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SIndacato Nuovo, numero 3, marzo 2020. L'editoriale di Alessandro Genovesi, segretario generale Fillea Cgil.   

Nel momento in cui scrivo, 3 Aprile 2020, ho una sola certezza: dalla dolorosa e complessa esperienza che ognuno di noi sta vivendo, tra malattia, paura per sé e i propri cari, isolamento e – per molti – impossibilità di lavorare, ne usciremo cambiati. Ora, se cambieremo in meglio, come persone, come Pianeta, come Europa, come Paese dipende da noi.

Come saranno le nuove relazioni inter- nazionali dipende da cosa succederà in grandi realtà come gli Usa o la Cina. Come l’Europa possa dimostrare di essere ancora quel grande sogno di libertà, pa- ce e solidarietà per troppo tempo “schiaffeggiato” da politiche di austerità e dal ritorno a stolti nazionalismi, dipende da quale “anima politica” prevarrà... 

Come affronteremo, in Italia, il riavvio della produzione per chi si è fermato e come sapremo imparare dai nostri errori valorizzando il tanto impegno dei lavoratori in prima linea (i lavoratori della sanità pubblica, ma non solo) dipenderà da noi. Noi come lavoratori e sindacato, come cittadini, imprenditori, noi come Governo ed Istituzioni. 

Potremmo uscire “da sinistra”: riscoprendo, in Italia ed in Europa (si vedano le pagine dedicate all’internazionale) l’importanza dei diritti e di chi questi diritti li difende nel concreto (il welfare pubblico così tanto martoriato da tagli e dalla logica liberista, dalla Sanità alla scuola, dall’INPS ai servizi sociali); valorizzando il lavoro e la buona occupazione e quindi i contratti collettivi, la partecipazione dei lavoratori alla necessaria fase di ricostruzione economica, sociale e democratica che ci attende. Assumendo noi i temi di quale rilancio e riforma delle pubbliche amministrazioni, della giustizia, del fisco, delle procedure pubbliche (si pensi al Codice degli Appalti) e prendendo noi in mano la bandiera di quale innovazione (si vedano gli articoli dedicati a Discus o all’ingresso dei robot nei nostri settori), quindi an- che di quali riforme contrattuali proporre e intorno alle quali costruire alleanze, mobilitazione, sindacalizzazione. 

O potremmo uscire da “destra”, con una ricostruzione basata su ricette antiche, liberiste, incardinate su qual laissez-faire che poi vuol dire “fate fare al mercato”: basta con le regole, con i Codici, con questo pubblico invasivo, basta con i Contratti Collettivi, basta con questi sindacati, con queste Rsu o Rlst, con questi Consiglieri di Amministrazione nelle Casse Edili che vengono a “disturbare il manovratore”. 

Potremmo cioè uscire in realtà non avendo compreso nulla del fondamentale sforzo che invece dovremmo fare - per un modello di sviluppo più giusto e sostenibile, basato su rigenerazione, economia circolare, competenze, giusti salari, un pubblico che torna a programmare e tutelare – riconsegnando le nostre comunità a quella solitudine e poi a quella rabbia che la disuguaglianza (che è già tanta) produce. 

Il Governo su questo è ambiguo: da un lato ha riconosciuto un grande ruolo al Sindacato (il decreto Cura Italia stanzia risorse fondamentali per il lavoro e la liquidità delle imprese, e questo è bene perché dobbiamo preservare, oltre ai redditi, anche le capacità delle aziende a riaprire quando sarà il momento senza cedere alla criminalità), dall’altra subisce le richieste di Confindustria (tranne poi dover tornare indietro parzialmente) o peggio è tentato da scorciatoie neo liberiste per la possibile ripresa (si vedano alcune posizioni per esempio del Ministero del Lavoro o il dibattito sulle deroghe negli appalti). 

Dipenderà anche da noi, dalle nostre proposte, dal nostro essere in campo, unitaria- mente, dove penderà alla fine.
Care compagne e compagni, i prossimi mesi saranno difficili e complicati, anche quando il rischio sanitario (speriamo presto) sarà diminuito e ridotto al minimo. I tanti dirigenti, delegati e militanti della Fillea e della Cgil sono stati e sono ancora in prima fila, a vostra disposizione, sempre: lo hanno fatto battendosi perché vengano applicati i protocolli sanitari lì dove, per diverse ragioni, le fabbriche ed i cantieri sono andati avanti (e dovremmo continuare a farlo anche dopo, anche alle riaperture) o nel provare a con- trattare ammortizzatori sociali al meglio delle condizioni date (provando, per esempio, a far anticipare alle aziende il sostegno al reddito), nel sottoscrivere accordi per anticipare Ferie e Ape tramite le Casse Edili, o ancora specifici protocolli per la salute nei cantieri. Lo abbiamo fatto continuando le campagne politiche, perché i diritti non vadano mai in quarantena. Ce la faremo compagne e compagni. Insieme, uniti. 

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