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12.03.14 Si è concluso il 25 febbraio 2014 il Congresso territoriale della Fillea (città). Di seguito la relazione del segretario uscente Marco Benati, riconfermato alla guida della struttura dal nuovo direttivo eletto al termine del congresso.
Care delegate e delegati, gentili ospiti, dopo un impegnativo percorso di assemblee avviato a metà gennaio, durante il quale abbiamo cercato di coinvolgere il numero massimo di lavoratori e lavoratrici nei cantieri, nelle fabbriche, nei laboratori artigianali e anche i molti lavoratori colpiti dalla crisi che purtroppo sono sospesi se non licenziati dal proprio lavoro, siamo arrivati in questa importante giornata conclusiva del nostro Congresso che eleggerà il nostro nuovo Direttivo, il SG,i delegati/e per le istanze congressuali superiori. Grazie all'importante lavoro svolto dai compagni e compagne dell'apparato della FILLEA e ai nostri delegati e delegate nei posti di lavoro, abbiamo svolto n. 84 assemblee (di cui molte raggruppamenti di più imprese edili) con il voto certificato di n. 2013 iscritti/iscritte alla FILLEA. Ringrazio sinceramente tutte le compagne e i compagni perché, in questo mese e mezzo, all'impegno straordinario per il Congresso si è sovrapposto l'impegno ordinario per la gestione delle vertenze e delle sempre maggiori difficoltà dei lavoratori della nostra provincia, anche per questo forse l'organizzazione sembrerà un po' meno curata rispetto ai congressi precedenti, ma l'impegno profuso da tutti è stato esemplare. Questa giornata è arricchita per la presenza e il saluto dei nostri ospiti che ringrazio per l'interesse dimostrato ai nostri lavori e che invito al termine della mia relazione ad intervenire con un saluto alla nostra platea congressuale. Il XVII Congresso della CGIL si svolge. nel pieno di una crisi senza precedenti dal dopoguerra ad oggi. Dopo 5 anni di crisi progressiva dell'economia dei paesi cosiddetti occidentali, particolarmente drammatica in Europa (che pur rappresenta l'area con maggiore PILa livello mondiale),e ancora più drammatica in Italia,(che pur rappresenta il secondo paese dell'Unione Europea per produzione industriale). In un contesto molto complicato, anche politicamente, la CGIL ha scelto di svolgere il proprio Congresso coerentemente con le proprie regole democratiche, con l'obiettivo di far parlare i lavoratori e le lavoratrici. Partiamo da due punti fermi dell'analisi della periodo storico che stiamo attraversando: l. non siamo di fronte ad una crisi che prelude con il suo termine il ritorno alla situazione antecedente,ad esempio l'edilizia a Firenze non tornerà più ai livelli occupazionali ante-crisi per semplice autoregolazione del mercato. Come abbiamo titolato nel giornalino della FILLEA, che abbiamo distribuito a 3000 lavoratori edili di Firenze, stiamo subendo ed attraversando una trasformazione permanente della nostra società, che muta il nostro modo di vivere, di rapportarci anche con il futuro. Siamo dentro una Grande Trasformazione (per citare il titolo dell'opera del sociologo Karl Polany del 1944 con cui analizzava la grande crisi di quegli anni come il risultato di una società economica in cui il mercato era visto,erroneamente,come un elemento naturale di regolazione delle relazioni). 2. non dobbiamo cedere appunto all'ideologia catastrofista (tanto per parafrasare il filosofo toscano, che per molti anni ha vissuto nella qui vicina Fiesole, Ernesto Balducci, appartenente alla grande tradizione cattolica sociale e pacifista della Toscana, che già negli anni 80 auspicava la necessità di un'uscita dalla crisi morale e sociale (oggi dobbiamo aggiungere anche economica) della nostra società non cedendo alla "tentazione del catastrofismo", di fronte il quale non si può niente! E non è forse questa impossibilità al cambiamento in meglio, che buona parte della classe politica e dirigente continua a disseminare tra i lavoratori e le lavoratrici, i disoccupati, i pensionati, limitandosi da anni a descrivere la crisi, a denunciare la situazione a fare l'elenco dei problemi, guardandosi bene dal proporre le riforme necessaire per redistribuire il lavoro, la ricchezza, la sicurezza sociale. Da anni sentiamo dire quanto va male, non sentiamo invece mai dire come reagire e come cambiare. La CGIL e la FILLEA,per la propria storia e valori non possono che guardare in avanti, partendo dagli ultimi posti di lavoro o meglio di non lavoro. Per questo il nostro congresso si intitola Città Future, perché la FILLEA da molti anni propone una riforma complessiva del sistema delle costruzioni. Ilsottotitolo del nostro Congresso provinciale che propongo è quello riportato nell'o.d.g. dei lavoratori e delle lavoratrici del cotto fiorentino, storico materiale dal valore materiale ed immateriale assoluto, produzione industriale che rischiamo di perdere in breve tempo perché anche in questo caso abbandonato a sé stesso: Reagiamo alla crisi innovando verse le nuove sfide". Reagiamo con idee e rivendicazioni, con serietà e la sempre più necessaria radicalità. La CGIL ha già indicato la via della proposta alla profonda crisi dell'Italia con il Piano del Lavoro del 2013 che si fonda sulle analisi e proposte tanto innovative quanto realizzabili avanzate ultimi anni, che però non hanno trovato la dovuta attenzione da parte del gruppo dirigente del nostro paese a partire dai vari governi succedutisi, sordi ed intrisi di ideologia neoliberalista,tanto da essere arrivati a stendere sempre di più, di anno in anno, l'economia del paese, con la folle rigorosa osservanza delle ricette di austerity sostenute, ahimè, da chi ancora governa la Unione Europea. Questo la CGIL ha cercato di fare, e sicuramente con maggiore forza ed incisività deve continuare a fare, per usare un'immagine forte dobbiamo squarciare il cielo grigio sotto il quale viviamo, più o meno lavoriamo, perché siamo consapevoli che non un è un cielo grigio dovuto ad una naturale perturbazione,ma è un telone dipinto sopra il nostro futuro e quello dei giovani che ogni giorno perfidi e tristi cosiddetti intellettuali, opinionisti, professori,politici cercano di restaurare impedendo di far vedere e coscientizzare che il cambiamento è, oltre che un nostro dovere, nelle nostre possibilità! La CGIL proprio per cercare di porre al centro del Congresso la discussione con i lavoratori, e non la conta tra gruppi dirigenti, è "quasi" riuscita a presentarsi con un unico documento visto che la mozione.due dello scorso congresso, prevalentemente rappresentato dai metalmeccanici della CGIL, hanno scelto di sottoscrivere il documento presentato dalla Segretaria generale Susanna Camusso. Ho detto quasi, perché come ben sappiamo è stato presentato un documento alternativo da una minoranza di iscritti,primo firmatario Giorgio Cremaschi dal titolo "Il sindacato è un'altra cosa". Nelle assemblee di base della FILLEA di Firenze,così come anche nel resto d'Italia, proprio per il forte spirito unitario dei nostri lavoratori,il voto è stato alla quasi unanimità per il documento l "Illavoro decide il futuro". La FILLEA ha fatto la scelta di non presentare e non sostenere emendamenti al testo del documento l, come invece è stato fatto da altri gruppi di iscritti/e, questo perché rifiutiamo l'idea della conta del consenso su singoli emendamenti, ed abbiamo ritenuto esaustiva la sintesi del documento rispetto ai contributi apportati da ogni categoria. In quest'ultimo mese inoltre si è.accentuata una eccessiva contrapposizione tra categorie e confederazione, e viceversa, in particolare tra CGIL e la FIOM: uno scontro di questo tipo non solo non è opportuno ma non è consono al nostro valore della confederalità, e limita notevolmente la discussione interna al nostro sindacato. Nel merito l'accordo tra CGIL CISL UIL e Confindustria del 10 gennaio, che è un'intesa per l'applicazione degli accordi sulla rappresentanza del 28/06/2011 e del 31/05/2013 che tutta la CGIL ha condiviso, come indicato nel documento congressuale n. l, la FILLEA proprio per le caratteristiche del nostro settore lo valuta positivamente in quanto stabilisce regole certe per il confronto tra organizzazioni sindacali, per evitare accordi separati che escluderebbero a priori la CGIL,e che lasciano l'ultima parola ai lavoratori, tutti i lavoratori (iscritti e non iscritti), come sempre richiesto dalla sola CGIL. Queste regole ci permetterebbero fin da subito di escludere ad esempio quei contratti capestro che in molti settori sono ampiamente presenti, come ad esempio nel commercio, ma che arrivano anche nel nostro settore, come ad esempio con il recentissimo cosiddetto contratto collettivo (in teoria) per i restauratori sottoscritto questo mese tra UGL e Associazione Restauratori d'Italia. Ogni categoria ha esperienze e contesti diversi su come applicare tali accordi, ad esempio la FILLEA insieme a FILCA e FENEAL, dovranno concordare procedure di voto adatte al contesto dell'edilizia dove RSU e RSA sono molto pochi, e dove esperire il voto in modo diffuso è complicato visto che mediamente un'impresa occupa tre lavoratori. Certamente questi accordi mutano la nostra organizzazione e anche il futuro modello sindacale e pertanto meritano ulteriori momenti di discussione diffusa tra i nostri lavoratori, gestiti da ogni categoria della CGIL per il rispettivo settore di competenza,in modo da contribuire al meglio alla sintesi confederale. Con questo forte messaggio di unità nella CGIL,che è stato ribadito più volte dai lavoratori e dalle lavoratrici durante le assemblee di base, mi appresto ad awiare la discussione sulle proposte da noi avanzate.. Per poter arrivare a proposte convincenti e realizzabili, per quanto di nostra competenza, non possiamo però che partire dai dati che danno la misura dell'emergenza sociale e della necessità di una netta inversione delle politiche economiche e sociali (visto il palese fallimento degli ultimi anni). Ad esempio in generale nella provincia di Firenze nell'ultimo anno abbiamo visto aumentare le ore di CIGS rispetto all'anno precedente: NeIl'unr"ta' d'l CriSI de Ial Prov1.ne1.a d.l F.rrenze sono approdate: neIlo spec1Trco deIl'edII.lZia, .l datr' deIla Cassa re l rrenze sono e oquen 1 DIFF.ASSOLU 2006/2007 2007/2008 2008/2009 2009/2010 2010/2011 2011/2012 2012/2013 TA DIFF.PERC. !oPERAI ISCRITTI 17.204 17.254 15.913 14.119 12.940 11.100 10.137 -1.840 •13.03 !oPERAI MEDIA MENSILE 10.705 11.148 10.525 9.414 8.624 7.344 6.645 -1.280 •13,60 NUMERO fMPRESE 2006/2007 2007/2008 2008/2009 2009/2010 2010/2011 2011/2012 DIFFASSOLU TA DIFF. PERC. IMPRESE ISCRim 2.923 2.928 2.781 2.538 2.335 2.224 2.155 •111 -4.37 IMPRESE MEDIA MENSILE 2.216 2.261 2.124 1.928 1.811 1.686 1.600 •125 -6,48 NUMERO ORE lAVORA n: 2006/2007 2007/2008 2008/2009 2009/2010 2010/2011 2011/2012 DIFF.ASSOLU TA DIFF.PERC. ORE LAVORATE 15.316.90ì 15.641.459 14.400.733 13.155.361 11.859.237 9.928.694 8.674.083 -1.930.543 -14,67 ORE NON LAVORATE 5.289.167 5.818.527 5.912.909 5.230.393 5.050.001 4.392.951 4.353.129 •657.050 •12.56 Questi dati del nostro territorio, ma che più o meno a fotocopia si estendono a tutto il paese,danno immediatamente la misura che la più grande responsabilità della chiusura di aziende. e della perdita dei posti di lavoro è in capo alla mancanza di politiche a sostegno del rilancio del settore dell'edilizia. Mancanza doppiamente grave perché condanna il settore delle costruzioni dall'edilizia al legno ad una recessione senza fine (con gravi effetti nella qualità del lavoro e delle aziende che rimangono attive) e perché priva l'economia del paese di un massiccio contributo anticongiunturale quale per definizione in economia è portatore proprio il settore delle costruzioni. Ma perché in Italia si sta lasciando crollare da anni il settore delle costruzioni? Questa è una domanda che in pochi ci si pone, e credo tra questi ci siano anche buona parte degli imprenditori che tra mille difficoltà cercano di attraversare questa tempesta, che per l'edilizia sembra essere una tempesta "tempesta perfetta": mancanza di sostegno con investimenti pubblici e agevolazioni, mancanza di semplificazione burocratica, mancanza di puntualità dei pagamenti da parte dello Stato per le opere eseguite, mancanza di sostegno del credito anche per le imprese sane, mancanza di adeguati controlli contro il lavoro nero e per la sicurezza situazione che spiega• la strutturata concorrenza sleale tra imprese così diffusa e fatta sulla pelle dei lavoratori, mancanza di risorse e programmi di sostegno dei distretti e delle industrie del legno, dei materiali di costruzione da parte delle istituzioni territoriali,ecc......... Questa situazione come dicevo sopra non è "naturale" e quindi non deve essere data per scontata. Da un lato ciò che determina un così alto grado di abbandono del settore delle costruzioni dalle necessarie scelte politiche a sostegno dell'economia c'è un pensiero dominante in chi governa il paese, così come anche tra molti cittadini, e cioè quello che essendo stato il nostro un settore soggetto ad una forte bolla speculativa, ora si deve ridimensionare, alcuni parlano in selezione naturale dell'imprese (con i lavoratori compresi). Ma questa a mio giudizio è solo una piccola parte del problema, quasi una scusa per evitare di affrontare il vero tema. L'abbandono del nostro settore in forte crisi, che stanno ampliando l'irregolarità e lo sfruttamento dei lavoratori in troppi casi ai livelli degli anni '50, è il risultato più o meno esplicito di un pensiero forte/egemone, un progetto non esplicitato ma fortemente condiviso da buona parte della confindustria e dei grandi gruppi capitalisti, da una vasta fascia del quadro politico (ahimè anche una parte della sinistra) che ritengono che la Grande Trasformazione dell'Italia sia l'occasione "naturale"(!?>' per approdare "finalmente" ad un impoverimento diffuso del lavoro, sia come qualità nel contenuto sia come condizioni di lavoro, a partire dal salario. Senza questa conclusione io non mi riuscirei a spiegare i comportamenti schizofrenici delle parti datoriali nostre controparti, che da un lato scendono in piazza con noi per rivendicare piani di rilancio delle costruzioni accostati all'innovazione del settore, e dall'altro lato quando si dovrebbero rinnovare i contratti collettivi di lavoro, pretendono il ribasso dei diritti e quindi del salario. Non è forse chiaro a tutti,compreso il Centro studi di Confindustria,che ci troviamo di fronte ad una crisi di domanda (e cioè di capacità di spesa dei cittadini e delle cittadine ed investimento delle imprese), visto che la domanda interna del paese riguarda circa il 70% della produzione nazionale? E quindi dovrebbe essere chiaro che senza l'innalzamento dei salari,e l'aggressione al tasso di disoccupazione, non può certo riprendersi il mercato della compravendita delle case e degli affitti. E invece nel nostro settore i Costruttori e le Cooperative sono gli unici a non avere ancora sottoscritto il rinnovo del Contratto Collettivo di Lavoro dell'Edilizia, scaduto da oltre l anno. A questo riguardo sottolineo con favore l'avvenuta sottoscrizione del CCNL Edilizia Artigianato nelle scorse settimane,e credo che sia la prima volta che arrivi alla firma prima di quello dell'Industria. Credo ci sia una generalizzata sottovalutazione di questo profondo attacco al lavoro, anche da parte sindacale,soprattutto per chi ha scelto negli anni passati di non apporsi al nefasto Governo BerlusconijLega, che con l'acredine sacconiana ha sostenuto e promosso in ogni luogo questo progetto di attacco al lavoro e allo stato sociale, pensiero che anche i successivi governi non hanno di fatto scalfito. La mia convinzione si rafforza se guardiamo alla trasformazione del modello di produzione, che vede il Lavoro nell'industria italiana subire durissimi attacchi sotto la scure del ricatto della delocalizzazione (dalla Fiat aii'Eiectrolux), il lavoro nel pubblico impiego subire un duro attacco del proprio valore sociale e anche salariale (vedi il blocco dei rinnovi contrattuali da oltre un 5 anni),vedi il tentativo di abbattimento della cornice dei diritti dei lavoratori quale l'art. 18, fino al famoso art. 8 di Sacconi,che mai messo in discussione anche dal defunto Governo Letta,prevede la possibilità di deroghe alla contrattazione collettiva,nelle singole aziende, dove owiamente i lavoratori sono fortemente ricattabi!i nelle fasi di gestione delle crisi aziendali. In questo contesto proviamo quindi ad immaginare il ruolo che potrebbe avere avuto il Lavoro nel settore delle costruzioni, rispetto a tutti gli altri settori, se fosse stato sostenuto con investimenti ed agevolazioni pubbliche maggiori per rinnovarlo tecnologicamente, il nostro lavoro in edilizia che non può essere delocalizzato,il nostro lavoro nelle fabbriche del legno e dei materiali che hanno un valore aggiunto senza uguali nel mondo grazie al made in italy; si avrebbe potuto svolgere un ruolo di difesa e rilancio del Lavoro in Italia, avremmo potuto rappresentare un solido sostegno per innalzare il salario e i diritti dei lavoratori in generale. Invece le nostre controparti contrattuali, pur con diversa intensità, hanno rinunciato a perseguire nei fatti questa opportunità per il paese che avrebbe rimesso il Lavoro e anche le imprese delle costruzioni al centro. Non sono il salario e i diritti dei lavoratori la causa e quindi nemmeno la soluzione della crisi del settore. E qui entra in gioco la miopia della nostra controparte datoriale, che non ha sostenuto nei fatti la rivendicazione di un ruolo forte del settore delle costruzioni. Infatti invece di contribuire alla difesa del settore, oltre alle parole, avrebbero dovuto contribuire al cambiamento di direzione con la pratica, soprattutto con il rinnovo del Contratto Collettivo di Lavoro, dimostrare di investire sul lavoro di qualità, di riconoscere il salario per chi lavora, e quindi dimostrare il valore del nostro settore. Una miopia eclatante, che tra l'altro molti imprenditori che incontriamo non condividono, perché ad esempio è chiaro che non è il costo del lavoro la causa e quindi nemmeno la soluzione della crisi. Un'impresa sana soprawive in modo duraturo alla crisi non se abbassa il salario ed i diritti dei propri lavoratori, ma se non incontra concorrenti sleali che riescono a soprawivere magari ad appalti presi con ribassi fino al 50%, soprawive se fossero pagati puntualmente dalla Stato e dai privati per i lavoratori eseguiti, ed in caso contrario se la giustizia civile renderebbe esigibili i crediti in breve tempo, se il sistema bancario fosse maggiormente regolato e non soltanto sostenuto con ingenti risorse collettive, e così via... E così finora è stata persa l'opportunità anche di offrire al paese un'edilizia rinnovata, in controtendenza a quello che troppo spesso è stato, pensiamo alla cementificazione selvaggia del territorio che oggi espone tutti a grossi rischi e danni,oppure all'assurdo corto circuito tra aumento esponenziale delle abitazioni costruite ( + 300.000 all'anno in Italia) e contemporaneo aumento del disagio abitativo, alla mancanza di cura (manutenzione e restauro) del nostro patrimonio abitativo esistente e del patrimonio artistico. In questo quadro di grossa difficoltà dell'edilizia è emblematico quanto accade nella provincia di Firenze per esempio l'incapacità di imprese primarie italiane di realizzare in tempi e modi certi le grandi opere infrastrutturali, stailo che rende Firenze imbuto d'Italia per la mobilità. La questione fallimentare delle grandi opere pubbliche è una misura inoltre dell'assurdo sistema di regole e scelte politiche che rendono ogni opera pubblica un processo kafkiano, pensiamo ad esempio al caso del sottopasso ferroviario e alla questione delle terre/rocce da scavo,dove si intrecciano,vincoli, indagini,non scelte delle aziende, piani di finanziamento delle banche in continua modifica che alla fine non consegnano ai cittadini le opere e colpiscono i lavoratori con tempi lunghissimi di non lavoro, con tra l'altro pesante spesa sociale per l'utilizzo degli ammortizzatori. Nel caso delle grandi e meno grandi "non "opere" pubbliche è evidentissimo che alla fine si tratta di un sistema perverso, perversione del sistema certificata dall'assegnazione con il massimo ribasso, perversione che prosegue con il non pagamento dei Stati di Avanzamento Lavori da parte della Pubblica Amministrazione, pe,rversioni che persistono però nel tempo e ciò vorrà dire che alla fine fanno comodo ancora a molti. Altrimenti non ci potremmo spiegare quando rilevato recentemente dalla Commissione -E u ro12ea .. Questi dati sono riportati nel rapporto sulla corruzione in Unione Europea e sancisce che in Italia la corruzione nella Pubblica Amministrazione costa ai cittadini 60 mdi,cioè il 4% del PIL. Questo quadro sintetico,a mio giudiziorebbe dimostrare quanto la crisi sia usata strumentalmente per !"abbattimento del valore del lavoro nel nostro settore, ed in generale al Lavoro in Italia, è certo un quadro che non rende però giustizia non solo agli sforzi fatti quotidianamente dai nostri lavoratori, ma anche anche alle molte imprese che cercano con passione di lavorare nel rispetto delle regole e con il gusto di costruire per il bene comune. Dal patrimonio del paese che è rappresentato da chi si alza alla mattina con la voglia di costruire al meglio e nel rispetto delle regole, che sono la maggioranza, la CGIL propone di far ripartire il paese, perché sarà la condizione dei lavoratori e delle lavoratrici a determinare il futuro del paese e delle aziende. Non vogliano certamente portare un attacco o una critica a priori, ma bensì un tentativo di spostamento dell'asse della discussione e delle proposte sui veri nodi che noi sindacato unitario e le parti datoriali contrattualmente dobbiamo affrontare per condurre il settore delle costruzioni ad una grande trasformazione positiva. Ilsettore delle costruzioni: un treno verde che corre sul doppio binario della legalità e di ._.n nuovo modello di sviluppo del territorio. Primo binario: la Legalità La corruzione unita all'evasione fiscale è la zavorra che ci priva l'Italia di prospettive di ripresa, e molta dell'illegalità passa nella filiera delle costruzioni. Come dimostrano anche i recenti interventi della magistratura in Toscana con il sequestro di 5 discariche abusive in cave con rifiuti che dovrebbero essere entrati in materiale di costruzione, e con l'eclatante sequestro di due imprese edili del Valdarno per evasione fiscale e affiliazione alla camorra, che da anni gestiscono squadre di lavoratori (circa 60/70) in subappalto per primarie imprese edili della regione. cOme nostra abitudine, anche in quest'ultimo caso stiamo andando a fondo con l'analisi di quanto successo, e scopriamo che anche la gestione della manodopera era irregolare con una evidente evasione contributiva visto che risultano buste paga con due settimane di ferie ogni mese...., sei mesi all'anno di ferie!? Questo ci conferma che il grado di controllo dei cantieri nella provincia di Firenze non è adeguato alla situazione di irregolarità presente, e che una parte del problema è la mancanza del controllo da parte dei responsabili dei cantieri come definiti dalla legge. Ancora una volta si è dimostrato fondamentale lo strumento della Cassa Edile quale elemento di trasparenza del lavoro svolto nel cantiere,nonché del DURC,ma non sono sufficienti se non si utilizzano per verificare la corrispondenza dei dati con l'effettiva manodopera presente in cantiere e pertanto ancora una volta di più si rende necessario rafforzare il DURC con la verifica della congruità delle ore ore denunciate con il valore dell'opera realizzata. Ilcantiere dovrebbe essere un normale luogo di lavoro,in cui si registrano le presenze con un timbra cartellino,perché solo in questo modo i preposti al controllo della regolarità del lavoro possono andare oltre alla mera verifica documentale, e proprio questa è la filosofia del proposta unitaria di procedure di controllo presentata, già da alcuni mesi, all'Amministrazione comunale di Firenze. L'allarme che anche in questa sede lanciamo non è riferito solamente alle grandi situazioni di illegalità ed irregolarità, ma anche alla diffusa irregolarità del lavoro grigio/nero che stiamo subendo nella provincia, troppe imprese sospendono i propri lavoratori oppure ridimensionano l'organico e dopo in cantiere ritroviamo a lavorare falsi lavoratori autonomi, finti soci di cooperative, si tratta di un fenomeno molto grave e per questo nei prossimi giorni presenteremo l'awio di uno campagna della FLILEA con IL NIDIL per la tutela di questi lavoratori spesso duramente sfruttati che rappresentano forme di dumping inaccettabili. Per completare il ragionamento sull'irregolarità sottolineo inoltre come anche le normali condizioni di lavoro degli edili nei cantieri si stanno velocemente trasformando in peggio, purtroppo in modo diffuso: il grado di sicurezza si è abbassato di molto, e le condizioni di non rispetto dei lavoratori si vede anche da cose semplici come la sempre maggiore mancanza di adeguati servizi igienici,spogliatoi, e servizio mensa con pasto caldo. La FILLEA insieme a FILCA e FENEAL devono aumentare la capacità di risposta e rispetto dalle condizioni stabilite dalla legge e dai CCTL. Secondo binario: Nuovo modello di produzione In questi ultimi anni si è parlato dell'intervento pubblico sulle infrastrutture spesso faraoniche, che tra l'altro non si consegnano mai, mentre non si è badato alla cura del territorio che di fatto si sta sgretolando con impatti durissimi anche nella nostra Regione. - Oltre alla mancanza di cura del territorio incide l'azione irresponsabile della cementificazione selvaggia awenuta, e che tuttora avviene del territorio. Il suolo italiano è cementificato per il 7% mentre nelle aree urbane lo è per oltre il 50%. Senza poter entrare maggiormente nel merito sottolineo che la FILLEA CGIL ha già da tempo indicato che la filosofia che deve accompagnare ogni piano urbanistico e regolamento edilizio dovrebbe essere l'obiettivo di "consumo di suolo zero". La cultura diffusa per il rispetto dell'unicità del territorio in Toscana, ricchezza immensa ereditata e rispettata nei secoli, ha limitato la cementificazione selvaggia, rispetto a quanto awenuto in molte altre regioni d'Italia, e proprio da questa cultura e consapevolezza del valore del rispetto e della tutela del territorio che a mio giudizio prende ispirazione l'ambiziosa proposta di legge urbanistica della Regione Toscana che valuto molto positivamente. Anche l'Amministrazione comunale di Firenze ha proposto una nuovo regolamento urbanistico, cui intendiamo unitamente alla CGIL portare avanti una nostra riflessione per contribuire al suo miglioramento,condividendo l'obiettivo di fondo della proposta di indirizzare l'attività edile verso il recupero dell'esistente e la riqualificazione urbana, per una città dei cittadini e non una città della rendita. In generale la CGIL nel documento "IlLavoro decide il futuro" indica chiaramente il superamento del modello di produzione passato,e che la via della modernizzazione del paese deve essere quella della qualità tesa all'innovazione tecnica in chiave ecologica. Questa riforma "verde" della produzione non solo è coerente con una prospettiva di sviluppo sostenibile ma è l'unica via per puntare all'aumento dell'occupazione con contenuti di qualità e in modo stabile. Infatti del settore delle costruzioni,così duramente ridimensionato,la riqualificazione dell'esistente è unico comparto che in controtendenza è cresciuto, anche grazie agli incentivi dello Stato. Nel 2020 il 68% delle abitazioni avrà più di 40 anni,quelle nelle città sarà 1'85%. Non possiamo perdere questo treno "verde" e ricadere nel "tradizionale" (con tutte le ombre di cui sopra). Il lavoro decide il futuro,ed il futuro è già arrivato. Guardare in avanti significa cambiare il modello della filiera delle costruzioni, senza perdere ulteriori opportunità che derivano ad esempio anche delle indicazioni dell'Unione Europea (con i relativi finanziamenti) per l'efficientamento energetico negli anni 2014-2020. Inoltre dobbiamo come sindacato avere l'audacia di promuovere l'applicazione di maggiore partecipazione democratica nella scelta, realizzazione e gestione delle opere pubbliche, rifiutare il decisionismo dall'alto che alla fine finisce per aumentare anche la contrarietà ad operpubbliche "a priori" tanto di moda in Italia. Le Azioni Il nostro documento congressuale, proprio per tentare di dare una visione concreta è diviso in 11 azioni,che la FILLEA di Firenze nel dibattito con i lavoratori ha cercato di ricondurre al nostro territorio e che si tradurranno negli obiettivi che ci poniamo con il documento politico che andremo ad approvare al termine della discussione di oggi e che dopo distribuiremo con un volantone ai lavoratori delle costruzioni. l.a difesa del lavoro che abbiamo e la creazione di nuovi posti di lavoro per chi tra noi lo ha perso. In generale la questione dell'occupazione è la questione centrale. I dati sull'occupazione sono ancora più significativi dei dati sulla disoccupazione per capire se un paese è in grado di offrire lavoro a tutti (come sancisce la Costituzione). r• ----fTasso di occupazione •• Germania, Olanda,Danimarca, Austria, 1 70% e oltre Svezia,Gran Bretagna i Italia 1 56% Media Unione Europea 1 65% In Italia 9 punti di differenza di occupati rispetto alla media Europea significano 4 milioni di posti di lavoro. Questi dati dimostrano che in quei paesi dove sono state fatte scelte politiche di redistribuzione del lavoro,di contrasto o abolizione dello straordinario, contratti di solidarietà con riduzione stabile dell'orario di lavoro, pensionamento progressivo (cioè uscita flessibile senza penalizzazioni) l'occupazione è nettamente più soddisfacente. In Italia l'orario medio annuale di una lavoratrice/lavoratore è di n. 1778 ore,mentre nei paesi citati nella tabella è inferiore alle n. 1500. Uno scarto medio di circa il 23% di lavoro in più all'anno in Italia, che tradotto in unità significa appunto in 4 milioni di posti di lavoro in più se questo lavoro fosse redistribuito. Ma in Italia negli anni passati le scelte fatte sono state in senso contrario. Pensiamo alla folle invenzione dell'ex ministro Sacconi che ha detassato lo straordinario rendendolo più conveniente rispetto ad un'ora di lavoro ordinario. La CGIL fu la sola a denunciare l'idiozia di questa norma, ma fummo i soli. Eppure anche i professori che sono arrivati dopo al governo, che in teoria qualcosa dovrebbero pur aver studiato,chiamandosi professori, hanno continuato su questa china. La riforma Fornero oltre ad avere irresponsabilmente portato l'età pensionabile al record europeo di 67 anni, ha mantenuto una rigidità assoluta nell'uscita in controtendenza con quanto si fa in Europa, e come rivendica la CGIL, in particolare per i lavoratori delle costruzioni, perché tra l'altro non tutti i lavori sono uguali per pesantezza ed usura del fisico. Con i nostri lavoratori è stato condiviso nelle molte assemblee che dobbiamo rilanciare con forza che: DIVIDERSI IL LAVORO CHE C'E' A PARITA' DI SALARIO Contrattiamo nei cantieri la riduzione del ricorso allo straordinario dove ancora si fa,anche perché è assurdo, come spesso awiene, lavorare 9/10 al giorno quando c'è lavoro e dopo restare a casa in cassa integrazione (a spese della collettività) per mesi perché non partono nuovi cantieri. Contrattiamo nelle fabbriche,dove possibile,la riduzione delle ore settimanali di lavoro, con un contemporaneo aumento del salario orario, questo produrrebbe aumento della produttività e della qualità dell'organizzazione del lavoro, come stiamo sperimentando nelle fabbriche ed imprese edili in cui si applicano correttamente i contratti di solidarietà grazie anche al significativo e lungimirante sostegno dato a riguardo dalla regione Toscana. SOSTEGNO E RILANCIO DELLE FABBRICHE DEL COTTO FIORNETINO, DELLA PIETRA SER ENA, DEL LEGNO A partire dalla Regione Toscana e con il sostegno della Provincia dobbiamo ottenere l'elaborazione di piani e le relative risorse per il rilancio dei prodotti di qualità del settore delle costruzioni. In un paese "normale" dovremmo avere le istituzioni territoriali a fianco di imprese e lavoratori con risorse e capacità di indirizzo, non solamente a fianco moralmente come spesso purtroppo avviene. Io credo che nei prossimi mesi, ci sia una grande sfida per gli amministratori locali per rivendicare un cambiamento anche della politica nazionale per dotarci di strumenti adeguati. Non dimentichiamoci che spesso non utilizziamo le risorse che I'UE mette a disposizione per il rilancio dello sviluppo locale • duraturo che si basa sulle eccellenze e le vocazioni del territorio. Dimostriamo quanto sopra rilanciando il settore del cotto e della pietra serena, da subito! FAVORIAMO L'ASSUNZIONE NELLE GRANDI OPERE UNA PERCENTUALE DI LAVORATORI EDILI SVANTAGGIATI PER UN LUNGO PERIODO DI DISOCCUPAZIONE Ilvalore di ogni opera pubblica, realizzata con i soldi della collettività,non ha solo un valore intrinseco legato all'utilità della stessa, ma legato anche agli effetti sociali che apporta. Per questo riteniamo che in futuro si debba favorire l'assegnazione e la gestione della realizzazione delle opere pubbliche considerando anche gli effetti sociali per il reimpiego dei lavoratori edili disoccupati. A questo riguardo dovremmo awiare a Firenze in breve tempo la sperimentazione della borsa lavoro Blen.It come definita dalla contrattazione nazionale, con un stretto collegamento con i Centri per l'impiego ed il finanziamento di percorsi di formazione attraverso la Scuola Edile di Firenze. Anche in quest'ultima chiave riteniamo fondamentale ribadire che la FILLEA di Firenze ritiene centrale il ruolo svolto dalla Scuola Edile, attualmente in sofferenza, e che deve assolutamente essere rilanciata nella sua attività, con il sostengo di tutti,e che deve ritornare a nostro awiso ad erogare formazione ai lavoratori disoccupati e ai giovani per il loro inserimento in un'edilizia rinnovata. Organi zzazione della FILLEA Se le analisi sono condivise certamente la sfida quotidiana della FLILEA è quella di cercare di raggiungere gli obiettivi concreti che ci apprestiamo ad approvare al termine del Congresso. Gli effetti della crisi hanno avuto già un grosso impatto sulla nostra struttura, che è stata significativamente nell'ultimo anno. Questa riorganizzazione riguarda tutta la FLILEA anche al livello nazionale ed è per questo che è stato condiviso dal Direttivo Nazionale un piano di ristrutturazione che punta ad una maggiore integrazione delle FILLEA provinciali a livello interprovinciale e regionale. Questo prospettiva deve da subito vederci impegnati come FILLEA di Firenze ad integrare il nostro lavoro con le altre province a partire da quella di Prato e Pistoia nella cosiddetta area vasta metropolitana, puntando ad integrarci e contaminarci con la convocazione di direttivi congiunti e nella realizzazioni di campagne. Inoltre ritengo opportuno continuare con una analisi e proposta per riorganizzare gli enti bilaterali, puntando anche in questo caso ad una prima integrazione nell'area vasta. Questo cambiamento organizzativo deve inoltre riguardare anche il metodo quotidiano del nostro lavoro, perché abbiamo il dovere,e sono convinto che ce la faremo, alla luce degli accordi sulla rappresentanza che misureranno il peso della FILLEA di Firenze, così come anche per tutta la FILLEA Nazionale nei tavoli contrattuali con il numero degli iscritti/e e dei voti nelle elezioni delle RSU,di aumentare il coinvolgimento dei delegati e delle delegate e fare attività sindacale. In conclusione voglio sottolineare che da questo Congresso la FILLEA di Firenze, a partire dai propri valori storici e dalle proprie capacità ed esperienze,che credo abbia ampiamente dimostrato in questi anni in questa provincia, vuole tendere una mano a istituzioni, datori di lavoro e ovviamente a FILCA e FENEAL per sostenere quest'idea di rilancio, per uno scatto di responsabilità, e anche creatività, per restituire ai cittadini di Firenze un settore delle costruzioni che sia forza motrice di un rinnovamento del nostro territorio e della nostra economia. Grazie compagne e compagni buon lavoro!

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