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10.12.15 Tra il 1994 ed il 2010 in Europa sono stati registrati oltre 100mila decessi a causa dell’amianto, il 60% di quelli globali. Dal 1920 al 2012 sono morti 6.786 europei al giorno per mesotelioma, in Italia le vittime sono 4mila ogni anno, e nel periodo 1993 - 2012 oltre 21mila i casi registrati malattie asbesto correlate. Ma il peggio forse deve ancora arrivare: si prevede per il 2020 il picco del fenomeno.

Tra i lavoratori più colpiti dalle malattie legate al contatto con l’amianto, il triste primato spetta agli edili, che nel quadriennio 2009 - 2012 hanno rappresentato oltre il 16% del totale dei lavoratori colpiti dalle malattie asbesto correlate. E allora, che fare? Occorre far presto, rimuovendo tutto l’amiamo ancora presente nei siti e nelle costruzioni, pubbliche e private, occorrono investimenti importanti ed azioni concrete, per bonificare, informare i cittadini, formare i lavoratori: di questo si è parlato oggi a Torino, in un convegno promosso dalla categoria degli edili Cgil, la Fillea, e dalla confederazione nazionale, dal titolo “Rischio Amianto. Bonificare e riqualifica, informare i cittadini, formare i lavoratori, sostenere le famiglie delle vittime.”

Per Ermira Behri, segretaria nazionale della Fillea, che ha aperto i lavori del convegno “il paradosso italiano è che siamo stati il primo paese a dotarsi di una legislazione tra le più avanzate in Europa e nel mondo, e nonostante questo sono ancora presenti sul territorio nazionale 32 milioni di tonnellate di materiali compatti contenenti tale sostanza e molte tonnellate di amianto friabile in numerosi siti contaminati, di tipo industriale e non, tanto pubblici quanto privati.” I numeri riportati dalla Fillea e dalla Cgil sono impressionanti: a novembre 2015, sono censiti in Italia oltre 44.000 siti“ma tenendo presente che solo nelle Regione Marche ci sono 14 mila siti censiti e in Piemonte 23 mila siti contaminati di amianto di cui 5300 sono già stati bonificati, è chiaro che siamo di fronte ad un dato largamente parziale. Per dare una idea in metri quadrati, parliamo di un totale di 2,5 miliardi” ha ricordato Behri “in cui è accertata la presenza di materiale in cemento amianto. Tra questi Balangero (To), Casale Monferrato (Al), Broni (Pv), Bari-Fibronit e Biancavilla (Ct), con il suo problema specifico di fibre asbestiformi.”

Ad oggi la presenza d'amianto in Italia non è ancora chiara, per questo come sindacato abbiamo costruito piattaforme rivendicative nei confronti delle istituzioni, governo, regioni, comuni, su mappature, bonifiche e sorveglianza sanitaria” ha spiegato la segretaria Fillea, ricordando inoltre che “non tutte le Regioni hanno approvato il Piano Regionale Amianto, a distanza di 23 anni dalla Legge 257 che li prevedeva entro 180 giorni dalla sua pubblicazione.”

Nel frattempo “è stata avanzata la proposta di un testo unificato, da realizzare entro giugno 2016. Un Testo Unico che raccordi tutte le oltre 400 norme regionali e nazionali sull’amianto, revisionarle e inserire nuove proposte, ma che dovrà ovviamente vedere l’adozione e il sostegno da parte del Governo, senza il cui apporto non sarà possibile raggiungere nessun traguardo. Siamo di fronte all’ultima chiamata - ha proseguito Behri - anche perché il picco delle malattie arriverà entro il 2020 e l’emergenza è ancora lontana dall’essere risolta.”

Ma se l’amianto è un tema sociale e ci riguarda tutti “allora ogni parte delle Istituzioni deve assumersi le proprie responsabilità: non possiamo accettare che di questo passo ci vogliano 85 anni per smaltirlo ed eliminarlo dalle nostre vite. Resta assolutamente indispensabile, per ragioni di trasparenza e efficienza, la realizzazione di una mappatura dei siti contaminati da amianto e da bonificare, superando l’ambiguità attuale di mappature datate o inattendibili perché realizzate non correttamente, a fronte di poche Regioni virtuose. Ma, come spesso accade nel nostro Paese, le norme esistevano già. L’articolo 10 della legge 257/1992 di fatto, in mancanza di adozione dei Piani Regionali amianto, li mette di fronte al possibile commissariamento. Nonostante ciò diverse regioni non lo hanno ancora adottato e molte non lo hanno ancora rinnovato.”

Decisiva, dal punto di vista della bonifica, “potrebbe essere l’approvazione del Collegato ambiente che prevede, tra l’altro, un credito d’imposta per chi bonifica l’amianto e un fondo per la rimozione dagli edifici pubblici. Più che necessario anche perché, secondo i dati dell’Osservatorio nazionale amianto, ci sono 2400 scuole da bonificare sparse in tutta Italia.“

Così come è determinante “rafforzare il livello di informazione dei cittadini e diformazione dei lavoratori e dei rappresentanti della sicurezza, anche attraverso il sistema degli Enti bilaterali di settore, al fine di prevenire rischi di esposizione involontaria anche ai lavoratori di imprese non specializzate per la rimozione dell’amianto, che si occupano di restauro, manutenzione e demolizione edile che vi si potrebbero imbattere accidentalmente.”

Più in generale, poi, c’è la necessità di investimenti per rilanciare il settore, che ha alle spalle il periodo più drammatico di crisi dal dopoguerra e la Fillea, fin dal 2009 ha posto al governo e al mondo delle imprese il tema di usare la crisi come opportunità per una rivoluzione verde del modello produttivo nella direzione della sostenibilità, come ha ricordato la segretaria nazionale “il binomio urgenza di bonificare gli edifici ed i siti con l’amianto e la necessità di rilanciare il nostro settore per uscire dalla crisi economica a partire dalla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente significamigliorare il rendimento energetico degli edifici, contribuendo quindi al raggiungimento degli obiettivi della tabella di marcia per il 2050, rappresenta un’opportunità unica di rimuovere l’amianto” generando un circuito virtuoso “che porterebbe benefici alla salute pubblica, al patrimonio abitativo, e creerebbe centinaia di migliaia di posti di lavoro.”

 

Infine, Behri ha ricordato il capitolo giustizia e la tutela delle vittime di oltre 50 processi in corso in Italia “c’è un’enorme difficoltà a ricorrere alla giustizia civile per evidenti costi di prova e oneri processuali e quindi le vittime si limitano spesso alla semplice costituzione di parte civile nel processo penale per ottenere un risarcimento del danno. A loro si rivolge la direttiva UE 29/2012 che sta per essere recepita dal Parlamento a tutela di tutte le vittime di reato, stabilendo delle modalità di giustizia riparativa e di tutela processuale garantendo il patrocinio dello Stato. Auspichiamo che questo venga esteso esplicitamente anche alle vittime dell’amianto e ai loro familiari.”

 

 

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La rassegna stampa del giorno dopo >>

Il Sole 24 Ore >> 

La lettera dei parlamentari al Convegno >> 

Video:

L'apertura di Lucio Reggiori, il minuto di silenzio, il saluto di Laura Seidita (Cgil Piemonte - minuto 3,30), la relazione di Ermira Behri (minuto 14,30)

 

Gli interventi di Concetta Palazzotti, sindaco di Casale Monferrato (minuto 3); Silvino Candeloro, Inca Cgil nazionale (minuto 32); Giovanni Sannino, Fillea Campania (minuto 52); Giancarlo Levis, Ance Nazionale (minuto 67) 

 

Gli interventi di Giovanni Carapella, Direttore Formedil nazionale; Fabio Marante, Fillea Lliguria (minuto16); Francesco Tarantino Fillea Sicilia (minuto 31); Fabrizio Solari, segretario nazionale Cgil (minuto 44,30)

 

La tavola rotonda al termine della giornata del Convegno promosso da Fillea e Cgil Nazionale #RischioAmianto. Alla tavola rotonda, condotta da Paolo Griseri, giornalista de la Repubblica, partecipano: Rolf Gehring, Fetbb (minuto 6.30); Nicola Pondrano, Presidente del Comitato Fondo Inali Vittime di Amianto (minuto 26,30); Antonio Boccuzzi, Commissione Lavoro Camera dei Deputati (minuto 46); Walter Schiavella, segretario generale Fillea Cgil (minuto 79). Per un guasto alla videoregistrazione, purtroppo non è disponibile intervento di Francesco Rampi, del Civ Inail, al quale vanno le nostre scuse. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


















 

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