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13.03.14 Si è concluso il 8 marzo 2014 il Congresso territoriale della Fillea Regionale Molise. Di seguito la relazione del segretario uscente Sisto Pasquale, riconfermato alla guida della struttura dal nuovo direttivo eletto al termine del congresso.
Oggi celebriamo il X° congresso Regionale della FILLEA – CGIL Molise, in preparazione del 17° congresso Nazionale della CGIL che si svolgerà agli inizi di Maggio a Rimini. Esso rappresenta un appuntamento quadriennale molto importante per la nostra organizzazione, la più grande in Italia e anche una delle più importanti OO. SS. dei lavoratori subordinati. È stato necessario, dunque, svolgere tutte le fasi congressuali previste dal regolamento. Abbiamo effettuato le assemblee congressuali di base: nei luoghi di lavoro; quelli comunali; intercomunali e interaziendali; durante i quali abbiamo eletto tutti i delegati presenti oggi al nostro X° congresso della FILLEA – CGIL Molise. Successivamente, si svolgeranno il congresso Regionale della CGIL Molise, i Congressi Nazionali delle categorie e, infine, a Rimini, il Congresso Nazionale della CGIL. Come è noto a tutti, in occasione di questo 17° congresso della CGIL, sono stati presentati due documenti contrapposti: “ IL LAVORO DECIDE IL FUTURO” (al quale hanno aderito tutte le categorie presenti della CGIL compreso la FIOM – CGIL di Maurizio Landini primo firmatario è stato il Segretario Generale della CGIL Nazionale Susanna Camusso) e “LA CGIL E’ UN'ALTRA COSA” primo firmatario Giorgio Cremaschi. Sebbene entrambi i documenti siano stati già sottoposti a regolare votazione, rimane la necessità di discuterne per delineare al meglio la nostra politica sindacale, volta sempre più alla difesa dei diritti dei lavoratori e dell’occupazione in generale. Innanzitutto, noi riteniamo assolutamente inutile e controproducente una spaccatura all’interno della CGIL, soprattutto in un momento in cui c’è la necessità di essere compatti ed uniti per rispondere al meglio alla grave crisi politica,economica,sociale e ambientale che da più di cinque anni attanaglia e investe l’Italia e il Mondo intero. Siamo stati l’unico sindacato che, unito al suo interno, ha lottato per ammortizzatori sociali più duraturi ed il rilancio degli investimenti nel Mezzogiorno. La sola CGIL ha portato avanti proteste contro i tagli all’istruzione pubblica che avranno come gravissima conseguenza la rinascita della scuola delle disparità e delle disuguaglianze sociali che noi tutti, purtroppo, ricordiamo ancora. Ora più che mai, dunque, la CGIL deve essere coesa, unita e confederale e deve spendere tutte le sue energie non in contrapposizioni interne, ma nella salvaguardia dei diritti dei più deboli, dei lavoratori e dei pensionati. Il XVII° Congresso della CGIL è particolarmente importante perché si colloca nel pieno della crisi più grave e profonda che il Paese attraversa dal dopoguerra ad oggi. Un processo che ha un carattere strutturale e globale,che è al tempo stesso crisi finanziaria ,produttiva,politico – sociale ed ecologica. Noi riteniamo che le cause siano da ricercare nella crescita di disuguaglianza nei paesi ricchi, nello spostamento di quote crescenti di reddito dai salari ai profitti e da questi agli investimenti finanziari e nella scelta di contenere la domanda interna nei Paesi in via di sviluppo. Per uscire da questa pesante crisi, dunque, dobbiamo, insieme, trovare di volta in volta soluzioni reali e concrete per coloro che questa crisi, pur non avendola causata, la pagano: lavoratori in cassa integrazione o in mobilità, licenziati senza lavoro e senza reddito, precari, ricercatori, inoccupati del mezzogiorno, giovani, anziani e pensionati. Per loro, è nostro compito riconquistare e allargare diritti, riforme, reddito e occupazione. Vogliamo fare anche un piccolo accenno sulla Costituzione Italiana del 1948, nata dalla resistenza, che la CGIL difende e continuerà a difendere nei principi e nei valori fondanti a partire dall’art.1 alla difesa di principio della pace e di un’Italia unita. No quindi, ad ogni discriminazione etnica,territoriale,sociale. I lavoratori edili hanno apprezzato molto la concretezza e l’attenzione a tutte le categorie dei lavoratori contenute nel documento “Il Lavoro decide il Futuro”. Per ciò che riguarda il nostro settore, certi discorsi di grande politiche contrattuali si possono fare solo in qualche cantiere edile e in pochi posti di lavoro del settore legno e dei materiali da costruzione, dove viene applicato alla lettera il CCNL e dove da anni si sottoscrivono integrativi aziendali. A questi lavoratori, certo che si possono fare dei discorsi sulla contrattazione Collettiva sia Nazionale che Integrativa e sul protocollo d’intesa del 10 Gennaio 2014 sulla Democrazia e Rappresentanza in quanto applicabile per il fatto che le Aziende Aderiscono alla Confindustria e superano i 15 addetti. È, invece, difficile affrontarlo con molti lavoratori edili e braccianti ai quali non viene applicato il CCNL e, in molti casi, purtroppo, pattuiscono con il datore di lavoro la retribuzione della giornata. Gli edili specializzati muratori, carpentieri e ferraioli percepiscono dai 100 euro al giorno fino a scendere ai 50 per i meno professionali, potatori e braccianti dagli 80-90 ai 30-40 e gli immigrati, come è noto, sono sfruttati e sottopagati. I lavoratori edili hanno apprezzato anche: nell’azione 2 – le politiche fiscali per l’equità e lo sviluppo come l’introdurre una “imposta sulle grandi ricchezze” - Avviare una vera lotta all’evasione e all’elusione fiscale adeguare la tassazione sulle rendite finanziarie riformare la normativa IRPEF modificare il sostegno fiscale alle famiglie, introdurre un sistema di tasse ambientali. Quinti l’obiettivo è quello di ridurre le diseguaglianze e la tassazione sul reddito da lavoro e da pensione che il Governo ancora una volta ha disatteso nella Legge di stabilità 2014 cosi come la chiamano adesso, una volta si chiamava Legge Finanziaria. Chiamiamola Legge Finanziaria inefficace e inadeguata che non risolve assolutamente i gravi problemi della gente. Dunque la finanziaria 2014 è assolutamente negativa, i tagli continuano a produrre guasti enormi. La scelta di una finanziaria leggera come quella attuale, è una scelta incapace di rispondere alla pesante crisi economica in atto, a partire dalla difesa dell’occupazione. In primo luogo la Finanziaria lega i provvedimenti a risorse incerte, prefigurando così una manovra in due tempi, vincolata al gettito eventualmente generato per fare un esempio dalla Spending review o da altre entrate incerte. Per la ripresa dei consumi così come richiesto dalla CGIL ,il Governo dovrebbe adottare una immediata riduzione del carico fiscale sul lavoro dipendente e sulle pensioni e compensare le entrate con lo spostamento del carico fiscale dal lavoro dipendente alle rendite e alle ricchezze accumulate da quel 10% delle famiglie che detiene il 70% della ricchezza netta totale. Non serve abbattere il peso fiscale sulla contrattazione di 2° livello, in quanto non tutti i lavoratori usufruiscono di questo strumento contrattuale, come i dipendenti di piccole e piccolissime Imprese, nelle quali diventa impossibile effettuare la contrattazione di II° livello. L’aggravio fiscale deve diminuire sulle pensioni e sulle retribuzioni ordinarie e di conseguenza diminuirà anche sul 2° livello contrattuale . E necessario anche detassare completamente la 13° mensilità, come del resto più volte richiesto dalla Camusso, senza essere ascoltata. Dalla crisi, dunque, non si esce con gli slogan e la propaganda senza significato, ma si esce con provvedimenti concreti per lo sviluppo e in particolare per lo sviluppo del mezzogiorno d’Italia, abbandonato a se stesso, senza nessuna possibilità di crescita e con i giovani e meno giovani che continuano a lasciare la loro terra ed i loro affetti, per cercare fortuna in altre parti di Italia, se non all’estero, come hanno fatto i nostri genitori e non solo. Per quanto riguarda le pensioni nell’azione 3 – Le manovre sulle pensioni dei governi Berlusconi e Monti-Fornero hanno prodotto un sistema previdenziale tra i più rigidi ed iniqui d’Europa. Caratterizzato da un approccio puramente assicurativo e senza alcuna gradualità, esso ha cancellato ogni legame tra dinamiche previdenziali e realtà del mercato del lavoro, ha annullato ogni forma di solidarietà interna, ha introdotto automatismi che spostano indefinitivamente in avanti l’età pensionabile, ha reso estremamente selettive le soglie di accesso alla prestazione, ha colpito anche le pensioni in essere con il blocco della perequazione automatica. In tal modo si è provocata una cancellazione di diritti e una rottura del patto sottoscritto dai cittadini con lo Stato, determinando un clima di sfiducia e di incertezza sul futuro; Ma questa premessa va anche bene ma noi dobbiamo avere più coraggio nell’affrontare questo grave problema della riforma della FORNERO che forse la CGIL a suo tempo ha un tantino sottovalutato per i gravi danni che sta producendo e produrrà e per cui dobbiamo afferrare il Toro per le corna e mettere su iniziative di lotte per ripristinare i requisiti per accedere alla Pensione almeno a quelli in atto nel 2011. Nell’ Azione 7 – la riforma degli ammortizzatori sociali per una riforma degli ammortizzatori sociali, sulla base della proposta avanzata dalla CGIL, che preveda l'estensione degli ammortizzatori a tutte le tipologie di impiego e di impresa, quindi realmente universale, che superi i limiti della cassa integrazione in deroga estendendo la contribuzione a tutte le imprese e a tutti i lavoratori. Un sistema di ammortizzatori inclusivo dovrà prevedere la rivisitazione dell’ASPI e superamento della Mini ASPI con l’abbassamento dei requisiti di accesso e l’estensione di tale prestazione a tutti i lavoratori, compresi i neoassunti e coloro che versano alla gestione separata. Nell’azione 10 “la contrattazione ” come riaffermare il valore e la funzione universale dei CCNL e riqualificare la contrattazione di 2° livello. nella lotta alla irregolarità,al contrasto del lavoro nero,alle nuove forme di illegalità e criminalità economica. Sviluppare la bilateralità di emanazione contrattuale come quella presente nel settore edile. Siamo contrari agli enti bilaterali che dovrebbero sostituire il collocamento e gestire la cassa integrazione e altre funzioni che adesso sono di pertinenza della Pubblica amministrazione. Siamo, invece, favorevoli agli enti bilaterali di emanazione contrattuale come quelli previsti dalla contrattazione collettiva degli edili e cioè le Casse e le Scuole Edili, che ormai hanno una storia consolidata (la prima Cassa Edile è nata a Milano addirittura nel 1935). Le Casse Edili non sostituiscono le funzioni delle pubbliche amministrazioni, ma erogano ai lavoratori iscritti, prestazioni extracontrattuali cioè oltre la contrattazione collettiva e gli scatti di anzianità sotto forma di anzianità professionale edile che altrimenti non maturerebbero mai per l’estrema precarietà del settore. Questi sono gli enti bilaterali che vogliamo e che difenderemo per il bene dei lavoratori edili. Volevamo dire anche qualcosa parole per quanto riguarda la questione immigrati perché ultimamente sentiamo parole poco confortanti, in questo periodo di estrema crisi sta serpeggiando un certo fastidio per la presenza di nostri simili provenienti da altri Paesi. Come sappiamo i governi Berlusconi hanno prodotto Leggi repressive contro gli stessi, per un’effimera sicurezza dei cittadini solo allo scopo di far piacere alla Lega Nord per le sua propaganda razzista e xenofoba. I reati sono aumentati ma non per colpa degli immigrati, ma su questo le televisioni tacciono, altrimenti i titoloni dei telegiornali si sarebbero sprecati. Ma gli eventuali reati commessi dagli immigrati, non si combattono con la repressione ma con azioni di inserimento sociale e ambientale. Gli sbarchi di immigrati continuano con conseguenze drammatiche. La repressione contro gli immigrati in un paese dove la maggior parte di noi sono figli di emigranti e noi stessi lo siamo stati è una cosa grave e inaudita . Non servono i respingimenti in Libia dentro i lager, ma servono azioni di integrazione e accoglienza. Stiamo tranquilli che i lavoratori immigrati non tolgono assolutamente il lavoro agli Italiani essi svolgono in Italia i lavori più umili e faticosi che gli Italiani stessi non vogliono più fare, come del resto facevano gli italiani emigrati negli Stati Uniti d’America in Germania, in Svizzera e in Canada. E’ indispensabile difendere il diritto d’asilo e sospendere la BOSSI – FINI per chi perde il lavoro, applicare tutte le risoluzioni dell’O.N.U. Come abbiamo visto stiamo soffrendo la più grave crisi dal dopoguerra in poi. Per uscire dalla crisi ci vogliono nuove azioni di politiche industriali e di sviluppo. Lo slogan del 18° Congresso Nazionale della FILLEA – CGIL “Città Future un nuovo modello di sviluppo per il settore delle costruzioni cade a pennello anche per il nostro Molise e per un nuovo progetto Paese La Regione Molise ha festeggiato i suoi primi 50 anni essendo stata istituita il 27 Dicembre 1963 In realtà la precedente Regione Abruzzi e Molise, intesa come istituzione burocratica – amministrativa, come tutte le Regioni a statuto ordinario non era mai stata attivata, dunque le due Regioni hanno cominciato a funzionare autonomamente dal 1970. Possiamo dire per tutto ciò, che la Regione Molise esiste autonomamente dopo le elezioni Regionali che si sono tenute il 7 e 8 giugno del 1970 per cui poco più di 43 anni fa. Nei giorni scorsi ci sono stati dei festeggiamenti per questa ricorrenza che pensiamo proseguiranno, ma noi diciamo che non c’è nulla da festeggiare a causa dell’inesorabile declino che negli ultimi anni sta subendo la nostra Regione in tutti settori produttivi da Termoli Venafro. Parliamo del settore delle costruzioni di nostra competenza che sicuramente più di tutti sta soffrendo da oltre 5 anni la crisi, senza una via di sbocco in quanto nessuna luce vediamo in fondo al tunnel. Tutti dovrebbero saper che non ci sarà ripresa economica e sociale per nessun settore produttivo Molisano se non riparte il settore delle costruzioni sia nel Pubblico che nel Privato in quanto volano essenziale per tutta l’economia Regionale e Nazionale, così come è avvenuto nei primi anni di vita di autonoma amministrazione della Regione Molise, cioè a partire dagli anni 70. Il nostro settore è stato in quelli anni sicuramente di forte traino per lo sviluppo a tutti i livelli della 20° Regione Italiana. Difatti risale a quegli anni la costruzione: del Tratto Molisano dell’Autostrada Bologna - Canosa di Puglia;del raddoppio Ferroviario Vasto/Termoli ivi compreso la nuova Stazione di Vasto/San Salvo e l’ammodernamento e ingrandimento di quella di Termoli (citiamo la nuova Stazione di Vasto in quanto costruita insieme al raddoppio di cui sopra da un Impresa di Campobasso e per cui con lavoratori Molisani);la FV del Biferno e del Trigno; la variante Ingotte ;la tangenziale di Campobasso; l’ammodernamento della SS/87 Sannitica e della SS/17 Appulo Sannitico a partire dalla zona di Campobasso; tutti gli impianti e la rete idrica per sfruttare le acque dell’invaso del Liscione appena completato sia per le irrigazioni che per usi industriali e domestici;la FIAT di Termoli; e via dicendo tutte le altre Industrie del Nucleo di Industrializzazione della valle del Biferno.(costruite per la maggior parte negli anni 70) Questi lavori hanno portato ad occupare migliaia di lavoratori edili tant’e vero ché per la forte richiesta di manodopera in edilizia molti hanno lasciato la campagna trovando occupazione in questo settore. Tutto questo ha portato anche un enorme sviluppo dell’edilizia civile sia privata che popolare dando uno grande sviluppo alla Città di Termoli, ma questo vale anche per altre parti del Molise e in particolare per Campobasso. A Termoli delle Contrade Agricole (Airino- Difesa Grande – Foce dell’Angelo – Porticone ecc. ecc.) si è sostituita Termoli dei nuovi quartieri residenziali, con la costruzione di migliaia di appartamenti, dando occupazione ad altrettanti migliaia di lavoratori edili, portando sviluppo e occupazione anche per tutti i comparti economici come:Turismo;Industria in Genere; Agroindustria oltre per l’intero settore delle costruzioni con la nascita di Impianti di calcestruzzo,di falegnamerie Industriali, opifici per la produzione di tutti gli altri materiali da costruzione. La città di Termoli ha avuto un’enorme evoluzione demografica raddoppiando quasi gli abitanti in vent’anni passando dagli 15.659 del 1971, ai 22.849 del 1981, per arrivare ai 28.552 del 1991. Invece negli ultimi 5 anni abbiamo sofferto un inesorabile e spaventoso regresso e non vediamo via d’uscite se non si interviene immediatamente. Come più volte denunciato i dati parlano chiaro più di qualsiasi altra cosa. Le ore lavorate denunciate dell’anno 2007/2008 sono state 5.976.240 rispetto a 3.844.651 di ore denunciate nell’anno 2011/2012 con una diminuzione del 36%. Il numero di operai per gli stessi periodi è passato da n° 8.605 a n° 5.584 con una diminuzione del 35%. Il numero delle Imprese è passato da 1.475 a 1.192 con una diminuzione del 20%. Il monte salari è passato da € 61.229.568,00 a 39.051.988,00 con una diminuzione del 36%. Se invece prendiamo i dati dell’ultimo semestre del 2013 (ultimo dato disponibile) possiamo verificare che la situazione occupazionale diventa ancora più preoccupanti, infatti, i lavoratori addetti sono stati n. 3.275, il monte salari denunciato è stato di €. 16.578.000,00 e le imprese attive sono state 838. Per effetto di questi drammatici dati del settore Edile, hanno chiuso anche importanti siti produttivi di Materiale da Costruzioni (Laterizi,Legno,Manufatti e Lapidei) in tutto il territorio Regionale che occupavano anche fino a 100 persone e che da sempre hanno dato lavoro e benessere ad intere generazioni. persino in zone più arretrate e remote della nostra Regione come la FV Trigno e Zona del Fortore .Hanno chiuso Aziende importante come: la Laterlite Spa a Bojano;la SMI Srl a Mafalda;la Precal Srl e la MC Grup Srl a Venafro;La Filb Finestre Srl a Montefalcone Nel Sannio; La Fortore Srl a Santa Croce di Magliano Ma altre stanno soffrendo con forte richiesta di CIG sia ordinaria che straordinaria e riduzione di personale. Società che non avevano fatto mai richiesta di ammortizzatori sociali come la Cementeria del Gruppo Colacem di Sesto Campano sono ricorsi a questo strumento . Anche altre multinazionali come l’ Italcementi di Guardiaregia e la Saint Gobain PPC Italia di Termoli e Montenero di Bisaccia stanno soffrendo la crisi con la chiusura da parte del gruppo Francese (Saint Gobain) dello storico sito produttivo di Montenero di Bisaccia aperto da una famiglia del luogo 50 anni fa. In ogni caso purtroppo i disagi della crisi ricadono solo sulle spalle dei lavoratori che vengono licenziati e per chi lavora ancora i pagamenti delle retribuzioni arrivano con forti ritardi anche di alcuni mesi. Ma noi non ci piangiamo addosso perché ci stiamo muovendo, ci sono iniziative intraprese come il tavolo della crisi in Prefettura e presso la Giunta Regionale, come le varie manifestazioni organizzate sotto gli uffici Giunta Regionale e altre iniziative contrattuali come il centro studi presso la Cassa Edile, e tutte le iniziative unitarie confederali di CGIL – CISL e UIL che hanno prodotto dopo anni che non accadeva e dopo varie riunioni un documento unitario per il lavoro e lo sviluppo del Molise da portare avanti che trovate nella cartellina. Chiediamo, quindi, al Presidente della Giunta Regionale Paolo Di Laura Frattura di dare immediatamente seguito con proposte fattibili e immediatamente cantierabili al tavolo della crisi del settore delle costruzioni insediatosi di nuovo il 9 di ottobre 2013. E’ necessaria una nuova politica di sviluppo con investimenti mirati ridare fiato al settore. Ma logicamente con una nuova politica di sviluppo cosi come dice lo slogan del 18° Congresso Nazionale della FILLEA – CGIL “Città Future un nuovo modello di sviluppo per il settore delle costruzioni in quanto è impensabile costruire tutte le infrastrutture e le abitazioni cosi come fatto nel passato, ma bisogna risanare ed ammodernare il patrimonio edilizio pubblico e privato esistenti per rendere più vivibile a dimensione d’uomo le città e il territorio. Noi ribadiamo ancora una volta di lasciare stare gli annunci ad effetto come la costruzione della cosiddetta Autostrada Termoli/San Vittore che non serve a nessuno e non serve nemmeno per lo sviluppo del Molise anzi contribuirà ulteriormente ad isolare le aree interne. Per uscire dalla crisi del settore delle costruzioni, cosi come abbiamo più volte indicato, suggerendo le possibili soluzioni, sono necessari investimenti mirati,(evitando quello che è stato fatto in passato con enormi sprechi di denaro pubblico per altri scopi). La crisi come sappiamo è iniziata alla fine del 2008 e con il passare del tempo è diventata sempre più pesante, con una inesorabile progressione, per cui le difficoltà economiche e sociali che rivestono e attanagliano da più di 5 anni il settore delle costruzioni nella nostra regione (e dell'Italia intera) ha raggiunto limiti non più sopportabili e livelli non più sostenibili per i lavoratori, per le Imprese e per tutta l'economia Molisana visto il ruolo trainante che da sempre riveste l’edilizia nella nostra Regione e non solo nella nostra Regione. Noi riteniamo che la situazione per la sopravvivenza delle famiglie dei lavoratori è arrivato al limite del sopportabile in quanto per centinaia e centinaia di essi sono terminati i sussidi di disoccupazione (in base alla loro età anagrafica) e molti non hanno neanche potuto inoltrare la nuova domanda prima di Natale del 2013 come si faceva di solito nell’ approssimarsi della cattiva stagione non avendo effettuato nessuna giornata lavorativa nel corso del 2013. I lavoratori edili purtroppo non avevano diritto fino a luglio di quest’anno nemmeno alla mobilità in deroga previsto dalla Regione Molise in quanto erano sempre stati esclusi. Ultimamente(anche dietro nostre sollecitazioni e mobilitazioni) sono stati inseriti anche i lavoratori licenziati da Imprese Edili tra i possibili aventi diritto della Mobilità in deroga ma però con un sacco di lacci e laccioli. Se un lavoratore licenziato può far valere 12 mesi di anzianità lavorativa e almeno 6 mesi di lavoro effettivo ha diritto alla disoccupazione ordinaria (ASpl o Mini Aspl come si chiama adesso) e per cui sono stati pochissimi per le nostre conoscenze i lavoratori licenziati di tutte le categorie che hanno usufruito dell’ammortizzatore sociale in deroga per cui non siamo ancora del tutto contenti per la soluzione adottata. Un passo avanti è stato fatto ma si deve fare di più e noi continueremo ad impegnarci affinché la Regione Molise migliori la normativa per la mobilità in deroga per lavoratori licenziati da Imprese Edili e per tutti i lavoratori naturalmente. Dopo lunghe battaglie siamo riusciti anche a far istituire presso la Prefettura un tavolo di crisi permanente dell’Edilizia. ci siamo incontrati presso la Prefettura il 27 Novembre e il 19 Dicembre e poi di seguito più volte presso la Regione Molise fino all’ 11 febbraio del 2013 poi il tavolo è stato interrotto per ovvi motivi elettorali. Ma ogni volta gli assessori Regionali di allora CHIEFFO e VITALIANO e anche lo stesso Presidente IORIO ci hanno fatto l’elenco della spesa con una infinità di lavori da realizzare cosi come avevano fatto anche a settembre del 2011 ma noi nessun inizio di lavori abbiamo visto. Per cui lasciamo perdere le opere faraoniche tipo la cosiddetta Autostrada Termoli/San Vittore del Lazio come dicevamo prima. non possiamo costruire la Termoli/San Vittore quanto tutte le strade per raggiungere la fondovalle dai centri abitati che stano tutti al disopra dei trecento metri sono delle vere e proprie mulattiere. Non so se avete percorso qualche volta le strade che dai vari Centri abitati situati sulle alture della FV Biferno a Partire da: (Guglionesi; Montecilfone/Palata; Lupara; Morrone; Lucito; Sant’Angelo Limosano/San Biase; Castropignano). Per percorrere queste strade bisogna essere esperti rallisti e poi quanto c’è la nebbia bisogna affidarsi solo a Sant’Antonio per chi ci crede. Poi la frana di Lucito da più di 40 anni costringe gli autisti dei Pulman che devono raggiungere Campobasso da Castelmauro passando per Civitacampomarano e per l’appunto per la stessa Lucito a della vere e proprie avventure. Quella frana non si riesce a risanarla nonostante che da più di 40 anni crea enormi disagi alle popolazioni e alle attività produttive in quanto punto strategico di collegamento stradale tra importanti comuni e la FV Biferno e di conseguenza sulla direttrice Adriatica e Tirrenica. Per le opportunità di crescita del Molise attraverso i trasporti e le infrastrutture i soldi se ci sono (ma ne dubitiamo) vanno investiti in altre direzioni per ridare fiducia e occupazionale a un popolo fortemente bisognoso di lavoro. Per lo sviluppo del Molise non serve costruire la “Termoli San Vittore” ma chiaramente anche cosi come sono le strade di grande collegamento non vanno assolutamente bene per cui serve si! e subito ammodernare e rendere più sicuri e più scorrevoli quelle strade per l’appunto già esistenti che collegano il Mare Adriatico con il Lazio e la Campania per cui: • la FV del Biferno ; la SS 17; la SS Venafrana;la FV del Trigno. Inoltre per quanto riguarda la viabilità occorre progettare e ammodernare tutte le strade che portano dai centri abitati alle F. Valli. Vanno ammodernate anche la FV del Tappino che collega Campobasso a Foggia e la FV Tammaro che porta a Benevento in quanto strade importanti e pieno di insidie visto anche i gravi incidenti mortali che si verificano molto spesso ed è necessario il completamento immediato della strada cosiddetta “ FV Rivolo” che collegherà Campobasso alla Bifernina. La costruzione della FV Rivolo pensate un attimo, è iniziata negli anni 70 e ancora non si completa, si sono succedute varie peripezie legali e amministrative con imprese Fallite e anche con commissariamenti per l’appunto per le gravi irregolarità riscontrate in questi lunghi anni. Se per costruire 7 Km. di strada nel Molise non bastano 40 anni - pensate voi come siamo messi in questa Regione per il grave problema della viabilità e le infrastrutture. Poi ancora ci sono importanti e strategici lavori da completare come la strada che da Isernia porta a Castel di Sangro determinante per raggiungere non solo quella zona dell’Abruzzo ma anche Sulmona e di conseguenza l’Autostrada Torano/Pescara ma soprattutto la dorsale Adriatica attraverso la FV Sangro per raggiungere con facilità anche il nucleo industriale di Atessa dove esistono importanti insediamenti produttivi come la SEVEL del Gruppo FIAT e le moto Honda e tanti altri Nel Molise ci sono altre infrastrutture da realizzare che fanno parte di quelle opere cosi dette strategiche Nazionali - che da decenni sono progettate ma mai iniziate. Una di queste opere strategiche di importanza Nazionale e il raddoppio della linee ferroviaria Adriatica nel tratto che dalla Stazione di Termoli porta a quella di Ripalta piccola Stazione prima di San Severo . Tratto che interessa per buona parte la nostra Regione. La direttrice Adriatica è una importantissima linea ferroviaria di comunicazione tra nord e sud d’Italia abbastanza veloce da Termoli per raggiungere Bologna/Milano/Venezia/Torino e i Paesi d’oltre Alpi dalla la parte Sud/orientale dell’Italia. Le Frecce delle Ferrovie dello Stato arrivano a Termoli abbastanza velocemente dal nord Italia e dove finisce il doppio binario. Molte volte questi treni veloci nella nostra Stazione della Linea Adriatica devono fermarsi più del previsto perché devono dare ancora la precedenza per cui se tra Termoli e Bologna si impiega poco più di tre ore si arriva nel Molise e si torna agli anni 50 perché i treni per percorrere circa 80 Km. ci impiegano un sacco di tempo in quanto molto spesso si devono fermare anche in stazioni non previste come Campomarino per dare per l’appunto la precedenza con tutte le conseguenze immaginabili per i disagi che subiscono i passeggeri che devono raggiungere Bari/Brindisi Lecce la Calabria e viceversa. Queste sono lavori infrastrutturali importanti e determinanti per il Molise e per l’Italia che nonostante sono opere strategiche Nazionali e progettati da decenni ancora non trovano sbocco. In questi giorni si sta riparlano fortemente del raddoppio ferroviario prima citato, e pare che ci sia un accordo preliminare con il Gestore Nazionale delle Ferrovie dello Stato, la Regione Molise, la Regione Puglia e gli altri Enti locali interessati. Ma assurdamente si sta parlando di spostare la Stazione Centrale di Termoli dal sito attuale a Pantano Basso. Noi crediamo che sia un progetto suicida per la Città di Termoli in quanto significherebbe far morire la Cittadina rivierasca. Per fare solo un esempio tutti i turisti che arrivano con il Treno a Termoli, per poi recarsi alle Isole Tremiti, consumano nei Bar nei Ristoranti ecc. ecc.. Tutte le Stazioni Centrali Ferroviarie stanno nel cuore delle città solo nel nostro territorio si pensa a progetti folli che non servono allo sviluppo ma servono solo per altri scopi. Il raddoppio Ferroviario necessità urgentemente, ma la Stazione Centrale di Termoli deve rimanere li dove sta, anche per il fatto che come sopra descritto è stata già allargata e modernizzata negli anni scorsi. Il Molise ha bisogno di opere medie e piccole, immediatamente cantierabili, per ridare fiato ad un settore allo stremo. I soldi da spendere ci sono per: La ricostruzione delle zone terremotate dove 884 famiglie aspettano ancora la ricostruzione della I° casa e ancora più di 800 persone abitano nelle casette prefabbricate frutto della solidarietà (le ultime scosse di terremoto hanno fatto riaffiorare un vecchio problema ancora irrisolto da più di 11 anni), i soldi a disposizione ci sono (almeno c’erano). Sono per la precisione 346 milioni di euro, stanziati con la delibera Cipe (Comitato Interministeriale Programmazione Economica) del 3 agosto 2011, per il completamento di tutte le opere, pubbliche e private , ma si rischia seriamente che questi soldi vanno persi per una serie di inadempienze dovute alla Regione Molise e alla nuova Agenzia della Protezione Civile istituita dall’ex Presidente Iorio; su questo fronte della ricostruzione post sisma 2002 il tempo sprecato è stato tanto, a causa della chiusura dei COC (centri operativi comunali) e in attesa del concorso indetto dalla Nuova Protezione Civile, per assumere il nuovo personale che doveva esaminare i progetti e approvarli. Ancora sul fronte della ricostruzione post sisma a più di 11 anni dalla tragedia, siamo al 30% della ricostruzione. Le cose sono ancora poche chiare e anche la nuova Giunta, per come la vediamo noi, fa poca chiarezza sull’ effettiva disponibilità economica da investire per completare la ricostruzione stessa. Anche il Consigliere Regionale delegato alla programmazione Vincenzo Cotugno insieme ai Funzionari Regionali non ha fatto chiarezza in tal merito al tavolo della crisi del 9 ottobre . Non ha fatto chiarezza nemmeno lo stesso Presidente Frattura insieme al Consigliere Regionale delegato alla ricostruzione Ciocca durante un convegno sulla ricostruzione post sisma organizzata domenica 13 ottobre all’interno della fiera d’ottobre a Larino. Ma anche negli ultimi proclami fatti negli ultimi giorni da Ciocca e Frattura non vediamo chiarezza circa i tempi per la ricostruzione. Basta fare un giro nei centri abitati del cosiddetto cratere sismico e nulla si smuove cosi da tanto tempo e solo per fare qualche esempio: A Santa Croce di Magliano le case sono ancora puntellate e vicino le travi di legno si trova ancora ben leggibile la scritta degli auguri di Natale 2002 dei Vigile del Fuoco di Roma; A Bonefro nell’unica strada che porta a Campobasso, le case, sono ancora puntellate. Il traffico ancora a senso unico da quasi otto anni, viene regolato da semaforo e i mezzi di trasporto di una certa dimensione non possono transitare, con tutto il disagio immaginabile; e gli alunni di questa comunità frequentano le scuole ancora nei moduli prefabbricati frutto della solidarietà Italiana. Per non parlare di Montelongo, di Rotello, di Ururi e della stessa Larino che si trovano nelle medesime condizioni. Le priorità di una società civile devono essere la rinascita economica e sociale di una zona devastata da una grave calamità naturale e per cui gli investimenti vanno indirizzati verso questa direzione. Per la ricostruzione post sisma 2012, speravamo nel cambiamento di rotta della nuova giunta Regionale, per rimediare agli enormi sprechi di denaro pubblico che sono stati fatti nel passato. Dobbiamo pure dire e denunciare, perché come categoria a livello Nazionale stiamo facendo una grossa battaglia per la legalità, che non c’è lavoro e sviluppo senza la legalità. Dobbiamo dire dunque che di soldi nel Molise per la ricostruzione post sima ne sono arrivati tanti, anzi tantissimi, però sono stati spesi male, anzi malissimo. Per capire l’entità dello spreco di denaro basta dire che: Nel terremoto di Campania e Basilicata (conosciuto come terremoto dell’Irpinia) del 23 novembre 1980 sono stati spesi 7.889,00 € pro capite per ogni senza tetto; Umbra e Marche del 26 settembre 1997 4.810,00 € pro capite sempre per ogni senza tetto; Nel Molise 31 ottobre 2002 sono stati spesi 27.027,00 € pro capite per ogni senzatetto;In Abruzzo (L’Aquila) 6 Aprile 2009 23.718 € per ogni senza tetto. Quindi tanti, ma tanti soldi nel Molise, per un disastro certamente di gran lunga inferiore agli altri. Gran parte di tutti questi soldi sono stati letteralmente sprecati a San Giuliano di Puglia per alcune opere inutili che rimarranno dei monumenti alla spreco e al malcostume: costruendo una scuola sproporzionata alle esigenze di quella comunità che poi in base alla riforma Gelmini dovrebbe chiudere per mancanza del numero necessario di alunni – con quei soldi con una scuola più modesta necessaria alle esigenze di quella comunità si potevano ricostruire e mettere in sicurezza tutte le scuole del Molise; sempre a San Giuliano di Puglia sono stati costruiti opere, come la piscina olimpica faraonica con coperture in legno, e un centro universitario che sicuramente non saranno utilizzati; ancora hanno costruito un palazzetto dello sport che Termoli non possiede; per non parlare delle strade di accesso degne del capoluogo di Regione e non di una comunità di poche anime. Tutti questi soldi (più di 27 mila euro per ogni senzatetto) se spesi bene, sicuramente nessuno cittadino più abiterebbe ancora nei prefabbricati, ormai fatiscenti e tutti gli alunni sarebbero di nuovo sistemati in scuole idonee e sicure. Poi come tutti sappiamo lo stato di emergenza post ricostruzione e stato esteso a quasi tutto il Molise (cosa di una gravità inaudita ), lasciando totale discrezione per le decisioni sugli investimenti, prima al commissario delegato Guido Bertolaso e poi a Michele Iorio che hanno utilizzato l’enorme quantità di denaro per altri scopi in provincia di Isernia, solo per fare un esempio, per il museo della zampogna di Scapoli 300 mila €uro. Un altro capitolo importante riguarda il dissesto idrogeologico e la messa in sicurezza del territorio, in quanto il Molise è interessato da 22 mila fronti frane aperte, con forte rischio per le abitazioni, per le scuole e per le attività produttive, se anche da noi arrivassero delle piogge copiose, come accade spesso in altre parti d'Italia, buona parte del nostro territorio franerebbe, cosi come del resto è successo anche da noi, gravemente e drammaticamente, nel 2003 e in altre occasioni, come quest'estate e ancora martedì 8 ottobre 2013 e alla fine di Novembre 2013 nella Zona di Termoli e nel basso Molise. Con mezzora di pioggia abbiamo avuto dai danni ingenti con blocco della viabilità e con rischio per le persone. Ma il dato degli ultimi tempi sono ancora più preoccupanti in quanto dalla conferenza Nazionale sul rischio idrogeologico è emerso che il 100% dei comuni molisani sono a rischio per l’appunto idrogeologico. La protezione civile ha a disposizione dei fondi da spendere immediatamente, cosi come più volte il Direttore ci ha comunicato al tavolo della crisi – non sono molti, dicono 10 milioni di Euro – ma iniziamo ad intervenire dove il rischio è maggiore cosi si da sicurezza alle popolazioni e si da lavoro e respiro ai lavoratori e alle Imprese. Prima si facevano sistematicamente lavori di manutenzione ordinaria di tutti i canali di affluenza nei fiumi e delle cunette delle strade che adesso non si fanno più e le nostre strade sono piene di insidie, di buche, di frane e le cunette sono piene di erbacce e di altri materiali di scarico (bottiglie-cartacce) per cui come piove le strade immediatamente si allagano e si infangano e diventando impraticabili ma soprattutto molto pericolosi per l’incolumità pubblica. Da una ricerca fatta dall’ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili) gli investimenti per la messa in sicurezza dell’Italia da frane e allagamenti che provocano enormi disastri con distruzioni e morte, darebbe lavoro immediato a 170.000 persone. Anche la messa in sicurezza di tutte le scuole Molisane, visto che quasi tutte (65 %) hanno problemi strutturali darebbe lavoro immediato ed esigibile a centinaia di lavoratori edili e di tutto l’indotto (laterizi, calcestruzzo,legno arredo,cemento). Per la messa in sicurezza del territorio e delle scuole ci sono 5 miliardi di Euro bloccati negli Enti Locali dal Patto di stabilità, che con un po’ di flessibilità a livello Europeo si potrebbero utilizzare. E’ necessario completare le opere degli acquedotti in costruzione e progettare le altre opere, per portare l’acqua a tutti i cittadini ,perché nel Molise le risorse idriche non mancano e ci pare assurdo che per mancanza di infrastrutture i cittadini devono rimanere senza acqua. Ma chiaramente per fare questo e per spendere i soldi disponibili bisogna certamente allentare, come dicevamo sopra, il patto di stabilità, altrimenti anche gli Enti virtuosi non possono spendere i soldi che hanno a disposizione in quanto sforano per l’appunto il patto di stabilità stesso. Ma Città Future significa anche ridare vitalità ai centri storici abbandonati e ridotti a macerie. Nella nostra Regione ci sono centri storici stupendi, molto vicini alle località marine ma abbandonati a se stessi. La Commissione Europea alla fine degli anni ‘90, nell’ambito delle iniziative innovative finanziate dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, ha finanziato i Villages d’Europe basata sull’idea dell’albergo diffuso e sul coinvolgimento di capitali privati. Nel Molise molti privati in particolare vicino al mare hanno presentato i progetti in quanto a Guglionesi,a Petacciato,Montenero di Bisaccia,Portocannone ci sono nei centri storici delle costruzioni enormi con decine di camere abbandonate. Questi progetti poi non sono stati mai finanziati in quanto i finanziamenti del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale sono stati dirottati su atri scopi, per esempio sulla Sanità Solo nel borgo antico di Termoli è stato costruito qualcosa come albergo diffuso e altre ristrutturazioni per attività commerciali e abitazioni che funzionano ancora oggi ridando lustro e vitalità a quartiere di Termoli molto importante per il turismo. Riprendere questo tipo di iniziative significa ridare ossigeno alle imprese edili, creare occupazione e incentivare i giovani a rimanere nei paesi di origine, offrendo un’abitazione a misura d’uomo, invece di farli andare ad abitare nei quartieri dormitori di Termoli, senza servizi. Per la qualità dello sviluppo, ci dobbiamo intendere, perché dobbiamo decidere se vogliamo lo sviluppo delle industrie chimiche o lo sviluppo Agroturistico. Nel nucleo Industriale di Termoli ci sono industrie Chimiche ad alto rischio per le popolazioni, poi le centrali a Turbogas di Larino e Termoli, le centrali a biomasse di Termoli e altre ancora in fase di progettazione. Sono impianti della morte perché in tutti i comuni che si affacciano sul nucleo industriale di TERMOLI le morti per tumori e leucemie sono aumentati a dismisura e le percentuali a confronto dei residenti sono altissime. Negli ultimi quattro mesi sono morte di tumore tra Termoli e paesi limitrofi più di cento persone giovani e giovanissimi. Lo sviluppo e l’occupazione sulla costa devono essere strettamente legate al turismo e alla grande vocazione agricola della zona, con delle nicchie di produzione di prodotti che ricevono riconoscimenti anche a livello internazionale. Oggi stiamo celebrando il X congresso Regionale della FILLEA – CGIL Molise, una struttura giovane, in quanto ci siamo dati questa forma di Camera del lavoro Regionale CGIL Molise da pochi anni. Prima eravamo divisi in tre comprensori: Alto Molise, Medio Molise e Basso Molise con le 3 rispettive CDLT e le varie categorie territoriali. In seguito, con Molise 2000 la CGIL nella N/s regione si è strutturata in CDL Regionale con la segreteria regionale della CGIL e le segreterie Regionali delle 14 categorie presenti e con l’apertura e il rafforzamento dove già esistevano di 10 CDL zonali con tutte le strutture dei servizi INCA e CAAF. Nelle 10 CDL zonali più altre sub zonali, che dobbiamo confermare nel prossimo congresso della CGIL Molise, la nostra presenza è stata assidua e continua, ci ha permesso di crescere e incrementare il numero di iscritti, di raggiungere quasi tutti i lavoratori, anche quelli occupati in piccole e piccolissime imprese che altrimenti non sarebbero raggiungibili per i noti motivi di inagibilità sindacale. Per arrivare a questa giornata congressuale abbiamo effettuato in tutta la Regione Molise 35 assemblee congressuali di base - 14 nella provincia di Campobasso di cui 7 nella Zona del Basso Molise - 7 nella Zona del Medio Molise e 21 in quella di Isernia più quella con i compagni della FILLEA Nazionale iscritti nel Molise. Complessivamente nell’intera Regione Molise abbiamo avuto una presenza del 40,5% degli aventi diritti al voto, con una percentuale di adesioni 99,68% al documento di Camusso (crediamo la percentuale più alta tra tutte le Categorie del Molise) Sia per le presenze che per l’adesione al primo documento rientriamo nella media Nazionale della N/s categoria, anzi abbiamo superato anche qualche Regione molto più grande della nostra, per quanto riguarda la partecipazione. Raggiungere questo obbiettivo non è stato facile sia per la chiusura di molti cantieri, sia per la grave crisi che attanaglia l’Italia e il Molise, quest’anno siamo andati meglio come partecipazione rispetto all’ultimo congresso in quanto le condizioni meteo sono state buone considerando il periodo invernale di solito molto rigido in alcune zone del Molise. Durante le assemblee di base, così come prevede il regolamento, abbiamo illustrato ai lavoratori presenti per il tempo concesso dallo stesso, il documento congressuale “Il lavoro decide il futuro” e in tutte le assemblee abbiamo anche letto la sintesi del 2° documento “Il sindacato e un'altra cosa” dove non erano presenti i compagni aderenti a tale documento. Questi risultati non arrivano per caso, ma grazie al lavoro svolto da tutti (ripeto da tutti) i compagni della FILLEA – CGIL , alla presenza sul territorio e all’impegno profuso nelle vertenzialità di ogni tipo, sia quotidiano che straordinario. e da tutti gli altri compagni impegnati quotidianamente sul territorio dal Venafrano a Termoli dal Trigno al Fortore al Medio Molise . In questi 4 anni che ci separano dall’ultimo congresso molte cose sono cambiate per quanto riguarda il nostro settore in termini di occupazione e crisi del settore stesso in quanto come detto prima la situazione è precipitata in termini di occupazione Ma in questo stato di estrema crisi siamo riusciti anche ad ottenere buoni risultati per i lavoratori al fine di salvaguardare un minimo potere d'acquisto per le loro famiglie – risultati ottenuti anche con manifestazioni e presidi sotto gli Uffici della Regione perché in molte occasioni abbiamo dovuto batterci forte e puntare i piedi. Abbiamo ottenuto il massimo possibile di ammortizzatori sociali per quasi cento lavoratori della SMI di Mafalda, di proprietà della Famiglia MARROLLO, potenti imprenditori VASTESI ( 3 anni di CIG tra Straordinaria e in deroga) e adesso la mobilità che per i cinquantenni si arriva a 7 anni di ammortizzatori. Abbiamo attenuto prima della mobilità un anno e mezzo di CIGS alla PRECAL di Venafro dei Patriciello, padroni incontrastati della Zona, e vi assicuriamo che qui è stato ancora più difficile, perché i Patriciello che tutti conosciamo erano abituati a fare come volevano, e volevano licenziare direttamente i lavoratori senza il ricorso alla CIGS. Con la nostra determinazione abbiamo fatto si che accettassero le regole e che cambiassero rotta. Anche per le Imprese industriali sotto i 15 dipendenti, che non hanno diritto alla CIGS, abbiamo fatto il possibile per far usufruire ai lavoratori le 52 settimane di CIGO prevista e poi anche dei successivi 24 mesi di deroga nel triennio, cosi come da regolamento della Regione Molise per la concessione della CIG in deroga. Noi abbiamo ottenuto anche altri importanti risultati per i lavoratori, come il pagamento diretto da parte dell’ente appaltante direttamente ai lavoratori, che si è sostituito alle inadempienze delle Ditte appaltatrici. Anche con la più grande impresa Edile Molisana la Costruzioni Falcione (uno dei titolari è stato presidente dell’ANCE fino al 19 dicembre scorso e anche per un periodo presidente della Confindustria) che prima della crisi occupava oltre 300 lavoratori, abbiamo aperto negli ultimi 4 anni diverse vertenze, con scioperi e presidi per rivendicare il pagamento dei salari che arrivavano anche con più di 4 mesi di ritardo. Anche in questo caso, in più occasioni la Stazione Appaltante si è dovuta sostituire all’Impresa nei pagamenti, con grande soddisfazione dei lavoratori per questa importante conquista. Un’altra opera di vitale importanza per il Molise, che deve congiungere la FV del Tappino alle piane di LARINO, iniziata nel 2006, con il primo lotto, con la costruzione di una galleria nei pressi del villaggio provvisorio di San Giuliano di Puglia, – dal mese di Aprile del 2010 risulta sospesa per una perizia di variante in quanto durante lo scavo della galleria, dopo circa 200 metri si sono resi conto che la stessa era più stretta del previsto per cui due mezzi pesanti non avevano lo spazio per circolare all’interno della galleria stessa. In attesa della perizia di variante, il cui iter non è ancora giunto a conclusione, i lavoratori collocati in CIG per più di 52 settimane, a febbraio del 2012 sono stati licenziati. La Ditta Appaltatrice dei lavori un Consorzio temporaneo di Imprese(tra una ditta di Salerno e la Nidaco dei Cotugno e l'ICI dei Patriciello di Venafro) denominata San Giuliano Scarl solo all'inizio a pagato i lavoratori direttamente ma poi, anche in questo caso, ci siamo adoperati con manifestazioni e presidi sotto il Provveditorato alle OO.PP. a Campobasso per far pagare direttamente i lavoratori dalla Stazione Appaltante. Ma la cosa più grave e che volevano fare pagare solo ed esclusivamente ai lavoratori il grave errore del progetto iniziale che ha causato la sospensione dei lavori per più di un' anno, in quanto l'INPS ha respinto alla San Giuliano Scarl la richiesta di CIG per causa non integrabile. Ma questo non l'abbiamo permesso e con la nostra lotta con presidio sempre sotto l'ente appaltante a Campobasso che mi ha portato anche ad incatenarmi per 4 giorni nei cancelli di ingresso del Provveditorato alle OO.PP. di Campobasso ha fatto si che la Stazione Appaltante ha provveduto a pagare direttamente i lavoratori in surroga alla Ditta appaltatrice inadempiente anche la CIG per tutto il periodo di sospensione per più di centomila Euro. Anche all'Ospedale di Campobasso la Fondazione Giovanni Polo II° “La Cattolica” abbiamo dovuto fare, insieme alla FILCAMS delle forti iniziative per tutelare i lavoratori della Ditta esterna (la DEC S.p.A. dei potentissimi imprenditori baresi, i DE GENNARO), anche con presidi la notte di Natale. Ed anche qui abbiamo fatto in modo che i lavoratori venissero pagati direttamente dalla Fondazione. Ma la cosa più importante sul lato sindacale e politico l'abbiamo fatto sicuramente con il rinnovo dei Contratti Integrativi Regionali degli Edili con le Associazioni Imprenditoriali presenti del Molise e cioè sia ANCE che ACEM/ANIEM. Il rinnovo di un contratto collettivo di lavoro, riveste un importanza strategica per il nostro sindacato, in quanto riguarda migliaia di lavoratori, ma soprattutto significa anche rispettare, e mettere in atto, la strategia politica del sindacato così come riaffermato nei vari accordi interconfederali in materia, sottoscritti da CGIL – CISL e UIL e Confindustria, per il mantenimento dei due livelli contrattuali Nazionale e integrativo Aziendale o Territoriale. Aver rinnovato i due contratti collettivi Regionali degli Edili presenti nel Molise, in tempi abbastanza brevi e in tempi di grave crisi del settore, - e considerando anche che non tutte le Province in Italia l' hanno fatto ancora, è motivo di soddisfazione. I contratti integrativi di cui sopra sono stati anche dei buoni contratti sia in termini di incremento della busta paga (la cosa più importante), che in termini di regolarizzazione di alcuni istituti contrattuali come l’istituzione della RLST (Rappresentati lavoratori Sicurezza Territoriale) mai regolarizzati nella nostra Regione e altri importanti strumenti per eliminare alcune anomalie presenti nell’ambito degli Enti Bilaterali di emanazione contrattuale presenti in Molise. Noi siamo stati sempre presenti con il massimo sforzo in tutte le crisi e con il nostro impegno siamo riusciti a ottenere il massimo ottenibile per i lavoratori. Certamente, con tutte le nostre forze e competenze, che tutta la CGIL possiede, continueremo ad essere vigili e presenti nei prossimi giorni e nei prossimi mesi in tutte quelle situazioni di crisi, per la difesa dell’occupazione e dei diritti dei lavoratori. Nonostante i problemi e la crisi, la FILLEA – CGIL MOLISE è il più grande sindacato tra gli attivi nella CGIL – MOLISE. La FILLEA – CGIL è di gran lungo anche il sindacato più rappresentativo del settore delle costruzioni nella nostra Regione, nel settore dell’edilizia tra gli iscritti alla Cassa Edile e all’Edilcassa rappresentiamo più del 55% dei sindacalizzati . In quasi tutti gli impianti di produzione del settore Legno e Materiali da costruzione (per quelli rimasti, purtroppo) siamo il primo sindacato e in qualche impianto è presente solo la FILLEA – CGIL. Ma certamente in questo settore dobbiamo stare sempre attenti e vigili e continuare a lavorare quotidianamente con impegno e dedizione in quanto gli spazi per crescere ulteriormente, nonostante la crisi, ci sono tutti. Nelle Casse Edili i lavoratori iscritti e non sindacalizzati sono circa il 50% del totale per cui di strada da fare c’è ne molta. I lavoratori edili hanno bisogno quotidianamente di essere tutelati e difesi per la conquista dei molti diritti negati sia contrattuali che normativi. Noi sappiamo che nella maggior parte dei cantieri, per questa estrema frantumazione del settore, continuano e continueranno ad essere impegnate poche persone e, in molti casi, una sola persona che assiste l’artigiano, per cui anche nei prossimi anni, come in passato, non raggiungibili per le note limitazione delle Leggi in materia di tutela della libertà sindacale, che si aggravano anche per i lavoratori tutelati, dopo la riforma del mercato del lavoro targato Monti /Fornero. I lavoratori avranno sempre più bisogno del sindacato, sia per la loro tutela che per i loro diritti, molte volte per il nostro settore non sono a conoscenza nemmeno delle prestazioni extracontrattuali che offre loro la Cassa Edile. Quindi è necessario contattarli e offrigli gli strumenti necessari per la loro tutela come dicevamo sopra , ed è necessario rafforzare la nostra presenza nelle 10 camere del lavoro del Molise e in tutte le altre esistenti. Dove la nostra presenza è stata programmata e puntuale da decenni, i risultati si sono visti in termini di adesioni alla FILLEA – CGIL, in quanto offriamo ai lavoratori le tutele necessarie. In questi 4 anni abbiamo mantenuto gli impegni assunti nell’ultimo congresso del 6 marzo 2010 ripristinando le nostre presenze settimanali a Bojano,Trivento e a Riccia dove la sede è stato aperta direttamente dalla FILLEA – CGIL Dobbiamo continuare con le nostre presenze a Santa Croce di Magliano, Larino, Montenero di Bisaccia, San Martino In Pensilis , Venafro,Agnone e Frosolone (anche in quest’ultimo caso la sede è gestita direttamente dalla nostra categoria), e sicuramente la FILLEA – CGIL continuerà a crescere. Il nostro impegno deve essere quotidiano, anche sul terreno della sicurezza, per cercare di azzerare gli incidenti sul lavoro, che in qualche caso sono stati anche di estrema gravità. I numeri forniti dall’INAIL, i quali dimostrerebbero una diminuzione degli incidenti sul lavoro, non sono veritieri in quanto dobbiamo fare il calcolo sulle percentuali e non sul numero dei casi Chiaramente se l’occupazione e diminuita di oltre il 50%, anche il numero degli infortuni sul lavoro è diminuito, ma non la percentuale degli stessi, perché, ripetiamo vanno analizzati in percentuale e non in numero di casi. In molti casi i lavoratori costretti dal datore di lavoro, non dichiarano l’infortunio ma si mettono in malattia per ovvi motivi convenienti al datore di lavoro. Se vediamo una situazione di possibile gravità per l’incolumità fisica dei lavoratori dobbiamo subito chiedere l’intervento degli organi preposti. Noi dobbiamo essere attenti affinché specialmente le piccole e piccolissime Aziende adottino tutti gli strumenti previsti per la tutela della salute dei lavoratori. Anche il C.P.T. dovrà assolvere al suo ruolo istituzionale di consulenza e supporto al sistema delle imprese e dei lavoratori, attraverso i sopralluoghi tecnici e la formazione e l’informazione dei lavoratori in cantiere. L’Istituzione della RLST (Rappresentati lavoratori Sicurezza Territoriale), come detto prima, contribuirà in modo determinante alla eliminazione il più possibile degli incidenti sul lavoro. Il nostro impegno deve essere quotidiano per combattere il lavoro nero, il lavoro grigio e le illegalità, in quanto anche nella nostra regione questi fenomeni sono molto diffusi, come dagli ultimi dati ISTAT che danno il Molise ai primi posta della graduatoria. Ma chiaramente il nostro impegno diventa inutile se gli organi preposti al controllo sono inefficienti e poco incisivi. Se chiediamo l’intervento dell’Ispettorato del lavoro e degli altri Enti preposti ai controlli e gli stessi arrivano dopo un mese, chiaramente la presunta illegalità potrebbe essere anche stata rimossa e sorpassata. Chiediamo al Governo Nazionale e Regionale di investire in risorse umane e tecniche ed economiche affinché i controlli sui cantieri avvengano con regolarità programmate dagli Uffici stessi e tempestività in caso di chiamata. L’organico della FILLEA – CGIL Molise alla data dell’ultimo congresso era composto da 6 Compagni e fino a qualche mese prima da 7. Quella struttura era possibile in quanto per effetto di alcuni accordi Sindacali Integrativi Regionali entravano delle risorse direttamente a Feneal – Uil,Filca – Cisl e Fillea – Cgil per la gestione del Delegato di Bacino. Dall’inizio del 2010 queste risorse sono state destinate, così come previsto dalla contrattazione collettiva, al funzionamento delle RLST. Abbiamo, come dicevamo prima, costituito anche nel Molise la struttura che gestisce la RLST e già un compagno dal 8 Novembre è passato a ricoprire questo ruolo di Rappresentante Lavoratori per la Sicurezza Territoriale e successivamente, non appena avremo completato l’iter anche con l’ACEM, un altro compagno passerà a ricoprire tale prestigioso incarico. In questo modo metteremo in sicurezza la Struttura della FILLEA, rispettando anche le indicazioni della CGIL Nazionale sul numero di funzionari/iscritti. Così come abbiamo sempre fatto, dobbiamo dare garanzie per il futuro a tutti i compagni giovani e meno giovani, riconfermando il ruolo importante che riveste la nostra categoria e la CGIL, a difesa dei lavoratori, dei pensionati e dei meno abbienti. Dobbiamo lavorare sempre di più, andare sui cantieri, alzarsi presto la mattina per incrementare i nostri iscritti e con l’aiuto della nostra contrattazione del settore edile sicuramente riusciremo a garantire il futuro a tutti e in particolare ai compagni giovani componenti della nostra segreteria e all’apparato politico, considerando che per la loro età devono lavorare ancora più di venti anni e anche perchè rappresentano il futuro della FILLEA CGIL Molise. Per i prossimi anni dobbiamo rafforzare un rapporto di collaborazione con la CGIL a livello confederale. Noi siamo stati sempre e dobbiamo continuare a essere una categoria confederale. Ma chiaramente tutti in nostri sforzi in alcuni casi potrebbero risultare vani se per l’appunto la CGIL a livello di servizi, non risolverà alcuni gravi problemi che più volte abbiamo detto e scritto ed anche analizzati con incontri alla presenza dei Nazionali della FILLEA – CGIL. Più volte abbiamo detto e ripetuto anche con convegni che la tutele individuale sono importanti al pari delle tutele collettive. Per cui anche gli Uffici del Sistema Servizi devono osservare un orario di lavoro compatibile con le esigenze dei lavoratori edili,dei bracciati e di tutte altre categorie che fanno il giornaliero,per permetterne la fruizione. Questo problema deve essere risolto, perché il nostro lavoro e anche passione e militanza, in quanto l’orario di lavoro non si gestisce per i propri bisogni personali ma per i bisogni dei lavoratori e di pensionati. Fino a qualche anno fa per esempio le domande di disoccupazione si facevano cartacee e per cui tutti i 6 compagni della FILLEA – CGIL, nelle varie sedi della Regione, compilavano le domande per poi consegnarle all’INPS e non avevamo nessun problema nel dare assistenza ai lavoratori. Adesso con il sistema telematico anche se ritiriamo i documenti abbiamo bisogno dei Servizi CGIL per inviare le domande, per cui gli addetti al Sistema Servizi CGIL devono rispettare, come detto prima,le esigenze dei lavoratori ,con orario di lavoro,cosi come previsto dal regolamento del personale della CGIL. Riteniamo, inoltre, che anche il CAAF deve tornare all’apertura il sabato mattina. Per finire un accenno sui rapporti unitari con FeNEAL – UIL e FILCA – CISL va certamente fatto. Negli ultimi anni nel Molise abbiamo avuto per lunghi periodi dei buoni rapporti che ci hanno portato a sottoscrivere degli ottimi contratti integrativi Regionali. Abbiamo cercato di mettere in sicurezza l’Edilcassa ente bilaterale che dalla nascita 1978 ha avuto sempre dei problemi di gestione per via dell’esiguo numero di lavoratori iscritti. Ma per altrettanti lunghi periodi abbiamo avuto dei rapporti non facili, per motivi a noi poco chiari, fino ad arrivare alla convocazione di tavoli Nazionali per risolvere i problemi sul tappeto. Ma a livello di categoria Nazionale abbiamo rinnovato, nonostante la grave crisi, tutti i contratti Nazionali della Nostra categoria, come il Cemento, i laterizi, i lapidei il legno e tutti gli altri ad eccezione di quello più importante del settore edile ANCE/Lega Coop. Questo mancato rinnovo ci ha portati anche a uno sciopero generale degli edili il giorno 13 dicembre 2013, contro le proposte indecente fatte dall’ANCE e Lega Coop con zero aumenti, messa in discussione dell’Ape, eliminazione della responsabilità in solido,allargamento senza regole dei contratti a termine e delle cosiddette partite IVA. Per concludere, prepariamoci tutti nei prossimi mesi e nei prossimi anni a lottare sempre di più per la difesa dei diritti dei lavoratori e dei più deboli.

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