“In un Paese dove si conta un morto ogni sette ore e un infortunio al minuto sul lavoro, non possiamo ermetterci di tollerare anche una situazione borderline come è il caldo eccezionale: lo stress termico va riconosciuto comeuna malattia professionale vera e propria”. A chiedere al governo un cambio di passo nella gestione dell’emergenza caldo è il segretario generale della Fillea-Cgil, Antonio Di Franco.

Come è la situazione nei cantieri in queste ore? “Su una platea complessiva di un milione di lavoratori edili, tra operai e tecnici, oltre l’80% sta lavorando all’esterno e quindi è esposto a un rischio climatico alto. Il problema non è solo la temperatura elevatissima, ma anche il tasso di umidità. Ricordiamoci che ci sono operai che lavorano nelle cave e nelle gallerie”. Il protocollo sul caldo firmato dalle parti sociali ha bisogno di tempo per diventare operativo, ma intanto ci sono le ordinanze per fermare i lavori in caso di situazioni eccezionali. Stanno funzionando? “Assolutamente no. Le ordinanze ci sono, ma la maggioranza dei cantieri non si sta fermando. Molti committenti pubblici prendono la scusa delle opere di pubblica utilità per non chiudere. Ecco perché chiediamo al governo di introdurre un obbligo di legge per fermare i cantieri quando c’è un rischio climatico alto e cioè in presenza di temperature superiori a 30 gradi e di un tasso di umidità oltre il 70%. Stop ai lavori e cassa integrazione automatica”.  Bastano le tutele attuali? “No. Oggi lo stress termico non viene riconosciuto dall’Inail come una malattia professionale vera e propria, ma solo come un fattore di rischio che aggrava patologie cardiovascolari, respiratorie e renali già esistenti. Noi chiediamo che lo stress termico diventi invece una malattia professionale e soprattutto che l’Inail, in virtù del fatto che il super caldo non è un fattore sporadico, riconosca che l’esposizione al calore può dare luogo a nuove malattie, su cui è importante avviare un’indagine”. Come si possono proteggere i lavoratori più esposti al caldo? “Bisogna riconoscere il lavoro edile come usurante e non, come è oggi, un lavoro gravoso. Gli operai non possono stare sulle impalcature fino a 70 anni: il riconoscimento del lavoro usurante permetterebbe loro di andare in pensione prima, oltre a una serie di agevolazioni”. Il governo è concentrato sul recepimento del protocollo. Non basta? “Bisognerà definire le intese nei luoghi di lavoro: ci vorranno almeno quindici giorni e così arriveremo al 20 luglio. Il governo sbaglia perché tratta il caldo come un elemento eccezionale”.