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14.06.13 "In presidio davanti allo stabilimento più importante, quello tarantino di Laterza, i lavoratori della Natuzzi scioperano e chiedono risposte al patron del divano italiano, che del made in Iltaly rischia di conservare solo il nome o la sede centrale. l timore dei sindacati, che da due giorni hanno alzato i toni dello scontro con l'azienda è che il processo di internazionalizzazione, avviato ormai da anni, si trasformi nella definitiva delocalizzazione della produzione." Così racconta per l'Unità Giuseppe Vespo, che intervista Silvano Penna, segretario generale Fillea Puglia.

Un rischio reale da metà ottobre, quando scadrà l'ultima tranche aperta di cassa integrazione straordinaria e i 1.900 esuberi dichiarati potrebbero diventare disoccupati. Un colpo atroce per un'area - tra la Puglia e la Basilicata - che già soffre i problemi dell'Ilva, di una crisi inarrestabile, e che ha perso nel settore del mobile e del salotto oltre sei mila posti in cinque anni.

In piedi c'è un accordo di programma con la Regione Puglia per rilanciare il comparto, aziende dell'indotto comprese. Ma a sentire i sindacati - Cgil, Cisl e Uil - Natuzzi non vorrebbe saperne di parlare di piano di sistema.
Gli esuberi interesserebbero tre dei sei stabilimenti del gruppo, che si trovano a Ginosa e Laterza nel Tarantino, a Santeramo nel Barese e a Matera, uno dei quali è già chiuso. Al momento gli operai in attività, secondo la Cgil, sono non più di 1.300 sui 2.700 complessivi. Tra questi ce ne sono alcuni che non vengono toccati dalla cassa integrazione, altri che fanno turni più o meno regolari e altri ancora che lavorano solo una o due settimane al mese.

CASSINTEGRATI SCELTI

La selezione sarebbe il frutto dell'ultimo accordo sulla cigs firmato ormai due anni fa con l'azienda.

Silvano Penna, della Fillea Cgil, ricorda come in quell'occasione il patron Pasquale Natuzzi abbia imposto la scelta dei dipendenti non interessati dalla «cassa  sulla base di criteri di produttività decisi dallo staff dirigenziale del gruppo.
«Accettammo solo perché l'azienda si era impegnata a riassorbire i lavoratori ssclusi con il lancio di nuove linee di produzione». Invece nulla: Qui disegnano i nuovi prodotti che poi producono in Romania o altrove. Adesso - continua il sindacalista - vengono a dirci che le commesse calano anche perché gli stabilimenti sono poco produttivi».
I sindacati chiedono innanzitutto che l'azienda faccia domanda per ottenere nuova cigs, poi «continueremo a fare pressioni sulla Regione ma chiediamo anche un intervento ministeriale.»

In serata i rappresentanti dei lavoratori sono stati convocati in un incontro con i dirigenti degli stabilimenti. Nelle prossime ore decideremo come proseguire la mobilitazione. Che per ora prevede uno sciopero di tutti i dipendenti per il 28 giugno e una manifestazione a Bari davanti lla Prefettura pugliese.

L'obiettivo è cambiare quello che la Cisl definisce «un atteggiamento padronale inaccettabile»: Natuzzi vuole «scaricare sui lavoratori e sui indacati responsabilità ascrivibili al solo tentativo malcelato di delocalizzare le stesse produzioni in Brasile piuttosto che in India, in Cina e in Romania con la conseguente soppressione degli attuali siti pugliesi e lucani».

 

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