04.09.13 "A Roma, ma non solo a Roma, é ricordato come il capo indiscusso dei lavoratori edili, protagonista di memorabili battaglie contro la speculazione fondiaria ed edilizia, ma anche come partigiano, condannato a 17 anni di carcere dal regime di Mussolini. É Claudio Cianca nipote, tra l'altro, di Alberto Cianca, già direttore de "Il Mondo", di Giovanni Amendola. E il 4 settembre Claudio Cianca compie 100 anni, festeggiato da amici e compagni che gli fanno tanti auguri affettuosi." Così racconta Bruno Ugolini oggi sull'Unità, ed è con il suo articolo e con i brani del libro "il mio viaggio fortunoso" che mandiamo a Claudio un abbraccio fortissimo. Buon compleanno!
 
 
L'ARTICOLO DI BRUNO UGOLINI
A Roma, ma non solo a Roma, é ricordato come il capo indiscusso dei lavoratori edili  protagonista di memorabili battaglie contro la speculazione fondiaria ed edilizia, ma anche come partigiano, condannato a 17 anni di carcere dal regime di Mussolini. É Claudio Cianca nipote, tra l'altro, di Alberto Cianca, già direttore de "Il Mondo", di Giovanni Amendola. E il 4 settembre Claudio Cianca compie 100 anni, festeggiato da amici e compagni che gli fanno tanti auguri affettuosi.
La storia della sua intensa vita é racchiusa in un libro di Giuseppe Sircana "Il mio viaggio fortunoso" (Ediesse). Un viaggio cominciato nella Resistenza, proseguito nella Cgil come segretario della Camera del Lavoro di Roma e segretario generale della Fillea, nonché consigliere comunale in Campidoglio.  É parlamentare del Pci dal 1953 al 1972 e dal 1970 al 1985 presidente della Filef, la Federazione italiana lavoratori emigranti e famiglie. Nel libro sono riportati alcuni episodi. Come quando nel 1924, poco dopo il delitto Matteotti, scopre l’anarchia. Racconta: “Mi colpì l’affermazione di Bakunin secondo cui la libertà senza socialismo è privilegio, ingiustizia e il socialismo senza libertà è schiavitù, tirannia”.
E sempre nel libro sono raccolte le vive testimonianze della sua attività sindacale, quando teneva i  “comizi volanti” nei cantieri : “Mi facevano sedere in mezzo a loro, sui mucchi di mattoni:  io li mettevo al corrente della preparazione degli scioperi, delle trattative per i contratti e ascoltavo i loro problemi. Poi parlavo con l'altoparlante montato sulla macchina".  Ricorda come il momento più bello della sua lunga e intensa vita pubblica il Congresso della Cgil,  nel 1945 a Napoli, di cui resta forse l’ultimo testimone: “fu una cosa davvero commovente, perché ci sentivamo lavoratori consapevoli della propria forza, non più sudditi ma cittadini che partecipavano alla costruzione di una democrazia.” 
Bruno Ugolini