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Lo sviluppo della green economy, i temi del cambiamento climatico, dello sviluppo sostenibile e dell’efficientamento energetico rappresentano per il settore delle costruzioni una sfida cruciale, che il sindacato europeo ha saputo cogliere ancor prima che si sviluppasse tra tutti gli attori economici, sociali e politici una sensibilità verde e un’attenzione alla salute del pianeta. Già da una decina di anni è iniziata anche in tutti gli Stati una riflessione sugli impatti che i cambiamenti legati alla Just Transition produrranno sui nostri settori, a partire dall’edilizia, cemento, legno e materiali, un cammino che saremo costretti a percorrere e che dovremo essere in grado di governare. Per approfondire le tematiche legate al Green Building la Fillea Cgil, insieme alla Fondazione di Vittorio e a diversi par- tner europei, ha concluso un importante progetto nell’ambito del Dialogo sociale, teso ad approfondire le caratteristiche del settore delle costruzioni in Europa e la possibilità di una riconversione verde non solo in termini di nuovi processi e organizzazione del lavoro, ma anche approfondendo le possibili ricadute occupazionali, i fabbisogni formativi, le condizioni di lavoro, attraverso un’analisi delle barriere e dei driver per lo sviluppo dell’edilizia sostenibile. Es- senziale è stato analizzare le relazioni industriali, il rapporto con le controparti datoriali e i partner sociali, nonché esa- minare gli strumenti normativi europei e nazionali.

Molti sono stati gli interventi di dialogo sociale individuati a livello territoriale, ricordiamo tra questi:

• formazione dei lavoratori e qualificazione delle imprese;

• gestione della conoscenza;

• approccio strutturale alla qualificazione energetica degli edifici;

• pianificazione e rigenerazione urbana;

• informazione e sensibilizzazione della cittadinanza.

È stata sottolineata l’importanza di attivare delle azioni e degli interventi partendo da alcune precise dimensioni relative alle politiche pubbliche, all’economica-finanziaria, alla tecnologia e alla conoscenza, operativa e organizzativa, alle condizioni di lavoro, alla dimensione sociale e territoriale. Ad oggi, seppure non diffusi equamente a livello europeo, esistono ancora molti ostacoli e barriere, ricordiamo tra questi:

• la frammentazione e la destrutturazione del settore

edile (manca la “massa critica” necessaria a definire e intraprendere azioni e interventi efficaci e di impatto);

• l’assenza di una posizione chiara sulla sostenibilità dell’edilizia e delle costruzioni da parte del governo;

• la mancanza di politiche nazionali di rierimento per il settore, che consentano il confronto  - anche con le Regioni - su strategie, azioni e interventi concreti;

• la lacunosità delle norme e la condizione di incertezza dal punto di vista del diritto amministrativo;

• il mancato coordinamento delle politiche, delle azioni e degli strumenti sul tema da parte della Commissione europea;

• l’assenza di una visione condivisa (come quella definita dai tre sindacati confederali) sul tema dell’edilizia sostenibile da parte delle organizzazioni datoriali;

• la mancanza di informazioni a livello nazionale riguardo a quanto avviene in termini di dialogo sociale sull’edilizia sostenibile sul territorio;

• la scarsa presenza delle parti sociali nelle aziende “green” del settore delle costruzioni e la mancanza di vertenze territoriali.

I principali driver per il dialogo sociale segnalati includono:

• la domanda di formazione dei lavoratori e dei formatori del settore;

• la massima attivazione degli incentivi esistenti;

• la responsabilità sociale di impresa;

• l’attuazione dei protocolli e/o degli accordi aziendali;

• le misure a tutela della salute e della sicurezza sul lavoro;

• la valorizzazione delle buone pratiche di edilizia sostenibile;

• l’ottimizzazione degli enti bilaterali;

• il processo di certificazione delle competenze dei lavoratori e delle imprese;

• i Comitati aziendali europei.

Il progetto Broad ha, infine, prodotto una serie di linee guida europee che, partendo da una chiara assunzione di responsabilità delle parti, attivi tutti gli strumenti del dialogo sociale nelle varie fasi di governance dei processi (definizione, attuazione, monitoraggio, valutazione e implementazione delle strategie), attraverso una condivisione degli intenti riguardanti le costruzioni sostenibili. Sarà necessario un approccio allargato al confronto con tutti gli stakeholder, partendo da un modello di dialogo sociale tripartito e una prospettiva intersettoriale che valorizzi e incentivi tutti gli strumenti e le risorse, a partire da quelle economiche e normative.

Le conclusioni del progetto hanno evidenziato che il settore delle costruzioni potrà essere protagonista della grande rivoluzione della sostenibilità, climatica ed energetica, soltanto se tutti gli attori e gli stakeholder, datori di lavoro, rappresentanti dei lavoratori, istituzioni pubbliche, università, associazioni ambientaliste e cittadinanza saranno uniti nel chiedere a governi e istituzioni nazionali, così come europee, politiche chiare ed efficaci.

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