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11.03.14 Di seguito la relazione del segretario uscente Filippo Rubulotta, riconfermato alla guida della struttura dal nuovo direttivo eletto al termine del congresso.
Cari/e delegati/e, compagni/e, graditi ospiti che siete oggi presenti al nostro XI° congresso provinciale a voi tutti porgiamo un sentito ringraziamento per la vostra presenza ad un appuntamento così importante per la nostra categoria e per tutta l'organizzazione.
Capitolo 2 - Il Congresso e i timori iniziali 
Quando negli ultimi mesi dello scorso anno si è entrati nel vivo del percorso congressuale con il licenziamento dei documenti e del regolamento non vi neghiamo che un po' di preoccupazione ci ha assalito, quella preoccupazione derivante dall'aver visto un intero settore, quello delle costruzioni, sfaldarsi sotto i nostri occhi impotenti nel breve periodo di qualche anno. A chi saremmo andati ad illustrare i documenti? Con chi avremmo discusso e dibattuto? Le poche persone che ancora sono impiegate nel settore come avrebbero percepito il tentativo disperato di quello o di quell'altro membro dell'organizzazione di “raccontare“ del Congresso piuttosto che, almeno apparentemente, parlare dei loro problemi quotidiani? Era proprio necessario farlo questo congresso?
Capitolo 3 - Il Congresso e i suoi obiettivi
Abbiamo iniziato il nostro percorso congressuale, predisponendo il calendario delle assemblee di base, i verbali e le schede schede elettorali carichi dunque di interrogativi ma con una ferma convinzione, quella che non avremmo trasformato il nostro Congresso in una sorta di rito tribale che bisogna svolgere diligentemente ogni quattro anni a tutti i costi, anche a quello di non farsi comprendere dalle persone che ci saremmo trovati di fronte di volta in volta, ma lo avremmo utilizzato esattamente per la grande opportunità che esso ci consegna ovvero quella di azionare questa grande macchina chiamata CGIL per incontrare e parlare con i lavoratori iscritti e non iscritti dei loro problemi e delle idee che l'organizzazione anche attraverso il congresso mette in campo per affrontarli. Capitolo 4 - Il Congresso e il suo svolgimento
Abbiamo fatto bene ! Le 12 assemblee di base pur di difficile preparazione, 8 delle 12 hanno avuto carattere territoriale a causa del ridotto numero di aziende ancora attive in provincia, sono state un luogo di discussione e di confronto incredibilmente alto e terribilmente reale. Le persone hanno vissuto quei momenti in certi frangenti andando anche oltre quello che noi avevamo auspicato, hanno partecipato in modo importante, sono intervenute, hanno riversato i loro problemi, in poche parole ci hanno capiti ! Hanno capito che non eravamo lì soltanto perchè lo dice lo Statuto della CGIL bensì perchè volevamo discutere con loro, confrontarci anche raccogliendo osservazioni e critiche ( non sono mancate ) ma comunque cercando di stimolare una partecipazione attiva ! La bellezza del Congresso si è vista negli occhi e nella voce delle persone che ci hanno chiesto una risposta alle loro domande, che ci hanno dato una risposta alle nostre domande o che hanno “trovato” la risposta a tutte le domande, ogni assemblea è stata una nuova contaminazione con il mondo che rappresentiamo e dal quale a volte per le nostre dinamiche interne corriamo il rischio di allontanarci troppo. Oggi le nostre preoccupazioni e i nostri dubbi iniziali si sono dissolti davanti alla grande forza che la nostra organizzazione riesce ad esprimere e per l'ennesima volta il contatto diretto con le persone ci ha dato risposte e fornito conforto, oggi possiamo dire che si il Congresso era necessario farlo e farlo ora e non solo perchè lo dice lo Statuto, perchè ci ha fatto entrare ancor di più nel mondo che vogliamo rappresentare. Riteniamo comunque necessaria una discussione all'interno della Confederazione anche sulle modalità di coinvolgimento dei lavoratori alle assemblee di base in modo particolare in quelle categorie come la Fillea dove altissima è la frammentazione dell'apparato produttivo sul territorio, si parla di centinaia di ditte numericamente piccole o piccolissime, in cui per raggiungere i lavoratori è necessaria una azione capillare di non facile applicazione.
Capitolo 5 - “ Il nostro mondo “
Il mondo che noi vogliamo rappresentare quello che ci piace chiamare “Il nostro mondo” oggi è molto diverso da quello che ci venne consegnato al termine dello scorso congresso, sono trascorsi soltanto quattro anni ma oggi lavoriamo sulle macerie di un terremoto non ancora terminato chiamato crisi. Nel 2010 affrontammo un congresso arrivando da circa due anni di crisi globale durante i quali però per il settore dell'edilizia non si era ancora raggiunto l'apice, le difficoltà erano già presenti e iniziavano a farsi sentire sulla pelle dei lavoratori e delle aziende meno strutturate ma tutti pur teorizzando che quello sarebbe stato solo l'inizio abbiamo sperato di sbagliarci e auspicato una possibile e rapida ripresa, così non è stato. I quattro anni successivi hanno completamente devastato il nostro settore, lo hanno stravolto e irreversibilmente modificato, hanno creato le condizioni per cui sicuramente l'edilizia del futuro sarà diversa da quella del passato, il terremoto crisi infatti ha cancellato migliaia di aziende e lavoratori disperdendone conoscenze e capacità ed allo stesso tempo ha fatto emergere la necessità di pensare ad un futuro diverso del “nostro mondo”.
Capitolo 6 - “ Il nostro mondo “ oggi
Gli anni delle maggiori disponibilità economiche, delle più facili concessioni bancarie, del più alto potere di acquisto delle famiglie hanno in realtà nuociuto al nostro settore perchè ne hanno mitigato le difficoltà, ne hanno nascosto le pecche, hanno fatto credere che si potesse perseverare sulla linea del costruire sempre e ovunque. Oggi la crisi ha svelato tutti i limiti e le contraddizioni di quella linea. Le nostre città si sono riempite di contenitori vuoti ed inutilizzati allo stesso tempo è aumentato il numero di persone che perde la casa perchè non riesce ad onorare il pagamento dell'affitto o del mutuo, il nostro Paese non ha ricevuto adeguati interventi di messa in sicurezza del sistema idrogeologico ma puntualmente piangiamo a breve distanza le une dalle altre le vittime delle varie sciagure climatiche, la maggior parte degli edifici civili e industriali di cui disponiamo è stato costruito con tecnologie obsolete e assolutamente non in linea agli standard di efficienza energetica allo stesso tempo siamo tra i più grandi importatori di energia in tutte le sue forme con un esborso enorme per le casse dello Stato, siamo il Paese che deteniene uno dei più grandi patrimoni naturali e culturali del mondo ma permette che questi si degradino irrimediabilmente senza coglierne il loro valore anche in termini di creazione di posti di lavoro e crescita del Pil. Siamo dunque un settore con forti contraddizioni che se vuole sopravvivere e provare recuperare qualcuno dei suoi “dispersi” deve sviluppare una nuova vocazione, quella dell'innovare, del recuperare, del riassettare, del migliorare e valorizzare tutto ciò che già esiste.
Capitolo 7 - “ Il nostro mondo” domani , una nuova vocazione
Sarà la vera sfida dei prossimi anni, costruire un Paese diverso partendo dall'esistente e, come ben descritto nel Documento Congressuale “Il lavoro decide il futuro”, costituendo l'asse di una nuova politica urbanistica fiscalmente sostenuta, fondata sull'innovazione, sul recupero e riuso, sul blocco del consumo ulteriore di suolo. Questa nuova vocazione potrebbe veramente rappresentare per il “nostro mondo” ma anche per tutto il il sistema produttivo italiano un elemento di risalita e di contrasto alla crisi; come la CGIL ha già indicato nel Piano del Lavoro il riassetto idrogeologico, la manutenzione del territorio, la bonifica delle aree industriali dismesse e dei siti di rilevanza nazionale, la messa in sicurezza e valorizzazione del patrimonio paesaggistico, artistico ed archeologico, così come la messa in sicurezza dal rischio sismico e l'efficientamento energetico del patrimonio edilizio sono priorità di sistema e leve straordinarie per una nuova politica industriale del nostro Paese. Nei mesi scorsi è stata data giustamente grande enfasi al “tutto esaurito” che si attende nei padiglioni di Expo 2015, la nuova sfida allora diventa quella che l'organizzazione dell'Esposizione universale generi ricadute importanti e permanenti per l'intero Paese, ricadute anche in termini di pensiero; organizzare Expo 2015 come evento unico ed eccezionale ma allo stesso tempo intraprendere la strada che conduce ad una buona pratica quella di saper offrire costantemente made in Italy nell'unione tra il paesaggio, i beni culturali e i tratti distintivi dello stile di vita italiano ( cucina, enogastronomia, ….. ). La rilevanza economica del segmento turistico-culturale è notevole, oltre il 15% del PIL, nonostante nell'ultimo decennio a fronte di una domanda complessiva quasi raddoppiata gli introiti turistici di pertinenza dell'Italia sono passati dal 5,8% al 4,1%, se i nuovi Governi sapranno orientare la loro azione cogliendo questa opportunità anche il settore dell'edilizia ed i suoi collegati, pur dovendo modificare molto delle loro attuali lavorazioni, potrebbero diventare leve di una ripresa che potrebbe riguardare l'intero Paese.
Capitolo 8 - La strada “pulita”
Pare dunque evidente come dai settori dell'edilizia, del cemento, del legno, dei laterizi, dei lapidei si possa tracciare una strada che aiuti il Paese, percorrendola, a invertire una tendenza negativa e a risollevare le proprie sorti, ma condizione necessaria è che questa strada sia sgmobra da tutti quelli che fino ad oggi sono stati ostacoli purtroppo insormontabili. L'illegalità intesa nel sua forma più ampia è un ostacolo abnorme su quella strada; l'illegalità non solo rappresentata dalle infiltrazioni mafiose dentro interi strati del tessuto produttivo del nostro Paese ma l'illegalità che si nasconde dietro la pratica d'assegnazione degli appalti al massimo ribasso, dietro ai comportamenti clientelari, dietro ai favoritismi, dietro alle “piccole” concessioni; se non saremo capaci di “pulire” la strada da questi ostacoli tutti gli sforzi che noi avremmo prodotto per ideare un futuro diverso al nostro Paese saranno vanificati. Il “pulire” la strada però deve iniziare dal basso, deve partire dal creare un lavoro regolare e tutelato cercando di estendere forme di tutela contrattuale e sociale a tutte le figure che a vario titolo si trovano nel mondo del lavoro, deve partire dal rinnovo i contratti collettivi nazionali e territoriali la cui responsabilità non può essere sentita delle sole organizzazioni sindacali lasciando “libere” quelle datoriali di poter dire così come hanno fatto ad Asti “non possiamo firmare perchè c'è la crisi” ( mi riferisco al CCPL ), deve partire dal riconoscere il giusto salario ed il giusto inquadramento professionale ai lavoratori, deve partire dalla lotta alla povertà una povertà non solo economica ma una povertà di protezioni, diritti e di tutele sociali.
Capitolo 9 - Asti
Non si pensi che il fatto di trovarci ad Asti e non in Sicilia, in Calabria o in Campania ci esoneri in qualche modo dal compiere queste riflessioni. Asti purtroppo nell'ultimo decennio ha subito un continuo impoverimento, il nostro settore ha visto una forte perdita di occupati molti dei quali lavoratori stranieri o ultracinquantenni con bassa scolarizzazione e specializzazione quindi più facili “prede” di quell'illegalità che non uccide con la lupara ma che crea le condizioni per cui la sua presenza diventa necessaria per vivere. Sono aumentati i casi di lavoratori licenziati dalle stesse aziende per le quali poi continuano lavorare “in nero”, stanno aumentando i casi di lavoratori che risultano formalmente in CIG ma lavorano percependo “ in nero “ dalle aziende soltanto la differenza economica tra l'ammortizzatore sociale e la retribuzione mensile intera o neanche quello, stanno aumentando casi di singoli lavoratori o interi organici aziendali a cui viene “richiesto” di rinunciare a parti della contrattazione collettiva ( trasferta, straordinario, …. ) per poter lavorare, tutto questo in nome della crisi. Fondamentale in questo senso è il ruolo delle Istituzioni in tutte le articolazioni, partendo dalla fase del controllo e delle eventuali sanzioni non può però non interessare la parte nevralgica della lotta a questi abusi quella della presa in carica delle persone che perdono il lavoro o che si trovano in una situazione di precarietà lavorativa che non possono diventare dei dimenticati. E' necessario che venga stipulata un'alleanza tra le Istituzioni e tutti i soggetti coinvolti operanti nel territorio a partire dalle associazioni sindacali, datoriali, università, enti formativi, associazioni di volontariato al fine di creare una rete virtuosa che accolga queste persone e le indirizzi in percorsi permanenti di riqualificazione e ricollocazione chiari e trasparenti . Rendere visibili gli invisibili e dare loro la speranza e la motivazione per ritornare ad avere un ruolo da protagonisti nel mondo del lavoro questa è la prima azione da mettere in pratica nella lotta quotidiana all'illegalità in tutte le sue forme.
Capitolo 10 - Noi
Per fare questo tutti, compresa la CGIL, devono un fare un passo avanti in termini di rappresentanza e di partecipazione attiva e consapevole di queste persone. Siamo una grande organizzazione, non solo numericamente, ma questa grandezza diventa lentezza nel recepire cambiamenti, bisogni, esigenze; spesso gli invisibili sono negli stessi posti di lavoro, fianco a fianco, alle persone che noi rappresentiamo, sono dentro le nostre sedi per utilizzare i servizi ma non ci conoscono, oppure non entrano nelle nostre sedi perchè magari si sono sentiti dire decine di volte : “ Guai se vai al sindacato ! “ . E' su queste persone che si deve concentrare la nostra azione futura attraverso tutti gli sforzi che la nostra organizzazione ha la forza di mettere in campo perchè si arrivi tramite un percorso di formazione, socializzazione e condivisione alla loro partecipazione e rappresentanza; questa per il Sindacato e per la CGIL in particolare è la sfida per la sopravvivenza, se si vuole pensare ad una CGIL futura non lo si può fare senza immaginare che dentro quella CGIL quegli invisibili avranno un volto ed un nome.
Capitolo 11 - Epilogo
La Fillea di Asti dopo questo Congresso dovrà riprendere con determinazione la strada tracciata negli ultimi quattro anni che ci ha permesso di tornare ad essere la prima organizzazione nell'edilizia e in tutto il settore delle costruzioni, una strada vincente ma difficile, complicata, impervia e dispendiosa; è la strada che conduce alla presenza costante e qualificata nei cantieri così come nelle fabbriche, è la strada che ci ha portato nel corso degli anni ad attivare cinque permanenze settimanali nelle sedi distaccate scegliendo di stare sul territorio vicino ai lavoratori piuttosto che nella sede centrale, è la strada del decentramento auspicato da tutta la CGIL, è la strada che la Fillea di Asti vuole continuare a percorre anche lavorando in sinergia con le altre strutture e con la Confederazione. Tra circa un mese assumeremo, nell'ambito della normale rotazione tra sigle sindacali, la vice presidenza della Cassa Edile; probabilmente questo avverrà nel periodo più difficile per quanto riguarda il futuro, anche economico, dei nostri enti ma le difficoltà non ci devono spaventare e ancora una volta tenteremo di svolgere al meglio il nostro compito in stretta collaborazione con la struttura regionale. Le ultime parole di questa relazione sono le uniche che voglio spendere in prima persona per ringraziare tre compagni Paolo, Fabio e Renato senza il cui supporto sicuramente non sarei qui, perchè sono diventati tutto per me, sono compagni, fratelli, amici, confidenti, anche un po' mamma e papà, sono l'aiuto nei momenti di disperazione, sono l'esempio di come deve essere chi sta dentro questa organizzazione : semplice e umile ma curioso e intraprendente, pronto a imparare anche se ha tanto da insegnare. L'ultimo anno non è stato semplice per noi, alcune vicende anche personali hanno messo a dura prova la nostra tenuta, non siamo eroi siamo persone che amano quello che fanno e quindi insieme abbiamo saputo resistere e reagire e se oggi siamo qui a celebrare questo Congresso lo dobbiamo fare con il vanto e l'orgoglio di chi ha l'onore di rappresentare la CGIL e i lavoratori.

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