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Numero Zero Sindacato Nuovo, aprile 2019. Il saluto di Lama alla Cgil, il commento di Fausto Vertenze e Piero Ceraulo.

Nel 1986 Luciano Lama pronunciò un memorabile saluto che, come nel suo stile, non guardava tanto al passato ma proponeva, con grande generosità.  un pensiero lungo verso il futuro del ruolo del sindacato. 

“Compagni, non abbiate paura delle novità, non rifiutate la realtà perché vi presenta incognite nuove e non corrisponde a schemi tradizionali, comodi ma ingannevoli, non rinunciate alle vostre idee almeno finché non ne riconoscete altre migliori! E in quel momento ditelo! Perché un dirigente sindacale è un uomo come gli altri e se i lavoratori in quel momento lo riconosceranno, capiranno anche gli errori. So bene che questo metodo comporta anche il rischio di pagare dei prezzi, ma non c’è prezzo più alto che la verità: ma in una grande organizzazione, pluralistica e complessa nella ideologia e nella condizione culturale e sociale dei suoi stessi aderenti, il libero confronto, il coraggio delle proprie posizioni sono lievito indispensabile, un contributo al miglioramento delle politiche, alla ricerca collettiva della strada giusta. Luciano Lama 

A partire dall’estratto, qui sopra riportato, proponiamo due riflessioni dei compagni della Fillea rispetto alle sfide che il nostro sindacato deve saper affrontare di fronte alla profonda trasformazione del modello produttivo e sociale in atto.

Negli anno 80, le spinte provenienti dall’evoluzione tecnologica aprivano nuovi scenari, cambiavano i lavori, e gli stessi lavoratori non erano sempre confinabili nei vecchi sistemi dell’inquadramento professionale. Per questo, anche il sindacato doveva modificare i propri schemi di interpretazione della società e dei suoi mutamenti,abbandonando un approccio tradizionale funzionale ad una società immobile ed incapace ad evolversi.


In un momento in cui occorreva superare paure e resistenze al cambiamento e tenere conto delle nuove realtà, Luciano Lama ci ha indicato una strada da percorre, ricordandoci che il Sindacato, essendo un attore importante della politica economica, deve avere profonda conoscenza delle dinamiche e delle contraddizioni presenti nel terri- torio in cui opera.

Per questo, in una società in trasformazione sociale, economica, democratica, il sindacato deve creare una sua scuola sindacale e mantenere un perma- nente legame con le forze economiche e produttive. Per la mia esperienza, negli anni successivi a questo appello di Lama ci siamo cimentati in alcune trattative in cui abbiamo rotto gli schemi classici dell’organizzazione del lavoro.

Esempi concreti che, accanto ai miei ricordi personali su Lama, mi hanno fatto capire che per “avanzare” non bisogna aver paura del futuro e nemmeno di sbagliare. Perché come Lama ci ricorda, siamo “uomini” come gli altri. Seguendo di fatto la sua lezione, un esempio fu nel settore dei casalinghi dove, per favorire le donne ed evitare il lavoro notturno nei cicli continui, sperimentammo turni part time verticali 6X6. Anche la contrattazione inclusiva fu sperimentata negli anni ’90 estendendo, nel distretto delle cucine nelle Marche, i contratti aziendali anche ai lavoratori delle aziende subfornitrici. 

Fausto Vertenzi,  già Segretario generale Fillea Marche 

Dal 1986 di Luciano Lama ne sono cambiate di cose ma le parole di Lama, allora pionieristiche, restano attuali. Negli ultimi decenni di grandi cambiamenti, il sindacato ha avuto molte occasioni, che non sempre abbiamo saputo cogliere, per poter conti- nuare ad essere punto di riferimento per lavoratrici e lavoratori che andavano via via perdendo diritti conquistati con sangue e sacrifici.

Non sempre abbiamo saputo leggere tempestivamente le ricadute delle novità legislative sul mondo del lavoro, rifugiandoci talvolta in superate ma rassicuranti certezze. Abbiamo sottovalutato la portata dell’obiettivo degli ultimi governi di far saltare i corpi intermedi: quel processo di disintermediazione, una vera e propria rivoluzione politica, ha drasticamente aumentato il senso di rassegnazione della gente che rappresentiamo. 

Mi chiedo allora: abbiamo avuto l’umiltà di metterci in discussione? Mentre si parlava di art 18, proliferavano le forme di lavoro atipiche e noi, purtroppo, ci siamo ritrovati spesso ad inseguire questi processi senza riuscire ad incidere. 

La nostra scommessa oggi deve essere quella di riconquistare il terreno perso, riuscendo ad aggregare le nuove generazioni che non hanno memoria del passato e delle conquiste sindacali ma vedono solamente un futuro pieno di incertezze e precarietà. 

E proprio perché non va disperso il grande patrimonio valoriale della Cgil e della sinistra politica, le nostre radici, come diceva Lama, dobbiamo confrontarci liberamente, avere il coraggio di dire come la pensiamo, anche con il rischio di pagare un prezzo alto. Chi non osa ha già perso in partenza. 

Piero Ceraulo,  Segretario generale Fillea Palermo 

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