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Numero Zero Sindacato Nuovo, aprile 2019. Senza memoria non possiamo sconfiggere le mafie. Di Diego Sarno, coordinatore Avviso Pubblico Piemonte, assessore Comune di Nichelino (TO),

La prima “Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie” si è celebrata nel 1996 a Roma. Fu la prima volta nella storia Repubblicana che si lessero i nomi, senza distinzione, di tutte le vittime innocenti delle mafie. Quest’anno si è scelta Padova come sede della manifestazione nazionale perché nel Nordest – le tante inchieste giudiziarie lo dimostrano – la criminalità organizzata ha attecchito e prosperato nell’edilizia, nel riciclaggio di denaro sporco con l’acquisto di immobili e fatturazione falsa, nel traffico di rifiuti, fino alle redditizie sale scommesse.


Oggi più che mai ci dobbiamo porre una domanda fondamentale: perché il nostro paese è riuscito a sconfiggere il fascismo, è riuscito a debellare il terrorismo brigatista e non riesci ad abbattere le mafie? 
Le mafie da più di 400 anni vincono perché continuano ad avere una posizione di primazia nei tre più importanti settori della nostra società: economico, politico, culturale. 

Economico. Le mafie oggi incassano da tutti i loro affari 150 miliardi di euro. Soldi che girano sulla testa dello Stato, dei cittadini e che quindi non producono nessun effetto positivo all’interno dell’economia del nostro paese. Perché possono accumulare così tanto denaro? Perché in Italia la domanda di mafia e illegalità è molto alta e quindi l’offerta risponde con efficacia e precisione. 

Politico. Partiamo da un assunto: “Non possono esistere le mafie senza la politica, ma può esistere la politica senza le mafie”. Le infiltrazioni mafiose nelle istituzioni pubbliche sono un asset strategico per la criminalità organizzata, perché da lì riescono a controllare o influenzare piani di sviluppo pubblici dai più grandi a quelli più piccoli. Il controllo del territorio passa anche, ad esempio, dalle cooperative che puliscono gli uffici pubblici o raccolgono i rifiuti in comuni di 500 abitanti.Questo capita quando la parte politica, ma anche e soprattutto la  parte amministrativa, non agisce nel rispetto del bene pubblico e comune ma per altri interessi.

E quando un amministratore ancora oggi si permette di cadere dalle nuvole di fronte ad accuse di mafia rivolte ad un suo concittadino con cui era in contatto, dobbiamo dirlo forte, o sta mentendo spudoratamente, e quindi è colluso o non è adatto a ricoprire quel ruolo. Perché chi governa un territorio  deve conoscere i possibili punti critici cosi come i punti di forza. 

Culturale. Giovanni Falcone diceva “A Palermo non manderei l’esercito, ma un esercito di insegnanti”, questo perché alla mafia fa più paura avere cittadini consapevoli e coscienti che soldati. Lo stesso Gian Carlo Caselli nel libro “Le due guerre” evidenzia come si siano sconfitti l’antifascismo e il terrorismo rosso grazie ad una cultura diffusa contraria, grazie al riscatto da parte dei cittadini che diventando maggioranza consapevole e “rivoluzionaria”, che hanno sovvertito il potere e vinto. 

Uno dei settori più contaminati è proprio l’edilizia sia nel suo mondo diretto che nel suo indotto. Abbiate il coraggio di denunciare, abbiate il coraggio di richiedere semplicemente i vostri e i nostri diritti, perché solo così le migliaia di aziende sane potranno vincere e stare sul mercato dando posti di lavoro dignitosi e giusti e fornire servizi adeguati alle amministrazioni pubbliche.

L’edilizia è oggi uno dei principali asset del nostro paese e, ve lo dice un amministratore pubblico, avere delle aziende sane nei lavori pubblici o dei costruttori onesti nell’edilizia privata rende il nostro lavoro più efficace, le nostre città più belle e più sicure. 

Per fare tutto questo abbiamo bisogno di stringere un grande patto per la legalità nell’edilizia e nei lavori pubblici. Un patto sottoscritto dagli enti locali, dalle aziende costruttrici e dai grandi costruttori. Un patto che metta al centro la qualità del lavoro, dei materiali e del giusto compenso, partendo dallo stop agli appalti al massimo ribasso, che costituiscono un drammatico gioco al massacro. 

Tutto questo è possibile solo se avremo una classe dirigente preparata e formata. Una nuova classe dirigente in ogni settore della nostra società che metterà in cima alle proprie priorità e attenzioni la cultura della legalità, facendo un atto rivoluzionario ma allo stesso molto semplice: basare le proprie azioni sulla Costituzione Italiana!

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