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Sindacato Nuovo, Aprile 2023. L'editoriale di Alessandro Genovesi.

Da Modena a Rimini, passando per Torino, Roma, Napoli, Cagliari e Palermo, giungendo poi a Milano, al Salone del Mobile, e continuando con decine di vertenze in tutta Italia. Potremmo inquadrare le settimane passate e le prossime ricorrendo più alla geografia che alla cronaca. I nostri Congressi (Fillea e Cgil, si vedano le pagine in questo numero di SN) sono stati attraversati infatti dal tentativo sistematico di contrastare le nostre proposte e narrazioni, mettendo in campo – da parte del Governo e di alcuni settori delle imprese – un’idea vecchia di sviluppo, un’idea vecchia di relazioni industriali.

Al di là della presenza dell’On. Meloni al congresso della Confederazione, come leggere altrimenti una scelta per cui, dall’oggi al domani, invece di riformare e migliorare gli incentivi per l’efficienza energetica e la rigenerazione (tema posto dalla Fillea e Legambiente in tempi non sospetti), viene emesso dal Governo un decreto (il n. 11/2023) che blocca completamente la cessione dei crediti e lo sconto in fattura per tutti gli incentivi edili (da quelli per le ristrutturazioni a quello per l’efficienza energetica e l’antisismico) lasciando anche percentuali molto alte (il 90%) a disposizione esclusivamente dei più ricchi? Come giudicare il fatto che così si mette a rischio l’occupazione per l’oggi e per il domani, senza coinvolgere in un tavolo di confronto i lavoratori ed i loro sindacati? 

Il tutto – è giusto ricordarlo – mentre per l’Europa e l’ONU (si veda l’articolo di Muroni) dobbiamo arrivare nei prossimi anni a meno spreco di energia (e quindi anche bollette meno care), case più sicure (in un paese che tra terremoti e dissesto spende ogni anno 8 miliardi, senza contare le vittime) e città più sostenibili.

Da qui la nostra mobilitazione, da qui le iniziative intraprese con la FenealUil, le tante associazioni ambientaliste, di quartiere, di studenti e inquilini che ci hanno visto il 1° Aprile, in 5 periferie italiane, avanzare contro proposte precise, compatibili in termini di finanza pubblica e più giuste in termini sociali e ambientali (si vedano i contributi del Presidente di Legambiente e del S.G. del Sunia).

Perché per noi qualità della produzione, industrializzazione e qualità del lavoro e dell’ambiente sono da tempo facce della stessa medaglia.  Per questo nei nostri ragionamenti teniamo insieme modello di sviluppo e codice degli appalti. Per noi il lavoro deve essere al servizio di un progetto di cambiamento.

Perché anche il PNRR deve essere la grande “occasione industriale” per i nostri settori, edili e dei materiali, per crescere di dimensione, qualità produttiva, professionalità e stabilità dei lavoratori. Per questo siamo contrari al subappalto a cascata perché rappresenta la negazione di tutto ciò, incoraggiando ulteriormente nanismo aziendale, cottimo, competizione sui costi. Altro che Criteri Minimi Ambientali, Infrastrutture resilienti, rigenerazione del diffuso, rilancio del policentrismo urbano con più servizi (dalla residenzialità per gli studenti ad una nuova dimensione della casa popolare, ai servizi e spazi per anziani).

La stessa idea del “lavoro protagonista” della transizione verde e digitale, che rimette al centro professionalità, formazione, redistribuzione di produttività e tecnologia (che vuol dire salario, ma anche diverse articolazioni di orario, riduzione mirate e finalizzate dello stesso per la crescita professionale) accompagna del resto la strategia generale della Fillea Cgil.

In coerenza con la sempre predicata centralità dell’azione contrattuale. Per cui i processi vanno governati, i lavoratori accompagnati nelle fasi di passaggio (dal “dark” al “green”, dall’analogico al digitale), in un rapporto dialettico ma mai squilibrato tra ragioni delle imprese e quelle dei lavoratori, nel più classico dei compromessi (una volta avremmo detto “compromesso capitale-lavoro”). Consapevoli anche che le tante inefficienze del sistema, le tante crisi (democratiche, di rappresentanza, finanche di identità collettiva) sono frutto dell’aumento delle diseguaglianze, dell’aumento delle sacche di precarietà, emarginazione, solitudine. 

E allora torna centrale il ruolo del Contratto Collettivo Nazionale, della sua funzione di redistribuzione e regolatoria. 

FederLegno nega questo assunto, ancor prima di “negarci” la famosa doppia pista salariale ed i recuperi inflattivi sull’IPCA NON DEPURATO. E per questo il 21 Aprile, unitariamente, abbiamo scioperato. Dando visibilità anche fisica a questa contraddizione (e quale occasione migliore del Salone del Mobile?): un settore che fa profitti, che innova, che cresce, che investe sulla sostenibilità non può al contempo marginalizzare il ruolo dei lavoratori, la loro funzione di “produttori”, mortificandone saperi e conoscenze. Pronti sempre al confronto, alla mediazione, ma non a rinunciare ad una visione dove “più rappresentanza, più contrattazione possano garantire più democrazia”. Democrazia economica certo (siamo sindacalisti), che però alimenti anche la democrazia sostanziale (dal ritorno alle urne al poter partecipare del proprio destino). 

E non mi pare oggi poca cosa…

Alessandro Genovesi - Segretario generale Fillea Cgil

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