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01.05.14 "C'era una volta il decreto Irpef che aveva ispirato nobili considerazioni sulla «competività» e la «giustizia sociale». Dopo la pubblicazione in  Gazzetta Ufficiale delle sue norme con coperture più che ballerine, gli ottomila sindaci che hanno scritto lettere a Matteo Renzi, l'ex collega che ora siede a Palazzo Chigi, hanno capito che i 3,7 miliardi di euro promessi per «rammendare» le scuole con il tocco del senatore a vita Renzo Piano si sono ridotti a 244 milioni" Così apre l'articolo di Roberto Ciccarelli sul Manifesto, con l'intervista a Schiavella.

 

 

EDILIZIA SCOLASTICA. UN VERO "RAMMENDO" GIA' PIENO DI BUCHI

di Roberto Ciccarelli 

 

C'era una volta il decreto Irpef che aveva ispirato nobili considerazioni sulla «competività» e la «giustizia sociale». Dopo la pubblicazione in  Gazzetta Ufficiale delle sue norme con coperture più che ballerine, gli ottomila sindaci che hanno scritto lettere a Matteo Renzi,  l'ex collega che ora siede a Palazzo Chigi, hanno capito che i 3,7 miliardi di euro promessi per «rammendare» le scuole con il tocco del senatore a vita Renzo Piano si sono ridotti a 244 milioni divisi tra il 2014 e il 2015, 120 milioni circa all'anno. Poco meno del 10% rispetto alle meraviglie promesse dal presidente del consiglio sul rilancio dell'edilizia scolastica più sgangherata e pericolosa al mondo.

Renzi aveva preso alla lettera l'esistenza di stanziamenti di competenza pari all'incirca a 3 miliardi al punto da avere iniziato un pellegrinaggio nelle scuole da nord a sud, il mercoledì, annunciando o la buona novella a studenti e insegnanti. Poi, con la scoperta del patto di stabilità che al momento impedisce la spesa per investimenti, e con la crescita degli incontri in agenda su altre riforme, Renzi ha cancellato le visite settimanali

lasciando alla ministra dell'Istruzione Giannini il compito di spiegare perché le sue promesse non diventano realtà. La realtà è stata spiegata ieri da Giannini in un question - time alla Camera rispondendo a un'interrogazione

di Sel. Una parte dei fondi necessari per avviare 1850 interventi di edilizia scolastica già cantierabili provengono dal Decreto del Fare del governo Letta: 150 milioni per il 2014 e 300 per il 2015, e il primo trimestre a scalare

del 2016. Riunendo le varie poste, mentre ancora non si sa se, quali e quando partiranno i cantieri, sono all'incirca 600 i milioni in attesa di essere spesi. La ministra aveva persino annunciato 10 mila cantieri in estate da chiudere in autunno. Dal primo aprile, il giorno degli scherzi, avrebbe dovuto partire una «cabina di regia» a Palazzo Chigi per coordinare comuni ed ex province e mettere In sicurezza le scuole. Oggi, primo maggio, la cabina ha fatto la fine dei 3,7 miliardi: scomparsa. Nel frattempo avanza l'ombra del commissario alla spending review Cottarelli alla ricerca di 1,5 miliardi di tagli. Tra i comparti nel mirino, l'edilizia scolastica.

Nella girandola di annunci e smentite, mentre continua la rilmodulazione

permanente delle poste in bilancio alla ricerca dell’equazione impossibile, il decreto Irpef e poi le dichiarazioni di Stefania Giannini confermano che il 2014 e 11 2015 saranno anni nerissimi per i lavori pubblici. In linea con le previsioni disastrose che il governo ha fatto nel Del dagli investimenti fissi pubblici si perderanno 1 miliardo e 400 milioni quest'anno, 900 nel 2015.

Dal 2011 sono stati tagliati 4,8 miliardi. Il settore è allo stremo, con meno 700 mila occupati e sempre più precari. E i soldi disponibili permetteranno di mettere in ordine tutt'al più i cortili e le aiuole delle scuole.

«Al di là dei calcoli ragionieristici - afferma Walter Schiavella, segretario degli edili di Fillea-Cgil - bisogna capire come gli stanziamenti di competenza diventano stanziamenti di cassa. Oggi non c'è la cassa e non ci sono i cantieri. Visto che Renzi ragiona con l'agenda, riesce a investire in cantieri la metà degli stanziamenti di competenza entro l'apertura delle scuole a settembre?

Lo invitiamo a un confronto con i sindacati sull'esempio del piano carceri. Non si tratta di concertare, ma di definire buone pratiche essenziali. Oltre ai cantieri, ci vogliono regole per la tutela della legalità negli appalti pubblici».

Come verrà usato il Dl Poletti nei lavori per ristrutturare le scuole? «Siamo preoccupati - risponde Schiavella -  l'articolo 4 del provvedimento indebolisce l’efficienza e l'esigibilità del Durc. Con un ciclo produttivo fortemente destrutturato come l’edilizia, dove spariscono imprese dall'oggi

al domani, un Durc che dura sei mesi è come se non esistesse».

 

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