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Sindacato Nuovo, luglio 2020. Per un modello di sviluppo ed un modo di vivere bene e insieme la socialità nelle città e nei territori. Di Gaetano Sateriale, presidente Nuove Ri-Generazioni.

Quando la Fillea Cgil ha costituito l’Associazione Nu-Rige, un anno fa, lo ha fatto sulla base di alcune ferme convinzioni. Intanto, che era difficile una ripresa economica stabile senza riattivare il volano dell’industria delle costruzioni. E poi, soprattutto, che l’edilizia in Italia non poteva replicare il modello produttivo dei decenni scorsi: occupazione progressiva di suolo, centri commerciali inutilizzati, periferie che si estendono indipendentemente dalla domanda di abitazione non soddisfatta. Per non dire dei borghi e dei paesi lasciati senza restauro e in via di spopolamento. E l’aumento dei rischi dovuti al dissesto idrogeologico che nessuno cura, alle norme antisismiche che nessuno applica, alla manutenzione che nessuno fa. Siamo partiti, insomma, dalla necessità di riconvertire un settore industriale non partendo dal prodotto abituale ma dalle necessità di innovazione (progettuale, tecnologica, dei materiali) in un quadro di sostenibilità ambientale e sociale. 

Il percorso che Nu-Rige aveva definito, assieme alla Fillea e agli esperti che collaborano con l’Associazione, per avviare questa nuova politica di settore, era quello di sperimentare alcune vertenze pilota. In cui, fatta salva un’impostazione condivisa, si andassero ad articolare nel territorio i problemi da risolvere e le priorità. In un confronto serrato con gli enti di governo territoriali, secondo una logica di sussidiarietà.

La crisi sanitaria, economica e sociale prodotta dalla pandemia ha confermato, accentuandola ancor di più, l’urgenza di riconversione del settore in un senso più sociale e più green. Le contraddizioni emerse nel sistema di governo dei territori, nelle carenze di alcuni modelli sanitari accentrati sugli ospedali, nell’assenza di servizi delle aree e delle comunità periferiche (spesso abitate da anziani), hanno reso più urgente una politica di rigenerazione delle città e dei centri urbani in un’ottica di maggiore benessere sociale. Il rilancio dell’edilizia deve essere orientato ai bisogni delle persone e del territorio (e non alle esigenze a breve dell’offerta). Qui poggerà il baricentro della rigenerazione che può interessare singoli progetti o aree più vaste delle città e del territorio. E che ha bisogno di governi territoriali orientati a questa svolta, di imprese qualificate, innovative sul piano tecnologico e della qualità del lavoro, che riconoscano la nuova domanda sociale e le nuove competenze progettuali e realizzative necessarie, di legalità. 

L’esperienza tragica e devastante della pandemia che produrrà una crisi senza precedenti sia dell’economia che del lavoro, ha fatto comprendere che non è realistico immaginare di ricostruire il modello produttivo e sociale di prima. E che una riconversione (come quella immaginata per l’edilizia) è indispensabile avviarla in tutti i settori produttivi e di servizio. Senza fermarsi ai facili slogan delle correzioni a breve (più liquidità, meno burocrazia, più produttività, ecc) ma immaginando di aggiornare la domanda di merci e servizi sulla base dei bisogni della società (non solo delle imprese) e dar vita a nuovi mercati: nuovi consumi e nuovi investimenti (pubblici e privati).

Due indirizzi di massima per due nuovi Welfare: il Welfare delle persone e il Welfare del territorio. Abbiamo bisogno di un Social New Deal e un Green New Deal per corrispondere a una nuova domanda con nuova progettazione, nuove professionalità, nuove tecnologie e nuovi materiali, utilizzo delle materie prime seconde, imprese qualificate. Non è un’utopia è l’idea di un nuovo modello di sviluppo e di un nuovo modo di vivere bene e insieme la socialità nelle città e nei territori.

Scuola, formazione, assistenza, sanità più diffuse e omogenee sono le vie dell’innovazione sociale per il futuro di bambini, giovani, donne, anziani e famiglie in una prospettiva di minori diseguaglianze e pari opportunità. 

Infrastrutture, riqualificazione delle aree abitate, nuove tecnologie informatiche e della comunicazione, agricoltura bio, verde pubblico, manutenzione di fiumi, boschi e montagne sono le vie di valorizzazione del territorio e del suo patrimonio storico culturale.

Anche questa “piattaforma” fortemente innovativa, oltre a essere enunciata va articolata in progetti per i territori e concordata con i Comuni e le Regioni, costruendo un forte coordinamento tra diverse categorie del sindacato confederale.

 

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