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Genovesi: se confermate le notizie sul decreto del governo in materia di bonus edili, saremmo di fronte ad un gravissimo colpo di mano che brucia 25 mila posti di lavoro e si accanisce contro i più deboli.

Per dire basta stragi sul lavoro, l'Assemblea nazionale Rls - Rsu di Cgil e Uil proclama per l'11 aprile lo sciopero di 4 ore, per gli edili di 8 ore. Il volantone con le nostre proposte ed il video dell'evento.
L’assemblea

Fillea e Feneal: dal governo registriamo solo chiusure e propaganda, mobilitazione confermata, per edili è sciopero di 8 ore. Rassegna stampa e approfondimento di Sky con Genovesi e Brancaccio    

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08.07.16 "La prossima tornata contrattuale non è matura per processi di nazionalizzazione del bilateralismo, ma lo deve essere per  tenere insieme tutti i pezzi del sistema." E' quanto ha affermato Dario Boni chiudendo il dibattito sugli enti bilaterali che si è svolto ieri mattina nell'ambito delle Giornate Nazionali della Bilateralità Edile. Di seguito l'intero intervento

 

Testo delle conclusioni di Dario Boni al dibattito della mattina del 7 luglio Giornate Nazionali della Bilateralità Edile

Vedi il programma >>

 

A me il compito di concludere questa seconda sessione di lavori dedicata alle prospettive di gestione della bilateralità e del welfare integrativo nel nostro settore. Gli interessanti interventi di questa intensa mattinata ci hanno regalato un quadro tecnico che ci consente di capire dove siamo, cosa facciamo, cosa dobbiamo fare. Molte le incertezze ancora sul dove vogliamo andare. Servirà certamente il nuovo contratto nazionale ad indicarci la strada, ad orientare il navigatore satellitare del nostro bilateralismo. Dipende molto anche da come lo impostiamo.

Non è la stessa cosa se scegliamo il percorso piu’ veloce, quello più breve oppure quello senza strade sterrate, o ancora quello dove non si paga il pedaggio. Certamente quando tutti i viaggiatori vogliono fare gli autisti, capita spesso di litigare sul percorso migliore.

Oggi siamo a questo punto. L’aggravante è esserci arrivati dopo che l’ultimo rinnovo contrattuale aveva impartito coordinate chiare e precise, sul bilateralismo e sulla sua riorganizzazione. La crisi ci aveva portato in quella condizione.  Nascondersi oggi ancora dietro la crisi per giustificare e giustificarsi della mancata messa in sicurezza del sistema è un’offesa alla nostra intelligenza. Pochi piani industriali, assenza totale dei tavoli di coordinamento regionali, pochissimi contratti integrativi rinnovati.

Il nostro bilateralismo è figlio della contrattazione. Se non si rinnovano i contratti manca il motore per fare andare avanti la macchina.  Non si contratta negli enti, gli enti sono strumenti per rendere attuative le decisioni delle parti sociali. Gli organismi bilaterali per assolvere alla propria funzione devono essere sedi istituzionali attuative del dialogo tra le parti sociali, non possono essere la stessa sede decisionale. L’esperienza bilaterale dell’edilizia ci insegna che per sua natura la bilateralità deve essere distinta da contrapposizioni di interesse e da ricadute conflittuali. Il dialogo tra le parti sociali invece deve avere come base il principio solidaristico e cooperativo della mutualità per fornire servizi e assistenze. La localizzazione e il decentramento sul territorio delle agibilità, per essere vicini a imprese e lavoratori, per intervenire su bisogni e sussidiarietà.

Decentramento e agibilita' non si devono coniugare con l'autosufficienza, con la ricerca spasmodica di una sostenibilità fine al proprio autoreferenzialismo. Decentramento e agibilità, quindi vicini alle imprese e ai lavoratori, quindi vicini al lavoro, si devono coniugare con efficienza ed efficacia, con responsabilità.

La responsabilita' e' il peso di una storia, la nostra, quella di un sistema che fa del welfare contrattuale una parte del suo presente e che ne fara' anche una parte del suo futuro. Una storia che ha radici profonde dall'Unita' d'Italia, vedi le societa' di mutuo soccorso, per arrivare al ventennio fascista che stronca il mutuo aiuto, stronca la contrattazione e la rappresentanza, per sostitUirlo con istituti di protezione sociali, assumendone il controllo e destinandone le risorse per fini bellici. Poi dalla Carta costituzionale agli anni 90. Nascono i sistemi paritetici basati sulla rappresentanza, erogatori se vogliamo anche imperfetti di integrazioni o coperture di vuoti del sistema sociale pubblico. Ed ecco i primi organismi bilaterali dell'edilizia e dell'agricoltura, seguiti poi da quelli dell'artigianato.

Era il 1919 quando il Collegio dei Capimastri e l'Associazione Mutua Miglioramento Muratori, Badilanti, Manovali e Garzoni, costitui' la prima Cassa Edile, quella della provincia di Milano. L'Accordo, a seguito della lotta dei lavoratori edili, che chiedevano accantonamenti economici per far fronte alle giornate di disoccupazione e per sostenere i famigliari delle vittime di infortuni nei cantieri.

Quanta storia, ma quanta attualita' ancora. Poi qualche cassa apre e chiude sotto la dittatura fascista, ed ecco dopo la stipula del primo contratto nazionale  di categoria, nel 1959, le casse edili vengono riconosciute come parte integrante del contratto.

Poi il sistema decolla, si perfeziona, la contrattazione locale negli anni sessanta e settanta  ne ampia le funzioni, nascono gli enti scuola per la formazione professionale  e i comitati paritetici territoriali. Non volevo annoiarvi con già conosciuti cenni storici. Il fine era quello di delineare il percorso a tappe che oggi ci ha portato qui, forse a costruire il nuovo agognato sistema bilaterale delle costruzioni, forse solo a riorganizzare i nostri enti.  Dipenderà dalle scelte che le parti sociali vorranno compiere. Il percorso, le tappe, i cardini, le linee che a mio modesto avviso devono caratterizzare la nostra evoluzione bilaterale.

La contrattazione nazionale, per mettere a sistema, per consolidare le esperienze maturate. La contrattazione regionale o circoscrizionale, per attuare il Ccnl e per rispondere alle esigenze e alle priorità del territorio. 

Preservare la funzione e la mission del sistema dei nostri enti: regolarità, formazione, sicurezza sul lavoro, mutualità. Uniformità e universalità. I riferimenti contrattuali devono essere configurati per un futuro che colmi le disomogeneità, si arricchisca di uguaglianze, di inclusività, di legalità, di regolarità.

In ultimo l'assetto funzionale ed organico, logistico e gestionale, realizzato attraverso un'alleanza complessiva tra imprese e lavoratori, tra associazioni di impresa e sindacati. Ecco, con questi presupposti si puo' pensare ad un nuovo sistema bilaterale delle costruzioni, fatto di condivisione, di obbiettivi, che rafforzi le sue funzioni storiche e le preservi dal rischio di cancellazione, ma nello stesso tempo che parli ad un settore trasformato.

Tutti gli indicatori normalmente valutati dai principali istituti di ricerca stanno prospettando in tempi vicino il superamento della lunga r gravissima crisi del settore delle costruzioni. Già a quest'anno, infatti in considerazione del particolare fermento del mercato del recupero e del rinnovo, esso seppur timidamente torna a svolgere il suo tradizionale ruoli propulsivo dello sviluppo. Certo è, che dopo questa crisi il settore non esce indenne,  ed assume un assetto molto diverso, avendo subito nel corso di questi anni una così radicale trasformazione, dai tratti ormai irreversibili, tale da averso sostanzialmente dimezzato nei suoi numeri fondamentali.

  • NEL SETTORE DELLE COSTRUZIONI GLI OCCUPATI SONO 1.374.000 AL 2015, IL 6,1%DEGLI OCCUPATI IN TOTALE.  
  • NEL 2014 ERANO IL 6,5% DEL TOTALE. NEL 2015 I RAPPORTI DI LAVORO A TEMPO INDETERMINATO SONO PARI AL 55,4%.
  • IL LAVORO AUTONOMO E’ PARI AL 36,1%, IL RESTO E’ MARGINALE.
  • I SALARI SONO I PIU’ BASSI DEL SETTORE NEL 2015.
  • LA MEDIA NEL CEMENTO E’ 1.566€, GLI STUDI PROFESSIONALI SONO A 1.448€, I LATERIZI A 1.425€, I LAPIDEI A 1319€, INFINE I LAVORATORI EDILI A 1.309€.

Nessuna riforma del mercato del lavoro ha portato nuovi posti in edilizia, stabilità o incrementi salariali. Anche la normativa legislativa, non ultima il nuovo codice degli appalti, che è stata concepita prevalentemente per disciplinare la regolarità contributiva, la correttezza degli appalti, la qualità del prodotto, la formazione e la sicurezza, utile a favorire, in definitiva, la sua salda strutturazione, non è però mai riuscita a proteggerlo efficacemente dalla penetrazione delle tante forme di illegalità e dalla corruzione, dalla concorrenza sleale e, sopratutto, dalla destabilizzante invasione delle imprese marginali e anomale, con conseguente uso abnorme di lavoro nero e grigio. 

Abuso del distacco, voucher, mancata applicazione del contratto edile, falso lavoro autonomo, subappalto indiscriminato, completano il quadro. Per tutti questi motivi, la crisi ha falcidiato le imprese regolari ed ha provocato la destrutturazione del settore,  consentendo che nei cantieri potesse entrare, senza filtri, in modo incontrollato ed in spregio di tutte le spinte oppositore, soggetti non certificati come edili, per svolgere attività essenzialmente edili.

Ciò considerando, se da un lato i dati riferiti al settore rilevati dal sistema bilaterale, lo hanno configurato come sostanzialmente dimezzato,  gli stessi risultano inesatti per difetto, se fossero certificate le effettive presenze nel cantiere di coloro che vi lavorano. Ci siamo esercitati nella contrattazione scorsa a consolidare la regolamentazione del lavoro edile, pensiamo all'Ape e alla responsabilità in solido, ma abbiamo dovuto affrontare il non facile compito di concordare soluzioni utili alla messa in sicurezza della bilateralità, su cui la nostra contrattazione ha basato grande parte della propria storia, come visto in precedenza.

L'esito della contrattazione nazionale è noto, ed è noto anche che esso è il risultato conseguito sulla base degli equilibri possibili.

Sistema bilaterale contrattuale: occorre risolverne i limiti o nella maggior parte dei casi sarà condannato ad autoalimentarsi soltanto delle proprie debolezze. Dare stabilità e futuro al nostro sistema, quindi ottenere una diminuzione dei costi complessivi della bilateralità per confermare, invece, prestazioni e servizi ai lavoratori e alle imprese. 

Le riforme del lavoro ed il progressivo indebolimento degli strumenti a presidio della legalità e trasparenza del mercato, in un contesto dove infortuni sul lavoro e morti aumentano, rendono ancor più necessaria, per un settore come il nostro, una contrattazione vicina ai bisogni e compatibile con le evoluzioni del mercato, in quanto questi temi non possono restare esclusi dalla riflessione sull'azione contrattuale e quindi anche bilaterale.

Per questo, l'applicazione del Durc per congruità, il rafforzamento della responsabilità in solido, la lotta all'elusione contributiva, sono essenziali per garantire legalità e trasparenza.  Su queste tematiche, il nostro bilateralismo ha svolto e deve continuare a svolgere un ruolo da protagonista. Tutto ciò non può essere messo in discussione da incapacità di leggere il contesto, condizionati da localizzi e personalismi, rimanendo ancorati ad un sistema che per essere efficiente ed efficace, per essere moderno, deve rinnovarsi.

In questo quadro, la prossima tornata contrattuale non è matura per processi di nazionalizzazione del bilateralismo, ma lo deve essere per  tenere insieme tutti i pezzi del sistema. Il sistema appunto, la pariteticità, una risorsa, non un limite. 

Le nuove frontiere del welfare edile passano attraverso la previdenza complementare, il fondo pensione anticipata, un auspicato fondo sanitario, lo sviluppo della formazione verso la nuova edilizia sostenibile, la ricollocazione e riqualificazione dei lavoratori, l'inclusione nel sistema dei lavoratori a partita IVA, dalla sorveglianza sanitaria all'implementazione del ruolo dei CPT e degli RLST, troppi ancora i morti sul lavoro, troppi gli infortuni e le malattie professionali.

Chiudo da dove avevo iniziato. Impostiamo il navigatore satellitare del nostro sistema bilaterale insieme. Il punto di partenza deve essere il dialogo, anche aspro, ma che diventi confronto costruttivo, che produca risultati, non parole. Il principio collaborativo e cooperativo farà nascere intese, farà emergere interessi comuni, sicuramente favorevoli alle imprese ed ai lavoratori.C'e' bisogno di grande responsabilità rispetto le scelte che si dovranno fare. C'e' bisogno di ricostruire reti e rapporti tra tutti i soggetti coinvolti, c'e' bisogno di ripensare alle dinamiche relazionali perché si mettano al centro gli interessi delle imprese e dei lavoratori. C'e' bisogno di coesione e condivisione degli obbiettivi, per trovare la strada.

 

Se impostiamo cosi' il percorso, il nostro navigatore non potrà che pronunciare le parole “arrivo a destinazione”. Diversamente aspettiamoci solo la parola “ricalcolo”.

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