Agenda FilleaFlickr FilleaTube twitter 34x34 facebook 34x34 newsletter mail 34x34 busta paga 40x40Calcola
la tua busta paga

edilizia logo 1200

Manca il parere positivo del governo ed il Parlamento boccia emendamenti in materia di lotta al lavoro irregolare. Genovesi: traditi gli impegni presi dal governo con le parti sociali su sanzioni a committenti.

Sciopero Cgil e Uil. Alta l'adesioni nei nostri settori. Genovesi e Panzarella: salute e sicurezza sul lavoro sia un tema prioritario non solo di Uil e Cgil, ma di tutta la politica e del governo.

Sulla stampa di oggi le interviste ad Alessandro Genovesi sulle novità emerse dall'incontro sindacati-Ministero Lavoro e sulle ragioni dello sciopero generale proclamato da Cgil e Uil.      

Slider

02.12.14 Si è svolto il 27 e 28 novembre a Roma il convegno nazionale della Cnce, che ha posto al centro dell’attenzione dei direttori e delle presidenze delle 119 casse edili problemi e prospettive del sistema bilaterale edile. Molte le novità di questo autunno, dalle modifiche legislative in materia di DURC alle innovazioni  introdotte nei rinnovi dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro. Nel corso del convegno si è svolto un confronto tra sindacati, parti datoriali, associazioni delle imprese, rappresentati istituzionali e politici, con la partecipazione del segretario generale della Fillea Schiavella. Di seguito la relazione di Mauro Livi, vicepresidente della Cnce.

RELAZIONE DI MAURO LIVI - VICE PRESIDENTE CNCE
Un saluto particolare ai graditi ospiti e ai rappresentanti delle Istituzioni che hanno risposto in modo positivo al nostro invito e che nel corso dei lavori di questa mattina avranno modo di portare il loro contributo e ci auguriamo anche qualche risposta di merito, ad un settore come quello edile  che sta vivendo la più lunga, drammatica e profonda crisi della sua storia.
L'edilizia e' in crisi. Ma questa non è, ne' una novità, ne' una notizia. La vera notizia e' che nel "bel paese" si pensa di poter uscire dalla crisi senza un FORTE rilancio dell'edilizia.
Due le ragioni di forte critica che ci sentiamo di muovere ai Governi.
1. I provvedimenti adottati finora  sono assolutamente inadeguati e alcuni dannosi.
2.  le risorse a disposizione per gli investimenti  pubblici, sono scarse.
La conferma degli incentivi fiscali per le ristrutturazioni energetiche è un provvedimento giusto e che va bene, così come vanno bene le risorse per le ristrutturazioni di alcune scuole.
Ma questi "soli" provvedimenti non riescono a fermare il tracollo del settore. 
In questo momento ci sarebbe bisogno di “PIU’ STATO” . E di più EUROPA. In questo momento c’è bisogno di investimenti pubblici … interventi sul territorio, assetto idrogeologico, riqualificazione delle città ad iniziare dalle periferie che rischiano di esplodere, infrastrutture grandi e medie.
Sarebbero necessarie scelte di politica Keynesiane. Che però non vediamo nell’ agenda politica.
I cantieri si aprono con le risorse non con le chiacchiere.
La produttività e la competitività del paese cresce per questa via, non con le parole, non con interventi di facciata che fanno di volta in volta piacere a questo o a quello in Europa o in Italia. Perché non si guarda in questo caso all’esempio di altri paesi europei. Nella crisi, in Europa si sta investendo e molto in edilizia. Soprattutto su politiche che guardano ad una edilizia sostenibile, green economy. Qui in Italia NO!  Chiedete dove sono a lavorare, oggi le più grandi imprese italiane …. Sembra che le ultime decisioni della BCE e della stessa Commissione Europea di allentare il patto di stabilità possa finalmente ridare ossigeno e quindi risorse aggiuntive alla economia “reale e produttiva”.
Poi c’è anche un altro problema: la struttura di impresa. Troppo piccola. Pensate in Italia, secondo i dati della CNCE, si registrano 3 o 4  addetti per impresa. Dove non è possibile fare alcuna strategia n'è di formazione, n'è di sicurezza, n'è di investimenti per la qualità e l innovazione. La competitività basata quasi esclusivamente sui bassi costi non poteva che  portare a questo risultato che ora è sotto gli occhi di tutti.
Una frammentazione del tessuto produttivo che è cresciuta grazie alle politiche fiscali e contributive adottate in Italia ed anche alle nuove flessibilità introdotte a livello normativo. Come CNCE stiamo cercando di censire questi fenomeni non fosse altro per conoscerne la dimensione.
Viviamo una pesante contraddizione sempre più difficile da superare. Le imprese cercano ed avrebbero bisogno di lavoratori sempre più specializzati, anche per rispondere ai nuovi modi del costruire e del ristrutturare, ma questa necessità si scontra con una realtà che vede più della metà della forza lavoro inquadrata al livello di accesso, come manovalanza.
E con retribuzioni "contrattuali" troppo basse. Sarebbe interessante fare un confronto con quanto guadagnano i lavoratori edili in Germania, Belgio, ecc, ecc, almeno un terzo in più. Paesi che  guardano con più attenzione di noi alla formazione e ai percorsi di accesso al mestiere, come l’apprendistato, nel modello tedesco viene previsto che ogni impresa deve lasciare una percentuale precisa per gli apprendisti.
C' e' un altro grande tema ancora aperto. Quello della riqualificazione del personale e del lavoro in sicurezza.
Le nostre scuole edili di formazione, quelle di settore che in molti casi hanno raggiunto livelli di eccellenza, devono essere rilanciate e potenziate anche grazie a blen.it. Una grande intuizione. La borsa lavoro edile per dare alle maestranze le necessarie e rinnovate conoscenze operative e dare continuità ai processi di trasformazione produttiva. “Unire un lavoro ad un altro” attraverso la borsa lavoro con un percorso formativo di qualità, magari integrando il reddito con quote aggiuntive in modo da incentivare questa scelta. Recuperando al settore edile anche quelle contribuzioni che oggi vengono versate in modo “solidaristico” a FONDIMPRESA ma che oggi non sono riutilizzate, se non in casi sporadici, anche per le regole che impediscono, e per questo chiediamo siano cambiate, perché rendono molto difficile l’accesso ad un sistema di imprese edili, medio piccole e diffuse in tanti cantieri.
Ma La crisi ha avuto un altra conseguenza, la precarizzazione dei rapporti di lavoro. Abbiamo avuto percentuali che tre o quattro anni fa hanno sfiorato il 20 per cento di part time.... in edilizia. Lo immaginate un lavoratore edile magari di Palermo che lavora a Firenze al mattino dalla 8 a mezzogiorno e poi va a passeggio sui lungarni.
Fenomeno rientrato grazie agli accordi che le parti hanno sottoscritto. 
Ma poi sono esplose le partite IVA, in maggioranza fasulle, poi le collaborazioni, in maggioranza fasulle, poi i distacchi in maggioranza fasulli. Insomma le fantomatiche quanto innovative modalità di accesso al mercato del lavoro pensate per chi sa quale processo produttivo, di cui però l’ Italia e' leader mondiale, in edilizia sono state una inesauribile fonte per evadere gli alti costi del fisco e delle contribuzioni previsti per il lavoro dipendente. Quello che sta accadendo non è frutto del caso. E' frutto delle scelte fatte. Scelte sbagliate in larga parte. Per fortuna le scelte se giudicate sbagliate possono anche essere corrette.
Questa e' l'occasione che il settore edile si aspetta per ripartire. Abbassare i costi alle imprese, per i lavoratori dipendenti assunti a tempo indeterminato. Alzare i costi per tutte quelle forme di accesso al lavoro diverse che nascondono lavoro grigio e nero. Un provvedimento del genere sarebbe salutare per il Settore e per le casse dello Stato e per quelle di INPS e INAIL e perché no, anche per il nostro sistema bilaterale.
Il lavoro nel settore edile e' "flessibile" di natura. Se il toccasana per evitare le crisi ed i licenziamenti fosse la "flessibilità", il settore dell'edilizia in questi 6 anni non avrebbe dovuto conoscere la chiusura di decine di migliaia di imprese e la perdita di 800.000 posti di lavoro.
E’ evidente che in settori come questo le ragioni della crisi  sono altre, non la rigidità del regole del MdL ne' l’art 18.  Il "posto fisso" in edilizia non è mai esistito. I Cantieri sono "temporanei e mobili". Si aprono e si chiudono quando tutto va bene. Le fasi lavorative cambiano oggettivamente nella naturale evoluzione del cantiere. Ma le imprese hanno sempre più bisogno di lavoratori altamente professionalizzati. In continuità con l’evolversi delle tecniche del costruire e di fare cantiere. Troppe parole si sono sentite dire in questi anni circa la lotta alla disoccupazione fatta attraverso le nuove forme di accesso al lavoro.
Invece la batosta ha colpito in misura inimmaginabile questo settore, con drammi privati e sociali riportati tristemente dalle cronache locali dei media. Drammi che hanno colpito in modo trasversale lavoratori e imprenditori.
Vogliamo lavorare in maggiore sicurezza. Troppi sono i lavoratori morti sul lavoro. Troppi  i lavoratori infortunati e troppe le malattie professionali.
I CPT in questo senso, sono un presidio fondamentale e da estendere. Grazie anche a nuove procedure organizzative e di sicurezza come l’ "asseverazione" possono dare risposte importanti al settore, come l’informazione e le visite nei cantieri. Scelte che in autonomia, anche economica, le parti sociali hanno messo in campo per contrastare e ridurre i rischi per quanti lavorano. Scelte,  che non limitano ne escludono  la presenza e gli interventi degli organismi pubblici preposti, sia per il controllo che la repressione.
Anche la nostra bilateralità di settore pensata e voluta da parti sociali aperte e lungimiranti, oltre mezzo secolo fa, per rispondere alle specificità del settore,  e' in crisi e va riformata.
La bilateralità è in crisi e non poteva essere diversamente. Una sofferenza pesante che mette a serio rischio questa specifica esperienza bilaterale contrattuale, "unica" nelle relazioni industriali del paese e alla avanguardia in Europa. Tutte le parti, ripeto tutte le parti, sono impegnate - ciascuna con il proprio e legittimo punto di vista ed in base alla peculiarità della rappresentanza - a partire dai recenti rinnovi dei CCNL a riorganizzare e riqualificare gli  EEBB territoriali e nazionali. Un lavoro avviato da pochi mesi ma che  ci fa ben sperare in prospettiva. Ma su questo la relazione del Presidente CNCE e stata molto esplicita e chiara.
Un altro elemento che ci preoccupa molto, ma anche questo non è una novità, l’ alto tasso di illegalità presente nel settore. Illegalità equamente distribuita geograficamente.
Illegalità diffusa nei grandi interventi, come nei cantieri più piccoli, non dobbiamo però nascondere che i pericoli più grandi sono laddove ci sono i grandi investimenti. Situazione tanto grave che ha fatto dire a qualcuno che forse in Italia per non correre rischi e' meglio non realizzare le "grandi opere".
 Un vero paradosso. Le grandi opere quelle che servono al paese e alla sua modernizzazione devono essere realizzate con responsabilità attraverso una azione congiunta per garantire diritti di chi lavora e di quanti useranno l’opera finita. Il tema della sicurezza, della certezza dei tempi di realizzazione, come della velocità con la quale si interviene, sono ben presenti in questo autunno che sta vedendo il nostro paese franare sotto piogge intense….
Altri  poi fanno  intendere che il ritardo del paese è colpa delle regole!!!!! Regole Ce ne sono troppe e anche confuse. Questo e' anche vero. E noi siamo per una semplificazione delle regole. E lo chiediamo da tempo al governo al parlamento alle forze politiche e sociali.
Meno regole però non vuol dire assenza di regole e la soluzione ideale non è quella che ciascuno fa quel che vuole.... Le regole semplici e chiare ci vogliono.
Noi quelle vogliamo.
A volte come nel caso del DURC abbiamo come parti sociali anticipato il legislatore.
Ne siamo orgogliosi. Come CNCE e come PPSS essere riusciti a dotarci di uno strumento chiaro semplice ed in grado di selezionare le imprese in  modo rigoroso e trasparente e favorire l’accesso agli appalti a vantaggio delle imprese regolari.
Il DURC e' uno strumento che ha funzionato e funziona tuttora.
Ecco perché c’è una aspetto che vogliamo dire con grande chiarezza. Non abbiamo capito…. l’idea che la semplificazione delle regole debba partire proprio dal DURC.
Qualcuno dovrà darci una risposta chiara. Ma questo evidentemente, e lo dico con rammarico e' un problema solo nostro.
Mesi fa le PPSS tutte hanno scritto e sollecitato il Governo e le istituzioni a dare spiegazioni.
Ma risposte non ci sono state. Che lo strumento si potesse migliorare e' indubbio.
Difatti si parlava di "dematerializzazione" (in Emilia è anche stato fatto) e di DURC on-line ... Il che va anche bene.
Oggi invece siamo ad uno strumento che verifica la "correntezza contributiva".
Come CNCE ci stiamo attrezzando e con non pochi problemi che stiamo superando anche con INPS e INAIL.
Siamo alla messa a punto di procedure e strumentazioni informatiche (che sono costate e costeranno alcune centinaia di migliaia di euro!!!). A maggio è stato emanato il decreto legge e, da allora siamo in attesa delle disposizioni  attuative.
Sembra che finalmente anche il decreto attuativo sia in dirittura di arrivo.
Ma servirà del tempo per cambiare le procedure, per passare da un sistema consolidato e sperimentato alle novità introdotte senza disperdere il valore dello strumento, combattere evasione e irregolarità (e lo stesso vale per INPS ed INAIL).  Questo deve essere chiaro a tutti. hiediamo un tempo congruo  per testare le nuove procedure. E capire soprattutto se l’ impianto regge e funziona.
Forse qualcuno pecca di troppa presunzione e quando “non si conosce” è facile prendere abbagli.
Avevamo uno strumento concepito per il settore edile. Oggi si guarda ad uno strumento per l’intero mondo produttivo. Il rischio è perdere le specificità. 
Almeno dovrebbe essere previsto che la "notifica preliminare" di avvio di un cantiere sia anche essa on line. Dobbiamo avere una maggiore trasparenza e circolarità di informazioni per fare bene ciascuno il proprio lavoro.
Come si attesta la regolarità di una impresa verso le Casse Edili,  INPS e INAIL.
Alla Cassa Edile le imprese versano salario come Ferie, tredicesima e scatti di anzianità. Mentre a INPS e INAIL le imprese versano contributi in quote percentuali sull’importo retributivo del lavoratore. Quindi sono istituti diversi, con regole diverse, come procedure diverse, perché la verifica riguarda aspetti contrattuali da una parte, e contributi previdenziali assicurativi dall’altra, contributi che quando non versati comunque non fanno venire meno i diritti dei lavoratori, mentre se non si versa la cassa edile ai lavoratori manca SALARIO.
Inoltre, ieri la verifica di regolarità era per cantiere, oggi le nuove procedure verificano la regolarità dell'impresa. Cosa determina  ciò, nel rapporto con la Pubblica Amministrazione in un appalto pubblico?  Nel pagamento degli stati di avanzamento?
La cosa che non va bene e che non si guardano più le specificità del settore.
Una impresa edile ed i suoi cantieri non sono uguali ad una azienda manifatturiera.
Le differenze sono e saranno evidenti.   Le regole universali, in quanto tali devono valere per tutti, e noi siamo d’accordo. La cosa che non deve essere sottovalutata e' la specifica realtà di contesto perché il successo o meno del risultato finale dipende dal grado di conoscenza e dalla pazienza nel capire che la realtà e’ di solito più complessa di quanto si creda.
Altrimenti i risultati ottenuti rischiano di essere solo di facciata. Non nascondiamo la preoccupazione di coloro che sono in questa sala e che da anni operano nei territori. La preoccupazione forte è quella che si sta compiendo un passo indietro rispetto alla legalità ed al contrasto delle azioni criminose che nel settore sono presenti. Questo e’ il dubbio che abbiamo verso simili provvedimenti.
Con la speranza di sbagliarci e stamani e’ una occasione per sentircelo dire.
Noi come parti sociali stiamo valutando la possibilità comunque di continuare in modo "unilaterale" e per quanto sarà possibile, a fare quelle verifiche della regolarità, come la congruità, che possono dare la dimensione dei fenomeni e della regolarità del settore.
La Commissione Nazionale CNCE  per conto proprio e con i propri livelli tecnici si sta attrezzando. Un lavoro fatto insieme a INPS e INAIL per le rispettive parti di competenza e quelle comuni. Siamo impegnati nella ricerca di procedure e sistemi informatici adeguati. Il nostro scopo è uno solo. Salvaguardare le imprese in regola, escludere dal mercato le imprese che sono fuori dalle regole.  Ad esempio, possiamo prevedere che le cosiddette " notifiche preliminari" dell'avvio dei nuovi cantieri siamo comunicate on line a tutti i soggetti compreso le casse edili? Questo sarebbe uno strumento aggiuntivo che faciliterebbe gli enti bilaterali e le PPSS nel lavoro di verifica e di controllo della regolarità.
Questo è l’indirizzo convinto che le PPSS ci affidano e che pertanto siamo impegnati con tutte le nostre forze a portare avanti nell’interesse e per il bene comune. Questo è l’impegno che ci diamo oggi e domani.
Ed al governo chiediamo anche un altra cosa. Vogliamo atti concreti per evitare la riproposizione di enti bilaterali "anomali" perché costituiti da soggetti che non rappresentano interessi di nessuno e creano invece dumping sociale a danno delle imprese in regola.
Infine permettetemi di indicare solo due titoli. Due grandi questioni di spessore elevato che dovranno essere affrontati a breve. Anche perche altre  sono le novità legislative introdotte che cambiano e lo fanno in peggio la realtà. I titoli sono: Pensioni e Ammortizzatori Sociali.
Sappiamo bene che su entrambe le questioni i lavoratori edili e le imprese non godono  di particolari trattamenti. Anzi. Questo per dire che noi, le PPSS di del settore edile quando sentiamo annunciare la  parola magica “ cambiamento” siamo molto in sintonia e disponibili. Anche perché sappiamo di avere ben poco da “conservare” e tenere stretto. Però anche qui si  sta peggiorando. E lo ripeto non partiamo da condizioni di privilegio.
In edilizia si andrà in pensione a partire da 67 anni. Tutti andranno in pensione da quell’età in avanti. E’ possibile secondo voi. Una risposta facile,  l’avrei ma non la voglio suggerire.
Aspettiamo una risposta.  Anni fa si parlava di lavori usuranti oggi, non va più di moda. Forse ci siamo accorti che i costi per interventi di quel tipo sono elevati, soprattutto  se non si spalmano sulla generalità dei contribuenti. Altre soluzioni che pure sono indicate dalle norme sembrano eccessivamente onerose.
E veniamo agli Ammortizzatori Sociali. Anche in questo caso andiamo a peggiorare un quadro che non era brillante.  Si dice che il  sistema bilaterale può intervenire.  si ma con quali risorse. Ho iniziato dicendo che  la crisi e le condizioni del settore, hanno messo in difficoltà non solo i lavoratori e le imprese ma anche il sistema bilaterale, strettamente legato alla quantità di lavoro e non consente interventi adeguati.
Per essere chiari il settore non ha le RISORSE necessarie per dare risposte.
Ci sono accordi qua e la. Accordi positivi. Utili. enso alla Regione Friuli che ha messo delle risorse proprie aggiuntive e ciò è veramente lodevole. Ma quante regioni possono fare simili scelte? È questa la soluzione al problema? Certo si può sempre dire che è meglio una soluzione parziale di niente. Ma il problema resta ancora da risolvere. Mentre i processi di ristrutturazione e la crisi procedono ed i rischi sociali incombono nel paese.
Molto cammino è stato fatto. Molto resta da fare. Abbiamo davanti una grande occasione di cambiamento, di trasformazione che la crisi ci impone. E questo ad ogni livello, dal territorio  al nazionale. Un compito che  è innanzitutto delle parti sociali. Di tutte le parti sociali.   Spetta anche a noi  in qualità si amministratori responsabili, fare del nostro meglio per migliorare quello che abbiamo trovato.
Lo spazio per migliorare esiste.  erto dobbiamo abbattere antichi e nuovi steccati.
Il nostro motore sono le PPSS.  e PPSS devono dare una risposta chiara per uscire dalla crisi.
Il settore deve essere più unito. Deve essere più unito. E deve essere più unito. Deve essere fatta una sintesi alta. Sia Dal punto di vista delle relazioni sindacali che Dal punto di vista del modello contrattuale. Questa è la stagione nuova che insieme dobbiamo aprire, noi come amministratori,  le PPSS con i loro accordi che dovranno completare la stagione contrattuale, se vogliamo contare di più nella società e nelle scelte politiche.
Prendiamo esempio dal cantiere. Il cantiere è un luogo unico dove si mescolano esperienze, razze umane, competenze e professionalità. Si mescolano aziende con contratti collettivi diversi, aziende artigiane e aziende industriali, piccole imprese e cooperative. Ma il cantiere è anche il luogo dell’unità.  Solo se tutti lavorano insieme alla fine l’opera riesce bene. Prendiamo esempio da chi lavora dentro al cantiere.
Vedrete che se partiamo da li le differenze si restringono fino a scomparire. 
Dobbiamo guardare ad un sistema bilaterale "unitario" riunificato e non più in concorrenza.
Dobbiamo guardare ad un sistema bilaterale efficiente e attraente per rispondere meglio alla realtà mutata anche dalla crisi. Un sistema che può e deve rispondere ai bisogni e ai DIRITTI DEI LAVORATORI e alle necessità delle imprese, oltreché come strumento di dialogo “collaborativo” con il mondo istituzionale, gli organi ispettivi,  con le stazioni appaltanti, con tutti i soggetti coinvolti nel settore.
Dobbiamo guardare ad un sistema bilaterale più forte e radicato nel territorio che andrà ridefinito non solo alla luce delle annunciate riforme amministrative e istituzionali, ed in grado di essere di supporto  nelle scelte delle parti sociali.
Dobbiamo e possiamo essere un soggetto che al livello tecnico riesce a dare le risposte giuste e necessarie all’ intero settore edile. Dobbiamo includere non escludere a partire dal riconoscimento di tutti i contratti nazionali e territoriali.
Se facciamo questi percorsi che poi sono  quelli indicati dalle parti sociali anche nei recenti rinnovi dei CCNL di settore c'è la possiamo fare. Abbiamo le forze e le intelligenze per poter andare avanti e per essere ascoltati di più da tutti, per incidere di più nelle scelte che riguardano la ripresa e la prospettiva del nostro settore edile.
Un ringraziamento al Direttore CNCE e a tutte le persone della struttura nazionale, grazie ai Direttori delle Casse Edili, grazie ai Presidenti e Vicepresidenti. Siete la nostra forza, siete le eccellenze e, per questo vi chiediamo uno sforzo ancora maggiore.
E non dividiamoci fra ottimisti e pessimisti. Fra bicchieri mezzi pieni o mezzi vuoti. La realtà e' che oggi il bicchiere e' più piccolo e dentro ci sta comunque meno acqua... Impegniamoci tutti a fare in modo che il bicchiere sia più grande e contenga più acqua.





IL TUO CONTRATTO

facebook youtube twitter flickr
agenda busta paga mail newsletter