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Referendum

07.03.14  Si è concluso il 27 febbraio 2014 il Congresso territoriale della Fillea Avellino. Di seguito la relazione del segretario uscente Antonio Di Capua, riconfermato alla guida della struttura dal nuovo direttivo eletto al termine del congresso.
Compagne e Compagni, prima di passare alla lettura della relazione in- troduttiva, ringrazio tutti i presenti per aver scelto di partecipare al XVIII Congresso Provinciale della Fillea Cgil di Avellino. Un saluto particolare a Mercedes Landolfi, responsabile nazionale Fillea per le Politiche di gene- re e l’immigrazione, Giovanni Sannino, segretario regionale Fillea Cam- pania, e Vincenzo Petruzziello, segretario provinciale Cgil Avellino. 1. Premessa Questo Congresso, che s’inserisce nel percorso più ampio dei prossimi Congressi Nazionali di Fillea e Cgil, si colloca nel pieno della più grave crisi che il nostro Paese attraversa dal dopoguerra a oggi. Una crisi che ha un carattere strutturale e globale, perché al tempo stes- so è crisi finanziaria, produttiva, politica, sociale, ma anche, e soprattut- to, etica e morale: per questo l’Italia ha, innanzitutto, bisogno di ritrova- re nei valori della legalità, della trasparenza nelle scelte e nel rapporto democratico tra cittadini e istituzioni, i suoi fondamenti costituzionali. Lo diciamo subito con forza, perché questi sono i valori che hanno ispi- rato il nostro Congresso: lo slogan che abbiamo scelto è «Città future». Luoghi che immaginiamo di realizzare praticando un nuovo modello di sviluppo nel settore delle costruzioni, perseguendo gli obiettivi della so- stenibilità e della legalità, della tutela del territorio e della sicurezza delle infrastrutture, del lavoro regolare e della buona contrattazione. Ma ci torneremo più avanti, quando punto per punto saranno approfondite queste prerogative. A livello Confederale, questo è il Congresso delle due mozioni, presenta- te da Susanna Camusso e Giorgio Cremaschi. Con le compagne e i compagni, ne abbiamo diffusamente discusso nelle assemblee di base, che si sono svolte dal 10 gennaio al 18 febbraio, durante le quali sono stati anche eletti i 45 delegati presenti oggi, e dove, dopo aver compre- so le motivazioni e le differenziazioni di due letture interne al sindacato, abbiamo deciso di sostenere la mozione «Il lavoro decide il futuro» del segretario nazionale Cgil, Susanna Camusso. 2. La mozione «Il lavoro decide il futuro» Nel documento, con lo sguardo sempre rivolto all’Europa, c’è una parti- colare attenzione alle politiche di sviluppo per il Mezzogiorno: «Oggi – si legge nella premessa - interi territori, da Nord a Sud, sono investiti da una desertificazione industriale con pesantissime ricadute sul reddito di- sponibile. Nel Mezzogiorno alcuni processi hanno determinato una si- tuazione economica e sociale ancora più allarmante. La caduta verticale del reddito, la crescita esponenziale della disoccupazione giovanile, la ripresa dei flussi migratori verso il Nord del Paese e dell'Europa, testimo- niano l’esistenza di un’emergenza sociale e democratica. L'Italia intera non esce dalla crisi se nel Mezzogiorno non si inverte radicalmente que- sto profondo declino». Si esce dalla crisi, quindi, definendo un sistema nazionale pubblico di servizi al lavoro adeguato alle esigenze di un mercato in rapida evolu- zione, attento ai lavoratori discontinui e precari, ai giovani in cerca di prima occupazione, ma anche ai lavoratori molto qualificati e sottoim- piegati e a quelli troppo poco qualificati. Bisogna ripartire dal territorio: riqualificando l’industria e i servizi; rifor- mando la Pubblica amministrazione e il welfare; difendendo il lavoro nei settori più tradizionali, come l'agricoltura, l'industria e il terziario; soste- nendo una radicale riforma fiscale. Sono questi, in estrema sintesi, anche gli obiettivi del «Piano del Lavoro» della Cgil, condiviso dalla Fillea, presentato a distanza di 64 anni da quello sottoscritto da Giuseppe Di Vittorio. Con quel «Piano» c’è un’analogia nelle condizioni di partenza: allora, l'Italia usciva da una de- vastante guerra; oggi, proviamo a riemergere da una crisi altrettanto devastante. Oggi come allora c'è bisogno di ricostruzione e di innova- zione e non c’è tempo da perdere. Per questo il «Piano del Lavoro» deve agire, in un periodo che va dai tre ai cinque anni, su due segmenti: il primo che va dall'emergenza al medio periodo, il secondo di lungo pe- riodo che preveda riforme necessarie e scelte indispensabili. 2.1 Rappresentanza Saremo sempre vigili e continueremo a fare proposte per un cambia- mento, che affrontiamo anche al nostro interno. In questo senso, un al- tro importante passo in avanti è stato fatto dal Comitato Direttivo della Cgil approvando il Testo Unico sulla rappresentanza, sottoscritto il 10 gennaio in coerenza con gli accordi del 28 giugno 2011 e del 31 mag- gio 2013. Con queste regole si disegna un modello di rappresentanza sindacale trasparente, democratico e fortemente partecipato dalle lavo- ratrici e dai lavoratori. Tuttavia, in settori come le costruzioni, sono molti i lavoratori di imprese non afferenti a Confindustria e ancora di più quel- li di imprese sotto i 15 dipendenti nelle quali non è esercitabile il diritto a eleggere RSU. Il problema vero, quindi, è come estendere gli importanti e positivi strumenti di rappresentanza e democrazia definiti dal regola- mento attuativo sottoscritto con Confindustria a un mondo del lavoro molto più frammento e complesso di quello della grande fabbrica. Con- centriamoci su questo, mettendo da parte dissidi e polemiche che altro non fanno che indebolire il sindacato. 3. Lo scenario nazionale Compagne e compagni, nel 2010 eravamo in questo stesso luogo per il XVII Congresso Provinciale della Fillea: oggi ripartiamo da qui con rin- novato ottimismo e nuova consapevolezza. In questi quattro anni il quadro politico è stato caratterizzato da una co- stante instabilità: i Governi di centrodestra, che per primi hanno dovuto affrontare la crisi, inizialmente negandola o mistificandola, non hanno mai dato risposte concrete sul fronte dell’occupazione e dello sviluppo: l’attenzione per troppi anni è stata rivolta solo ed esclusivamente all’emanazione di leggi ad personam. Nel novembre del 2011, con le dimissioni di Silvio Berlusconi, si è chiusa un'era. Ma dopo di lui i «tecnici» di Mario Monti si sono contraddistinti per una politica di austerità che ha colpito soprattutto le lavoratrici e i lavoratori, i giovani e i precari, gli occupati e quelli che all'improvviso si sono trovati senza lavoro e anche senza pensione, i cosiddetti «esodati». Infatti, è stata soprattutto la riforma del Ministro del lavoro, Elsa Fornero, che ha aggravato la situazione e le prospettive di migliaia e migliaia di lavoratrici e di lavoratori, minando alla base la sostenibilità economica e finanziaria, personale e familiare, dei futuri pensionati. Questa riforma non tiene conto delle profonde modifiche intervenute nel mondo del lavoro e della diffusa precarietà, che penalizza in partico- lare i giovani. Proprio l’edilizia è un settore fortemente danneggiato per la sua connotazione e dimensione produttiva che non consente di man- tenere in vita per lungo tempo i rapporti di lavoro, data la frammentarie- tà e la discontinuità degli stessi. Per questo, nelle assemblee di base se n’è discusso ampiamente, po- nendo la questione della riforma Fornero sempre all’ordine del giorno: è stato votato e approvato un documento nel quale chiediamo il supera- mento di questa Riforma. Chiediamo di ripristinare la flessibilità dell'età pensionabile, affinché si possa scegliere di andare in pensione dopo i 60 anni senza ulteriori penalizzazioni; e di ridurla in base all'usura delle mansioni e del lavoro svolto con particolare riguardo agli addetti ad at- tività manuali. Riteniamo che sia fondamentale eliminare il rigido auto- matismo dell'aumento dell'età di accesso legato alla speranza di vita nonché la sua modalità di calcolo e sosteniamo la riduzione dell'aspetta- tiva di vita per gli edili di almeno 4 o 5 anni. Terminata l’esperienza del Governo Monti, le elezioni politiche del 2013 ci hanno consegnato i Governi delle «Larghe intese». Per 10 mesi, quello guidato da Enrico Letta ha scelto di mettere la stabilità davanti alle scel- te del fare, delle quali il Paese avrebbe avuto urgente bisogno. È stato un governicchio nel senso che non ha avuto la forza di fare scelte», come ha detto, Susanna Camusso. È stato un Governo prima osteggia- to, poi addirittura sfiduciato dal segretario Pd, Matteo Renzi. L’atto di sfi- ducia, interno al Pd, ha determinato le dimissioni di Letta e la formazio- ne di un nuovo esecutivo guidato proprio da Renzi. La squadra dei suoi Ministri è già al lavoro, ma è troppo presto per esprimere giudizi definiti- vi. Insomma, quello italiano è un contesto politico ancora troppo confu- so e magmatico nel quale sarà difficile trovare una giusta sintesi. 4. Dal nazionale al locale Inevitabilmente, l’instabilità dello Stato centrale ha effetti negativi sulla politica locale e quindi sullo sviluppo e sul progresso del territorio. 4.1 Le vertenze irpine In Italia nel settore edile, negli ultimi cinque anni, si è registrata una di- minuzione di quasi il 50% dei lavoratori addetti, pari a 300 mila posti di lavoro in meno. In Campania, negli ultimi due anni, oltre 30 mila lavoratori edili hanno perso il lavoro e il monte salari erogato si è ridotto di oltre 200 milioni di euro; sono stati bloccati 3 miliardi e 300 milioni di euro per la realizza- zione di opere, che potrebbero creare tra i 57 e i 60 mila posti di lavoro; e le ore di cassa integrazione sono passate da 354 a 539 mila, mentre quelle delle attività lavorative sono diminuite del 20 per cento. In Irpinia, tra il 2008 e il 2013 si è registrata una riduzione del numero di cantieri avviati da 1564 a 764. Rispetto al 2012, le nuove attività edili hanno subìto una riduzione di 211 unità: da 975 a 764 cantieri, di cui il 26% costituito da lavori pubblici e il 74% da lavori privati. La crisi del settore ha generato riflessi sull’importo della massa salari che ha fatto registrare una flessione del 15 per cento nel 2012. Questo dato negativo risulta comunque più contenuto rispetto a quanto è successo nelle altre province della Campania e del Centro-Sud, dove c’è stata una riduzione dei salari superiore al 20 per cento. Nel 2013, la massa salariale contabile ha registrato un’altra preoccupan- te flessione pari a quasi 5 milioni di euro, con una riduzione del 20% ri- spetto all’anno precedente. Sempre in riferimento all’ultimo anno, in Ir- pinia sono scomparse 160 imprese con una perdita di 1100 addetti. La riduzione dei nuovi lavori negli ultimi anni, ha amplificato le difficoltà delle imprese nel proseguire i cantieri dopo la loro apertura, soprattutto per i lavori pubblici a causa dei ritardi nei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione, ma anche in quelli privati ci sono enormi ral- lentamenti. L’auspicio è che le decisioni governative, centrali e territoriali, siano volte all’adozione di efficaci strategie di sviluppo per l’edilizia, un comparto che è trainante per l’economia. In questo contesto, stiamo gestendo diverse e complesse vertenze sin- dacali. Nel settore legno, alla Novolegno di Pianodardine è stato rinno- vato da poco il contratto di solidarietà ai 122 lavoratori; all’azienda Ur- ciuoli di Avellino e all’Holzebau sud di Calitri si sta usando la Cassa inte- grazione ordinaria. Nel settore dei laterizi, all’Ilas di San Martino Valle Caudina, in concordato preventivo con la nomina del commissario giu- diziale, solo da pochi giorni il decreto di Cassa integrazione straordinaria è alla firma, da 7 mesi i lavoratori non usufruiscono di nessun reddito; alla Cellublok di Montoro a dicembre è stata concordata, con l’Unione degli Industriali, una procedura di mobilità volontaria; mentre i lavorato- ri del Laterificio di Calitri sono in mobilità dal luglio del 2011. È doveroso sottolineare che sono ancora troppi i lavoratori che non usufruiscono del sostegno dell’Inps: sono fuori dalla produzione ed esclusi da qualsia- si forma di ammortizzatore sociale. Nella nostra Provincia, il settore dell’edilizia registra una forte contrazio- ne del monte ore lavorate dovute in particolare a un impoverimento del tessuto aziendale: le imprese che si costituiscono sono sempre più picco- le con una media che oscilla tra i 3 e 5 lavoratori. Inoltre, si sono moltiplicati i contratti atipici e a prestazione e proliferano le cosiddette partite Iva. Tutti metodi e pratiche che sono usati troppo spesso per aggirare il sistema delle tutele contributive e della sicurezza. È necessario un intervento urgente per provare consapevolmente a ri- stabilire le sorti di un comparto in forte crisi: intervenire con lo sblocco dei cantieri, con una serie di interventi di edilizia pubblica, con l’avvio della programmazione per l’edilizia popolare di qualità e il recupero dei Centri storici, con l’avvio delle opere inserite e finanziate nell’ambito del programma PIU Europa. Su quest’ultimo punto, chiediamo all’amministrazione comunale di Avellino la convocazione di un tavolo permanente per monitorare i fondi disponibili e renderli subito utilizzabi- li. È opportuno frenare le nuove edificazioni, immaginando e pianifican- do operazioni di ristrutturazione edilizia con tecniche avanzate, pun- tando alla valorizzazione del patrimonio abitativo esistente, intervenen- do soprattutto sull’edilizia popolare pubblica, e implementando opere di bonifica, rese ancor più necessarie e urgenti sulla scorta della recenti tragedie che hanno colpito diverse regioni del nostro Paese. 4.2 Il Patto per lo sviluppo Riteniamo che sia fondamentale implementare il Patto per lo sviluppo, quale strumento per rilanciare la concertazione tra Regione, Provincia e parti sociali. L’iniziativa del 9 ottobre dell’anno scorso quando la Cgil ha incontrato presso la propria sede di Avellino l’assessore regionale alle Attività pro- duttive, Fulvio Martusciello, è stata l’occasione per rappresentare all’esponente di Palazzo Santa Lucia la situazione della nostra Provincia. Proprio durante quest’incontro la Fillea ha consegnato a Martusciello la propria scheda di crisi del settore, rimarcando ancora una volta l’importanza delle opere ritenute strategiche per il comparto edilizio. Il sindacato unitariamente ha ottenuto la convocazione di un Tavolo tecnico in sede regionale, dove abbiamo discusso con il Presidente Caldoro dei problemi del territorio, svolgendo una concreta attività di in- formazione. Dopo l’incontro, le nostre istanze sono rimaste inascoltate e i nodi da sciogliere sono ancora tanti: dalle grandi infrastrutture, come l’Alta Capacità e la Stazione irpina, al completamento dei lavori per la Lioni-Grottaminarda, la cui situazione potrebbe complicarsi dopo l’emendamento di M5S e Lega Nord, approvato alla Camera, che ha eliminato la figura del Commissario ad acta Filippo D’Ambrosio; dal completamento della la Paolisi-Pianodardine, fino al finanziamento ai Comuni con progetti già esecutivi per la rete idrica. E ancora l’efficientamento energetico e statico del patrimonio abitativo e delle scuole, messo a dura prova anche dagli ultimi e preoccupanti fenomeni sismici, i lavori da fare nei Centri storici di Avellino e provincia, oltre alla questione del Patto di stabilità. 4.3 Proselitismo e presenza sul territorio La carenza di risorse sta mettendo a dura prova anche la tenuta della struttura sindacale, ma nonostante ciò non arretra di un passo la nostra azione di proselitismo. Anzi, si rafforza ogni giorno in ogni parte del ter- ritorio. Un sentito ringraziamento va a Massimo e Anna, della segretaria provinciale Fillea, e a tutte le compagne e i compagni, che lavorano nel- le fabbriche e nei cantieri della provincia, per l’instancabile e preziosis- simo impegno volto alla ricerca del consenso. Solo grazie a questo im- prescindibile lavoro di squadra, siamo riusciti a stabilire sinergie nei luo- ghi di lavoro e solo con lo stesso impegno potremo riuscirci ancora. È bene ricordare che con la nostra autonomia di proposte, siamo parte integrante del sistema di servizi offerto dalla Cgil: la Fillea è presente in molte sedi di zona e nelle Leghe Spi dislocate sul territorio. Sono questi i luoghi privilegiati dell'azione sindacale, dove si manifestano sempre di più le contraddizioni, i bisogni e le esigenze delle lavoratrici e dei lavora- tori, ma anche delle pensionate e dei pensionati. 4.4 Assistenza fiscale, previdenziale e legale A tutti offriamo tutela e assistenza fiscale, previdenziale e legale, grazie all’indispensabile contributo dei Caf, del Patronato e dell’Ufficio legale della Cgil. 4.5 Sicurezza nei luoghi di lavoro Abbiamo più volte denunciato i ripetuti colpi di spugna del Governo, che ha depauperato anni di battaglie e conquiste sindacali con l’approvazione di norme che hanno depenalizzato diversi reati connessi all’inosservanza delle norme sulle sicurezza nei luoghi di lavoro, depo- tenziando gli istituti di controllo e di vigilanza, rendendo impotenti an- che strutture come l’Ispettorato del lavoro, che continua a svolgere il proprio ruolo nonostante possa intervenire solo a seguito della denun- cia dei lavoratori o di un’organizzazione sindacale. È positivo il fatto che l’Inail abbia appena stanziato più di 27 milioni di euro per migliorare in Campania le condizioni di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, perché i dati dell’ultimo anno sono allarmanti. Nel 2013 sono stati 571 i morti sui luoghi di lavoro, ma oltre1300 se si aggiungono anche i decessi sulle strade e in itinere. In edilizia, nono- stante la devastante crisi nel settore, sono stati 137 i decessi, il22% del totale. L’edilizia, in questa triste graduatoria, è seconda solo all’agricoltura, prima con 210 decessi, il37% delle morti complessive. In edilizia, se si considera l'incidenza del numero di morti sull'effettivo numero di ore lavorate, che per via della crisi sono calate, si può verifica- re che la quantità degli incidenti mortali non è diminuita, ma anzi sta aumentando. Questi numeri non considerano quello che accade nel mondo «som- merso» dell'illegalità e del lavoro nero che con la crisi si sta allargando sempre di più e sul quale non si hanno dati certi. Già prima della crisi, da uno studio condotto da Fillea insieme all'Inca, era emerso che ⅓ dei la- voratori, specie i migranti, non denunciavano gli infortuni subiti sul lavoro. Alcune norme sui piccoli cantieri contenute nel cosiddetto «Decreto del fare», approvato in agosto e poi convertito in legge dello Stato, po- trebbero avere effetti addirittura dannosi. Questo dimostra che c’è una grande sottovalutazione del problema da parte delle Istituzioni. Basti pensare che nella Legge di stabilità, anche in quelle norme positive per il settore, come il prolungamento degli incentivi per l'efficienza energe- tica, non c'è nessun riferimento alla regolarità del lavoro. Su base nazionale, da tempo abbiamo ha avanzato una proposta che potrebbe avere effettivi positivi sulla regolarità del lavoro. Pensiamo che sia necessario creare un nesso, definito per legge, tra l'erogazione dell'incentivo e il Documento unico di regolarità contributiva, anche nei lavori privati. Una proposta a costo zero, ma finora rimasta inascoltata. 4.6 Rapporti unitari Sui punti richiamati fin qui, sollecitiamo l’impegno unitario con Filca Cisl e Feneal Uil. Come è indispensabile il sostegno dell’Associazione Nazio- nale dei Costruttori Edili di Avellino, del suo direttore, Tonino Santosuos- so, e del presidente del Consiglio direttivo, Giuseppe Scognamillo, ai quali rivolgo un appello alla collaborazione per mettere in campo una serie di iniziative per risollevare le sorti del comparto nel rispetto della legalità e della sicurezza nei luoghi di lavoro. A Roma il 5 febbraio è finalmente ripresa proprio la trattativa con Ance e Coop per il rinnovo del Contratto nazionale, che giunge dopo un lun- go periodo di stallo, che aveva determinato, a novembre dell’anno scor- so, la rottura del tavolo, e poi lo sciopero generale del 13 dicembre con la manifestazione unitaria con Filca Csil e Feneal Uil a Napoli, alla quale tutti abbiamo partecipato. E le notizie di questi ultimi giorni non sono certo positive, per quanto riguarda le richieste di flessibilità. Un’importante sollecitazione va, quindi, proprio ai segretari provinciali di Filca Cisl, Mennato Magnolia, e di Feneal Uil, Carmine Piemonte, con i quali condividiamo identiche sensibilità, uguali convinzioni e medesima coerenza. Con loro siamo disponibili a scrivere l’agenda del 2014 e a portare aventi le vertenze per il lavoro e lo sviluppo della nostra provin- cia. Dobbiamo guardare insieme alla prospettiva del comparto con rin- novata attenzione all’eco sostenibilità e a tutte le innovazioni tecnologi- che di ciclo e di prodotto che sono una scommessa da vincere se vo- gliamo garantire una buona e duratura occupazione. 4.7 Ruolo degli enti bilaterali In questo quadro, è cruciale il ruolo degli Enti bilaterali e paritetici. La crisi e i preoccupanti fenomeni elusivi in atto stanno determinando cre- scenti squilibri economici nella gestione di questi Enti, con conseguenze negative in termini di funzionalità ed efficienza. Per superare queste dif- ficoltà, dobbiamo definire un progetto strategico e di sistema che guardi a una nuova prospettiva unitaria per l’intero comparto in grado di ga- rantire efficacia, efficienza, trasparenza e coerenza con l’applicazione della contrattazione nella sua interezza. Riteniamo fondamentale porre in essere una serie di azioni volte alla ra- zionalizzazione e alla omogeneizzazione degli Enti confermando i com- piti a loro affidati dal Contratto nazionale del lavoro e dai contratti terri- toriali. A livello provinciale, è fondamentale, in questa fase di crisi, il contributo offerto dalla Cassa Edile di Avellino, impegnata nell’erogazione dei ser- vizi alle imprese e ai lavoratori, con la corretta procedura del Durc, i cui tempi di rilascio posizionano la nostra Cassa Edile tra le prime in Italia. Il merito è di tutti gli amministratori: per questo, ringrazio il direttore, Emi- lio Melito, e il presidente, Armando Zaffiro, che svolgono le loro funzioni con professionalità. Allo stesso modo, è rilevante il ruolo svolto dal Centro per la Formazione e Sicurezza di Avellino, grazie all’impegno del presidente, Michele Di Giacomo, e del direttore, Giovanni Solimene. Il Cfs, nel 2013 ha ulte- riormente incrementato i numeri dei formati e delle imprese coinvolte in processi formativi, con 2192 allievi, 1103 imprese e 152 corsi di forma- zione realizzati: una mole di attività notevole e apprezzata per quantità, ma soprattutto per la qualità. Colgo questa occasione anche per ringra- ziare tutti i dipendenti dei due Enti, che lavorano con dedizione e pro- fessionalità. 5. Conclusioni Compagne e compagni, mi avvio alla conclusione. Molta strada resta ancora da fare per il pieno esercizio delle libertà e della democrazia sin- dacale: dobbiamo innanzitutto impegnarci per rilanciare la contratta- zione a tutti livelli, a partire dai luoghi di lavoro e dal territorio, perché viviamo in un nuovo scenario dove l’azione di tutela individuale e collet- tiva, insieme alla promozione dei diritti, devono intrecciarsi e alimentarsi a vicenda per fondersi in una completa rappresentanza. Per uscire da questa crisi, è necessario l’impegno di un Governo stabile che sappia programmare lo sviluppo pensando al progresso: perché non c’è sviluppo senza progresso! Cos’è il progresso? È sostenibilità e legalità; è tutela del territorio e case sicure; è lavoro regolare e buona contrattazione; è un nuovo modello di sviluppo per il settore delle costruzioni. Lo ripeto, sono proprio questi gli intenti che hanno ispirato il XVIII Congresso nazionale che la Fillea cele- brerà a Roma il 2 e 3 aprile. Per costruire il futuro, è necessario immaginare anche nel settore edilizio un’innovazione sostenibile: come indica il secondo rapporto dell'Os- servatorio congiunto del settore edilizio promosso e realizzato da Fillea Cgil e da Legambiente, è indispensabile creare una regia nazionale per gli interventi di efficienza energetica e di riqualificazione urbana, sui quali l'Europa prevede impegni chiari e vincolanti da parte degli Stati per fare proprio dell'efficienza energetica la chiave per una riqualifica- zione diffusa e ambiziosa del patrimonio edilizio. In questi anni s’è perso troppo tempo, i Governi hanno agito o nella di- rezione di favorire il rafforzamento di un’idea di edilizia speculatrice e divoratrice di territorio, o, nel migliore dei casi, hanno agito con poco coraggio, come dimostra la Legge di Stabilità varata a fine dicembre. Po- litiche del genere hanno determinato incentivi non strutturali e assenza di una politica industriale capace di sostenere un processo di riconver- sione alla sostenibilità. Entro aprile il Governo approverà una strategia nazionale per individua- re interventi di riqualificazione del patrimonio pubblico e privato da fi- nanziare e realizzare in coerenza con le direttive della programmazione europea. Il ruolo degli Enti locali sarà fondamentale perché per la riqualificazione del patrimonio edilizio pubblico la direttiva nazionale stabilisce che dal gennaio 2014 ogni anno siano realizzati interventi di ristrutturazione in almeno il 3% delle superfici coperte utili degli edifici riscaldati e raffred- dati di proprietà pubblica per rispettare almeno i requisiti minimi di pre- stazione energetica della direttiva 31 del 2010. Non possiamo più giocare allo scaricabarile tra Stato e Regione, Regione e Amministrazioni locali: è obbligatorio un cambio di passo dopo anni di immobilismo e di ritardi, che non possono essere certo compensati da passerelle su opere più volte inaugurate ma mai partite. Dobbiamo sa- per sfruttare ogni occasione, come quella del «Bando per l'accelerazione della spesa dei fondi strutturali», con il quale la Regione ha messo a di- sposizione 4 miliardi di euro per progetti i cui ambiti di intervento sono l’ambiente, i lavori pubblici, la protezione civile, il sostegno al tessuto produttivo, lo sviluppo urbano, l’efficientamento energetico, i trasporti sostenibili. Sempre dalla Regione dovrebbero arrivare alla nostra provin- cia 20 milioni di euro previsti dal «Piano di azione e coesione» per lo svi- luppo industriale nelle aree di crisi. Accogliamo con favore anche l’operazione verità messa in atto dal Pro- curatore Rosario Cantelmo che vuole vederci chiaro sugli ultimi 30 anni di gestione dell’urbanistica ad Avellino. Il 20 febbraio i suoi uomini han- no sequestrato quasi 300 pratiche edilizie. Cantelmo ci ha avvertiti: «Sempre più spesso la violazione edilizia e i comportamenti illeciti ven- gono compiuti con la copertura di atti amministrativi che hanno la par- venza di regolarità». Insomma, le occasioni da cogliere e le sfide da affrontare in questo 2014, e nei prossimi anni, sono tante e solo un sindacato coeso può fronteggiarle con la giusta determinazione: un sindacato che giorno dopo giorno, vertenza dopo vertenza, dobbiamo costruire insieme, con i responsabili di categoria e i delegati, con i rappresentanti sindacali e tut- ti gli iscritti, con le lavoratrici e i lavoratori, le pensionate e i pensionati, le cittadine e i cittadini. Un sindacato di tutti: un sindacato dei diritti, del lavoro e dei lavoratori, che sappia guardare al futuro, provando a scrivere una storia diversa. Una storia migliore.

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