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Numero Zero Sindacato Nuovo, aprile 2019. In concomitanza con le elezioni europee, a maggio 1200 delegati a Congresso per un’Europa più giusta e più equa per i lavoratori. Tre domande a Luca Visentini, segretario generale Etuc.

Qual’ è il profilo e l’azione sindacale dell’Etuc di fronte ai grandi cambiamenti che attraversano in Europa la società, l’economia, la politica e il mercato del lavoro? 

I cambiamenti avvenuti nel periodo successivo alla crisi hanno visto l’affermarsi di formazioni politiche di estrema destra o populiste in numerosi paesi. Le scelte sbagliate fatte dai governi nel rispondere alla crisi hanno avuto un impatto molto negativo sul mondo del lavoro. Il “sovranismo economico” è un ripiegamento nei propri confini che ha trovato nel migrante il capro espiatorio ai problemi della crisi.

Sono risposte sbagliate al  diffuso bisogno di protezione sentito da molte fasce della popolazione. Negli anni della crisi le persone si sono sentite abbandonate dalla politica, i lavoratori si sono sentiti soli e smarriti di fronte alle nuove sfide del cambiamento climatico, della digitalizzazione ed automazione. A questi bisogni, devono essere date risposte concrete, urgenti: è necessario costruire un diverso modello di crescita sostenibile, basato su investimenti, creazione massiva di posti di lavoro di qualità, politiche di “transizione giusta” per la gestione del cambiamento climatico, della digitalizzazione ed automazione. Urgono risorse che permettano ai lavoratori di riconvertirsi e di generare posti di lavoro alternativi e dignitosi. Nessuno deve essere lasciato indietro. 

Come vedi il futuro dell’Europa immersa nelle difficili sfide dell’immigrazione, del dumping, della domanda di equità, sicurezza sociale ed euroscetticismo? 

Le sfide alle quali l’Ue deve dare risposta sono molteplici e rispetto a molte di queste non si è dimostrata all’altezza. Sull’immigrazione, l’Ue ha fallito perché la maggioranza dei governi era contro lo sviluppo di una politica responsabile, sostenibile, solidale, in linea con gli obblighi internazionali e i diritti fondamentali delle persone. Noi sosteniamo un approccio basato sull’accoglienza in linea con le norme internazionali, sulla cooperazione con i paesi di origine e di transito laddove possibile, sulla piena integrazione dei migranti sulla base della parità di trattamento con i lavoratori e i cittadini dei paesi ospitanti.

Il ruolo del sindacato é fondamentale e, laddove riusciamo ad avere una forte voce in capitolo, le esperienze di integrazione e inclusione dei migranti sono molto positive. Lo dimostra l’accordo tripartito sottoscritto tra parti  sociali europee e Commissione, sulla base del quale avvieremo importanti progetti di integrazione in molti paesi inclusa l’Italia.

Sul dumping, abbiamo ottenuto la revisione della direttiva sul distacco transnazionale dei lavoratori, che ha finalmente introdotto la piena parità di trattamento per i lavori distaccati. L’esclusione dei lavoratori del trasporto su strada, però, ha lasciato l’amaro in bocca: questa mancanza va colmata al più presto! L’euroscetticismo é legato alla domanda di equità e al bisogno di maggiore sicurezza sociale, alimentato dall’erosione del welfare, dalla crescita delle diseguaglianze di cui l’Ue viene considerata da molti come la causa principale. Per primi abbiamo denunciato gli effetti nefasti delle politiche di austerità, ma siamo rimasti inascoltati.


Con la Commissione Juncker, un cambio di passo é avvenuto. L’adozione del Pilastro europeo dei diritti sociali ha rappresentato un significativo cambio di rotta. In questi mesi prima delle elezioni europee, molte iniziative legislative legate al pilastro sociale, come la direttiva sull’equilibrio vita/lavoro, la direttiva sulle condizioni di lavoro trasparenti e prevedibili, l’istituzione dell’Authority europea del lavoro, si avviano alla fine del loro iter con esiti soddisfacenti. Abbiamo fatto un lavoro enorme per riuscire a portare a casa questi risultati prima delle elezioni europee e l’obiettivo é quasi raggiunto. 

L’Etuc a maggio, a pochi giorni dalle Elezioni europee, andrà a Congresso, quali temi, azioni, impegni e risposte si propone la Confederazione dei sindacati europei? 

Il congresso (Vienna, 21-24 maggio) si terrà in concomitanza con le elezioni europee, in una fase di rara intensità ed incertezza. Lo slogan dà un’idea dei temi che affronteremo: “Un’Europa più giusta ed equa per i lavoratori”. Oltre 1200 delegati e ospiti provenienti dalle 90 confederazioni affiliate discuteranno del futuro della Ces e delle sue strategie su questioni chiave come la salvaguardia della democrazia; la promozione della giustizia e l’inclusione sociale; il rilancio degli investimenti e la giustizia fiscale come strumenti per creare posti di lavoro di qualità; il rilancio della  crescita e la convergenza  verso l’alto dei salari, attraverso il rafforzamento della contrattazione collettiva; una transizione socialmente giusta verso un’economia digitale e a basse emissioni di carbonio, dove ogni lavoratore possa trovare un’opportunità di lavoro dignitoso.

La ricostruzione del
modello sociale europeo attraverso l’estensione dei diritti e l’accesso alle prestazioni sociali a tutti i lavoratori; la battaglia per un’immigrazione e una mobilità del lavoro giuste e non forzate, sostenute da politiche di integrazione e inclusione basate sull’eguaglianza di opportunità per tutti; il potenziamento dell’azione internazionale della Ces, in coordinamento con la Csi, per conseguire una agenda sociale nell’ambito del multilateralismo e della politica europea di vicinato, di un’agenda del commercio globale rispettosa dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente, dell’implementazione in Ue dell’Agenda 2030 dell’Onu, dei suoi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.

Tutti questi elementi devono essere la base di un nuovo Contratto Sociale dell’Ue che permetta ai 45 milioni di lavoratrici e lavoratori che rappresentiamo di ritrovarsi nel progetto europeo. Discuteremo di futuro del movimento sindacale, di come aumentare la nostra rappresentatività, la nostra capacità di mobilitazione e di sviluppare campagne di successo, come quella sui salari e la contrattazione. Non mancherà il nostro impegno a favore della democrazia: inviteremo tutti i leader sindacali a partecipare ad un’azione congiunta per testimoniare il nostro comune attaccamento ai valori democratici, contro populismi ed estremismi. Battersi per la democrazia significa anche rafforzare la democrazia economica e sociale, attraverso il dialogo sociale, la contrattazione collettiva, la partecipazione dei lavoratori alla vita dell’impresa.

Realizzare più democrazia sindacale, attraverso un maggiore coinvolgimento di giovani, donne, nuovi lavoratori, immigrati nella nostra vita interna, convinti che la strategia che stiamo impostando, ci permetterà di costruire un movimento sindacale europeo più forte ed efficace nell’affrontare le sfide che ci attendono. 

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