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17.03.15 “Al di là  di quello che sarà appurato dagli organismi giudiziari, ciò che emerge dall’ennesimo scandalo di tangenti negli appalti di opere pubbliche dimostra con chiarezza ciò che denunciamo da tempo: il sistema degli appalti va riformato, in particolare va messa mano sul contraente generale e sulla legge obiettivo che, come dimostrano inconfutabilmente i dati, è stata un fallimento.” A dirlo è Walter Schiavella, segretario generale della Fillea Cgil, oggi in visita alla tendopoli allestita dal sindacato a Vibo Valentia per rappresentare le decine di crisi aziendali del territorio e poi al cantiere della A3 sequestrato a seguito dell’ennesimo incidente mortale, il cui direttore dei lavori è quello stesso Stefano Perotti che è al centro dell’inchiesta “Sistema” condotta dal Gip di Firenze e dal Ros.

Un cantiere che per Schiavella "è la rappresentazione plastica della situazione di un'Italia tagliata in due, con un Mezzogiorno ed una Calabria abbandonate e alla deriva. Problema questo che non può restare nell'indifferenza generale.”
“Fin dal 2008 il sindacato, noi della Fillea, abbiamo denunciato il pericolo che  crisi, assenza di investimenti e scelte dei governi di deregolamentare il sistema rappresentavano una miscela letale che avrebbe portato il settore alla deriva illegale” racconta Schiavella “ e così è stato, non ci voleva la palla di vetro per prevederlo. Unici a contrapporsi con coerenza, oltre alle forze dell’ordine, sono stati i sindacati ed i lavoratori, che hanno tentato di difendere il lavoro -  con oltre 20mila accordi per gestire le crisi aziendale -  i diritti, le regole, la legalità.”
Poca coerenza invece delle associazioni delle imprese, che  “hanno agitando con molto vigore i vessilli della legalità per poi spesso nascondere la testa nella sabbia di fronte agli affari sporchi che sotto i loro occhi si stavano consumando. Con l’effetto che tante imprese per bene - che con i denti hanno tentato di resistere alla crisi rispettando le regole - sono state travolte, spesso nell’indifferenza generale."
"E che dire della coerenza del governo? I fatti parlano chiaro" prosegue Schiavella "penso ad esempio alla scelta, contenuta nel decreto Poletti, di depotenziare la funzione anti - irregolarità per eccellenza del Durc, il documento unico di regolarità contributiva. Perchè portare la sua validità a sei mesi, quando nel ciclo dei subappalti le lavorazioni si contano a settimane e le imprese spariscono nel giro di un mese fra fallimenti, concordati in bianco e tutte le altre diavolerie che vengono loro consentite?”
Ed ancora “penso agli sgravi per le assunzioni contenuti nel JobsAct: perchè regalare 8mila euro indifferentemente a tutte le imprese, anziché inserire un principio di premialità finalizzato a sostenere quelle sane? Penso poi al tema della riforma del sistema degli appalti. In un paese normale sarebbe questa la grande priorità per far ripartire le opere pubbliche, e quindi rilanciare l’occupazione, liberando il sistema da corruzione, mafie, illegalità, ritardi ed aumento dei costi. Ma qui, gli schiaffi si danno ai lavoratori e alle imprese per bene, agli altri le carezze” come quella di non intervenire per “eliminare la vergogna di appalti dove sotto un contraente generale si sviluppa una rete incontrollabile di subappalti, governati dall’assenza di responsabilità, dal massimo ribasso e dalla riduzione dei costi del lavoro e sulla sicurezza.”
Per questo, da Schiavella l’invito a “raccogliere centinaia di migliaia di firme a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare  di riforma del sistema degli appalti promossa dalla Cgil. Se non si cambia subito il sistema degli appalti, il rischio concreto per l’edilizia è quello della distruzione di un intero sistema produttivo o, peggio, della sua definitiva consegna nelle mani del malaffare.”

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