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14.05.14  "Lavorare 12 ore in galleria, turno notturno 19-7, diurno 7-19, la galleria è quella del Fossino, sulla Salerno-Reggio Calabria. 5 chilometri e 400 metri di lunghezza. Lì dentro si respira male. E si vede male, l`illuminazione è scarsa. Le mascherine per proteggersi dalla polvere non si vedono, non c`è un locale per mangiare, si pranza con la ciriola sul cantiere." Così racconta Jolanda Bufalini sulle pagine dell'Unità, con intervista ad Antonio Di Franco, Fillea Castrovillari.

 

 

SUBAPPALTI DA ISPEZIONE SULLA SALERNO - REGGIO CALABRIA

di Jolanda Bufalini

 

Lavorare 12 ore in galleria, turno notturno 19-7, diurno 7-19, la galleria è quella del Fossino, sulla Salerno-Reggio Calabria. 5 chilometri e 400 metri di lunghezza. Lì dentro si respira male. E si vede male, l`illuminazione è scarsa. Le mascherine per proteggersi dalla polvere non si vedono, non c`è un locale per mangiare, si pranza con la ciriola sul cantiere12 ore in un giorno o in una notte significano 54 ore o 66, se le spalmi sulla settimana. Il contratto nazionale prevede al massimo 48 ore settimanali, 40 più 8 di straordinario.

Ma se hai un contratto a termine di 3 mesi stai zitto e lavori. Il bollettino dei morti e dei feriti sui cantieri  dell`opera pubblica più lenta d`Italia è tragico, se i lavori vanno a rilento non è certo a causa di una spasmodica

attenzione alla sicurezza. Niente denunce da chi sta sul cantiere, quei tre-quattro mesi di paga sono una manna, con la disoccupazione che sfiora il 21% e quella giovanile che è più del doppio.

Ma anche senza denuncia i sindacalisti si sono presentati lo stesso, perché in quel cantiere alla Carena, una ditta di Genova che affonda le sue radici nella storia dell`Unità d`Italia, sono successe troppe cose strane. Angelo Sposato, segretario generale Cgil del comprensorio Pollino-Sibaritide-Tirreno, e Antonio Di Franco, segretario generale Fillea della stessa zona, in provincia di Cosenza, si sono presentati al cantiere lunedì alle

19, fine turno. Ci sono tornati alle 12 di ieri mattina. "Quando abbiamo chiesto di parlare con il responsabile della sicurezza c`è stato un balletto, non si capiva chi fosse", racconta Di Franco. Perciò ieri è partita la richiesta di ispezione, con lettera alla Procura della repubblica e al- la polizia di Stato. Oggi c`è l`incontro con l`Anas, stazione appaltante pubblica.

Nella segnalazione ispettiva si chiede di verificare le violazioni delle norme sulla sicurezza stabilite dal contratto nazionale e dal codice sui lavori pubblici, ma non ci si ferma a questo. La storia comincia quando la Carena, fondata nel 1866, come si legge sul sito aziendale che, in primo piano, proclamata massima attenzione per la sicurezza, vince nel 2011 l`appalto

integrato in società con la Ielpo (che ha una quota del 16%). I lavori, secondo quanto dichiarò il presidente di Anas Pietro Ciucci, dovevano concludersi nel 2013. Nel frattempo, però, sono successe due cose. La prima è che la Carena forma una società consortile per l`esecuzione dell`opera con un capitale sociale di 10mila euro, a fronte di un appalto da 113 milioni. La seconda è che la Carena entra in crisi nel 2013, crisi di liquidità per cui accede al concordato preventivo e mette in cassa integrazione straordinaria i 146 dipendenti, compresi i 40 che lavorano al tunnel calabrese. Ma nella galleria del Fossino lavorano anche 26 che dipendono dalla società consortile. E i 26 scoprono che loro non hanno diritto a nulla, né ai 5 mesi di arretrati né alla cassa integrazione. Ma nel cantiere lumaca c`è sempre fretta, i lavori riprendono in subappalto, alla Carlomagno di Lauria (Potenza). In barba alle regole a cui dovrebbe sottostare un contratto integrato: max il 30% di subappalti, max i125% di contratti a tempo determinato. In questo tipo di contratto, dice Di Franco, "la responsabilità solidale è chiara, l`Ati che ha vinto l`appalto ha l`obbligo di controllo sui subappalti, l`Anas, come stazione appaltante, ha l`obbligo di controllare l`Associazione temporanea di impresa che ha vinto

l`appalto".

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