14.10.156 "Sul fronte pensioni apprezziamo i passi in avanti nella trattativa tra governo e sindacati confederali, ma per un operaio edile, che in questi mesi ha avuto la fortuna di lavorare ancora, 35/36 anni di contributi per accedere all’Ape Agevolata sono troppi. Così come troppi sono 30 anni di contributi se disoccupato, dal momento che gli edili quasi mai raggiungono la pensione di anzianità  con questa contribuzione. Per questo chiediamo al Governo di ridurre sensibilmente tale tetto, utilizzando tutti gli strumenti possibili, considerando quanto sia discontinua la carriera previdenziale nel nostro settore, oltre che rischiosa e gravosa.

 Dobbiamo dare una risposta concreta a quei tanti edili che, over 60, sono ancora sulle impalcature, vittime più di altri dei tanti incidenti gravi e mortali.” Così hanno dichiarano in una nota i Segretari Generali di Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea Cgil, Vito Panzarella, Franco Turri e Alessandro Genovesi, dopo l'incontro governo-sindacati a Palazzo Chigi di stamattina.

 

Per dare un quadro su quanto è stato illustrato  nell'incontro, qui di seguito la notizia riportata da repubblica.it:

 

Per accedere all'Ape agevolata bisognerà avere almeno 30 anni di contributi se disoccupati e 35 se si è lavoratori attivi. Lo ha riferito il segretario confederale della Uil Domenico Proietti al termine dell'incontro governo-sindacati a Palazzo Chigi iniziato alle 8 di stamattina. Su questi "livelli minimi" il sindacato sta ancora discutendo per cercare di abbassarli. Inoltre per poter accedere al "Ape social", ovvero l'anticipo pensionistico senza penalizzazione, il tetto fissato dal governo nella legge di Bilancio è di 1.350 euro lordi. Secondo lo stesso Proietti, l'ipotesi è ancora lontana dalle posizioni del sindacato: "Noi pensiamo che questo tetto debba essere un pò alzato" è stato il suo commento. Pronta anche la replica via Twitter della Cgil: "Il governo Renzi si rimangia la parola: 30 anni di contributi invece di 20 per l'Ape social. Gli antibiorici a Matteo Renzi non fanno effetto". 

In ogni caso, secondo quanto emerso al termine dell'incontro di oggi, l'Anticipo pensionistico in entrambe le versioni, e cioè con o senza penalizzazioni, entrerà in vigore dal 1 maggio 2017. Tutte le misure in discussione saranno inserite nella legge di Bilancio in uno specifico capitolo che si occuperà del caldissimo tema delle pensioni. Al momento si evince che le risorse stanziate per questo pacchetto ammonteranno a circa 1,5-1,6 miliardi per il 2017. Complessivamente si tratta di almeno sei miliardi in tre anni. La rata di restituzione del prestito in caso di anticipo pensionistico su base volontaria sarà pari a circa 4,5-4,6% per ogni anno di anticipo sulla pensione. L'esecutivo sarà però costretto a stanziare delle risorse per questa misura, visto che il 4,5% annuo non copre il costo degli interessi dell'assicurazione e di una parte del capitale del prestito pensionistico, che sarà restituito in 20 anni una volta che il lavoratore sarà andato in pensione. 

Il governo inserirà nella platea dell'Ape agevolata, oltre ai disoccupati, i disabili e i parenti dei disabili, anche alcune categorie di attività faticose come le maestre, gli operai edili e alcune categorie di infermieri. Inoltre saranno inclusi anche i macchinisti e gli autisti di mezzi pesanti. Il governo quindi, aggiungerà ulteriori categorie oltre quelle previste già dalla normativa sui lavori usuranti.

Infine, potranno andare in pensione anticipata con 41 anni di contributi i lavoratori precoci, ovvero quelli che hanno 12 mesi di contributi versati prima dei 19 anni se disoccupati o se parte delle categorie previste per l'Ape social. Secondo Proietti, "è importante che sia passato il principio che con 41 anni di contributi si possa andare in pensione". In pratica i lavoratori precoci possono andare in pensione con 41 anni di contributi, prima di aver raggiunto i 63 anni di età, limite previsto per l'accesso all'Ape agevolata. Il governo avrebbe anche confermato l'intenzione di togliere la penalizzazione (che sarebbe dovuta tornare nel 2019) per chi va in pensione prima dei 62 anni.