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01.12.14 "La "lezione dell'inchiesta dirty job non è stata sufficiente. Il caporalato nella ricostruzione post sisma continua ad imperversare con nuove ingegnose forme. La relazione presentata, in occasione di un recente convegno, dal segretario generale Emanuele Verrocchi della Fillea Cgil, contiene informazioni inquietanti." Questo il racconto del Messaggero edizione Abruzzo, sul Convegno Fillea Cgil svolto il 28 novembre a L'Aquila

L'articolo, a firma Antonella Calcagni, prosegue:

Dall'analisi dei dati della Cassa edile dell'Aquila emerge un mix di irregolarità preoccupante - spiega Verrocchi - la bassa media di ore lavorate per operai (circa 770 in un anno) insieme con l'alto livello di mancati versamenti da parte delle imprese (quasi 5 milioni di euro) raccontano una storia di lavoro grigio, nero e svolto anche di sabato e domenica. Vi sono coinvolti lavoratori provenienti da tutta Italia, anche migranti, tra cui quelli giunti dalla Romania, sfruttati attraverso il fenomeno del distacco comunitario. Uno stratagemma molto interessante che sembra avere preso campo.
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«Si tratta di lavoratori distaccati da aziende, magari fittizie, create ad hoc nel paese comunitario, presso imprese italiane. Veri e propri schiavi moderni, sprovvisti di documenti per l'assistenza sanitaria, senza alloggio, vittime di uno schifoso caporalato internazionale». Dichiarazioni dure quelle della Fillea-Cgil che sono state oggetto di un esposto in Procura presentato di recente dallo stesso sindacato. La Fillea chiede dunque regole più rigide nella nuova legge per la ricostruzione. La ricetta proposta per ar-ginare caporalato e disoccupazione delle imprese edili locali per Verrocchi potrebbe essere quella di imporre alle società che avranno bisogno di ulteriore manodopera di attingere ad una lista di prenotazione gestita dai centri per l'impiego alla quale i lavoratori si saranno preventiva-mente iscritti. A ricostruire il territorio sono al momento circa 11 mila lavoratori dipendenti da 1.700 imprese. La metà proviene da fuori regione, mentre i cantieri aperti solo nel cratere, L'Aquila esclusa, sono più di 1.300.
Un altro modo per eliminare il rischio di infiltrazioni malavitose per la Cgil è quella di chiedere la scomparsa del massimo ribasso e la tutela della responsabilità in solido. Anche il sindaco Massimo Cialente ha sottolineato la necessità di cambiare le regole ricordando «la grande attività di brokeraggio fatta dalle imprese nel momento in cui fu fatta incetta di commesse».
La Fillea ha inoltre lanciato una proposta shock per quanto riguarda le new town: la demoli-zione delle stess una volta che le famiglie che ora vi abitano rientreranno man mano nelle loro case. Una proposta che scaturisce dalla consapevolezza dei gravi problemi strutturali che hanno mostrato le casette di Berlusconi divenute «l'emblema della decadenza politica di una Italia schizofrenica». È necessario per la Cgil recuperare un concetto di Green city alla luce dei dati inquietanti sul consumo di suolo giunto nel post sisma a ben 515 metri quadrati per abitante. È necessario riconsegnare il verde pubblico ai cittadini immaginandovi orti urbani, fattorie sociali c'erano le casette di Berlusconi.

 

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