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20.03.14 Si è concluso il 21 febbraio 2014 il Congresso territoriale della Fillea Modena. Di seguito la relazione del segretario uscente Marcello Beccati, riconfermato alla guida della struttura dal nuovo direttivo eletto al termine del congresso.
Care Compagne, Cari Compagni, Invitate e Invitati, la Fillea di Modena con questo appuntamento congressuale porta a sintesi la discussione, il confronto, le scelte che hanno coinvolto i nostri iscritti in tutte le decine di assemblee svoltesi in tutto il territorio provinciale e, nello stesso tempo, ha l'obbiettivo di verificare la sua azione, la sua progettualità, il suo grado di rappresentanza e rappresentatività. Prima però di affrontare ciò mi pare doveroso fare qualche passo indietro e, mentalmente, tornare alla fine del Congresso Provinciale precedente. O meglio, all'inizio del Congresso Provinciale precedente. Alla terza riga del primo paragrafo della relazione del mio predecessore Sauro Serri: "Questo congresso è il congresso che ci meritiamo? E' il congresso che ci serviva?" La mia risposta ve la offrirò più avanti, nel proseguo di questa mia relazione, poiché ora trovo di primaria importanza soffermarmi su ciò che mi ha colpito rileggendo questa domanda. E la cosa che mi ha realmente colpito è che, dopo ben quattro anni ed una serie di accadimenti straordinari e difficili da prevedere, la domanda : "Questo congresso è il congresso che ci meritiamo? E' il congresso che ci serviva?" è ancora tragicamente attuale e ancora ci fa riflettere. Ma andiamo con ordine. Il nostro congresso non può non partire dalla situazione di perdurante crisi che i nostri settori, ed il nostro territorio tutto, sta vivendo. Seppur nell'ultimo semestre del 2013 l'effetto di "crisi in caduta libera" del settore delle costruzioni della provincia di Modena ha visto un rallentamento, dovuto soprattutto ad un primo inizio della ricostruzione delle aree terremotate, tale piccola ripresa non ha coinvolto, o ha coinvolto solo in parte, le imprese edili modenesi. Questo poiché, come ci dicono i dati delle Casse Edili della Provincia di Modena (anno edile 2011/2012 su anno edile 2012/2013), a fronte di un recupero del numero di imprese attive pari ad un + 6,45% vi è un pari aumento di imprese provenienti da fuori provincia. Ciò ci mostra come il numero di imprese attive nel modenese, al netto delle imprese provenienti da fuori provincia, non sia aumentato. Di pari passo vanno i dati sul monte salari che nel complesso aumentano di +6,46o/o , ma che se depauperate dei dati relativi al monte salari dei lavoratori dipendenti di aziende provenienti da fuori regione pari al 7,06o/o del totale, segnano comunque un calo, seppur minimo, del monte salari relativo ai dipendenti delle sole imprese modenesi. Ciò è ancora più avvalorato dal dato sulla disoccupazione degli, ormai ex, muratori licenziati, per riduzione di personale o procedure concorsuali, dalle imprese del nostro territorio che, purtroppo, non diminuisce. Per dirla in breve "La ripresa lentamente parte al traino della ricostruzione ma la situazione del settore edile modenese non migliora". Questo non solo ci deve far riflettere sul perdurare dello stato di grave crisi del settore, ma ci deve far porre ancora maggior attenzione su legalità, salute e sicurezza nei e dei cantieri, soprattutto della ricostruzione. Con questo non voglio asserire che tutte le imprese modenesi siano linde e cristalline e che tutte le imprese non modenesi siano irrispettose di leggi e contratti. Ben lungi da me. Mi limito però a sottolineare che, anche grazie ad un livello delle relazioni industriali e sindacali positivo, il livello di legalità, salute e sicurezza nelle e delle imprese edili modenesi è sicuramente alto rispetto ad altre realtà. Alto fintanto che non si scontra con un'imprenditoria che fa del "dumping contrattuale" di natura illegale o poco legale il proprio punto di forza e che, temo, rischi di ingenerare una spirale conflittuale a suon di riduzione dei costi del personale che andrebbe a tutto discapito dei lavoratori. Spirale al ribasso che purtroppo già è presente, seppur ancora in dimensioni contenute, in forma di esternalizzazioni con differenti e meno onerose forme contrattuali, quali ad esempio il sempre maggior utilizzo di partite iva "cottimiste" o l'affidamento dei lavori di manovalanza ad aziende esterne che non applicano i ceni edili ma, "meno onerosi", ceni di altri settori. Per contrastare ciò, negli anni, la Fillea, assieme alle altre sigle sindacali e a tutte le rappresentanze imprenditoriali, ha sempre posto i temi di Sicurezza, Salute e Legalità come centrali nella propria opera quotidiana. Abbiamo costruito un modello RLST (Rappresentanti dei Lavoratori alla Sicurezza Territoriali) che rispondesse all'esigenza di estendere al massimo possibile le competenze in tema di sicurezza e salute e permettesse di effettuare, in maniera puntuale e qualificata, uno straordinario lavoro di verifica dei cantieri modenesi. Ciò è stato possibile grazie all'ormai consolidato e stabile rapporto con il Servizio di Prevenzione e Sicurezza degli ambienti di Lavoro, con il quale abbiamo sviluppato l'intenso lavoro di verifica dei cantieri. Inoltre, con il prossimo completamento ed ampliamento dell'attività del CTP, aumenteremo ulteriormente il contributo di attività ed esperienza in tema di legalità, salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Molto importante, al fine della sicurezza e salute in cantiere, è anche il compito svolto dalle Scuole Edili della Provincia di Modena che, incrementando notevolmente la propria offerta formativa e, attenendone di contro, un pari aumento dei partecipanti, contribuisce notevolmente al miglioramento non solo delle capacità ma anche della consapevolezza delle norme e dei rischi che quotidianamente il lavoratore corre mentre presta la propria attività lavorativa. Siamo infine consapevoli di dover continuare, noi in pnm1s, a svolgere un gran lavoro di tipo culturale, affinché l'attenzione alla propria sicurezza, all'uso dei OPI, al lavoro senza rischi, diventi un elemento centrale del lavoro quotidiano. Il quadro dello stato di salute dei settori strettamente collegati a quello Edile, Cemento - Legno - Lapidei - Manufatti e Laterizi, purtroppo, non presenta dati migliori, anzi nelle imprese di piccole dimensioni la crisi sta maggiormente affondando il colpo. Qui, per la somma di "mancata ripartenza del settore edile + ristrettezza del credito + difficoltà d'incasso" possiamo e dobbiamo parlare di vero stillicidio poiché, dopo più di cinque anni di utilizzo massiccio di ammortizzatori sociali, le aziende, e quindi i lavoratori, si trovano ad aver terminato tutte le forme di sostegno all'occupazione e, già dal quarto trimestre del 2013, assistiamo ad un continuo ricorso alle ristrutturazioni con riduzione di personale. Se a ciò aggiungiamo un incremento di Concordati preventivi con Cessazione dell'attività e Fallimenti, ci accorgiamo di come per questi settori la ripresa sia un po' più lontana. Anche perché va sottolineato come, lo scenario di perdurante crisi che ci attanaglia da oramai oltre 5 anni, abbia colto tutti i soggetti politici, economici e sociali, alquanto impreparati. Bisogna che, una volta per tutte, ce lo diciamo chiaramente. Seppure siamo stati i primi ad avvertire i campanelli d'allarme e a cercar di far comprendere la gravità della crisi che ci ha investito, non eravamo e, temo, non siamo ancora pronti per sostenere una crisi di tale portata e durata e gli strumenti di contrasto, seppur modificati e migliorati negli ultimi anni, non sono ancora sufficienti per poter finalmente invertire la tendenza da crisi a ripresa. Considerazioni che, mi rendo conto, sono amare e crude ma che, per lo più, vengono ancora sottovalutate, in primis dai decisori politici che, ancora accusando il pessimismo d'esser causa e non effetto delle vicende che stiamo attraversando, non hanno messo in campo alcun progetto concreto che aiuti il paese a riprendersi. Il rischio serio è quello di varcare una soglia di non ritorno che non consentirà, per un lunghissimo periodo di tempo, di ritornare ai livelli produttivi e quindi occupazionali pre-crisi. L'impegno della Fillea di Modena dovrà continuare ad essere quello di lottare, al fianco dei lavoratori e per i lavoratori, affinché il patrimonio di produzioni, di saper fare, di professionalità, non vada definitivamente disperso. Anche la lunga ed avanzata esperienza contrattuale e di relazioni industriali che ha da sempre caratterizzato questa Provincia, oggi, è messa in discussione dallo stravolgente riassetto industriale in corso. E su questo piano è necessario concentrare tutti gli sforzi per mantenere un livello di contrattazione che continui a spingere le imprese a rinnovare i processi ed i prodotti, ad efficientare i modelli produttivi. Questo poiché il vero punto oggi da affrontare si chiama lavoro. È necessario produrre occupazione ora, in questo momento, agendo in termini emergenziali. Perché di una vera grande emergenza si tratta. E di lavoro, nel nostro settore, nel nostro territorio, ce ne sarebbe e non poco. Basti pensare alle migliaia di cantieri della ricostruzione post sisma ancora in stand-by, in attesa di poter partire. Oppure guardar alla messa in sicurezza del territorio, così da non dover tremar ad ogni prolungato acquazzone, che darebbe respiro e lavoro a un grande numero di nostre imprese. O, infine, ricominciare a ragionare di investimenti infrastrutturali strategici di cui questo paese ha un bisogno immediato. Ma sia chiaro che, quando diciamo che bisogna agire in termini emergenziali per ricreare lavoro, non intendiamo lavoro a tutti i costi, deregolamentato e sottopagato, ma lavoro regolare, equamente salariato, svolto in sicurezza e nel rispetto delle norme contrattuali. Ed è in questo contesto che si è svolta, ed ancora s1 sta svolgendo, la campagna dei rinnovi contrattuali nazionali. In tal senso, la Fillea di Modena, esprime un giudizio positivo sui rinnovi dei contratti nazionali già conclusi. Non era scontato in questa fase riuscire a conquistare rinnovi che, aumentando il salario, non producessero arretramenti sul piano normativa. Esce quindi sostanzialmente confermato il modello contrattuale fondato sui due livelli così come viene confermata la gerarchia delle fonti contrattuali. Questi importanti risultati unitari sono anche il frutto delle mobilitazioni dei lavoratori (ad esempio nel rinnovo del ceni legno industria) che hanno consentito di respingere l'idea di una sostanziale destrutturazione del mercato del lavoro, degli orari di lavoro e del ruolo delle RSU e quindi della contrattazione aziendale. Purtroppo non è possibile far lo stesso discorso per il rinnovo del CCNL Edili Ance e Cooperazione che, nonostante si siano già rinnovati i CCNL dei lavoratori edili delle imprese Artigiane e delle Piccole e Medie Imprese, ancor oggi non consente di fare significativi passi in avanti verso la sua chiusura. L'attacco senza precedenti all'istituto contrattuale dell'APE, l'idea di avere mano libera sul mercato del lavoro (introducendo tipologie contrattuali incompatibili con il lavoro in cantiere), la richiesta di "flessibilizzare" l'orario di lavoro al punto da non renderne possibile un controllo ed un necessario governo; hanno impedito fino ad oggi di rinnovare questo CCNL. Noi riteniamo impossibile un rinnovo del contratto nazionale di tipo restitutivo ed anzi crediamo che in assenza di una concreta revisione delle posizioni di ance e cooperazione sia necessario promuovere ulteriori iniziative di lotta, dopo lo sciopero nazionale unitario del 13 Dicembre scorso, per conquistare un rinnovo dignitoso per i nostri lavoratori, un rinnovo che non intacchi minimamente salario e diritti. Ma oltre alle difficoltà nei rinnovi dei CCNL, è evidente che questa lunga e pesante crisi ha prodotto come conseguenza anche la messa in discussione dell'equilibrio economico e finanziario del nostro sistema bilaterale a partire dalle Casse Edili E qui, con orgoglio, posso asserire che le parti sociali tutte, hanno prodotto un ottimo lavoro per la messa in sicurezza delle nostre Casse Edili mediante una rivisitazione delle prestazioni, una gestione oculata, di sinergie che si sono nel tempo affinate, di funzionamenti degli enti coordinati ed efficaci, di personale in comune, di un'unica sede detenuta in proprietà in termini paritetici. Ma credo che dovremmo, e potremmo, fare uno sforzo in più valutando, tutti assieme, un progetto che porti ad avere, nel territorio modenese, una sola Scuola Edile ed una sola Cassa Edile Del resto il patrimonio di competenze e professionalità in capo al personale in forza ai nostri enti, ci garantisce sulla possibilità di successo di un processo di questo tipo che garantirebbe un ulteriore miglioramento dei costi di struttura. Anche al nostro interno la crisi ha pesato sulla dinamica delle risorse della categoria. Poiché oltre ad una generalizzata riduzione della base occupazionale (soprattutto in edilizia), si è registrato un elevatissimo utilizzo degli ammortizzatori sociali. Ma al calar delle risorse non è corrisposta una nostra minor attività, anzi, nel corso degli ultimi anni il nostro lavoro è aumentato esponenzialmente poiché mai si è fatta mancar la nostra presenza ovunque vi fosse una situazione di crisi, anche relativa ad un solo lavoratore. Per questo voglio soffermarmi, qualche secondo, per qualche ringraziamento. Ringrazio quindi tutto l'apparato Fillea CGIL di Modena per l'impegno e la dedizione, non solo nel lavoro quotidiano, ma anche nell'opera, certamente non semplice, di sostegno, rispetto e collaborazione che, da quando sono Segretario Generale, hanno svolto nei miei confronti. Altre sì ringrazio i Compagni iscritti alla Fillea che, con la loro attività volontaria, quotidianamente ci aiutano, sostengono e spronano, ed un ringraziamento speciale va a Paolo Casadei, per gli amici semplicemente "Casadei", per tutto ciò che tutti i giorni fa con passione, determinazione e ampia sopportazioni nei nostri riguardi. Si insomma grazie a voi tutti poiché la Fillea siete voi... la Fillea siamo noi. Sto per arrivare a darvi la mia risposta alla domanda che avevo fatto, retoricamente, all'inizio, prima però vorrei fare qualche considerazione 1n merito al Testo Unico sulla Rappresentanza del 1O Gennaio 2014. A tal proposito chiarisco immediatamente che, la Fillea di Modena, esprime un giudizio fortemente positivo nel merito poiché, finalmente, si definisce la verifica certificata del tasso di rappresentatività delle singole organizzazioni sindacali e sulla base di questo principio si determina la titolarità a promuovere la contrattazione e soprattutto la validità degli accordi sottoscritti. Da questo punto di vista siamo ad una svolta epocale; la pratica degli accordi separati, subita dalla cgil in questi anni, non sarà più possibile e soprattutto saranno i lavoratori ad avere un ruolo decisivo con l'iscrizione al sindacato e nell'elezione delle RSU per decidere chi conta e quanto sui tavoli contrattuali, e con il proprio voto per validare in via definitiva i contratti nazionali. Altre sì, per noi, è molto importante il cambio delle modalità di elezione delle RSU, che da ora in poi saranno elette con il sistema proporzionale puro, a cui da oggi si affida, in maniera ancor più stringente che in passato, la titolarità della contrattazione di secondo livello. L'accordo del 1O gennaio ha però anche evidenziato tutti i limiti e le difficoltà della cgil nel determinare come si arrivi alla sottoscrizione di accordi interconfederali, il livello di coinvolgimento del gruppo dirigente ed in ultima istanza delle iscritte e degli iscritti. Credo che il coinvolgimento dell'intero corpo dell'organizzazione, a monte delle decisioni e degli accordi, rappresenti una ricchezza per la CGIL e non un ostacolo. Allo stesso tempo ritengo che il legittimo diritto al dissenso debba essere garantito all'interno della nostra organizzazione, ma non debba trascendere in attacchi di tipo personalistico, come pure purtroppo a Modena è accaduto. Detto ciò... Questo congresso è quindi il congresso che ci meritiamo? E' il congresso che ci serviva? Sicuramente, almeno per la parte che fino ad ora abbiamo sviluppato, e che per molti versi è quella fondamentale, almeno per come è fatta la nostra democrazia d'organizzazione, no. O almeno non è il tipo di congresso che mi aspettavo e che avrei voluto fare. Sono convinto che, anche a fronte di una ritrovata unità della totalità delle categoria e della Confederazione della CGIL, l'idea di una sola mozione, frutto di un lavoro precongressuale che aveva anche il difficile compito di ricreare una gestione unitaria, era ed è la scelta migliore per affrontare un percorso congressuale che deve avere, come centro gravitazionale, l'ascolto, il confronto e la condivisione con i lavoratori. Con ciò non dico che sono contrario alle tesi contrapposte, oppositive o, semplicemente, differenti. Ma per il periodo storico-socio-economico che stiamo vivendo e, restando nel locale, per tutti gli accadimenti che ci hanno colpito negli ultimi anni speravo e confidavo che, almeno Noi, restassimo uniti. E se analizziamo il risultato delle assemblee di base, dove la tesi 1 "il lavoro decide il futuro" ha raccolto il 98,17o/o dei voti contro il 1,83% della tesi 2 "il sindacato è un'altra cosa", possiamo tranquillamente dedurre che anche la maggior parte delle nostre lavoratrici ed i nostri lavoratori la pensano cosi. In oltre una delle mie convinzioni "etiche" riguardo alla mia attività quotidiana è "non far promesse che non puoi mantenere" ma purtroppo, dopo aver letto, approfondito e confrontato entrambe le tesi, ho capito che non tutti hanno tale credo. Le assemblee di base sono state difficoltose poiché, soprattutto le dinamiche legate alla crisi quali ad esempio la difficoltà all'incontro dei lavoratori posti in cassa integrazione o coinvolti da altri ammortizzatori sociali che non prevedevano la loro presenza al lavoro nei giorni delle assemblee, hanno influito sulla partecipazione e sugli argomenti dibattuti. Abbiamo comunque fatto quanto era possibile per chiarire i temi e contribuire ad una valutazione serena delle opzioni in campo. Le nostre assemblee, anche grazie all'atteggiamento e all'operato di chi ha svolto le assemblee a sostegno della mozione 2, hanno saputo stare dentro un confronto civile anche in quei momenti in cui i toni sono stati accesi. l presentatori delle mozioni congressuali hanno saputo rispettare i temi proposti dai documenti congressuali, rispettando in questo modo i nostri iscritti che hanno avuto, comunque, occasione per discutere della linea futura della CGIL. Il fatto che in tutte le assemblee abbia prevalso il dialogo rispetto allo scontro "senza limiti" dimostra, ancora una volta, come le nostre lavoratrici ed i nostri lavoratori siano più avvezzi e gradiscano più il ragionamento ed il confronto civile che lo scontro meramente propagandistico. La risposta che mi do, quindi, è che meritavamo un congresso diverso, ma, a mio avviso, abbiamo ancora l'opportunità di farlo pienamente diventare il congresso che ci serviva poiché, prendendo in prestito un aforisma di Paul Valery "il bravo pittore non dipinge quello che si vede, ma quello che si vedrà" e credo che noi, come abbiamo avuto modo di dimostrare anche in passato, sappiamo essere buoni pittori. Infine, e qui chiudo, vorrei chiedervi di rispettare un minuto di silenzio, non solo per chi ha perso la vita durante i Terremoti o durante l'alluvione, ma anche per chi, fortunatamente salvando la vita, ha comunque perso tutto. 15 30 45 60 Grazie e buon lavoro!

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