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14.03.14 Si è concluso il 28 febbraio 2014 il Congresso territoriale della Fillea Frosinone. Di seguito la relazione del segretario uscente Benedetto Truppa, riconfermato alla guida della struttura dal nuovo direttivo eletto al termine del congresso.
Consentitemi innanzitutto di rivolgere un saluto non formale agli ospiti che con la loro presenza, e con il loro contributo, sicuramente renderanno più importante e compiuta la nostra assise congressuale, mi preme parimente ringraziare i delegati e le delegate presenti per il supporto determinante dato per la riuscita delle assemblee congressuali, ed infine ma sicuramente non ultimi per importanza, i compagni, la bella squadra, che oggi ha la FILLEA CGIL per il forte impegno profuso, che ha visto per oltre un mese la nostra categoria fortemente impegnata a far si che il nostro congresso fosse fortemente partecipato dai lavoratori e dalle lavoratrici dei nostri settori. Francesco, Gaetano, Alessio, Antonio, compagni impagabili, che hanno dimostrato in tutta questa fase congressuale le loro capacità indiscusse, il modo di operare in questo settore, il rapporto forte che hanno saputo costruire con i lavoratori. Senza il loro apporto il nostro Congresso oggi avrebbe avuto altri numeri e sarebbe stato tutta un’altra cosa. Ed ecco i numeri, che in un’ organizzazione sono sostanza, un congresso che si è svolto in una fase di forte crisi, in assenza totale di cantieri significativi che ci ha costretti a svolgere solo assemblee territoriali ed una di stabilimento all’Adler Evo. Il principio è stato quello di tentare di raggiungere il maggior numero dei nostri iscritti. Su una platea di 3042 iscritti hanno votato 1827 lavoratori, dando 1737 voti alla 1 mozione, 89 alla seconda . Abbiamo coinvolto circa il 60% dei nostri iscritti, un risultato che conferma per l’ennesima volta il rapporto stretto che i lavoratori edili hanno con il sindacato nella nostra Provincia, tra i pochi territori in Italia, la sola Provincia di Bergamo forse ci può contendere questo importante primato. Al fine di facilitarne la partecipazione le assemblee territoriali hanno coinvolto tutto il territorio provinciale: Cassino, Sora, Frosinone, Alatri, siamo addirittura andati a svolgere un’assemblea congressuale a Villa Literno (CE), circa 300 sono gli edili iscritti alla FILLEA in questa Provincia, abbiamo, nemmeno noi ci credevamo, fatto del nostro congresso un momento importante per parlare con tanta gente consolidando un rapporto che in una fase di crisi come questa è determinante . Abbiamo dimostrato con i fatti, come nella nostra Categoria, sia centrale il territorio, e come detto più volte in tutte le assise della nostra O.S., la nostra Provincia sia una vera e propria fucina per il settore ed una vera risorsa per l’intera Regione, e lo svolgimento delle assemblee congressuali lo hanno più che dimostrato. Assemblee congressuali che hanno messo al centro la crisi ed il lavoro, dove lavoro è sinonimo di dignità e dove il lavoratore non è solo visto come prestatore di manodopera ma come soggetto attivo e dove il posto di lavoro è una garanzia se insieme si garantisce sul territorio lo stato sociale delle persone. La CGIL in questi anni ha messo al centro Il LAVORO, ha proposto a tutti i livelli istituzionali il Piano del Lavoro che si contrappone all’assenza totale negli ultimi venti anni di politiche industriali idonee a definire gli indirizzi strategici del nostro paese e l’incapacità atavica di ridurre gli squilibri economici tra i territori. Il lavoro, la redistribuzione delle ricchezze, le politiche fiscali, le politiche attive, l’inclusione sociale, la contrattazione, la democrazia, il diritto di cittadinanza per tutti a partire dagli immigrati, ormai maggioranza in molti territori nel nostro settore, sono i temi centrali del nostro XVIII Congresso La nostra scelta è “ costruire” il sindacato dei lavoratori e non un sindacato per i lavoratori; un sindacato che oltre a tutelare i lavoratori nei luoghi di lavoro in questa fase di crisi sia in grado di tutelarli sul territorio attraverso la salvaguardia dello stato sociale. Il diritto alla casa, allo studio, alla salute pesano molte volte sulla qualità della vita delle persone molto di più di un rinnovo contrattuale. “ IL LAVORO DECIDE IL FUTURO” è la tesi congressuale che io ho condiviso insieme alla stragrande maggioranza della CGIL. La centralità del lavoro è l’unica strada che bisogna percorrere per uscire dalla crisi più grave e profonda dal dopo guerra. Questa crisi è stata prodotta dal sistema finanziario e monetario che ha anteposto allo sviluppo economico e sociale quello del facile affare dove il mercato monetario produceva più ricchezza del mercato economico e dove il rapporto capitale lavoro non era più la regola fondante per determinare il profitto. Questo ha determinato una concentrazione delle ricchezze nelle mani di pochi, l’impoverimento graduale di lavoratori e pensionati, l’abbattimento dei consumi, l’aumento della disoccupazione e della precarietà determinando il contrarsi dell’apparato produttivo di interi settori industriali a partire dal nostro, l’edilizia. Un vero e proprio massacro dello stato sociale!. Questa crisi è causa diretta della perdita dei valori etici e morali è per questo che noi dobbiamo trovare nella legalità e nella trasparenza i valori fondanti per garantire la democrazia e la costituzione e far ripartire il paese. In questi ultimi quattro anni la CGIL per difendere il lavoro, i diritti, lo stato sociale ha messo in campo un ‘azione sindacale forte e continua, non solo denuncia sulla deriva economica e politica del paese, ha prodotto proposte, idee e lotte molte volte da sola, ma non isolata, contrapponendosi ad una filosofia liberista e padronale che aveva come icone personaggi più volte ammirati e ostentati dai partiti e dalle altre OOSS quali Monti, la Fornero e l’Amministratore Marchionne. Siamo scesi in piazza per difendere il lavoro, le pensioni, la democrazia, siamo stati attaccati di essere arcaici, vetero comunisti, disfattisti. Siamo stati gli unici a contrastare la cultura del privato è bello che ha invaso la politica di questo paese ricordando a tutti che in un Paese il Pubblico è centrale sulle scelte di politica industriale e sociale e non possiamo demandare al privato ed al profitto la salvaguardia dello stato sociale e delle regole democratiche di un Paese. Abbiamo sicuramente commesso degli errori e avremmo in alcuni casi potuto fare di più, ma dire alla CGIL che il “Sindacato è un’altra cosa”, il titolo del secondo documento, e che siamo compiacenti con la politica liberista e dei banchieri oltre che essere ingiusto è fuori dalla realtà e dalla storia della nostra Organizzazione Sindacale. Nel rispetto del pluralismo e delle regole democratiche che sono il fondamento della nostra Organizzazione Sindacale io ritengo che avremmo potuto noi tutti risparmiarci un congresso con questo tipo di contrapposizione e fare una discussione sicuramente più costruttiva a partire da come riorganizzarci in virtù della crisi, della modifica del mercato del lavoro, della centralità del territorio. In ultima analisi come far cambiar pelle alla nostra CGIL, ancora strutturata con le logiche di un mercato del lavoro fordista che da tempo non corrisponde alla realtà del nostro Paese. Non disconosciamo e apprezziamo il contributo di idee e di proposte che i compagni della seconda mozione hanno portato alle nostre assemblee congressuali auspicando che dopo il congresso come succede quotidianamente nei posti di lavoro possiamo costruire percorsi dove la CGIL è e rimane il luogo dove insieme discutiamo e ci litighiamo per raggiungere gli obiettivi comuni. Sul lavoro, sulle pensioni, sul salario, sulla contrattazione sui temi centrali su cui si basa l’azione sindacale non vi sono divergenze sostanziali. E’ evidente che in un’Organizzazione di oltre 5.500.000 di persone sarebbe quantomeno complicato trovare un unanimismo che probabilmente sarebbe solo di facciata e non sostanziale. Penso che la domanda provocatoria che veniva fatta dai compagni del secondo documento alle nostre assemblee se la CGIL avesse potuto fare di più può trovare una sola risposta: in questo paese le condizioni dei lavoratori e dei pensionati sarebbero state le stesse se non ci fosse stata la nostra CGIL? Bene io sono fiero e lo dico con convinzione non di parte che la CGIL è stata, è, e sicuramente lo sarà in futuro determinante nel nostro paese per la tutela dei diritti e dello stato sociale di chi rappresentiamo e se a differenza di altri sono 110 anni che ha un ruolo centrale nel mondo del lavoro del nostro paese è perché oltre ad essere convinti abbiamo fatto sempre le nostre rivendicazione con giustezza e con coerenza per garantire il futuro e mai abbiamo rincorso il velleitarismo ed il massimalismo del presente! E’ la coerenza che contraddistingue la nostra Organizzazione Sindacale che ci ha portato a presentare Il Piano del Lavoro, non solo dire BASTA, ma presentare una proposta programmatica concreta e supportata dalla sua effettiva realizzabilità dal punto di vista economico. UN PIANO che si contrappone alle politiche monetarie e liberiste imposte dalla troika europea della Merkel che antepone agli interessi della finanza quelli della solidarietà, della sussidarietà e della coesione sociale. Dire no alla follia del pareggio di bilancio imposto dalle banche per garantire fondi da investire sul lavoro e sull’intervento pubblico nel sociale è la nostra parola d’ordine. IL PIANO DEL LAVORO E' LA RISPOSTA DELLA FILLEA CGIL POLITICHE FISCALI PER L’EQUITA’ E LO SVILUPPO Nel nostro Paese negli ultimi anni il 10% delle ricchezze e’ passato da salari e pensioni a profitti e rendite. Il 10% della popolazione detiene quasi il 55% delle ricchezze il restante 90% contribuisce con i consumi a determinare l’85% del PIL. Inoltre dilaga l’evasione fiscale ed il lavoro nero: oltre 130 miliardi di euro l’anno. La CGIL ritiene che per far ripartire il lavoro, soprattutto nel nostro settore, bisogna tassare le rendite finanziarie ed i patrimoni altre gli 800.000 euro. Una tassa messa a quelle persone che in questi anni si sono arricchiti senza alcun controllo, tassa che determinerebbe un'entrata di oltre 40 miliardi di euro. Un rigido controllo della circolazione del denaro, con la rintracciabilità delle operazioni per cifre altre i 50 euro, porterebbe ad una diminuzione dell’evasione immediata del 40%:circa 50 Miliardi di euro. Questi 90 miliardi esigibili subito potrebbero essere investiti per creare lavoro e abbattere il costo attraverso una riduzione significativa di IRPEF ed IRAP. POLITICHE INDUSTRIALI E DI SVILUPPO In questo paese negli ultimi 20 anni ha prevalso la cultura del Berlusconismo, ognuno era imprenditore di se stesso, il paese non avendo una politica industriale ha affrontato ordinariamente le singole crisi determinando il collasso del sistema produttivo manifatturiero e due milioni di nuovi disoccupati. Diventa quindi centrale riappropriarsi di un intervento economico pubblico che nel medio periodo rilanci produzioni con alto valore aggiunto attraverso investimenti in formazione, tecnologia e ricerca. Nel breve periodo si potrebbero investire almeno 20 miliardi di euro nel nostro settore facendo partire centinaia di piccoli cantieri in tutto il territorio nazionale. Lavori che riguardano il riassetto idrogeologico, la messa in sicurezza del patrimonio paesaggistico, artistico,archeologico e degli edifici pubblici. Basta costruire in modo sfrenato! Basta piani di zona che sono serviti ad arricchire i faccendieri e foraggiare la politica che non avevano alcun riscontro delle effettive esigenze del mercato; abbiamo bisogno come dice lo slogan del nostro congresso “ CITTA’ FUTURE” di una politica urbanistica che pensi e salvaguardare il territorio, senza ulteriore consumo del suolo, che sia in grado di riqualificare le periferie, le bellezze artistiche ed i centri storici. POLITICHE ATTIVE DEL LAVORO, PENSIONI AMMORTIZZATORI SOCIALI Il Governo dei tecnici tanto caro al Presidente Napolitano e alla troika europea l’unica cosa che ha prodotto è la riforma delle pensioni e degli ammortizzatori sociali. In un periodo di crisi drammatico come questo gli “esperti” hanno convinto la politica delle “ LARGHE INTESE” che per traghettare questo paese in Europa bisognava penalizzare i lavoratori e bisognava garantire attraverso il fiscal compact il pareggio del bilancio entro il 2015. Le lacrime del “coccodrillo” Fornero, hanno messo sul lastrico migliaia di persone che hanno visto allontanarsi o negare il miraggio della pensione, hanno ridotto a regime gli ammortizzatori sociali hanno creato una profonda frattura generazionale impedendo il turn over e aumentando la disoccupazione giovanile. Riforma dagli effetti ancora più drammatici nel nostro settore dove all’assenza del lavoro si somma l’obbligo ormai indistinto di lavorare oltre i 67 anni. Non tutti i lavori sono uguali e ancora non sono stati individuati i lavori usuranti. Immaginate voi un edile arrampicarsi sui ponteggi a questa età e soprattutto quale Azienda sarà disponibile ad assumere con la mobilità che vige nel nostro settore un operaio che ha più di 60 anni. Nelle nostre assemblee congressuali forte è stato lo sdegno dei lavoratori che all’unanimità hanno votato un ordine del giorno che impegna la nostra OS a chiedere al Governo l’abolizione della riforma pensionistica della Fornero e la copertura anche agli edili degli ammortizzatori sociali. Centinaia sono i lavoratori edili che solo attraverso l’assistenza capillare della FLC di Frosinone sono riusciti fino ad ottobre 2013 ad aver il riconoscimento della mobilità in deroga. Solo grazie al lavoro capillare di informazione e assistenza abbiamo permesso a migliaia di lavoratori edili di avere un sostegno economico che per assurdo nel 2014 non trova nella nostra Regione copertura economica. Per la nostra categoria, per come è strutturato il nostro settore, questa è la battaglia sindacale che dobbiamo sostenere. La mobilità in deroga in edilizia equivale alla cassa in deroga negli altri settori, ed è l'unico strumento che possiamo utilizzare per aiutare economicamente i lavoratori a superare la crisi. LA CONTRATTAZIONE E LA RAPPRESENTANZA La CGIL rivendica con forza la centralità del C.C.N.L., in un mercato del lavoro che diventa sempre più frammentato e precarizzato e in una fase di crisi come questa i lavoratori senza questo strumento di tutela non avrebbero difese sia economiche che normative. Nel nostro settore, nonostante questa crisi, abbiamo firmato contratti importanti nel legno, nel cemento, nei laterizi e nei manufatti. Abbiamo portato a casa aumenti economici che in questa fase erano insperati ma soprattutto abbiamo respinto al mittente di inserire deroghe che avrebbero aperto scenari complicati e indebolito l'universalità del C.C.N.L. e i diritti dei lavoratori. Partendo dall'esperienza delle Cassa edili abbiamo iniziato anche negli impianti fissi ad inserire l'assistenza sanitaria. Ancora aperta è la vertenza nel contratto dell'edilizia, dove la FLC giustamente ha respinto con forza la provocazione di un ANCE arrogante che praticamente vuole approfittare della crisi e propone di firmare un contratto senza aumenti salariali e praticamente con l'aumento del requisito a 3100 ore abolisce l'APE, gli scatti di anzianità degli edili. Un ANCE ottusa convinta che la crisi del settore sia determinata solo dal costo del lavoro e tenta di legalizzare il lavoro nero ad esempio attraverso il lavoro a chiamata ignorando di fatto che nel nostro paese abbiamo un sistema d’impresa del tutto insufficiente La media degli addetti nelle imprese edili italiane è di 3,5 unità, a differenza di altri paesi come la Francia con una media di 12 addetti e la Germania 18. Non è un caso che con questi numeri e con aziende deboli l'edilizia è il settore che sta pagando di più la crisi. Riteniamo che questo contratto debba essere subito firmato. La stessa decurtazione della quota economica dell'E.V.R nel 2014 introduce un ulteriore elemento di rottura e un immediato recupero della retribuzione può che avvenire solo con la sottoscrizione della firma del C.C.N.L. La FILLEA CGIL ha sempre ritenuto l’unità sindacale non solo nel nostro settore un valore determinante. In questo mercato del lavoro aver introdotto un accordo sulla rappresentanza è un passo importante propedeutico per arrivare ad una legge che sancisca chi ha diritto a firmare i contratti di lavoro. In questi ultimi anni abbiamo assistito non solo alla firma di intese e contratti nazionali e aziendali separati eclatanti, con tentativi di escludere o marginalizzare la CGIL, ma anche alla firma di Contratti Nazionali firmati da fantomatici Associazioni datoriali e sindacali che hanno leso e privato i diritti dei lavoratori. Noi che viviamo in un settore dove il rispetto del Contratto è la prima conquista e dove i nostri iscritti sono reali e certificati dalle Casse Edili non possiamo che rivendicare con forza che il diritto e la democrazia rappresentativa non può che trovare nella legge e negli accordi le regole attuative. E dove bisogna anche condividere come prima regola democratica che i soggetti deputati a definire il valore ed il giudizio di un accordo sono i lavoratori coinvolti, che è la maggioranza dei lavoratori quella che decide se gli accordi devono essere sottoscritti o meno e questo vale a prescindere se siamo maggioranza o minoranza. Il nostro Congresso sta giustamente discutendo di questo Accordo, il pluralismo e la diversità delle opinioni sono il sale della democrazia che è la regola fondante della CGIL. Questa stessa democrazia pone a noi tutti un vincolo quello di far votare alle iscritte ed agli iscritti la formalizzazione dell'Accordo. L'EDILIZIA PER COSTRUIRE IL FUTURO DEL NOSTRO PAESE 14 maggio 2009-stati generali delle costruzioni a Roma, 01 dicembre 2010- manifestazione delle parti sociali sotto Montecitorio, 14aprile 2013-forse la più importante manifestazione territoriale del settore 3000 persone riempiono il palazzetto dello sport di Frosinone. Tre date importanti che si sommano ad altri decine di appuntamenti condivisi per mettere al centro i problemi del settore e proporre soluzioni In cinque anni abbiamo reiterato quel manifesto “ costruito” insieme alle associazioni datoriali del settore a partire dall’ANCE alla Fiera di Roma ma le nostre rivendicazioni sono rimasto in pratica lettera morta. Il Manifesto lo ricordo prevedeva alcuni punti “necessari e urgenti”: 1) Un programma immediato di opere piccole e medie che servono non solo per superare la crisi ma dare una risposta necessaria alla salvaguardia ambientale, al dissesto idrogeologico, al recupero paesaggistico e dell'edilizia pubblica e residenziale. Basta solamente pensare alle frane continue che stanno dividendo paesi e comunità ; 2) Piano Casa per abitazioni ad affitto sostenibile “ HOUSING SOCIALE”, sempre più duri sono i conflitti sociali nei territori determinati dalla crisi che porta ad occupazioni e a drammi familiari, solo a Roma vi sono circa 2000 persone che vivono in macchina; 3) Un sistema di qualificazione dell’impresa, per garantire le imprese sane e strutturate che rispettino le regole ed i diritti dei lavoratori. Abbiamo bisogno di imprese edili non di speculatori finanziari che sottopongo al ricatto le aziende ed i relativi subappaltatori, tutto a discapito dei lavoratori e della sicurezza nei luoghi di lavoro; 4) Una tracciabilità dei flussi finanziari per contribuire alla lotta alla criminalità e al rispetto della legalità, 5) L’intensificazione dei controlli sulla progettualità dell’opera, la sicurezza, la regolarità dei lavori; 6) La modifica degli ammortizzatori sociali in edilizia; 7) Un rafforzamento del DURC sulla base della congruità, ovvero sull’incidenza della manodopera sul valore dell’opera; 8) la deroga al patto di stabilità e il rispetto del tempo dei pagamenti degli Enti Pubblici, Questi punti sono stati oggetto di discussione con i vari Governi che si sono succeduti chiedendo tempi brevi e certi non solo per gli interessi del settore ma per far ripartire l'intera economia. Oltre ad incontri formali e tavoli interministeriale le nostre rivendicazioni non hanno avuto alcun riscontro oggettivo. La crisi ha travolto negli anni il paese massacrando il nostro settore e l’inoperosità e la mancanza di progettualità dei Governi ha determinato i dati che elencherò che evidenziano veri e propri drammi che vedono coinvolti centinaia di aziende e migliaia di lavoratori nel nostro settore. Ed ecco i dati: a livello nazionale nel 2008- 2009 c’è una perdita netta di fatturato delle imprese di oltre il 25%, al 2013 la perdita supera di gran lunga il 50%, nello stesso biennio 150.000 lavoratori del settore avevano perso il lavoro ora sono circa 650.000, la cigo e la cigs che fine al 2012 cresceva con percentuali di aumento del 50% ogni anno dal secondo semestre del 2013 diminuisce non per una ripresa ma per la perdita complessiva di posti di lavoro. A Frosinone i dati sono ancora più drammatici, bisogna ricordare che il nostro settore nel 2008 determinava il 18% del PIL della nostra Provincia, la Camera di Commercio denunciava circa 20000 addetti tra lavoratori subordinati e autonomi, nei cantieri della nostra Regione si parlava prevalentemente il ciociaro, interi territori della nostra Provincia vivono esclusivamente di edilizia. Non diamo i “numeri” se diciamo che la metà di questi addetti oggi non hanno più il lavoro, come due stabilimento FIAT di Cassino, migliaia di famiglie sul lastrico che in parte resistono attraverso il lavoro nero, a cui abbiamo tentato invano di dare loro voce e risposte e che hanno invece aperto le prime pagine dei giornali solo in casi eclatanti di proteste o di suicidi che nella nostra Provincia hanno purtroppo visto protagonisti imprenditori e operai dell'edilizia. Lo ho già detto prima, ma è giusto ribadirlo come è importante la rivendicazione del finanziamento della mobilità in deroga, ne vale della stessa garanzia dello stato sociale di interi territori della nostra Provincia. Per capire la crisi del nostro settore basta analizzare i dati della Cassa Edile di Frosinone e la differenza tra il 2008 ed il 2013: i lavoratori attivi sono passati da 13.775 a 7.497 (- 45,58%)- le imprese attive da 2251 a 1620 ( -28,04%) – le ore lavorate da 12.487.296 a 5.762.433 (-53,86%) la massa salari da 110.854.573 euro crolla a 59.728.385 (- 46,13) e nei primi tre mesi di competenza del bilancio attuale si ha un'ulteriore crollo del 25%. Nella nostra Provincia ha avuto una giusta enfasi la firma dell'Accordo di Programma per il rilancio del settore manifatturiero nel nord della nostra Provincia con un finanziamento di 90 milioni di euro da parte del Ministero dello Sviluppo e della Regione Lazio, nessuna forza politica ad oggi si è resa conto che nella nostra Provincia nel settore dell'edilizia abbiamo perso una ricchezza annuale di pari importo e che probabilmente sarebbe stato utile pensare ad esempio a progetti realizzabili con i Fondi Sociali Europei ( i famosi progetti 2020) che avrebbero permesso uno stanziamento utile sia per il recupero del territorio che per far ripartire il settore. Dobbiamo comunque anche fare autocritica, la nostra capacità politica di far pesare le nostre idee ed i nostri problemi all'interno e all'esterno delle nostre Organizzazioni non è sempre stata efficace. Sicuramente l'edilizia e il sindacato degli edili deve conquistare a partire dalla Confederazione e nel territorio quel ruolo politico che merita. Un sindacato che deve fare non solo del CCNL ma anche della contrattazione sociale e delle politiche abitative gli obiettivi politici da raggiungere. L'urbanistica, la politica dell'abitare, il consumo del suolo, la green economy, sono temi centrali che non riguardano solo il lavoro degli edili ma la qualità della vita di ognuno di noi e non è un caso che il nostro congresso ha come slogan: CITTA' FUTURE! AL dramma dell'edilizia si somma quello dei settori affini, negli ultimi quattro anni abbiamo assistito alla chiusura di decine di stabilimenti e alla perdita di centinaia di posti di lavoro. La chiusura della LegnitaliaPorte, cento lavoratori fabbrica storica di Broccostella, l'amministrazione straordinaria della Mabo Prefabbricat,80 lavoratori a Supino, sono esempi di come anche aziende strutturate con commesse importanti sono state costrette a segnare il passo alla crisi. Le aziende più piccole vivono alla giornata, dove il pagamento della retribuzione non è un diritto ma una conquista e dove l'unica fortuna è avere un numero di dipendenti superiore a 15 e sperare di accedere nella peggiore delle ipotesi ad una mobilità con il trattamento economico. Canova, Musilli, Somace, De Marco, Cava Marocca aziende diverse che vivono la stessa quotidianità, come se avessero un unico datore di lavoro. Discorso a parte è riservato per il Bacino del marmo di Coreno, il distretto non è mai partito e l'incapacità dell'imprenditoria locale ha fatto del Pelato Royal un marmo pregiato famoso in tutto il mondo in un grande frantoio dove si producono inerti e le cave sono convertite in discariche più o meno legali. Quì la crisi per i lavoratori ha avuto conseguenze più pesanti decine di aziende hanno chiuso ed i lavoratori hanno avuto solo il sostegno dell'ASPI. Unica eccezione e' l’Adler Evo, azienda che è un po’ il fiore all’occhiello della FILLEA CGIL di Frosinone, dove siamo da anni protagonisti del percorso di sindacalizzazione dello stabilimento e dell’importante livello di diritti e di tutele non solo economiche acquisite, ne è di riscontro il grande risultato avuto dai compagni nel rinnovo delle elezioni delle R.S.U. 4 su 4 , ma soprattutto l’ottimo livello di contrattazione raggiunto. In questo stabilimento dell’indotto FIAT, è evidente, il futuro è legato al piano industriale del settore dell’auto. A Fausto’ e Madde’, RSU di questo stabilimento, va un ringraziamento particolare essendo da anni dei veri punti di riferimento non solo per la categoria ma per tutta la CGIL del territorio cassinate. NOI SIAMO LA FILLEA CGIL! In un Congresso è giusto parlare anche di noi, parlare di una squadra quella della FILLEA di Frosinone che in questi quattro anni è stata anche in grado di costruire attorno a se consensi e risultati significativi. Una categoria che e' la prima per iscritti nella Camera del Lavoro di Frosinone nonostante la perdita degli attivi nelle Casse Edili di riferimento è di circa il 50% abbiamo perso solo l'8% degli iscritti. Basti pensare che tra la Cassa Edile e l'EDILCASSA in questi quattro anni si sono persi oltre settemila addetti. Nonostante questo tracollo, abbiamo investito in questi anni in risorse umane e aperto nuove sedi, fatto giustamente solidarietà alle strutture in sofferenza della nostra Organizzazione, abbiamo oggi un Bilancio Patrimoniale positivo che ci permette in questa fase di grande difficoltà economica di affrontare la crisi con una relativa tranquillità. Il buon risultato del tesseramento avuto in questi anni va condiviso con le compagne ed i compagni dei servizi, l'INCA, LASEA, l'ufficio Vertenze hanno sicuramente collaborato con la categoria nei territori e attraverso la tutela individuale siamo stati capaci di intercettare molti di quei lavoratori che in questo periodo hanno perso il posto di lavoro attenuando la perdita dei lavoratori attivi. I dati della nostra Provincia sono eccezionali non solo in termini di percentuali ma anche assoluti. Le domande di disoccupazione, le dichiarazioni dei redditi effettuate evidenziano come i lavoratori edili di Frosinone hanno come punto di riferimento la FILLEA e le Camere del Lavoro territoriali. Risultato importante è stato quello che ha visto la FILLEA CGIL di Frosinone passare in questi quattro anni dal 24% a oltre il 29% di rappresentanza in Cassa Edile di Frosinone dove vi è un tasso di sindacalizzazione che supera l'85%. Dato questo non certo facile e scontato. Questo risultato è stato ottenuto con una mobilità dei lavoratori del 20% nel semestre, con due OOSS, la FILCA e la FENEAL, con il doppio degli operatori rispetto a noi ma soprattutto con un'esperienza ed un rapporto consolidato nel settore di quasi un ventennio. Solo chi conosce questo settore sa cosa questo significa, dove il rapporto con i lavoratori, e perché no, anche con le imprese è personale, quotidiano, quasi di affiliazione in molti casi inscindibile. E in questo periodo di crisi la professionalità e la serietà della nostra OS è oggi riconosciuta non solo dai lavoratori ma anche dalle imprese che in molti casi abbiamo dovuto assistere per poter permettere ai nostri lavoratori di accedere agli ammortizzatori sociali. Abbiamo svolto una concorrenza sleale facendo il nostro lavoro come dovuto a titolo gratuito creando non pochi problemi a chi consulenti e “affini” approfittano della crisi per chiedere soldi ad aziende e lavoratori per fare procedure e domande dovute. Siamo stati gli antesignani in questa Regione nell'applicazione della legge 451/94 e dei contratti di solidarietà, abbiamo messo in campo tutte le poche normative a sostegno nel nostro settore al fine di salvaguardare i posti di lavoro e rendere meno gravosi i licenziamenti. Devo dire che nella stessa Camera del Lavoro i compagni della FILLEA sono il punto di riferimento a cui chiedere consigli e in Regione Lazio siamo stati i primi ad attivare le tutele previste dagli ammortizzatori in deroga. Importante per la nostra crescita di iscritti è stato l’apporto di Catalin e Neculai, veri è propri riferimenti della comunità rumena, grazie a loro abbiamo avvicinato e iscritto alla FILLEA molti lavoratori di questa nazionalità. Insieme con loro viviamo il dramma di questi lavoratori che in questi mesi non trovando lavoro devono abbandonare il loro sogno di rimanere nel nostro paese e alla situazione di difficoltà economica si somma il dramma dei figli, molti nati nel nostro paese, che sono costretti ad abbandonare la scuola, gli amici, gli affetti e tornare in Romania dopo aver dato a noi molto non solo in termini economici. Altro che Bossi-Fini o diritto di cittadinanza per la nostra Organizzazione Sindacale un impegno imprescindibile è garantire loro il lavoro se vogliamo continuare a parlare di pluralismo e di inclusione sociale. Con questa squadra, supportati da Franco nel Cassinate prima e da Antonietta ad Alatri ora, compagni dello SPI, abbiamo messo al centro il territorio ed i cantieri, scegliendo questa come linea strategica, investendo e aprendo nuove sedi che sono ora veri punti di riferimento non solo per la FILLEA. Frosinone, Sora, Casamari, Alatri, Anagni, Ceccano, Ceprano,Strangolagalli, Cassino, Pontecorvo, Ausonia, Atina sono le sedi dove garantiamo la presenza dal lunedì al sabato. Fondamentale è la nostra presenze nei cantieri e nelle zone di Roma dove importante è la presenza delle imprese e dei lavoratori ciociari e dove proficuamente abbiamo esportato il nostro modo di lavorare, apprezzato molto anche dal Compagno Perin, responsabile organizzativo Nazionale La FILLEA di Frosinone si è quindi attrezzata, a differenza di altri, con questa organizzazione a dare risposte ai lavoratori del settore e non solo e rispondere alle esigenze del mercato del lavoro. Noi possiamo dire oggi di averla vinta in questi anni la scommessa della centralità del territorio e di portare il sindacato non solo nei cantieri e nei posti di lavoro ma anche dove vivono i lavoratori, dove ci aspetta la scommessa del futuro: LA CONTRATTAZIONE SOCIALE! LA LEGALITA' Condivisa con FILCA e FENEAL e con il supporto del CESPEF stiamo preparando un'iniziativa che vede la Prefettura farsi promotrice di un Protocollo da far sottoscrivere a tutti gli Enti Pubblici della Provincia per rafforzare l’impianto delle regole degli appalti dove si chiede: - la revisione della normativa sugli appalti ed il superamento delle gare al massimo ribasso; - una valutazione attenta dei requisiti d’impresa a partire dalla professionalità dell’imprenditore e un attenta verifica delle percentuali ammesse al subappalto e le relative Società ammesse; - adeguare la richiesta del DURC all’indice di congruità ed al numero di appalti pubblici o privati che ha in essere la richiedente; - una intensificazione dei controlli sulla regolarità e la sicurezza dei luoghi di lavoro, utilizzando come prevede il testo unico l’asservimento, gli RLST e la consulenza degli Enti Bilaterali; penso che una attività di questo tipo potrebbe in sinergia con gli Organi ispettivi e con le Forze dell’Ordine dare un duro colpo alle infiltrazioni malavitose sempre più presenti nel nostro territorio. Sempre più spesso assistiamo ad aziende che si aggiudicano appalti pubblici e senza alcun controllo eseguono i lavori non direttamente ma con squadre di cottimisti, lavoratori molte volte stranieri, dove nell’illegalità vige un’ unica regola quella del CAPORALE! Enti Bilaterali Paritetici Gli Enti Bilaterali Paritetici sono la vera forza contrattuale dell'edilizia. Immaginiamoci tutti noi che cosa sarebbe stato oggi con questa crisi il nostro settore senza questa grande intuizione: gli Enti Bilaterali. Con la parcellizzazione e la polverizzazione dei cantieri, con l’illegalità diffusa, con la miriade di aziende, in mancanza di un punto di riferimento quali sono gli Enti, noi avremmo già da tempo dovuto lasciare il settore in mano alla malavita e agli affaristi di professione. Il nostro settore in virtù della sua struttura è uno dei pochi che riesce a garantire a tutti i lavoratori edili la contrattazione di secondo livello, e da decenni attraverso la mutualità della Cassa Edile, ed al ruolo della prevenzione e della Formazione tramite il CTP e l’Ente Scuola riesce a svolgere e dare tutti gli strumenti utili praticamente impensabile in altri settori. La Cassa Edile di Frosinone è una delle prime in Italia per mutualità ed assistenza, le prestazioni date sono economicamente tra le più alte, è evidente che la crisi devastante che sta attanagliando il settore non può che avere ricadute pesanti sugli Enti Bilaterali. Enti strutturati con una massa salari che era praticamente il doppio di quella attuale non possono non avere oggi ripercussioni sulla gestione dell'Ente. I costi di gestione oggi devono trovare sempre di più un riscontro nei bilanci e nelle entrate comunque non dimenticando che questi sono Enti mutualistici e che soprattutto in una fase di crisi devono essere vicini ad imprese e lavoratori. Abbiamo in questi anni responsabilmente con il contributo della Direzione e dei lavoratori dell'ENTE messo in sicurezza la Cassa EDILE dotandola di un sistema informatico a rete eliminando le insufficienze evidenziate. Abbiamo vissuto momenti difficili, voglio ringraziare in modo particolare Francesco e tutte le persone che mi sono state vicine per avermi supportato in assunzioni di responsabilità e situazioni che mai avrei pensato di vivere nella mia esperienza sindacale. Stiamo concretizzando in questi giorni l'accorpamento del CPT E l'ESEF siamo convinti che solo in questo modo è possibile fare sinergia e rendere efficace il nostro apporto a lavoratori e imprese. La sicurezza e la formazione non devono essere visti dalle aziende solo come costi. In questi anni anche se con molte difficoltà stiamo tentando di fare nel nostro settore una vera e propria rivoluzione culturale e soprattutto in un periodo di crisi come questo non possiamo permetterci di risparmiare e mettere a repentaglio l'incolumità e la vita dei lavoratori. Auspichiamo che i nostri Enti Bilaterali possano essere i motori delle politiche attive del nostro settore, è inutile parlare di Blen.it o di formazione continua se la stragrande maggioranza delle Aziende poi decidono di rivolgersi a centri di formazioni privati più utili per i formatori e non per chi deve essere formato. La FILLEA come costume della nostra O.S. riconosce gli Accordi sottoscritti tra le parti e fine a prova contraria tende a concretizzarli e renderli operativi nel bene della categoria e dei lavoratori che rappresenta. Nel merito, per le difficoltà oggettive evidenziate prima, ribadisce che il nostro settore necessita nella nostra Provincia di un Centro Studi sotto lo stretto controllo e mandato delle parti sociali che possa elaborare iniziative e studi di settore anche in sinergia con gli altri Enti. Il CESPEF, che oggi vede alla guida Claudio Gessi, persona di indubbia capacità ed esperienza, per il ruolo che le parti sociali gli hanno voluto dare, è quello strumento che aiuterebbe tutti a produrre e concretizzare quelle idee che permetterebbero al nostro settore di fare quel salto di qualità che merita e che non è riuscito a fare in questi anni. Un ultimo ringraziamento lo voglio fare ai compagni ed agli amici della FILCA e della FENEAL, ed ai Rappresentanti dell’ANCE; nonostante le differenze che ci dividono siano molte e alcune volte sostanziali condividere l'Amministrazione degli Enti è stato ed è un compito molto arduo mi rendo conto che anche per voi condividere questo ruolo con me e con i compagni della FILLEA sia stato difficile. Noi lo ammettiamo siamo particolari, sgorbutici, irruenti, fondamentalmente di parte. Abbiamo, scherziamoci su, come dice Ferrante determinato in questi anni almeno una discontinuità gli accordi si fanno nei tavoli istituzionali e non nelle cene conviviali. Io e i compagni della FILLEA non siamo mai riusciti a sdoppiare il ruolo di sindacalista da quello di Amministratore, penso comunque che anche se siamo sempre palesemente di parte ci possa essere riconosciuta la correttezza e la coerenza con cui abbiamo sempre agito nell'interesse degli Enti e dei lavoratori che rappresentiamo. Abbiamo dovuto imparare in fretta a svolgere questo ruolo e devo dire che siamo riusciti ad acquisire quegli strumenti tecnici e politici che ci permettono di affrontare con serenità vere icone sia sindacali che datoriali che sono al timone da tanti anni negli Enti Bilaterali della nostra Provincia. Oggi penso che la FILLEA abbia acquisito all’interno delle parti sociali il ruolo che compete ad una Organizzazione così importante come la nostra. Ruolo, la vita ci insegna, che lo abbiamo conquistato in pieno solo quando ci viene riconosciuto in primis dalla controparte. Compagne e Compagni il XVII Congresso della FILLEA CGIL si era svolto in concomitanza con la ricorrenza dei 40 anni dello “ statuto dei lavoratori”. Quattro anni fa avevamo riaffermato con forza come questa legge negli anni ha permesso di tutelare i diritti fondamentali dei lavoratori e ha garantito la libertà sindacale e di pensiero tutelando la democrazia ed il pluralismo nei posti di lavoro. Il XVIII Congresso mette al centro il lavoro, e il Piano del Lavoro della CGIL è lo strumento che ci siamo dati per formulare le nostre proposte per uscire dalla crisi. Come nel 1949 quando Giuseppe Di Vittorio propose il piano economico per uscire dal disastro della guerra, attraverso un forte intervento pubblico che prevedeva la nazionalizzazione dell'energia elettrica, la bonifica dei campi, la ricostruzione del paese, oggi la CGIL deve svolgere con incisività lo stesso ruolo convincendo la politica e le altre parti sociali della ragionevolezza e la fattibilità delle nostre proposte. Negli anni 50' e 60 per raggiungere questi obiettivi, importanti sono state le lotte intraprese dai braccianti di Avola e del Gargano, dai muratori e dai carpentieri della Ciociaria. Nella Val di Comino e nel Cassinate gli edili hanno scritto tra le più belle pagine di storia degli scioperi a rovescio, in mancanza di lavoro gratuitamente si costruivano strade e edifici pubblici, e queste lotte cruente hanno visto il sacrificio di vite umane uccise della mano armata del Ministro Scelba. Oggi come allora dobbiamo essere in grado di spostare l'attenzione e di dare gambe alle nostre proposte. E’ da troppo tempo che chiediamo conto alla politica delle nostre rivendicazioni senza trovare riscontro, dobbiamo prima che il malcontento finisca nelle mani dei forconi di turno attivare una stagione di lotte e a questo nuovo Governo di larghe intese fargli intendere che veramente è il lavoro che decide il futuro del Paese! Solo così potremmo con forza far passare il messaggio della CGIL che non c’è democrazia e dignità in un paese se non c’è il LAVORO!. Grazie a Voi tutti per l’attenzione prestata, soprattutto vi ringrazio anticipatamente per il contributo che sicuramente darete ai lavori del nostro congresso.

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