Agenda FilleaFlickr FilleaTube twitter 34x34 facebook 34x34 newsletter mail 34x34 busta paga 40x40Calcola
la tua busta paga

domani ci sara logo 1200

Referendum

20.03.14 Si è concluso il 22 febbraio 2014 il Congresso territoriale della Fillea Caltagirone. Di seguito la relazione del segretario uscente Nunzio Martorana, riconfermato alla guida della struttura dal nuovo direttivo eletto al termine del congresso.
Come sempre in FILLEA il titolo dato al congresso è sempre azzeccato, esso rappresenta il momento e da le linee da seguire, ed alla sola riflessione, e di ciò che essa scatena, è già una lunga relazione: CITTA’ FUTURE, Sostenibilità e Legalità, Territorio e Case Sicure, Lavoro Regolare e Buona Contrattazione. E’ compito dei territori e di colui che intende guidarlo calare questa riflessione nel proprio territorio facendone caposaldo nell’analisi e nei progetti che ne scaturiscono. Anche nel nostro territorio, la crisi si fa sentire, con casi davvero gravi di gente che non riesce a comprare al proprio figlio il panino per la scuola, o le scarpe nuove; una crisi che vede nelle nostre comunità un’ affluenza sempre maggiore nelle mense parrocchiali e negli uffici assistenziali comunali; vede l’affluenza, sempre più, degli “abili al lavoro”, ma che un lavoro non lo trovano e forse hanno anche perso la speranza di trovarlo, ebbene dalla crisi si esce partendo proprio dal Lavoro, finche tutti gli “abili al lavoro” non saranno occupati non si potrà dire superata la crisi. E se è vero che l’edilizia è volano dell’economia è proprio rilanciandola che si può uscire dalla crisi, investendo in infrastrutture “utili”, iniziando da quelle stradali, che oltre a dare un respiro immediato all’economia locale, ci faranno uscire dall’isolamento con il resto dell’isola e saranno un trampolino di lancio per il trasporto delle nostre merci verso le direttrici commerciali, e porteranno il Calatino e Caltagirone alla centralità di una volta: le vie di comunicazione fra le comunità calatine sono ridotte a carrettiere, a causa di mancanza anche della semplice manutenzione ordinaria, penso alle strade che portano da Caltagirone a San Michele di Ganzaria, a San Cono, a Mirabella Imbaccari, le cui condizioni sono pessime e con dossi, poco naturali e pericolosi; ancora verso Castel di Iudica, Ramacca e Raddusa, anticamente ricche borgate di Caltagirone, sapete che per raggiungere Raddusa da Caltagirone, o viceversa, per la via più breve vi sono strade provinciali degne dei migliori tour di Fuoristrada; migliori e più moderni collegamenti con degli scopi mirati e supportati dalla realizzazione di una vero e proprio tour turistico potrebbero portare solo benefici, e penso a dei migliori collegamenti tra: Caltagirone, con il suo Barocco e la Ceramica, Mirabella Imbaccari, con l’antica tradizione del Tombolo, Aidone, con la Venere di Morgantina , Piazza Armerina con la Villa del Casale; o ancora Palagonia con i ritrovamenti di Palikè, Militello con il Barocco e con la bellissima chiesa di Santa Maria la Vetere (chiusa anche dopo il restauro); potrei ancora continuare, ma preferisco fatta questa riflessione invitare tutti a pensare se quella dei Costituendi, forse, Consorzi dei Comuni, che prenderanno il posto delle provincie, non possa essere una grande occasione che le nostre comunità, magari insieme ad altre limitrofe, non devono farsi sfuggire. La condizione dei collegamenti ferroviari è a dir poco disastrosa: siamo completamente isolati da Niscemi e Gela, e ciò che essa rappresenta con il suo petrolchimico, a causa del crollo di parte del ponte in quella direzione, che provoca un doppio blocco, infatti oltre l’impossibilità oggettiva che la lì passi il treno, anche il passaggio automobilistico è interrotto per motivi di sicurezza. Dopo il disequestro avvenuto mesi fa, è iniziata la messa in sicurezza della zona, ma ad oggi nessuna certezza che RFI non dismetta definitivamente la linea. Come può una società moderna ed un territorio che tale vuole essere rassegnarsi a non avere una linea ferroviaria che favorisca gli spostamenti di merci e persone su linea ferrata, dopo essere stati parte della storia delle ferrovie in Sicilia, insieme alle stazioni di Dittaino e Sferro, nel 2014 siamo li a lottare per mantenere la linea ferroviaria, piuttosto che essere certi della stessa e chiederne la trasformazione in una linea più moderna. Fatta parentesi su ciò che la realizzazione di più moderni, e aggiungo Dignitosi, collegamenti stradali e ferroviari fra le nostre comunità ed il resto dell’isola possa portare come benefici, è altrettanto importante analizzare anche l’edilizia residenziale, quella legata alle città: scuole, edifici pubblici in genere ed edilizia privata. Anche se delle Direttive Europee non avessero già dato delle linee guida, ad un’ analisi sulle nostre comunità calatine è il buon senso che deve guidarci. Le nostre cittadine hanno, tutte, disponibilità di più case di quanti siano gli abitanti, tutto questo per motivi che sono diversi fra la Città di Caltagirone ed il resto dei 14 comuni calatini: Caltagirone ha negli anni sempre ambito a porre riparo a quel torto storico di non essere diventata Capoluogo di Provincia e si è sviluppata negli anni con quell’ambizione, riuscendo anche a dare anche servizi tipici di una Provincia, servizi dei quali, a causa della debolezza politica della quale è ormai vittima, è stata, in buona parte, depauperata; tutto questo ha portato la città ad avere oggi abitazioni per molti più abitanti rispetto ai 38.182 residenti; gli altri paesi del calatino invece vedono negli ultimi 4-5 anni una “nuova emigrazione” verso altri paesi europei, la Germania in primis, richiamati dalla già moltitudine di emigrati, amici e parenti, presenti. Questo andar via vede spopolarsi San Michele di Ganzaria, ad esempio, o ancora, forti flussi da Mirabella. A questa “nuova emigrazione” che vede svuotare le case, si aggiunge la messa in vendita delle case di proprietà di coloro che sono emigrati negli anni 60 e 70, i quali dopo aver ristrutturato ed investito in quelle abitazioni con la speranza di tornare, persa anche quella, vendono. Alla luce di quanto sopra non dobbiamo investire in nuove costruzioni, né pubbliche, né private, ma nella riqualificazione di quelle già esistenti, rivitalizzandole, riconvertendole al risparmio energetico, utilizzando nelle ristrutturazioni nuovi e moderni materiali, frutto di ricerca ed innovazione, formando i nostri lavoratori alla conoscenza ed all’uso di queste nuove tecniche e materiali, anche tramite l’Ente Scuola Edile di Catania, da sempre fra i più attivi e lungimiranti nel panorama nazionale. Per quanto riguarda il patrimonio scolastico, ho detto durante le assemblee di base che hanno portato alla elezione di voi delegati, di diventare voi stessi, tramite i comitati eletti, partecipi delle azioni della FILLEA Territoriale, segnalando le condizioni delle strutture scolastiche nel territorio e segnalando tutte quelle opere cantierabili nei comuni, che possano dare lavoro, essendo cantieri di piccola portata, lavoro immediato, alle imprese locali ed ai suoi lavoratori. È riqualificando le città che riqualificheremo la nostra condizione di cittadini. L’edilizia nel calatino ha visto, come, e forse ancor peggio, al resto dell’isola, un drastico calo dei lavoratori attivi, nei 15 comuni nel loro insieme si passa da 1902 attivi del 2008, anno che segnava il punto più alto di attivi a poco più di mille attivi del 2013, con una perdita di lavoratori edili del 47%, con punte del 65% a Palagonia e Mineo o la quasi scomparsa di edili attivi a Licodia Eubea. L’ edilizia calatina prevalentemente residenziale, destinata cioè a edifici per civile abitazione, oggi del tutto stagnante, a cui si aggiunge la totale assenza di imprese edili strutturate e di un certo livello, vede la nostra zona particolarmente svantaggiata, poiché il lavoratore edile non lavora in loco, ma non lavora neanche altrove seguendo l’ impresa locale in commesse fuori sede. La crisi edile si ripercuote irrimediabilmente ai settori a lei affini, quali il Legno, i Laterizi, i Lapidei, anche nel Calatino infatti imprese “fiore all’occhiello” del settore, sono in crisi a causa di mancanza momentanea di commesse e alla difficoltà di incassare dai propri clienti a sua volta in difficoltà, e stanno usufruendo di ammortizzatori sociali, parlo nello specifico di ditte quali la F.lli Scalzo di Granieri, specializzata nella fabbricazione di prodotti cementizi di qualità, e la Compir di Scordia, fabbrica di mobili per ufficio e sedute, da sempre protagonista nel settore, anche in campo internazionale (è suo l’arredo della Sala Commissione del Parlamento Europeo di Bruxelles), e nella quale la FILLEA da quattro anni ormai è in trincea a salvaguardia dell’occupazione. È triste ,ancora oggi, dire in questa relazione, che l’edilizia locale e parte della sua economia pone le speranze in lavori quali la Diga di Pietrarossa e la Libertinia, ancora nelle stesse opere incompiute da decenni!!! Opere importanti sicuramente per il territorio, non certo risolutive e panacea di tutti i mali, ma che darebbero respiro agli edili locali. La Libertinia divisa in tre lotti, e quindi in tre diversi appalti e tre diversi progetti confluenti, è oggi in tre fasi diverse: la parte centrale, forse la meno funzionale, è già in avanzata fase di realizzazione, in questa, proprio per quel principio che i lavoratori seguono la ditta fuori sede e che vede l’ Impresa Principale carente di altri appalti, poco meno del 50% della forza lavoro è di Calatini. la parte che andrà da San Bartolomeo all’imbocco della già realizzata negli anni ’90, è già appaltata ma soggetta a verifiche per un presunto eccesso di ribasso, l’auspicio che quest’altro lotto possa iniziare, anche se per breve periodo, in contemporanea con i lavori già in corso potrebbe agevolare un più ampio respiro occupazionale. L’altro lotto che va dal prolungamento del bivio Molona verso la vecchia strada per Mirabella al Bivio Gigliotto e che rappresenta sicuramente la parte più funzionale dell’intera opera non è ancora pronto il progetto esecutivo, per gli stanziamenti, notizie dell’ ultim’ora ci dicono che l’assessorato Regionale sta riprogrammando i finanziamenti e pare che gli stessi non arriveranno più dai fondi CIS (Contratto Istituzionale di Sviluppo), ma con residui di Fondi Comunitari, sembra inoltre che i fondi CIS destinati anche alla NORD SUD e alla Trapani Mazara del Vallo, non bastino a finanziare quest’ultime, in più c’è il forte rischio che questi fondi vengano utilizzati per far fronte al buco di bilancio della Regione Sicilia. Non possiamo permettere ulteriori rinvii, quest’opera deve essere completata, non può restare “monca” e ci mobiliteremo in operazioni che non faranno sconti. La Catania Ragusa, nella quale la Libertinia confluisce, che interessa anche il nostro territorio per alcuni chilometri, sembra avere qualche intoppo: non è stata infatti ancora firmata la convenzione fra il ministero e l’Impresa affidataria, convenzione di cui era prevista la firma entro il 7 febbraio e che avrà altri ritardi causati dal cambio al Governo Nazionale. Altri appalti, in Sicilia si sono invece sbloccati recentemente o sono attualmente in corso: l'Interporto di Termini Imerese (78,8 mln); l'autostrada Rosolini-Modica (339 mln); il 2° lotto della strada statale 640 Agrigento-Caltanissetta (990 mln); seguito dai 296 milioni per la statale Palermo-Agrigento (SS121) lungo la tratta Bolognetta-Lercara. E per tornare a noi: La Diga Pietrarossa, progettata per irrigare 21 mila ettari di terreni, tra il versante calatino della Piana di Catania e le campagne di Aidone, Enna e Piazza Armerina, fu completata per il 95% dal 1989 al 1993, e doveva avere un bacino di 35 milioni di metri cubi d’ acqua, poi però tutto fu bloccato per il rinvenimento, durante i lavori, dei resti di un sito archeologico, un antica “statio capitoniana”, ma, prima il sequestro fino al 2007, i nuovi finanziamenti per il completamento, che doveva avvenire entro il 2014, ma come spesso accade, tra le due opportunità, salvare la stazione romana o completare la diga, sinora ha prevalso la “terza via”: lasciare tutto fermo e rinviare la soluzione. Si aggiunge inoltre anche un cedimento, avvenuto nel ’95 a seguito di un terremoto. Queste quantomeno le versioni ufficiali, ma qui in sala oggi c’è qualcuno che li ha lavorato e che magari sa di altre verità, sulle quali una sola prevale, l’opera è incompiuta e già vecchia. Altro lavoro degno di nota è quello della costruzione di un nuovo padiglione all’interno del Carcere di Caltagirone, lavoro sicuramente di una certa entità ma che rischia di dare speranza a un numero di lavoratori estremamente maggiore di quelli effettivamente necessari, e per il quale si è aperto da mesi la ricerca disperata della “buona parola” dell’amico, e dell’amico dell’ amico. Non va dimenticata la SS417 di Caltagirone, meglio conosciuta come Catania-Gela, la quale, nonostante il lifting delle rotatorie, che hanno sicuramente sortito un qualche effetto sulla riduzione degli incidenti, rallentando la corsa dei mezzi in transito e creando innesti più favorevoli nei punti nevralgici, comunque non è più adeguata agli standard moderni ed al massiccio flusso di traffico veicolare che giornalmente vi fa accesso, la statale presenta molte curve con scarsa visibilità, pochi tratti nei quali è possibile effettuare sorpassi in sicurezza, presenta inoltre, data la vecchia concezione della stessa, un innumerevole numero di accessi alle proprietà private. La statale inoltre era interessata a lavori di ripristino statico, quindi di una certa importanza per la sicurezza di coloro che quella strada la percorrono, sui viadotti Crocitta, Castellazzo e Simeto, lavori iniziati e fermi per questioni di variante che ha fatto lievitare i costi, con conseguente mancanza di fondi e abbandono dell’impresa. A mio parere questa strada, che collega Gela, il Petrolchimico, Licata e quindi parte dell’agrigentino, con il Calatino e con Catania, necessità di essere adeguata e potenziata. Insieme a FILCA e FENEAL, oltre alle manifestazioni che ci hanno visto insieme a Palermo ed a Catania, con una buona partecipazione di lavoratori, abbiamo avviato una campagna di sensibilizzazione con i Comuni e con le loro amministrazioni, chiedendo agli stessi di stipulare con noi un Protocollo d’intesa sulla Legalità, sulla regolarità e che possa favorire l’occupazione locale nei lavori effettuati nel territorio comunale, un Protocollo che invita le imprese ad assumere lavoratori locali, evitando, aggiungo, favoritismi politici e di altra natura. Il tutto incentrato quindi alla trasparenza. I Comuni con cui ad oggi abbiamo sottoscritto l’accordo sono quelli di Caltagirone, San Michele di Ganzaria e Mineo, auspichiamo che anche gli altri comuni ci invitino quanto prima, visto che già in altre realtà, dove era stato già firmato, ha dato risultati. Dobbiamo, insieme, vertenzializzare gli obbiettivi, denunciandoli, chiedendo al Governo Nazionale, a quello Regionale, Provinciale e Comunale di mettere in campo le poche risorse che comunque ci sono, dobbiamo invertire la situazione che vede persi in Sicilia 70mila posti di lavoro in edilizia, la politica deve occuparsi del “paese reale”, il quale è stanco di assistere a sceneggiate e balletti politici e di potere, lontani dalle priorità dei cittadini e dei lavoratori. Nessun cambiamento è possibile se non si torna, come sta già accadendo qui da noi, alla partecipazione attiva nel movimento sindacale, alla denuncia, alle manifestazioni, ai sit-in, e chiedere le nostre priorità: Lavoro, Diritti, Eguaglianza e Solidarietà!!! L’unica cosa che con la crisi non ha segno negativo è il lavoro nero, ed aggiungerei quello grigio, sempre più lavoratori sono privi di tutele previdenziali e si “adeguano”, per cosi dire, al bisogno ed al ricatto. La politica deve investire in controlli e sicurezza: i continui tagli agli ispettorati del lavoro favorisce il lavoro irregolare e fa si che il settore edile continui ad avere il triste primato di morti sul lavoro, incidenti nei quali mai nessuno paga per le responsabilità ed alla fine la colpa è sempre del morto . Anche il Calatino non è immune a questi eventi tragici, è ancora vivo nella mia mente il ricordo di Peppe Lo Bianco, e del nostro popolo edile che affettuosamente lo ha salutato il giorno delle esequie. Il Contratto: non dobbiamo e non possiamo permettere che il Contratto Nazionale di Lavoro ad oggi più importante nel settore edile, quello Industria, venga depauperato di diritti sacrosanti come l’ Anzianità di Mestiere, portandone il diritto a riceverla da 2100 a 3200 ore nel biennio Cassa edile, il che significherebbe toglierla alla maggior parte dei lavoratori, vista la comunque precaria natura del lavoratore edile, legata alla durata di un cantiere, e toglierla in estrema sintesi ai lavoratori più fidelizzati delle imprese, cioè a coloro che ne rappresentano lo zoccolo duro. Non possiamo permettere un rinnovo contrattuale a zero euro di aumento, questo sarà sicuramente figlio della crisi ma adeguato. Non siamo disponibili all’introduzione di altre ridicole flessibilità, com’è già il part time, buono solo a nascondere giochini poco puliti, e poco dignitose come potrebbe essere il lavoro a chiamata. Siamo già riusciti a chiudere il nuovo contratto con gli Artigiani, che, farebbe bene a ricordare l’ANCE, sono in forte crescita come numero di addetti e potrebbero più in là rappresentare la maggioranza e diventare quello con loro il Contratto più importante del settore, e nulla di quanto, invece ANCE chiede, è stato con loro sottoscritto!!! Non si può non parlare poi di altri nodi è a noi cari, quelli della pressione fiscale e delle pensioni: l’80 per cento della pressione fiscale continua ad essere sulle spalle del lavoratore e del pensionato, il Governo deve, una volta per tutte, tassare le rendite, e far si, cosi come recita la Costituzione, art 53, che chi più ha, più paghi. Le pensioni: non è logico, non è pensabile, che i lavori vengano considerati tutti uguali, non può un edile, o un lavoratore del legno e dei laterizi, andare in pensione a 70 anni!!! Non è possibile perché, anche quando un lavoratore del nostro settore avesse la fortuna di avere un lavoro ancora a quell’età, ditemi con quali forze e condizioni fisiche potrebbe farlo, ed ancora, in una visione più realistica, significa dire all’uomo edile di fare il povero ed il mendicante per qualche anno in attesa della pensione. Ed ancora: non può il lavoratore andare in pensione con la sola pensione contributiva, venendo meno la solidarietà fra generazioni, e destinando il futuro pensionato edile, precario per natura, e con vari vuoti contributivi nell’arco della vita, ad una pensione da “nuovo povero”. L’analisi che ho fatto fin ora deve servirci innanzitutto a capire dove siamo, come ci siamo arrivati e dove vogliamo andare. In questi miei anni di Sindacato, forse fatto in modo mediocre (non sono io che mi devo giudicare), ma fatto sicuramente con sincerità, quella sincerità che mi permette di guardare tutti negli occhi e la certezza di aver fatto quanto di mio meglio, fino alla fine, ho incontrato migliaia di lavoratori, dato loro il mio numero di cellulare e provato a rendermi utile, a loro ho insegnato, ma soprattutto da loro ho imparato, in loro mi sono rivisto e mi rivedo nei miei momenti in cantiere, e con loro rivivo ogni giorno le soddisfazioni di un “mestiere” e le paure della precarietà. Sono fiero di essere uno di voi, e di esserlo qui in FILLEA. Il Sindacato è una scelta e bisogna farlo con il cuore e con la testa, insomma con la parte alta del corpo. Organizziamo le nostre strutture ed i direttivi per affrontare in modo attivo il futuro e con idee sempre in movimento, perche come in bicicletta chi sta fermo cade. Vorrei concludere con le parole di Giuseppe Di Vittorio, che in questi anni mi hanno aiutato ad andare avanti, e che voglio condividere con i presenti: “Lo so, cari compagni, che la vita del militante sindacale di base è una vita di sacrifici. Conosco le amarezze, le delusioni, il tempo talvolta che richiede l’attività sindacale, con risultati non del tutto soddisfacenti .…. La nostra causa è veramente giusta, serve gli interessi di tutti, gli interessi dell’intera società, l’interesse dei nostri figliuoli. Quando la causa è così alta, merita di essere servita, anche a costo di enormi sacrifici….”. Diceva ancora Di Vittorio: “lottate insieme, restate uniti, sarete invincibili”.
 
Grazie….
 
Nunzio Martorana

NEWSLETTER

Vuoi essere sempre informato sulle attività Fillea? Compila il modulo sottostante e riceverai periodicamente la nostra newsletter.

captcha 

facebook youtube twitter flickr
agenda busta paga mail newsletter