Non è con la deregolamentazione del sistema e delle norme, mascherata da sburocratizzazione, che si risolvono le questioni.
Se in Italia le normative europee sono corredate da norme rafforzative è a causa delle distorsioni esistenti e radicate e non è cancellando gli sforzi di tanti anni che risolveremo il problema.
Queste morti facciano riflettere il governo e le istituzioni, le prefetture aprano tavoli di verifica con le parti sociali del settore e gli organi ispettivi, il governo appronti misure urgenti di contrasto e di controllo, si lavori sul sistema sanzionatorio e su norme anti elusione, si metta mano al sistema di aggiudicazione.
Ora diamo gambe al contratto, alle ragioni di questa assemblea, il CCNL edilizia Ance- Coop siglato il 1° luglio. 17 mesi di trattative, il primo incontro risale al 13 dicembre 2012.
Se dovessi trarre un prima considerazione su una trattativa così lunga e difficile, è inevitabile non riflettere su come, rispetto alla piattaforma sottoposta alle controparti, cambino le situazioni e le condizioni che hanno portato alla costruzione del documento.
La crisi in tutto ciò ha giocato un ruolo determinante.
Dal 2008 ad oggi registriamo meno 55.000 imprese iscritte in cassa edile, oltre il 55% di ore lavorate in meno, conseguentemente meno 46% di operai iscritti, pari a 360.000 lavoratori che hanno perso l’occupazione.
Se prendiamo in esame il periodo ott 2012- giugno 2013 e lo raffrontiamo al periodo ott 2013 – giugno 2014, abbiamo meno 10% su ore lavorate e operai e meno 9% su imprese e massa salari.
E’ in questo contesto che si colloca il contratto, con questo scenario abbiamo fatto i conti, oltre ad avere di fronte una controparte, l’Ance, per la prima volta seduta ai tavoli con il sistema cooperativo, ma nello stesso tempo frammentata, divisa nella sua delegazione, non rappresentativa, con una visione condizionata dai localismi che la caratterizzano e la influenzano, perdendo di vista il filo conduttore che si impone ad una trattativa di questo genere, la visione nazionale.
Feneal, Filca e Fillea invece, nonostante le diversità e i momenti di crisi, inevitabili soprattutto quando le tensioni e la durata del confronto sono come quelle che abbiamo vissuto, hanno dimostrato di volere camminare insieme, ce lo hanno chiesto i quadri e i delegati nei momenti difficili, lo hanno fortemente voluto le strutture nazionali superando e mediando le differenze.
Nei contenuti, non mi piace usare eufemismi che richiamano luoghi comuni, tipo vedere il bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno.
Dicevo della crisi, che continua a colpire tutto il settore delle costruzioni:
il cemento continua a registrare cali produttivi, è previsto un – 8% nel 2014
il legno perde quasi 7.000 addetti
nei laterizi siamo a – 15% di capacità produttività
i lapidei recuperano i parametri ante crisi, ma a questo miglioramento non segue una crescita dei posti di lavoro.
Continua il calo dell’occupazione nelle costruzioni dunque, aumenta il lavoro precario e irregolare, il sotto inquadramento, crescono ancora le partite iva.
Nonostante i proclami dei tanti governi che si sono succeduti, compreso l’ultimo, per rilanciare l’edilizia si fa poco.
Quasi 4 miliardi di risorse per il settore, alcune centinaia di milioni di € destinati effettivamente alla spesa sino al 2016.
Sbloccate alcune importanti opere, bene, ma non è sufficiente, specie se le risorse sono collegate temporalmente alla partenza effettiva, quasi fosse responsabilità di chissà quali soggetti, certo non lavoratori e imprese, la lentezza delle procedure.
Anche i provvedimenti destinati all’edilizia privata presentano molti dubbi e incertezze.
Forme di agevolazione non accessibili a tutti, spesso con concessioni che potrebbero andare a scapito della regolarità; sarebbe stato meglio prorogare i bonus sulle ristrutturazioni e il risparmio energetico, magari abbattendo il tempo di restituzione degli sgravi da 10 a 5 anni.
Nessuna prospettiva di allentamento del patto di stabilità, assenza di progettazione sul rilancio delle aree urbane, poca voglia di spingere sulle energie rinnovabili, parole d’ordine semplificare, evaporare vedi DURC, sburocratizzare.
Non possiamo non essere allarmati da tutto ciò. Troppe parole, pochi fatti, non c’è piu’ tempo.
In questo quadro, tornando al contratto, il ragionamento era: avere o non avere un contratto, un contratto per 800.000 lavoratori. Avere un ulteriore strumento per affrontare la crisi e le difficoltà del lavoro in edilizia, o non averlo.
Questo compito non è della politica, è nostro.
Nel 2010, siamo riusciti a rinnovare per tempo tutti i ccnl, senza un’ora di sciopero e, soprattutto, senza deroghe sulla struttura contrattuale, senza cedimenti sulle flessibilità nel governo del Mdl.
La stagione di contrattazione di secondo livello che ne è seguita è stata segnata da un carattere prettamente difensivo imposto da una crisi che si faceva sempre più devastante. Non tutti i territori hanno rinnovato il contratto provinciale.
Il CCNL resta per noi lo strumento primario per la difesa delle retribuzioni e dei diritti fondamentali.
Soprattutto in questa fase, abbiamo la necessità di un processo di ridefinizione degli ambiti di riferimento della contrattazione territoriale per adeguarli alle mutate condizioni del mercato e del settore. Tali processi richiedono infatti da subito percorsi di progressiva armonizzazione delle prestazioni e delle strumentazioni contrattuali territoriali, che accompagnino e anticipino il necessario progetto di riorganizzazione del sistema bilaterale e contrattuale, se vogliamo incidere nelle dinamiche salariali e del mercato.
I gruppi dirigenti, i lavoratori, protagonisti di questa stagione, non dimentichiamo le lo sciopero e le grandi manifestazioni del 13 dicembre 2013 di Milano, Roma, Napoli e Palermo, dopo la rottura del 21 novembre, e ricordiamo anche in sintesi i punti che ci avevano portato a quella decisione, cioè zero salario, cancellazione sostanziale dell’Ape, tagli alla bilateralità e alle prestazioni, dicevo i lavoratori e gruppi dirigenti ci hanno detto fate il contratto, la crisi i grandi cambiamenti che ha prodotto e produce, vanno affrontati, non subiti.
Ora entriamo nel merito.
Salario: i 40€al 1° livello in due tranches, saranno 660€ di aumento a fine contratto e gli 8 € mensili sulla previdenza complementare per tutti i lavoratori edili, impiegati ed operai, iscritti e non iscritti al fondo.
Fondo 0,10% della retribuzione, destinato a finanziare processi legati al pre pensionamento
Elemento variabile della retribuzione, fissato il tetto al 4% dei minimi salariali, effetti dal 1° luglio 2015.
A questo proposito confermati i due livelli di contrattazione, nazionale e territoriale, quindi via ai territori e alle piattaforme rivendicative per trattare dal 1° gennaio 2015.
Trasferta, sei mesi di tempo per scrivere regole nuove, che tengano conto dell’evoluzione del lavoro edile, sempre maggiori sono i lavoratori coinvolti in attività fuori provincia e fuori regione, con imprese che sfruttano l’attuale sistema per eludere e non dichiarare correttamente la posizione del lavoratore e gli adempimenti presso le casse edili.
Anzianità professionale edile: non è passata la richiesta Ance/Coop di elevare a 3200 ore il tetto per il pagamento, nei fatti voleva dire che pochissimi avrebbero preso il premio.
Nasce un nuovo meccanismo che però continua a tenere ferme le 2100 ore. Un fondo nazionale dove tutte le casse edili faranno affluire le risorse e collegato a banche dati che registreranno le ore del lavoratore su tutto il territorio nazionale. Aliquote contributive predeterminate che permetteranno di fruire di elementi perequativi e di solidarietà.
Soglia minima di 100 ore quale strumento per contrastare l’elusione, nessuno potrà pagare meno di questo tetto, con denunce mensili dettagliate che certifichino a quale titolo al lavoratore non vengono denunciate tutte le ore, un importante filtro per contrastare il lavoro grigio e rafforzare il DURC.
Contratti a termine. Durante questa lunga trattativa si sono susseguiti più governi e riforme del lavoro. Il CCNL recepisce il dlgs Poletti in materia di contratti a termine, quindi la durata massima 36 mesi e 5 rinnovi, confermando il tetto del 25% in rapporto ai tempi indeterminati del precedente contratto, incrementandolo di un 15% se tale percentuale sarà attinta dal sistema BLEN.IT.
Enti Bilaterali. Il tema più discusso. La carta sottopostaci dalle controparti sull’argomento non è quantificabile. Hanno scritto, corretto quello che avevano scritto, strappato, approvato e contraddetto, ritirato dal tavolo una infinità di testi.
Anche qui la lucidità e l’unità sindacale ci ha permesso di non fare evaporare un sistema che è una garanzia per il lavoratore edile e i suoi diritti, per il settore e la regolarità, mentre per le parti datoriali rappresenta un costo è un peso.
Contrattare, riformare e riorganizzare, da qui il contratto deve iniziare prendere gambe.
Cambiamenti necessari per mettere in sicurezza il nostro bilateralismo, messo in discussione dalla crisi e dalla carenza di contribuzioni.
Riforme, riorganizzazione, accorpamenti dunque, dagli enti nazionali a quelli territoriali.
Un ente unico a Roma SBC, sistema bilaterale delle costruzioni, enti unificati sui territori e/o nelle regioni. CPT e scuole Edili, non escludendo dai processi anche le Casse edili, qualora i territori e le strutture regionali lo riterranno. Processi che non saranno facoltativi, ma che si baseranno sulla sostenibilità dei bilanci, che attraverso piani industriali dovranno avere l’obiettivo della sostenibilità economica se si vorranno evitare soluzioni drastiche come gli interventi delle parti nazionali e i commissariamenti.
Una presa di coscienza sulla situazione del sistema, una responsabilità calata sulle spalle delle strutture nazionali, ma principalmente delle regioni e dei territori, saranno loro i protagonisti della messa in sicurezza non, badate bene, degli immobili o dei patrimoni, ma per quello che ci riguarda dei diritti, delle prestazioni, della formazione, della prevenzione, della mutualità e dell’assistenza, questo è il patrimonio da salvaguardare, non altro.
Infine la durata del contratto, non è banale; il contratto scade il 30 giugno 2016, le nostre controparti sino all’ultimo hanno cercato di posticipare la scadenza di sei mesi con ripercussioni, capirete, anche sui futuri aspetti salariali. Da qui un invito ai territori. Bisogna fare in fretta ma non con la fretta. Attenzione alle sollecitazioni delle controparti nel mettere in sicurezza i bilanci degli enti prima della tornata degli integrativi. Risolti i problemi di sgravio dei costi alle imprese utilizzando le riserve giacenti, ci troveremo una margherita senza petali, già sfogliata.
Mettiamo in moto la macchina della contrattazione provinciale e discutiamo di tutto, di riserve, di bilateralismo, ma anche di salvaguardia dell’occupazione, di prestazioni e di salario.
Rinnoviamo i contratti provinciali, questa deve essere la nuova parola d’ordine, la nostra priorità da domani.
Concludo e mi scuso se mi sono dilungato.
Per misurare, pesare, giudicare il lavoro fatto con questo contratto, è necessario valutare cosa c’è scritto, ma anche cosa non c’è scritto, tornando ai 17 mesi di trattativa.
Non troverete lo smantellamento dell’ape, non troverete la cancellazione della responsabilità in solido, cioè le tutele salariali del lavoratore rispetto alla scala solidale e alla fine cantiere, non troverete norme sulla flessibilità ingiustificata, sui licenziamenti facili, sull’indebolimento e la cannibalizzazione delle regole.
Queste cose però erano nel piatto, è bene saperlo.
Ora la parola ai lavoratori, le assemblee in tanti territori sono iniziate, la campagna di consultazione deve proseguire in maniera sostanziale, nel rispetto delle regole e degli accordi confederali, c’è bisogno di spiegare il contratto, è importante farlo, la nostra gente non deve pensare che in ragione della crisi va tutto bene, basta avere un posto di lavoro.
Avere il contratto, in qualunque modo lo si legga, è avere la certezza che i diritti sindacali sono presenti, un contratto nazionale non è un elemento accessorio o facoltativo.
Il lavoro continua, sempre insieme ai lavoratori, diamo gambe al contratto.
Grazie a tutti.