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Referendum

06.03.14 Si è concluso il 28 febbraio 2014 il Congresso territoriale della Fillea Trieste. Di seguito la relazione del segretario uscente Marino Romito, riconfermato alla guida della struttura dal nuovo direttivo eletto al termine del congresso.
Do il benvenuto a tutti e ringrazio per la vostra presenza oggi al 18°congresso della Fillea Cgil. A noi spetta oggi il compito di eleggere i delegati che dovranno rappresentarci durante tutto il percorso congressuale e di fare tesoro dell’attività svolta negli ultimi 4 anni guardando avanti, proponendo le azioni della categoria territoriale. Una richiesta mi sorge spontanea dopo l’esperienza di questo congresso nella nostra provincia, e che la nostra Organizzazione affronti il tema della rappresentanza anche come modalità con la quale, nel lavoro altamente frammentato e diffuso come nel nostro settore , si renda effettivamente reale ed esigibile il voto dei lavoratori. Più della metà dei lavoratori del paese è impiegato nelle imprese di piccole dimensioni dove il numero magico non è il 18 ma il 15, numero di lavoratori al di sotto del quale non si può strutturare la rappresentanza. Abbassare o eliminare questa soglia e strutturare la nostra Organizzazione in nuovo modo è a mio avviso indispensabile considerato che tutti i lavoratori hanno gli stessi diritti a prescindere dalla realtà lavorativa. Verrà proposto inoltre alla vostra approvazione il documento in cui si delinea il primo passo della Fillea Nazionale verso la riorganizzazione della categoria, documento che già è stato discusso e approvato dal Direttivo Nazionale. Gli anni trascorsi dal nostro ultimo congresso nel 2010, li ricorderemo come i più difficili, non solo, per i nostri settori a livello nazionale ma in particolar modo per le pesanti ripercussioni sull’occupazione. Nel 2010 nessuno di noi ne immaginava la vastità e importanza. Anche se già dal 2007 la CGIL metteva in guardia tutti i protagonisti delle attività pubbliche e imprenditoriali dell’arrivo della crisi. Crisi che è arrivata sia sociale, sia economica, sia politica, e che ha assunto una maggior rilevanza nel settore edile ed è attualmente senza via d’uscita certa. Il documento congressuale “IL LAVORO DECIDE IL FUTURO” valorizza ed è conseguente al PIANO DEL LAVORO della Cgil e della Fillea Nazionale. Questi documenti propongono una serie di analisi della situazione e relative azioni e rivendicazioni sociali anche specifiche per i nostri settori. Viene anche richiesto con forza una piano industriale nazionale, assente da più di vent’anni, che metta al centro il LAVORO. Realizzando quindi un netto cambiamento delle politiche attuali che ci hanno portato al crollo della produzione e a pesantissime perdite di occupazione. La crisi ci ha messo tutti di fronte alla necessità di dare risposte nuove e più efficaci ai bisogni di tutela e rappresentanza dei lavoratori, la crisi esige più sindacato e non meno sindacato. Costruire quindi chiare rivendicazioni di breve, medio e lungo periodo orientando la nostra azione rendendola efficace. Rappresentativa dei bisogni reali dei lavoratori e rinnovando inoltre la nostra stessa Organizzazione con coraggio . Non posso non parlare di pensioni, dicendo che ritengo sia necessario che la CGIL si impegni per far modificare l’attuale legislazione: • l’aspettativa di vita sia applicata anche ai settori gravosi, e non solo per innalzare l’età pensionabile, riducendo da subito per gli operai edili di 4/5 anni la vita lavorativa • allargare le convenzioni extra UE per cui i lavoratori migranti possano più agevolmente raggiungere l’età pensionabile • andare in pensione prima dei 62 anni senza penalizzazioni • inserimento dei giovani in affiancamento con i lavoratori anziani, nei settori gravosi. In questo modo, i lavoratori anziani negli ultimi anni di lavoro potrebbero passare part-time con riconoscimento pieno dei contributi. Il LAVORO è inseparabile dai suoi diritti e doveri. Per i giovani che si sentono e sono fuori dal mercato del lavoro e non riescono ad immaginarsi un futuro, dobbiamo dare delle risposte certe affinché non ripetano gli errori che hanno generato la situazione che stiamo vivendo. Ci troviamo attualmente nella situazione di avere meno occupazione, più forme di occupazione precaria, e mal pagata, e comunque si vuol far credere che “IL PROBLEMA” sia il costo del lavoro e i diritti acquisiti contrattualmente. Si vuol far pagare la crisi ai lavoratori dipendenti, negando aumenti salariali e minando i diritti. Tutto questo accade anche perché la politica nazionale non è in grado di fare delle scelte significative. Causa della debolezza dell’industria italiana e della sua bassa concorrenzialità, sono l’assenza delle innovazioni tecnologiche, dei prodotti e del sistema produttivo non certo il costo del lavoro troppo alto. Tutto ciò ci impone in tempi brevi un cambiamento radicale del modello di sviluppo, soprattutto per quello che ci riguarda per la filiera delle costruzioni. Un lavoratore edile ha un costo lordo tra i 3500 e i 4000 euro ma percepisce 1300 euro netti mensili e la colpa non sta né in capo all’azienda né in capo al lavoratore ma ai spropositati carichi fiscali. Il Contratto Nazionale dell’edilizia industria non è stato ancora rinnovato. Le proposte, a dir poco indecenti, che provengono dall’ ANCE, vogliono abbattere il costo del lavoro sulle spalle dei lavoratori, abbassando i diritti e modificando in peggio: l’ indennità di malattia, la responsabilità in solido, il secondo livello di contrattazione e un doppio trattamento per lavoratori che percepiscono l’APE penalizzando ancora di più i nuovi ingressi. Per la prima volta si è firmato il CCNL dell’artigianato prima di quello dell’ANCE, forse è giunto il momento di pensare ad un “CONTRATTO NAZIONALE UNICO”, che preveda un sistema bilaterale unico, riqualificato e riorganizzato nei territori in funzione del secondo livello di contrattazione. Parlerò ora del nostro territorio: Il settore del legno vede le due fabbriche del nostro territorio ad utilizzare al massimo gli ammortizzatori sociali. La Colombin supera tutti i record di utilizzo continuativo degli ammortizzatori sociali mentre la Vitrani ora in solidarietà affronta una crisi di liquidità che porta i lavoratori a vantare un credito di 5 mensilità intere proprio oggi e con poche certezze per il futuro. Il cemento vede la conferma della dismissione lenta ma inesorabile dello stabilimento triestino che 15 anni fa contava 130 addetti e vedrà nei prossimi mesi la riduzione a 21 addetti con la chiusura del forno e della cava dando la disponibilità dei terreni inutilizzati per altri insediamenti industriali. Sembra quindi proprio un piano di dismissione senza possibilità di rientro. Il prossimo passo è renderlo solo un magazzino e poi chiusura, eutanasia di una fabbrica. Il mondo dell’edilizia è il precursore dei tempi. Perché assomiglia tanto al modo di lavorare di oggi, in cui non esiste più il posto di lavoro fisso. Cinque o sei rapporti di lavoro in edilizia in un solo anno, decine di esperienze professionali spesso incoerenti, in capo ad ogni lavoratore, in cui i diritti elementari, ferie, malattia, anzianità professionale ecc. diventano chimere dentro lo spezzettamento, sminuzzamento e svilimento della vita lavorativa. Edilizia: la situazione si legge dai numeri della cassa edile, si legge dai numeri degli accordi delle casse integrazioni e ammortizzatori sociali di tutti i tipi, si legge dall’aumento della nostra attività di assistenza individuale, si legge sulle facce dei lavoratori che da anni non riescono a trovare lavoro e si vergognano di non riuscire a sostenere la propria famiglia. La crisi si ripercuote anche sul sindacato portando ai funzionari della Fillea molto più lavoro, un lavoro “brutto “ e solamente difensivo, con meno entrate economiche nonostante il costante numero degli iscritti. Questo ci costringerà o a ridurre il numero degli attuali funzionari o ad una diversa distribuzione degli incarichi. Per questo ragionamento abbiamo coinvolto la Camera del Lavoro territoriale ed il dialogo in tal senso continuerà anche dopo il congresso. Rilanciare l’industria e al suo interno l’edilizia sono le azioni necessarie per rilanciare l’economia Triestina. Le attività della Cgil e della Fillea verso le Istituzioni ed Associazioni Datoriali territoriali hanno affermato la priorità di creare le condizioni perché riparta il lavoro in cui l’edilizia ha un posto di rilievo essendo il settore con il più alto effetto moltiplicatore degli investimenti. Una delle soluzioni proposte dalla Fillea è quella di indirizzare il settore verso la ricostruzione/restauro sostenibile, riutilizzo, consumo di suolo zero, riqualificazione del patrimonio edilizio pubblico e privato. Siamo agli ultimi posti per la qualità e quantità delle infrastrutture per la mobilità, tra i paesi avanzati europei un paese con infrastrutture inadeguate non può essere competitivo. Nel seminario del luglio 2013 abbiamo iniziato a proporre questi temi alla città. A mio avviso nel prossimo futuro la nostra Organizzazione si dovrà impegnare per ottenere che gli investimenti sulla ristrutturazione e riparazione di scuole e ospedali escano dai vincoli del patto di stabilità perché sulla sicurezza e sulla salute non si può speculare. Tutto ciò è già in atto da anni nei paesi europei, per esempio la Germania, in cui l’edilizia di tipo tradizionale è stata dichiarata estinta e il Governo a tutti i livelli e le aziende si muovono velocemente per utilizzare al meglio i finanziamenti europei realizzando gli obiettivi comunitari fissati per 2020 e anche superandoli verso quelli del 2050. Per gli enti bilaterali, si sente sempre più pressantemente parlare di razionalizzazione e regionalizzazione. Posso con orgoglio affermare che gli enti di questa provincia, grazie anche al contributo di chi mi ha preceduto in questo incarico, sono un raro esempio di efficienza e regolarità. Credo che la Fillea sia matura per coinvolgere sempre di più i lavoratori nella gestione degli Enti costituendo comitati di sorveglianza eletti da tutti i lavoratori iscritti in ciascuna Cassa Edile, obiettivo questo da raggiungere nel medio termine. Meno riunioni di consigli di amministrazione e uffici di presidenza ma più riunioni delle parti sociali che decidono, come statutariamente previsto sulla carta, ma un sogno nella realtà locale dove l’ANCE è assente ingiustificato. Il Futuro della Fillea di Trieste e delle Fillea del FVG dipende da come il piano di riorganizzazione nazionale verrà applicato da noi e dal nostro ruolo all’interno rispetto al riordino degli Enti Bilaterali. La situazione più incombente è certo quella delle scuole edili visti gli ultimi accadimenti. Colgo l’occasione per salutare Villiam Pezzetta e ringraziarlo per il percorso fatto assieme e per i progetti condivisi in questi anni. E colgo inoltre l’occasione di augurare al futuro il Segretario Regionale, che sarà eletto dal Congresso di lunedì prossimo, che prosegua sul sentiero di collaborazione sin qui percorso soprattutto in edilizia che ha tenuto conto degli equilibri regionali. Ringrazio della partecipazione gli ospiti, il dottor Armando Ricotta attuale direttore della Cassa Edile che ci relazionerà sullo stato del settore edile negli ultimi 5 anni. Un particolare ringraziamento per la sua presenza ad Adriano Sincovich che molti di voi conoscono e gli auguriamo un tranquillo e proficuo percorso congressuale. Il mio ultimo pensiero di questa relazione lo rivolgo a tutti voi perché il periodo che stiamo vivendo è davvero difficile e solo agendo assieme, non uno per uno, contribuiremo a cambiare la nostra organizzazione per renderla più forte nell’interesse generale. Buon lavoro a tutti voi. MARINO ROMITO

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