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Sindacato Nuovo, Novembre 2023, pag. 8-9.   Insieme per immaginare, programmare, costruire il futuro dei territori e dei luoghi dell’abitare. Di Rossella Muroni, Presidente Nuove Ri-Generazioni.

Coniugare la sostenibilità ambientale con quella sociale. La vera sfida di questo nostro tempo di transizione ecologica in cui la necessità di non lasciare indietro nessuno deve necessariamente intrecciarsi con la sostenibilità sociale. È quanto ci siamo prefissati con l’associazione Nuove Ri-Generazioni sin dalla fondazione. Una missione accresciuta e rafforzata con l’ingresso tra i soci promotori dell’intera CGIL: un modo concreto per mettere le Camere del Lavoro al centro di quel lavoro di ricucitura tra abitare e diritti di cittadinanza, rigenerazione urbana e crescita del benessere sociale. Innovazione tecnologica e democrazia partecipativa. Sono questi due gli assi culturali e politici su cui intendiamo continuare a muovere Nuove Ri-Generazioni costruendo ed accompagnando, nei quartieri delle città e nelle aree interne, percorsi di partecipazione finalizzati ad aumentare la qualità ambientale così come la coesione sociale. Cantieri di cittadinanza e di rigenerazione che creino nuovi posti di lavoro anche attraverso nuove forme di organizzazione del lavoro recuperando lo spirito originario della cooperazione e ricostruendo una rete mutuale fortemente legata al territorio. Ma non si tratta solo di questo: le dinamiche di cui parliamo sono anche il risultato di modifiche dei contesti territoriali e mettono in evidenza la necessità di finalizzare l’aggiornamento dei processi, delle regole e degli strumenti al perseguimento di inderogabili obiettivi “fondati sulla compatibilità ambientale, l’equità sociale, la sussidiarietà e collaborazione tra istituzioni, la partecipazione attiva della collettività”. è quanto sta sottolineando Nuove Ri-Generazioni in Campania nella critica alla nuova legge regionale sul governo del territorio mancando, dal nostro punto di vista, di centrare sei obiettivi per noi imprescindibili perché intimamente legati alla rigenerazione dei luoghi: 1) contribuire al contrasto, o almeno al contenimento, delle alterazioni climatiche e dei conseguenti impatti; 2) favorire le strategie e le azioni di adattamento del territorio e degli edifici agli effetti del cambiamento climatico; 3) ridurre le disparità sociali nell’organizzazione insediativa del territorio; 4) definire, promuovere e regolamentare la rigenerazione del territorio urbanizzato garantendo la tutela del paesaggio, del patrimonio storico-culturale e di quello naturale; 5) favorire un nuovo modello di mobilità intermodale incentrato sul trasporto collettivo e sulla mobilità dolce; 6) incrementare l’efficacia dell’attività pubblica di pianificazione territoriale ed urbanistica e dei suoi strumenti. Perché ristrutturare un edificio, ridisegnare una piazza, immaginare uno spazio verde realmente fruibile vuol dire anche avere la capacità di cogliere e raccogliere i veri bisogni di un territorio. Sono moltissime le esperienze che vanno in questo senso: dalla comunità energetiche all’amministrazione condivisa, dai centri per anziani multiservizi fino ai percorsi di integrazione sono moltissime le buone pratiche che stiamo raccontando ed accompagnando in questi mesi come Nuove Ri-Generazioni. Un percorso che nel Lazio è diventato ad esempio concretissimo grazie alla vittoria di due bandi europei con progetti che riguardano le periferie romane di Bastogi e Quarticciolo, due esempi di rigenerazione territoriale e sociale e del ruolo che vogliamo avere come associazione. Il progetto Inclusive City a Bastogi sviluppa il concetto di placemaking come strumento di inclusione sociale. Nel caso di Roma verrà esplorato come possa essere uno strumento di riduzione della povertà l’aggregazione sociale e il rafforzamento di competenze professionali. Il progetto creerà una visione complessiva della riqualificazione del quartiere ed identificherà gli spazi pubblici nei quali intervenire insieme agli abitanti. Il progetto Energy4all a Quarticciolo ha invece l’obiettivo di sviluppare la neonata comunità energetica in vista delle future ristrutturazioni energetiche del quartiere in modo da rafforzare la comunità e creare maggiori competenze e conoscenze in ambito energetico. Esperienze, principi e progettualità che avrebbero dovuto guidare il legislatore nella definizione del PNRR e che invece rischiano di subire un ulteriore colpo dalla riprogrammazione presentata dal Governo italiano a Bruxelles. Come abbiamo avuto modo di sottolineare in un recente appuntamento organizzato in Umbria infatti, al di là della contabilità territoriale su quanto si perde e quanto di guadagna, la riprogrammazione del PNRR assume rilievo per il fatto di scoprire aree di intervento di primaria importanza come la mitigazione del rischio idrogeologico o gli interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei Comuni. Assume altresì rilievo in quanto dimostra, una volta di più, l’incapacità della Pubblica Amministrazione italiana di programmare, gestire ed attuare interventi complessi, in particolare di natura infrastrutturale, in tempi “normali”. 

Incapacità che, nonostante i tanti proclami, non è mai stata oggetto di concreti ed efficaci interventi di recupero di efficienza. Immaginare, programmare, costruire il futuro dei territori e dei luoghi dell’abitare. Ecco il nostro intento, come associazione e nelle Camere del Lavoro, rinnovato nei prossimi anni.

 

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