arriveremo ma penso oggi sia troppo prematuro. Ci sono molte sensibilità, e reticenze da abbattere. Occorrerebbe inoltre ripensare ad nostro modello organizzativo sindacale, che inevitabilmente andrebbe modificato. Ricordo che contrattualmente la Cassa Edile coincide col proprio integrativo prov. di riferimento. e noi ne abbiamo quattro in Regione. Credo in questa fase sia più confacente e reale parlare di sinergia, di accorpamento (che non è fusione) tra le Casse Edili. Ad esempio affrontare la questione della messa in comune di alcune voci per ottimizzare le risorse, come i costi di gestione. Nel frattempo causa la pesante riduzione delle entrate, in qualche Cassa Edile purtroppo dovremo ricorrere alla Cassa Integrazione. Un altro problema riguarda il nostro sistema delle scuole Edili in Regione. Chiudere Formedil, col senno del poi si è rivelata una scelta sbagliata. Il coordinamento tra le scuole non è mai di fatto partito, vi è stata poca sinergia tra le stesse per mettere assieme progetti a respiro regionale al fine di avere maggiori accreditamenti dalla regione o dall’Unione Europea. Si è creata inoltre, causa personalismi e divisioni all’interno dell’Ance, una situazione di stagnazione e di immobilismo nel governo di questi processi. Parte dell’Ance è tentata dall’idea di chiuderle e di affidare i corsi ad altri Enti preposti in modo da risparmiare sui propri contributi di gestione. Vi sono poi divergenze tra direttori, che, causa debolezze nostre, hanno invaso spazi di iniziativa politica. Vi è stato inoltre chi ha ritenuto causa situazioni di tensione finanziaria la necessità di predisporre corsi che hanno riguardato anche altri settori, oltre quello edilizio. Come si evince, siamo nel caos, la parte più responsabile e unita è la nostra, quella sindacale. Noi una scelta l’abbiamo fatta e la ribadisco: per noi le scuole Edili sono una conquista irrinunciabile, la formazione è un argomento troppo importante per affidarlo agli esterni, solo attraverso la gestione ed il controllo di questo Ente paritetico le parti sociali, quindi il sindacato, governa, indirizza, e garantisce una formazione giusta al lavoratore. Le scuole edili in regione devono operare attraverso un coordinamento con un comitato di presidenza a rotazione che gestisce e indirizza il tutto. Inoltre, abbiamo per quanto ci attiene, deciso che le nostre scuole debbono fare solo formazione edile, altrimenti siamo altro, diventiamo società commerciale, e perdiamo la nostra natura. Una formazione che parla non solo di doveri ma di sicurezza, di diritti sindacali. Dovremo pertanto, partendo dalle nostre scelte, avviare un confronto come parti sociali, con le controparti datoriali (Ance e Artigiani), un confronto non facile perché molte sono le divisioni e le diversità di vedute all’interno soprattutto dell’Ance. Inoltre, dobbiamo nelle Scuole in cui non lo si è fatto, puntare ad una fusione tra Il CPT e la Formazione e quindi alla costituzione di un unico consiglio di amministrazione. Così come indicato dal nostro documento nazionale che parla di accorpamenti degli Enti Bilaterali. Vi è tra l’altro l’annoso problema dell’equilibrio finanziario. Quali scuole, e con quali risorse? Infine un aspetto positivo è legato all’avvenuto rinnovo del contratto integrativo dell’Ance in tutte e quattro le nostre province, certo abbiamo dovuto rinunciare ad aumenti sull’ E.V.R. ma abbiamo portato a casa un risultato politicamente importante: il rispetto del secondo livello contrattuale, oltre ad aver ottenuto miglioramenti economici delle varie indennità e altro ancora. Abbiamo inoltre rinnovato anche l’integrativo regionale edili degli artigiani, con l’introduzione della importante novità dei tavoli di conciliazione. Due risultati importanti e assolutamente non scontati. LEGNO – LATERIZI – LAPIDEI FVG Nel legno la situazione è critica In regione vi operano circa 26.000 addetti. Nella nostra provincia molte sono le realtà industriali di livello internazionale quali Snaidero, Fantoni, Calligaris, Ilcam ecc. che assieme al distretto di Manzano e del Mobile rappresentano un comparto produttivo centrale e strategico della nostra economia provinciale e regionale. QUALE E’ LA ATTUALE SITUAZIONE OCCUPAZIONALE? Negli ultimi cinque anni questo settore ha perso oltre 8000 addetti a livello regionale oggi in questo settore la forza lavoro ammonta a 25000 unità. Le ore di cassa integrazione totali in Regione nel 2013 ammontano a 3.358.000, nel 2008 erano264.000 Tutte le grandi aziende hanno avuto in questi anni un calo di fatturato mediamente del 20%. Calo strutturale, quote di mercato non più riconquistabili. Attualmente quasi tutte le medie –grandi aziende ricorrono agli ammortizzatori sociali (contratti di solidarietà, casse integrazioni straordinarie) I lavoratori collocati in Cigs o in Solidarietà a livello regionale, ammontano circa a 2.000 unità e purtroppo molti di questi sono da considerarsi come esuberi strutturali. Molte importanti realtà produttive hanno già effettuato in questi ultimi anni importanti riduzioni della forza lavoro, anche con percorsi di accompagnamento alla pensione. Il futuro è incerto, sarà difficile recuperare quote di mercato, ma seppur con affanno mi pare che il tessuto della grande industria regga. Ad esempio l’Icalm di Gorizia grazie ad una oculata capacità di investimenti ha potuto seppur tra alti e bassi a rimanere competitiva. Purtroppo di converso, negli ultimi due anni abbiamo dovuto far fronte inoltre a numerose situazioni di fallimenti. Emblematica è la situazione nel Pordenonese dove negli ultimi due anni vi sono stati circa 80 chiusure per fallimenti, quali la Mercury, il Gruppo Florida. Un altro grosso problema è legato alla mancata anticipazione salariale ai lavoratori da parte di numerose aziende che ricorrono agli ammortizzatori sociali. Oggi i tempi di approvazione dal momento della domanda da parte degli organi competenti sfiorano quasi l’anno. Questa situazione è drammatica per il lavoratore, che si trova in pratica a non aver alcun sostegno economico per lunghissimo tempo, con immaginabili ripercussioni anche dal punto di vista dello stress con situazioni di disperazione personale. Certo uno può anche accedere a prestiti bancari, grazie alla convenzione siglata a livello confederale con la regione, ma troppo spesso le carte si fermano nei meandri della burocratizzazione bancaria. Anche nei distretti industriali della sedia, e del Mobile la situazione è pesante complessivamente questi due distretti nel 2008 davano lavoro a 22.000 persone oggi non vi lavorano più di 15.500 (8000 nel Mobile- 7.000 nella sedia) con una perdita di circa 6.500 addetti. Un dato emblematico in tutto il distretto di Manzano composto da circa 900 realtà solo la Calligaris ha un organico superiore alle cento unità. Nel 2000 erano ben 12. Per affrontare questa crisi, le aziende hanno puntato solo all’abbattimento del costo del lavoro, usando le forme più spinte dell’uso flessibile della forza lavoro. COSA FARE? Occorre cercare di dare un futuro ai nostri distretti, strategici per la economia della nostra regione. Bisogna intraprendere un percorso di rinnovamento dell'intero sistema produttivo distrettuale, consentendo alle aziende di conseguire certificazioni di processo o di prodotto e rafforzando l'immagine collettiva grazie ad un marchio di Distretto. L’assenza di un organizzazione coordinata nell'attività di commercializzazione rappresenta un grosso limite per questi distretti. Per fare tutto questo occorre agire attraverso una politica industriale che col sostegno della regione e attraverso le Asdi delinei alcune linee di intervento che provo a elencare dovendo per ragioni di tempo limitarmi quasi all’enunciazione dei titoli: • Agevolare e incentivare percorsi di cooperazione e aggregazione tra imprese, fare sinergia, mettere in contatto le competenze, al fine di garantire un riconosciuto standard di qualità e creatività della produzione. • Col sostegno della regione attraverso la gestione dell’Asdi bisogna sempre di più puntare alla valorizzazione del marchio di Distretto. • Inoltre ritengo , al contrario di molti, che sarebbe necessario individuare le opportune forme di sostegno e valorizzazione per quella moltitudine di imprese identificabili sotto il nome di “subfornitura”. Garantire la continuità di tali aziende risulta fondamentale per garantire l'essenza stessa del Distretto stesso. • Bisogna Facilitare l’accesso al credito • Ultimo ma potrebbe essere anche primo, non c’è stato un ricambio generazionale imprenditoriale all’altezza dei padri, occorrono imprenditori capaci che portino idee nuove. Un altro dato importante riguarda l’avvenuto accordo dell’Integrativo del Legno in Prov. di Pordenone, un risultato non facile ma che con determinazione il sindacato e permettetemi di sottolineare ,la Fillea in particolare, ha portato a casa. Si è salvaguardato e si è garantito il mantenimento di questo importante livello contrattuale (unico in Italia). Un accordo innovativo, che tra l’altro ha il merito di aver, in un momento dove si parla di scambio: posti di lavoro- abbassamento di salario, salvaguardato il potere d’acquisto delle buste paga, mantenendo di fatto il terzo elemento. Questo integrativo ha permesso inoltre di poter modificare il vecchio accordo presente in Friulintagli (da noi non firmato), permettendo il recupero di quote salariali. Contrattualmente parlando rimane in piedi il rinnovo dell’integrativo regionale Artigiani Legno, siamo in una fase di stallo, ho la sensazione che finchè non sbloccheremo la situazione a livello nazionale siglando il contratto sarà difficile arrivare ad una firma in regione. Anche ovviamente la situazione nei Manufatti nei Lapidei e nel Cemento nella nostra regione rimane pesante, cito alcune delle più emblematiche realtà: la Spav , le Giuliane &Solai la Palazzetti, la Buzzi e la Cementizillo. LA FILLEA IN REGIONE Con oggi apriamo i lavori del primo congresso della Fillea Regionale, fino ad oggi ufficialmente non vi era questo livello, sussisteva la figura del coordinatore regionale. Questa scelta avviene in sintonia con quanto deciso a livello nazionale e che ha trovato piena applicazione nel documento organizzativo della Fillea approvato dal Direttivo Nazionale e assunto da tutti i territori. E’ chiaro che sempre di più in Edilizia per le caratteristiche che questo settore ha , stiamo assistendo ad una grande mobilità dei cantieri e di conseguenza dei lavoratori. Diventa pertanto strategico operare una scelta politica ed organizzativa che va nella direzione della valorizzazione e della funzione del livello regionale. Voglio però fare alcune considerazioni: questa scelta è stata effettuata dal nostro gruppo dirigente sulla base delle considerazioni sopracitate, non è una istintiva risposta al modello organizzativo che si è data la Filca con la scelta di istituire il livello Regionale quale unico livello. Cosa importante: questo livello sussisterà ad invarianza di costi per i territori. La Fillea rimane pienamente nei dettami dello statuto Cgil, i territori mantengono in tutto e per tutto la loro autonomia politica, organizzativa e progettuale. A maggior ragione nella nostra Regione, dove il comparto del Legno è presente in modo preponderante, soprattutto nei territori di Pordenone e Udine. Il documento nazionale Fillea auspica una maggior codeterminazione tra i territori con la regia regionale nella politica dei quadri, e auspica maggiori occasioni di riunioni congiunte dei direttivi. Il livello territoriale è e rimane essenziale nel mantenere un rapporto di stretto legame e di valorizzazione della figura del delegato. Certo, vi sono alcuni argomenti che indipendentemente dalla struttura organizzativa che Filca- Fillea- Feneal della nostra regione si daranno, richiedono una profonda riflessione, uno su tutti la delega regionale. Sò di poter urtare qualche sensibilità e sò che anche all’interno della Fillea vi sono diversità di vedute, ma ritengo che andare nella direzione della delega regionale, non possa che giovare a tutte e tre le nostre sigle. Da sempre negli spostamenti tra provincie vi sono lavoratori iscritti che nessuno intercetta, a maggior ragione oggi in un contesto dove sempre di più, le imprese piccole si spostano, mentre le grandi chiudono, e tutti sappiamo le difficoltà ad intercettare i lavoratori delle piccole imprese. La delega regionale ci permette si sopperire a questi problemi, uno rimane iscritto presso la propria organizzazione in tutta la regione. Certo, occorre affrontare l’annoso problema delle disdette, occorre che Feneal, Filca e Fillea stipulino un accordo chiaro e trasparente e soprattutto un accordo che deve essere rispettato. Bisognerebbe inoltre definire un meccanismo per affrontare la situazione di chi oggi è iscritto in un territorio con un sindacato e nell’altro con un altro. Tra l’altro vi è una discussione attualmente in atto sulla necessità di accorpamenti e/o fusioni tra gli Enti Bilaterali al di sotto di un certo numero di iscritti. Di questo ne ho già parlato, ma è indubbio che è un argomento che rimane per così dire sul tavolo. Purtroppo la grave situazione di crisi del settore con conseguente forte diminuzione delle risorse anche per il sindacato, ci pone davanti ad una seria riflessione sugli assetti che dovremo in futuro darci e come dovremo strutturarci. Attualmente in Regione come Fillea operiamo con 16 funzionari e mezzo. Un numero che rispecchia la situazione di qualche anno fa, quando il settore contava circa 15.000 addetti, oggi come menzionato non arriviamo a 10.000. Come Fillea del FVG, per far fronte alla necessità di essere presente nei cantieri, e per meglio rapportarci con i lavoratori migranti, che rappresentano il 50% della forza lavoro, abbiamo costituito in Regione due progetti intercomprensoriali e precisamente: uno tra la Fillea di Udine e la Fillea di Pordenone dove opera con profitto il compagno Ruhi che ha instaurato da subito un rapporto costruttivo e di fiducia con i lavoratori immigrati diventando loro riferimento importante, e un altro tra la Fillea di Udine e di Gorizia, dove opera con assoluto profitto il compagno Livio. Questo modello di operatività di sinergia tra le province, rappresenta un modo oculato di ottimizzare le risorse e nel contempo di dare le risposte alle necessità del territorio. E’ ovvio che da solo ogni territorio non avrebbe le risorse per fare ciò. Ma tutto questo non basta. Parto dalla esperienza della Fillea di Udine che mi ha coinvolto personalmente. A Udine si è retto in questi ultimi tempi, attingendo alle risorse risparmiate negli anni precedenti, cioè al proprio patrimoniale, ma oggi non reggiamo più, (vi è stata una forte caduta delle risorse legata alle QUAC soprattutto negli ultimi 7 mesi ) si è dovuto ridursi di una persona per stare in equilibrio. Purtroppo dopo una lunga e sofferta valutazione ho comunicato a De Zotti la dura notizia. Mi è costato parecchio, e mi è dispiaciuto tantissimo. Voglio ringraziarlo per tutto quello che ha dato in questi nove anni. E’ sempre stato un compagno serio e leale, grande lavoratore col senso di appartenenza e di rispetto della organizzazione. Certo è vero che noi siamo in distacco sindacale, per cui ci stà che dopo un periodo si possa rientrare nella propria azienda, condizione questa come ho avuto modo di dire nelle nostre riunioni da tener sempre presente, non è scritto da nessuna parte che si debba fare i sindacalisti a vita, soprattutto se si perdono le motivazioni, questo è un mestiere che se ci credi ti appassiona e ti prende e Stefano lo faceva con questo spirito, ma è sempre dura tornare dopo tanto tempo nella propria azienda, per ovvi motivi. Credo che il nostro gruppo dirigente dovrà affrontare questa tematica dell’equilibrio tra risorse e quadri. cercando le migliori soluzioni possibili. E’ una questione complessa e delicata, dalla quale non possiamo sfuggire, i conti vanno tenuti in sicurezza ed in ordine, ne va della stessa sopravvivenza della nostra categoria. Il 2013 si è chiuso nella nostra regione con un numero di quasi 8.000 iscritti alla Fillea, un risultato comunque importante e di tenuta rispetto al 2012. Parlando dei nostri servizi sottolineo che questi avranno un ruolo sempre più strategico e centrale per il sindacato. L’INCA CAAF VERTENZE svolgono un ruolo basilare nell’assistere il lavoratore in tutte le sue necessità. A maggior ragione per i lavoratori della Fillea. Nei territori dove funzionano i servizi, questi rappresentano un supporto ed un volano di grande importanza per la categoria. A Udine, la realtà che meglio conosco, devo sottolineare che molti sono i lavoratori che ad oggi si sono iscritti alla Fillea attraverso i servizi. Solo nell’ultimo anno L’Inca ne ha iscritti circa 100. Voglio inoltre ribadire un concetto di cui ne sono convinto: un lavoratore sceglie di iscriversi o di cambiare sindacato in funzione e della qualità e professionalità dei nostri servizi e dell’impegno, della presenza e della disponibilità del funzionario. Questo è il nostro compito, non basta che ci sia il logo del quadratino rosso sulla maglia per avere in automatico una adesione, altri sono i metri di giudizio delle persone, per questo sottolineo che il nostro è un mestiere che devi sentirlo, non ci si improvvisa, non si timbra un cartellino alle sei di sera. Anche noi possiamo sbagliare ma ho sempre visto che se dai tutto te stesso la gente lo “sente”. Questo è lo spirito che ci deve accompagnare. Importante è anche il ruolo della RSU sempre di più a mio avviso di primaria importanza, per questo concordo con la Cgil di ampliare gli ambiti di competenza e di ruolo dei nostri delegati. Parlare di Edilizia significa anche parlare di sicurezza, fondamentale è il ruolo delle RLST. Ogni territorio in regione ha accordi, modalità operative proprie. Questo è un argomento delicato, in momenti di crisi le imprese tendono a risparmiare sulla sicurezza. Dobbiamo pertanto, sempre di più sostenere e implementare l’operatività dei nostri RLST che non sono il Cpt, che hanno un altro ruolo. E’ inoltre molto importante che vi sia anche una rendicontazione precisa e minuziosa della loro operatività, questo per non dare adito a strumentalizzazioni, da parte di terzi, come è avvenuto in questi giorni a livello nazionale. Inoltre ritengo, che sarebbe importante nel futuro riuscire ad operare con Rlst di ambito e di operatività regionale. Le risorse e l’operatività debbono stare sotto il totale controllo della categoria. Sul versante dei delegati degli impianti fissi, abbiamo tenuto 2 corsi regionali gestiti dall’Ires per le RSU e gli Rls che operano negli impianti fissi. Corsi molto apprezzati che dovranno avere la loro continuità, tra l’altro è previsto un ulteriore modulo sulla sicurezza per questa primavera. SALUTI Come molti di voi sanno con questo congresso termina la mia permanenza in Fillea. Sono passati molti anni esattamente dieci da quando nel lontano 2004 entrai in questa categoria, e quasi nove da quando assunsi anche il ruolo regionale. Vengo chiamato ad assumere un incarico presso la Cgil di Udine. Sinceramente mi dispiace molto e mi pesa parecchio lasciare questa categoria, per quello che questa rappresenta e per i legami che in questi anni ho intessuto. Certamente dalla Fillea, ho molto più ricevuto che dato in questa mia esperienza. La Fillea bisogna conoscerla e provarla per amarla e apprezzarla, lo dico a chi mi subentrerà, anche se sono tranquillo, perché, e non faccio nomi per scaramanzia, perché so che è una persona capace, intelligente e preparata. E’ una categoria del fare, poche parole e tanto lavoro, costruita sui rapporti diretti con la gente, sia nelle fabbriche e soprattutto nei cantieri, questa è la nostra, peculiarità. Si è tra e con la gente, lavori a contatto con i problemi e le necessità delle persone e spesso sei tu a diventare il loro unico e vero punto di riferimento e di fiducia, a cui molti ti consegnano problematiche e aspetti importanti della propria vita non solo lavorativi, come avviene sovente con gli immigrati. Torno a ripeterlo categoria del fare lontano dall’essere casta. Certo un sindacato deve fare anche politica nel senso largo della parola ma se questa rimane solo a livello di enunciazioni senza essere seguita dall’ esempio, non serve a nulla rimangono solo parole vuote. E’ questo lo spirito che ho imparato in Fillea e che cercherò di portarmi dietro nel nuovo incarico che mi è stato affidato in Cgil. Un saluto ai miei cari amici, così vi definisco: Enrico, Marino e Simonetta l’ultima arrivata. Abbiamo instaurato da subito tra di noi un buon rapporto, schietto, trasparente, senza quei inutili e spesso stupidi tatticismi, che spesso albergano nella nostra organizzazione. Abbiamo affrontato tanti momenti problematici e difficili, come è naturale in chi fa questo mestiere, questi non sono stati anni facili, ma li abbiamo affrontati con responsabilità e anche con la giusta dose di ironia che spesso aiuta a stemperare le tensioni e a dare il giusto senso alle cose. Ma non vi disferete di me facilmente, qualche sana “uscita” ve la chiederò di farla, quelle uscite dove iniziamo parlando di sindacato, poi del mondo, poi di noi e tanto…. altro ancora. Ma momenti genuini come questi hanno rafforzato i nostri rapporti anche se sono stati pesanti per lo stomaco. Come sempre le uscite le lascio organizzare ad Enrico, un maestro in questo. Un saluto e un grazie a tutti i funzionari, collaboratori della Fillea, con diversi di voi ho avuto meno opportunità di frequentazione ma ho sempre avuto la certezza ribaditami dai segretarli e dai fatti, che la squadra della Fillea del FVG è di gran livello ,da questo punto di vista mi sento tranquillo per il futuro della categoria. Un saluto a Mauro e Gianni, della Feneal e Filca Regionali, sottolineo la nostra qualità di rapporto e di trasparenza che abbiamo messo in campo, pur militando in organizzazioni differenti, ciò ci ha permesso di risolvere tanti problemi con molti meno sforzi. Negli anni difficili degli accordi separati nazionali, abbiamo mantenuto, seppur partendo da convinzioni divergenti, un atteggiamento di rispetto e tolleranza al fine di ridurre al minimo i momenti di forte contrapposizione ,ponendo davanti a tutto l’interesse delle realtà e dei lavoratori del nostro territorio. Infine un ri-saluto a te Marinella, torno a ripetere, mi fa piacere sia tu a concludere questo congresso, sei persona che stimo per le tue capacità e per le tue qualità umane. Ricordo ad esempio, la assemblea da te tenuta alla Moroso, quanto sei riuscita a coinvolgere i lavoratori e le tante lavoratrici, hai fatto loro una ottima impressione, non solo per la chiara illustrazione degli argomenti trattati, ma anche per la tua capacità di mettere le persone a proprio agio facendole sentire uno di noi, e questa non è una cosa di poco conto. Grazie e buon congresso

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