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03.11.14 "L'impietosa analisi certificata dalla Svimez con il Rapporto 2014, conferma in maniera inequivocabile la grave crisi che da cinque anni sta falcidiando l'intero settore delle costruzioni nel Mezzogiorno ed in Campania. Dentro un quadro di desertificazione produttiva ed industriale, con tutti gli indicatori socio-economici di segno negativo, che trovano in Campania riscontri preoccupanti, ai limiti di una rottura sociale e democratica." E' quanto afferma Giovanni Sannino, segretario generale della Fillea Campania, commentando il rapporto Svimez, presentato nei giorni scorsi.
Prosegue Sannino "La fotografia che fa la Svimez, testimonia ancora di più,  e vale per il Mezzogiorno come per l'intero Paese, quanto siano sbagliate e pericolose soluzioni e ricette propugnate dall'attuale Governo secondo il quale basta ridurre un "po' di diritti", camuffate come  riforme, e mettere un "po' di soldi" nelle tasche delle persone, per uscire dalla crisi e far ripartire il Paese. Ricette e soluzioni contro cui continueremo a batterci per affermare un'altra linea e idea di sviluppo.
La verità è che i problemi veri sono quelli legati al dualismo nord-sud, ai divari  tra aree deboli e aree forti, causa ed effetto della crisi, alla fragilità del territorio e al deficit infrastrutturale, all'assenza di qualsiasi politica industriale, al crollo degli investimenti (e non certamente a causa dell'Articolo 18),  ad una pervasività della criminalità organizzata, mafia, 'ndrangheta, camorra, sacra corona unita, nel tessuto imprenditoriale e finanziario, contrastata a corrente alternata, ad un'inefficienza della P.A.
Si è di fronte al palese fallimento delle politiche di rigore (a senso unico), di austerità, di esclusivo controllo dei conti, caratterizzata da logiche e finalità della finanza.
Il quinto anno di crisi ci consegna, nel Mezzogiorno, un settore piegato su stesso:
- nel 2013 il valore aggiunto del settore è ulteriormente sceso del 9.6% rispetto al 2012, accumulando in tutti gli anni della crisi una perdita secca del 35%;
- gli investimenti in edilizia sono stati ridotti dell'8.5%;
- l'occupazione è calata del 13.6% (quasi il doppio rispetto al Centro-Nord), nei cinque anni la perdita è salita al 33%;
- il volume di opere pubbliche è stato 20 miliardi di euro nel 2013, meno 6.6% rispetto al 2012, ad oggi la perdita complessiva è pari al 38%;
- il Partenariato Pubblico-Privato non è riuscito a compensare il calo dell'intervento pubblico;
In questo scenario si colloca la Campania.
Il Report  luglio 2014 della Fillea, sviluppato sui dati delle cinque Casse Edili della Campania, non si discosta dai dati della Svimez. Solo alcuni indicatori specifici, su tutti:
- 35.670 lavoratori attivi in meno, che non hanno trovato ad oggi lavoro compensativo;
- 243.778.000 di Euro di salario non prodotto con ricadute pesanti sulle perone e sulle comunità, a proposito di consumi;
- 34.276.000 ore non lavorate;
- poco più di 2000 aziende letteralmente scomparse dal settore, inghiottite dalla crisi, ma anche dall'usura e dalla camorra;
Rispetto a questa situazione non si può che alzarsi forte la richiesta di interventi anticiclici nel breve, medio e lungo periodo da parte del Governo e dalla Regione Campania.
Un Piano del lavoro in edilizia che sappia rispondere all'emergenza realizzando e completando le opere programmate, dall'Agenda 2007-2013, ai 19 Grandi Progetti, ma soprattutto ad una diffusa cantierizzazione di piccole e medie opere di riqualificazione a partire dai progetti di cui alla Delibera cd di accelerazione della spesa.
L'opzione della sostenibilità che la Fillea ha fatto sua, trova conferma nell'individuazione delle linee di sviluppo comprese nel rapporto Svimez, sul versante della rigenerazione urbana, su scuole e patrimonio abitativo, accompagnata da un piano di intervento pubblico sulla difesa del territorio e gli assetti idrogeologici,  la logistica, con il completamento delle infrastrutture in fieri e quelle da realizzare come la Napoli-Bari, la valorizzazione del grande patrimonio archeologico - culturale da Pompei alla Reggia di Caserta, ai Campi Flegrei.
Tutto ciò è possibile ed è giusto farlo.
Sapendo che non tutto va delegato alle risorse comunitarie del ciclo 2014-2020, che vanno ritenute addizionali e non sostitutive, che rimane centrale il ruolo dell'intervento pubblico nel Mezzogiorno, come in Campania, senza ulteriori indugi."

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