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Referendum

12.03.14 Si è concluso il 26 febbraio 2014 il Congresso territoriale della Fillea Massa Carrara. Di seguito la relazione del segretario uscente Roberto Venturini, riconfermato alla guida della struttura dal nuovo direttivo eletto al termine del congresso.
Cari Compagni, vorrei iniziare da come è nato questo congresso e dallo svolgimento. Mi sono domandato in questi mesi se siamo certi che questa si possa definire democrazia e mi spiego; su circa duecento componenti il direttivo nazionale della CGIL cinque compagni hanno proposto una mozione alternativa alla maggioranza, ( nella maggioranza c’è anche la FIOM che invece al congresso precedente aveva proposto un documento alternativo), di questi due compagni sono usciti prima della fine del congresso per approdare in altri sindacati. Alla fine abbiamo discusso su un documento proposto da tre compagni. Siamo sicuri che in una democrazia compiuta meno del 3% tenga bloccata una organizzazione come la nostra su temi come il palazzo del potere o la connivenza con i partiti. Abbiamo visto nella nostra provincia che gruppi che fanno capo rifondazione comunista, carc, sinistra critica e ambientalisti vari, insieme si sono mossi per cercare di influenzare la CGIL. Naturalmente non ci sono riusciti perciò li abbiamo visti in azione durante il congresso ma poi non si vedranno più sino al prossimo congresso. Chiudo questa parentesi perché invece voglio dedicare il nostro tempo nel discutere dei problemi dei lavoratori, di quello che abbiamo fatto e soprattutto di quello che dobbiamo fare. Certamente tra quello che abbiamo fatto possiamo mettere dei buoni contratti sia nazionale che territoriali, questo vale per l’edilizia e per il marmo. Certo che in edilizia stante la crisi niente era scontato però abbiamo portato casa un contratto nazionale di tutto rispetto ed un integrativo provinciale con i primi tre giorni di malattia pagati al 100% oltre agli adeguamenti delle indennità ed il premio di risultato.(EVR) In questi anni purtroppo abbiamo sottoscritto molti verbali di cassa integrazione che spesso erano l’anticamera del licenziamento perché dopo la CIG le aziende chiudevano per mancanza di lavoro. Dal 2010 ad oggi i lavoratori dell’edilizia sono quasi dimezzati. A dicembre in cassa edile Massa Carrara erano presente meno di mille lavoratori erano duemila cinque anni fa. Il settore non da segni di ripresa perché a cominciare dagli enti locali non ci sono risorse. Eppure da fare c’è molto a cominciare dal ripristino delle strade, dalle nostre colline che sono tutta una frana. Auspichiamo una revisione del patto di stabilità per dare respiro anche a questo settore. A maggio del 2013 abbiamo rinnovato il contratto nazionale del marmo con un incremento salariale nelle aspettative e con un incremento del montante nel triennio di vigenza contrattuale superiore rispetto al contratto precedente di oltre € 1.300,00. Siamo riusciti a contrastare l’inserimento delle legge fornero, sul mercato del lavoro, nel contratto e soprattutto sui contratti a termine, interinali e apprendisti. La richiesta era avere mano libera per avere alla fine un numero di lavoratori precari e perciò ricattabili, senza diritti, superiore ai lavoratori a tempo indeterminato e con maggiori diritti. Nel 2012 abbiamo rinnovato il contratto provinciale dove abbiamo introdotto una novità per questo integrativo, che però anche qui ha portato un incremento salariale superiore al precedente integrativo. Anche qui abbiamo fatto bene oppure no, lo vedremo tra un po’ di mesi in quanto il contratto integrativo scade alla fine del 2015 pertanto dobbiamo cominciare a discutere di una nuova piattaforma e anche se continuare su quella strada oppure cambiare impostazione. Certamente dobbiamo partire dall’impostazione che il marmo sta tirando e anzi, dai dati che vengono forniti la richiesta di pietra sta aumentando. Vanno Molto bene le cave e vanno i laboratori e le segherie. Aumentano anche se di pochi punti percentuale gli addetti ed aumentano le richieste di straordinario. Ci sono sacche di sofferenza che non è dovuta al mercato ma da altri fattori. Una cosa che dico sempre è che se non ci fosse il marmo ed il nuovo pignone questa provincia avrebbe problemi sociali non di poco conto. Da un po’ di tempo sembra che lo sport principale sia diventato fare la guerra al settore lapideo a cominciare dalle cave ma oggi chiudere le cave vuol dire chiudere anche laboratori e segherie. Certo che il miglior modo per respingere queste esternazioni sarebbe creare maggiore occupazione e rilanciare la filiera. Tutto questo deve partire dagli imprenditori perché non c’è legge o regolamento che possa imporre la filiera. La redistribuzione della ricchezza passa anche attraverso la creazione di posti di lavoro. In questo settore le aziende medie o grandi sono poche e per competere nel mondo non si può essere piccoli. L’altra settimana un imprenditore ha detto a me ad un collega che il suo sogno è di arrivare ad avere più di cento dipendenti. Ovviamente noi glielo abbiamo augurato ed auspichiamo che succeda presto. Tutto questo però passa da un legame stretto tra le cave ed il piano. I paesi che producono pietra cercano di lavorarla ovviamente perché porta valore aggiunto ed occupazione. Cerco di rappresentare cosa viene fuori dalle assemblee che abbiamo fatto: Ci sono due tipologie di esigenze, che ovviamente dipendono dalla condizione del lavoro e cioè se c’è garanzia relativa sul posto di lavoro oppure no. In edilizia è chiaro che la crisi crea incertezza sul mantenimento del posto di lavoro e pertanto si dà importanza al tipo di ammortizzatori sociali a disposizione per superare il momento di difficoltà, oltre alla cautela sul fare azioni contro l’azienda che spesso non riesce a pagare con regolarità gli stipendi. Le richieste perciò sono cassa integrazione, il finanziamento della deroga e poi in ultima istanza la disoccupazione, la durata ecc. ecc. ecc. Nel marmo la prima cosa che viene fuori ancora prima di iniziare l’assemblea è “ quando andiamo in pensione” ovviamente alla questione salariale legata alle tasse che vengono pagate in busta paga. Ci viene dato atto che con i rinnovi contrattuali abbiamo fatto un buon lavoro sia sul versante salariale che normativo, avendo tenuto sulle questioni del mercato del lavoro e delle deroghe. Su pensioni e tasse è evidente che gli obbiettivi non sono stati colti e le motivazioni sono state molte, dall’aver rincorso l’unità con cisl e uil e per questo limitato scioperi e manifestazioni. Noi però dobbiamo pensare a cosa fare domani su tutti i temi che la CGIL ha messo in campo in questo congresso e sui quali dobbiamo concordare, poi abbiamo alcune specificità della categoria ed in particolare del marmo in generale. Riportare il pensionamento a quaranta anni di contributi certamente in generale sarebbe auspicabile ma non risolverebbe i problemi di questa categoria. Dobbiamo ribadire come abbiamo già fatto in passato che i lavori non sono tutti uguali pertanto differenziare l’età e il numero di contributi necessari per andare in pensione è una necessità oltre che un diritto/dovere. Un edile che per la tipologia di lavoro e l’intermittenza dell’attività lavorativa raramente arriva i 40 anni non gli giova una riforma uguale per tutti e poi può arrivare fino a 65 anni lavorando sulle impalcature e con fatica? Io credo di no come non è giusto che una cavatore ma come un lavoratore di segheria a marmo e granito, ma anche un operaio di laboratorio, che operano costantemente a contatto con acqua, polvere, freddo d’inverno caldo d’estate con la pioggia ecc. ecc. ecc. debba lavorare fino a 61 anni di età o per oltre 42 anni di contributi. Queste sono le battaglie che ci devono trovare uniti, noi e la CGIL, la riforma delle pensioni, la riforma del fisco, del mercato del lavoro. Sul versante contrattuale dobbiamo andare avanti come abbiamo fatto sino ad oggi, il primo appuntamento che abbiamo nel 2015 è il contratto provinciale e poi quello nazionale. Sul versante locale io credo che i prossimi impegni che avremo saranno quelli sui continui attacchi che ci sono sulle cave a cominciare da quelle all’interno del parco per poi arrivare alle altre. Ritengo inverosimile che in una provincia come la nostra si cerchi di mettere in discussione l’unico settore che sta tirando anziché fare battaglie comuni per incrementare semmai il numero degli occupati a partire dalle cave alle aziende del piano che fanno trasformazione fino alle aziende del carbonato di calcio e a quelle che usano le scaglie per usi edili. Il nostro compito è quello di continuare a difendere i posti di lavoro e saremo sempre in prima linea a fianco dei lavoratori anche perché credo che non tutti i datori di lavoro vorranno difendere quei posti di lavoro come noi e come voi. Nelle prossime settimane saremo chiamati ad esprimerci sul testo unico sulla rappresentanza, io credo che servono regole certe per tutti, fino ad oggi non c’era niente e sappiamo cosa è successo, dagli accordi separati ai contratti dove gli imprenditori si sono scelti gli interlocutori. Con questo accordo chi è rappresentativo contratterà e questo vale per CGIL CISL UIL ma anche per le altre sigle. Il mio giudizio è positivo su questo accordo, certo che bisognerà fare in modo che si applichi a tutti i lavoratori e a tutte le imprese e valga per tutti i contratti nazionale territoriali e aziendali. Finisco dicendo che gli ultimi quattro anni per me sono stati molto intensi con alti e bassi qualche malumore ma con tantissime soddisfazioni per i risultati ottenuti. Vi ringrazio per la collaborazione e per l’impegno che avete messo. Grazie. 

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