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12.12.14 Dopo aver ricordato l'inizio, 45 anni fa, dello stragismo fascista con il massacro di Piazza Fontana del 12 dicembre '69, Walter Schiavella, concludendo la manifestazione di Venezia in occasione dello sciopero generale proclamato da Cgil e Uil, ha ricordato il valore ed il ruolo del sindacato "allora come oggi, presidio di democrazia insostituibile. Allora come oggi, protagonista delle battaglie per il progresso e la crescita democratica, civile ed economica del Paese e del mondo del lavoro." Un protagonista da troppo tempo però inascoltato "i governi che si sono alternati in questi sei anni di crisi non ci hanno dato ascolto, se lo avessero fatto oggi il paese non sarebbe in queste condizioni. Dare impulso alla crescita, far ripartire settori anticiclici come le costruzioni, innovare per attrarre investimenti, rendere il welfare più efficiente ed inclusivo, intervenire per ridurre le diseguaglianze, dare un futuro ai giovani, dare sicurezza alle nostre case ed efficienza ai nostri sistemi urbani, aggredire i mali del paese, cioè irregolarità, evasione fiscale, corruzione  e mafie: queste erano le nostre richieste, queste sono state le promesse del premier, promesse scritte sulla sabbia, spot ripetuti a telecamere accese.” Ma a telecamere spente “il Governo ha fatto altre scelte. Le ricette contenute nel primo decreto Poletti, nello sblocca Italia, nella delega lavoro e nella legge di stabilità seguono lo stesso filo conduttore dei governi precedenti e le filosofie finora prevalenti in Europa, che chiedono rigore, pochi soldi per investimenti e politiche industriali, che parlano di una semplificazione che di fatto è deregolazione e via libera a deroghe emergenziali, che parlano di costante riduzione di diritti e di tagli ai sistemi pubblici di protezione sociale.”
Al governo “chiediamo di colmare la distanza tra promesse e realtà. A partire dal lavoro, il cuore di ogni politica di crescita. Ed il lavoro non si crea se non riparte una vera, organica e strutturale politica di investimenti e una adeguata politica industriale” ha proseguito Schiavella “basta con gli effetti speciali dei grandi numeri sparati a vanvera, come quelli dello sblocca Italia, 3,9 miliardi annunciati per le gradi opere, ma in realtà appena  500 milioni spendibili nel 2015” o come le promesse di “mettere nella legge di stabilità risorse aggiuntive e il piano di intervento sul dissesto idrogeologico, ben lontano dall'avere realmente a disposizione le risorse necessarie.”
"Con gioia avremmo voluto dire al governo: ciò che fai va nella direzione giusta" ha proseguito Schiavella "noi non gufiamo, perché per il sindacato ogni errore di un governo è un dramma per il paese, ed ogni scelta giusta è un bene. Per noi, per i lavoratori, scioperare non è uno sport ma una scelta dolorosa ma indispensabile, quando è l’unica possibile per dire ad un governo che sta sbagliando."
Dal  2008, cioè dall'inizio della crisi “dai governi non sono arrivate o nè politiche industriali nè investimenti veri e concreti. Così facendo, hanno lasciato il settore delle costruzioni in balia della tempesta. Hanno tagliato risorse,  fermato migliaia di piccole opere con il blocco del patto di stabilità, promesso grandi investimenti per poi smentirsi sistematicamente alla prova dei fatti. In questo modo hanno consentito, da una parte che il settore storicamente anticiclico si fermasse, dall’altra che si espandessero i tentacoli delle economie mafiose e la corruzione in quei pochi appalti rimasti.”
Lo sciopero di oggi vuole mandare al premier un messaggio forte e chiaro  “basta favole! Come quella che l’articolo 18 frena gli investimenti stranieri, salvo poi avere da Unimpresa la conferma di quello che diciamo da anni, che la causa del crollo del -16% di investimenti stranieri è la corruzione..non ci voleva uno scienziato per capirlo! O come quella degli 80 euro, utili solo se poi non vengono ripresi, con gli interessi, così come di fatto accadrà per il taglio alle risorse per i servizi locali.”
"Tra gli striscioni delle nostre piazze abbiamo visto quello degli studenti  in cui è scritto: la precarietà rende liberi solo gli sfruttatori. Al governo e al presidente Renzi chiediamo di smentirci con i fatti, veri e concreti: ci convinca che non vuole rendere liberi gli sfruttatori, ma liberarci da loro. Perché di questo il paese ha bisogno:  liberare l’economia e ridare un futuro a questo paese, liberare la gente per bene da malaffare,illegalità,ingiustizia sociale, corruzione, povertà" ha concluso Schiavella, ricordando infine che questa giornata “ non esaurisce la nostra mobilitazione per cambiare le politiche del governo. Continueremo, cercando di unire intorno alle nostre rivendicazioni  e proposte tutto il movimento sindacale, la cui unità è fondamentale per dare forza  alle ragioni del mondo del lavoro e per affermare una idea di crescita basata su qualità e regolarità del lavoro, legalità, equità.”
 

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