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09.07.14 "Caporalato nei cantieri per la terza corsia dell`autostrada A14, il tribunale di Pesaro condanna due persone per estorsione a due anni e mezzo di reclusione. Il 49enne Vincenzo Sammartino ed il 54enne Pasquale del Villano, entrambi di San Cipriano D`Aversa (caserta) chiedevano cifre consistenti per "concedere" il lavoro nei cantieri." Così il racconto del Messaggero di oggi, che prosegue "In alcuni casi si facevano consegnare anche più dello stipendio: a tre operai sono stati chiesti dai 500 ai 700 euro su stipendi di poco superiori ai mille. Il caso era stato denunciato dalla Fillea Cgil di Pesaro, che si era anche costituita parte civile, assistita dall`avvocato Nicola Ciacci di Fano.

E proprio i dirigenti del sindacato sono stati decisivi nella conclusione della vicenda, mentre sono state fondamentali le testimonianze dei tre lavoratori vessati che hanno inchiodato alle loro responsabilità i due caporali. Che ora, dovranno versare anche un risarcimento di 1000 euro proprio al sindacato. Risarcimento che la Cgil ha annunciato sarà devoluto all`associazione Libera di Don Ciotti.
"La vicenda, indacale e giudiziaria, - commenta la segretario Simona Ricci - uno dei pochi casi in Italia nei quali un Sindacato si è costituito come parte civile in un caso di sfruttamento e di caporalato, è la testimonianza di quanto sia decisivo, per tutti gli attori sociali ed istituzionali, vigilare per prevenire ogni infiltrazione della criminalità organizzata nel sistema degli appalti del nostro territorio, non solo nelle grandi opere pubbliche come in questo caso, ma in tutte quelle attività nelle quali l`illegalità diffusa incrocia un lavoro sempre più sotto ricatto ed indebolito, nei diritti e nella dignità. Anche per questo, aver fatto valere il senso dello Statuto fondativo della Cgil laddove è contenuto l`impegno del Sindacato per tutelare l`integrità e la dignità del lavoro assume, anche con questa sentenza, un valore particolare. Un ringraziamento particolare va ai tre lavoratori vittime dell`estorsione che, con grande coraggio, hanno testimoniato nel processo e ai sindacalisti della Fillea Cgil provinciale che hanno svolto con coscienza e fino in fondo il loro difficile mestiere». Il segretario Fillea Vertenzi è tra coloro che denunciarono la vicenda, nel 2011: «Scoprimmo - racconta Vertenzi - che il datore di lavoro pagava i dipendenti e si faceva poi ridare più della metà. Su 1000 euro, i lavoratori dovevano ridarne 700 al "caporale", anzi, ai caporali. Ma oltre a lasciarli con una paga da fame, li costringevano anche a pagarsi le spese per l`albergo per tutto il periodo di lavoro nel cantiere. E i dipendenti non potevano far altro che sottostare a queste vessazioni. Quando non si ha un lavoro e si ha bisogno di mangiare, si è disposti a sopportare di tutto». La difesa ha comunque preannunciato ricorso in corte Appello avverso alla sentenza.

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