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15.07.15  "È in corso una rivoluzione, nel mondo della cultura, tra manager dei   musei e Art Bonus. Ma si parla sempre meno di Uffizi e dei lavori necessari per concludere i «Nuovi» Uffizi. Mancano 45 milioni di euro, manca una dead line per la conclusione dei cantieri." E' il racconto del Corriere Fiorentino, con l'intervista a Marco Benati, segretario Fillea provinciale, che fa il punto sulle grandi opere ferme.
 
L'articolo prosegue:
La sovrintendente del Polo Museale Alessandra Marino si dice convinta che le rassicurazioni del ministro Dario Franceschini sui finanziamenti sono reali: ma per ora a disposizione c`è solo un milione e mezzo di euro, che consente di arrivare con i lavori a giugno 2016.
E la fine dei cantieri? A sentire operai e tecnici, non prima del 2019 (dovevano concludersi nel 2012), ma subito dopo partirà il restauro delle facciate di tutto il complesso. Tutti a parlare di rivoluzione nel mondo della cultura, di manager per i musei, di art bonus e privati che troveranno nuove forme di sostenibilità per il nostro patrimonio artistico.
Ma dei Nuovi Uffizi non parla quasi più nessuno. Eppure, bisognerebbe parlarne. Perché mancano soldi per completare i lavori, manca un cronoprogramma. Manca una data definita per quelli «Nuovi», che un tempo si dovevano chiamare «Grandi» e essere pronti 3 anni fa. Manca il nuovo accordo per ricevere i soldi dalla bigliettazione, dopo che quello Renzi-Bondi del 2010 è in scadenza («lo rinnoveremo entro il 2015» ha assicurato il sindaco Dario Nardella). Ma il cantiere non brilla per attività, oggi.
Le cose che mancano
Il dato però più pesante è che mancano ancora 45 milioni di euro terminare i lavori del più grande museo italiano, il più frequentato d`Italia. Una voragine, anche se dal Polo museale assicurano che c`è un impegno del ministro Franceschini a trovarli. Rifare gli Uffizi, o meglio i «Nuovi Uffizi», doveva costare 55 milioni (questo l`ammontare dell bando di gara dal consorzio capitanato da Ccc, colosso c000perativo emiliano, vinto con il maxi ribasso d`asta del 43,78%).
Comunque vada, prima del 2019 il cantiere interno agli Uffizi, per farli diventare «Nuovi», non si concluderà, si lasciano sfuggire operai e tecnici della ditta e della sovrintendenza. Si spera sia completato il secondo «scalone», quello di Levante, quello che consentirà davvero di poter aumentare l`affluenza al museo. E solo allora partirà, forse, il restauro delle facciate.
Ancora cantieri, per chissà quanto. E pensare che nel 1998 si era partiti dall`uscita, affidando il progetto a Isozaki: tutto fermo, da allora. I lavori al museo sono stati appaltati, ma nel 2006, bando di gara vinto dal consorzio Ccc. Ora operare la cooperativa Cmsa di Montecatini.
Impossibile sapere da loro date e stato dei cantieri. Rimandano tutto al responsabile, anzi alla responsabile, del progetto, passato da più persone - fuori dai ponteggi ci sono ancora le prime targhe con tutti i nominativi, figura ancora l`allora so- vrintendente Paolo Grifoni, ora sovrintendente regionale ma passata nel frattempo da Bologna, e Roberto Cecchi, dirigente del ministero ora in pensione -, da un commissariamento, entrato nelle inchieste della «cricca».
Ed ora nella mani della attuale sovrintendente del Polo museale (in fase di riforma) Alessandra Marino.

Lo stato dell'arte
Sui ponteggi, per una buona mezz`oretta, da piazza del Grano si vede solo un operaio e la gru che porta due sacchi di materiale. «Stanno lavorando nei soffitti» spiegano alcuni tecnici.
Agli operai si chiede se e come stanno andando i lavori: «Arrivassero i soldi da Roma... sennò si finisce nel 2020» sfugge ad uno. Un mese fa 10 operai interinali non hanno visto il contratto rinnovato.
«Sono fasi delle lavorazioni, complesse: l`azienda ci ha assicurato che i lavori vanno avanti» dice Marco Benati della Fillea Cgil. Ma è così? «Noi siamo sicuri che i lavori programmati sono finanziati fino al giugno 2016. E sono sicura che le rassicurazioni di Franceschini sul finanziamento del resto dei lavori sono reali» dice Marino.
Di certo, scritto nero su bianco, al momento però c`è solo il milione di euro che arriva dai biglietti dello stesso Polo per il 2015, in forza dell`accordo tra il ministro Bondi e il sindaco Renzi del 2010 (accordo partito con un fondo da 3 milioni, poi le risorse sono state dirottate per due terzi su Palazzo Vecchio).
«Arriverà anche mezzo milione dei fondi finanziati nel 2013» aggiunge Marino. Peccato che, come ammette la stessa sovrintendente, quei fondi sono stati «rimodulati», e da 15 milioni sono passati a 8, nel silenzio totale: ne sono arrivati 7,5, manca la differenza. Lo certifica la Corte dei conti a fine 2014.
 
I fondi da Roma
Per questo il dubbio nasce: ma i lavori sono in fase di stanca o no? «No - giura la sovrintendente - Dal 2011 ad oggi abbiamo aperto 57 nuove sale, ristrutturato circa goo metri quadri di galleria storica, abbiamo inserito nuovi impianti e nuova illuminazione e sistemi di sicurezza di ultima generazione. Di lavoro ne è stato fatto».
C`è poi un problema oggettivo: se si fossero chiusi gli Uffizi, il «cronoprogramma», cioè lo scadenzario dell`avanzamento lavori, avrebbe riguardato solo le esigenze vere delle varie fasi di cantiere. Lo hanno fatto al Rex ad Amsterdam, chiuso io anni. Invece gli Uffizi sono rimasti sempre aperti: far convivere operai e martelli pneumatici (e restauratori) è più complicato che chiudere e fare tutto in libertà. Oltre che più costoso: «II trasferimento delle opere da una sala all`altro, via via che i cantieri si spostano, è molto oneroso. Inoltre in questi anni - ricorda Marino con i finanziamenti per i Nuovi Uffizi abbiamo dovuto poi fare fronte a situazioni di emergenza: sono stati necessari lavori di consolidamento, per esempio al terzo corridoio, allo scalone lorenese.
Abbiamo dovuto affrontare gli avvallamenti della sala della Niobe, per non parlare degli interventi necessari a ripristinare le coperture dopo eventi meteorologici».
 
Una fine incognita
Sono queste le ragioni che impediscono a Marino di fornire la «dead line» per la fine dei lavori. Non si sbilancia, non si vuole sbilanciare, non si può sbilanciare: perché se nelle ultime sale che verranno ristrutturate si trovassero reperti archeologici, salta qualunque programma.
«Ma - si inalbera, alza la voce e quasi si sfoga Marino - non si vuole capire, non si sottolinea che si fanno interventi che non si faranno per altri loo anni. Si scoprono reperti archeologici eccezionali. Guardiamo alla qualità delle opere e di cosa ci resta. L`importante è cercare di fare in modo che si abbia il meglio».
Con buona pace del cronoprogramma: ma forse nel 2019 (o nel 2020, comunque con i ponteggi per rifare le facciate) avremo i «Nuovi Uffizi» promessi nel 2006: «Raddoppierà la superficie espositiva, passando da 5.400 a oltre 12.000 metri quadrati, ed aumenterà il numero delle opere esposte dalle attuali 1.220 ad oltre 2.000». Intanto agli Uffizi arriverà un manager, mentre Marino è in pole per andare a dirigere la Reggia di Caserta.
Ma i cantieri, andranno sotto al manager? No, resteranno in capo alla sovrintendenza, prevede la riforma. Finora sono stati spesi, per certo, i 28 milioni dell`appalto, i 6 di costi aggiuntivi, i 9 dall`accordo Bondi-Renzi, gli 8 del finanziamento speciale. Di quanto si sia speso durante la fase commissariale, non si hanno certezze.
La vicenda
Tempi Nel 1998 l`affidamento dei lavori per la nuova uscita degli Uffizi all`architetto Arata Isozaki Nel 1997 però l`allora ministro Veltroni annuncia che in tre anni si avranno i «Grandi Uffizi» Nel 2004 il ministro Urbani firma il progetto esecutivo e annuncia che la nuova galleria sarà pronta nel 2007.1 lavori partono nel 2006, dovevano finire nel 2012
Costi La gara d`appalto viene vinta nel 2006 dal consorzio Ccc con un maxiribasso d`asta del 43,78%. Lo stanziamento iniziale era di 55 milioni Ad oggi è impossibile sapere quanto sia stato speso Ma per finire i lavori servono 45 milioni

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