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Sindacato Nuovo, Aprile 2023. Obiettivi UE: efficienza edifici e sostenibilità, di Rossella Muroni, Presidente dell'Associazione Nuove Ri-Generazioni.

L’edilizia con la revisione della Direttiva sulla prestazione energetica degli edifici (EPBD) è uno dei pilastri del pacchetto europeo Fit for 55. Nell’Ue, infatti, gli edifici sono responsabili del 40% del consumo finale di energia e di circa il 36% delle emissioni. Rendere case ed uffici più efficienti accelerando le riqualificazioni è anche l’obiettivo della Strategia europea Renovation Wave. Misure che ci consentiranno di ridurre il consumo e le importazioni di gas, le bollette e le emissioni degli edifici. E ci porteranno in dote - ne abbiamo avuto prova con il superbonus e gli altri bonus edilizi - un aumento dell’occupazione nell’edilizia che non consuma nuovo suolo. Peccato che il governo italiano pensi di tutelare gli interessi dei proprietari remando contro la cosiddetta direttiva ‘case green’ e che proprio mentre l’Ue puntava sull’efficienza abbia stroncato il Superbonus. Uno strumento perfettibile, che si sarebbe potuto rendere più equo ed efficace legandolo in modo più stringente alle case popolari e ai miglioramenti delle performance conseguite, ma che più di tutti ha aiutato e avrebbe potuto aiutare ancora gli italiani a rendere le case più sostenibili dal punto di vista sia economico sia ambientale.

Il testo della Direttiva adottato a metà marzo dal Parlamento europeo, che su quella base avvierà il trilogo negoziale con gli altri due co-legislatori europei per arrivare alla versione definitiva della normativa, prevede che la classe di efficienza energetica G dovrà corrispondere al 15% degli edifici con le prestazioni energetiche peggiori in ogni Stato membro. E su questi edifici energivori si dovrà agire prioritariamente. Per l’Italia si tratta di circa 1,8 milioni di edifici residenziali. Rispetto alla proposta iniziale della Commissione europea, il testo dell’Europarlamento prevede target di efficienza più alti: gli edifici residenziali esistenti dovranno raggiungere la classe E entro il 2030 e la classe D entro il 2033, per quelli non residenziali e pubblici le stesse scadenze sono anticipate di tre anni. I nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero dal 2028, ma per i nuovi edifici occupati, gestiti o di proprietà delle autorità pubbliche la scadenza è anticipata al 2026. Tutti i nuovi edifici per cui sarà tecnicamente ed economicamente possibile dovranno dotarsi di tecnologie solari entro il 2028, mentre per gli edifici residenziali sottoposti a ristrutturazioni importanti la data limite è il 2032.

Gli Stati, tuttavia, hanno a disposizione molti strumenti di flessibilità e potranno esentare dai nuovi standard fino al 22% degli immobili. Sono esclusi, ad esempio, i monumenti, le case di vacanza abitate meno di 4 mesi l’anno, i palazzi storici, le chiese e altri edifici di culto, le abitazioni indipendenti con una superficie inferiore a 50 metri quadrati. È possibile esentare l’edilizia sociale pubblica, nei casi in cui le ristrutturazioni comporterebbero aumenti degli affitti non compensati dai risparmi in bolletta. E si potranno rivedere gli standard minimi di prestazione degli edifici residenziali per ragioni di fattibilità economica e tecnica.

I Paesi UE stabiliranno le misure necessarie per raggiungere questi obiettivi nei rispettivi piani nazionali di ristrutturazione, che dovranno comprendere anche regimi di sostegno per facilitare l’accesso alle sovvenzioni e ai finanziamenti, in particolare per le famiglie vulnerabile. Ci sarà, infatti, un Fondo ad hoc per le ristrutturazioni edilizie in chiave energetica alimentato dal bilancio europeo, dalla Banca europea per gli investimenti e dagli Stati membri.

Riqualificazione energetica ed elettrificazione dei consumi per il riscaldamento domestico sono un combinato strategico per ridurre i consumi di gas degli edifici, le emissioni e le bollette. Secondo uno studio del 2022 realizzato da Elemens per Legambiente e Kyoto Club se il nostro Paese percorresse contemporaneamente queste due strade ogni anno sul 3% del patrimonio edilizio, i consumi di gas si potrebbero ridurre nel giro di tre anni di circa 5,4 miliardi di metri cubi e al 2030 di ben 12 miliardi di metri cubi.

Tra le principali azioni promosse dalla strategia europea Renovation Wave c’è anche l’espansione del mercato dei prodotti e dei servizi sostenibili da costruzione. Bisogna, quindi, investire su soluzioni legate all’uso di materiali naturali e basate sull’economia circolare. Una strada che il decreto end of waste per i rifiuti inerti da costruzione e demolizione dello scorso 27 settembre renderà più agevole e che potrebbe esserlo ancor di più se si diffondessero pratiche di demolizione selettiva.

Dunque è possibile ridurre consumi, bollette, estrazione di materiali ed emissioni, incidendo in positivo su povertà energetica, qualità degli ambienti e posti di lavoro. È una delle tante declinazioni della transizione ecologica che fa bene a cittadini, ambiente e Paese. 

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